Caramelle al miele
di
Sonia Love
genere
incesti
Capitolo 1
Monica divaricò le gambe mostrando le labbra carnose e umide sormontate da un simpatico ciuffo di peli ricci allo sguardo stralunato di suo figlio. L’odore di fica appesantiva l’aria già calda e viziata della stanza. Luca si avvicinò quasi timoroso con la faccia a pochi centimetri da lei come in uno di quei numeri da circo in cui l’addestratore infila la testa tra le fauci del leone. Monica sentì il respiro fresco addosso e con le dita aprì il fiore scostando i petali. Il ragazzo notò che dentro era più scuro e più umido, in un flash vide la bistecca di carne di vitello mangiata a cena la sera prima. D’istinto allora ci si attaccò con la bocca aderendo completamente e baciandola, come fosse stato il giovane sorriso della sua ragazza. La consistenza era la stessa. La lingua scivolava all’interno impastando gli umori e addolcendosi. Monica in estasi inarcò la schiena e infilò le dita tra i capelli crespi del figlio che la stava mangiando dall’ombelico in giù e ad ogni affondo di lingua alla donna sembrava di poter toccare il soffitto. Le piaceva quando le stuzzicava il clitoride avvolgendo il bottoncino e succhiandolo come fosse stata una caramellina al miele, una di quelle che prendi quando hai mal di gola e che non devi mordere ma che devi tenere in bocca e far sciogliere lentamente.
“Oddio tesoro mio! Sei bravissimo!” Le diceva lei orgogliosa mentre tremava tutta. Fu in quel momento che sentirono le chiavi girare nella toppa della porta d’ingresso. Claudio stava rientrando. D’istinto Monica chiuse le gambe e si abbassò la camicetta a coprirsi il lago di umori che aveva addosso ma Luca la fermò anzi con forza le riaprì le cosce e si rituffò nel piatto. “Luca no, è tuo padre!” il ragazzo però non le sentiva perché il rumore della carne umida che schioccava sotto la bocca copriva il suono della sua voce. E continuava a leccare Luca, adesso più velocemente, come un cane quando ripulisce la scodella e a sua madre piaceva ancora di più, tanto che dovette mettersi una mano davanti la bocca per non far sentire i gemiti che le uscivano da soli. Fu un attimo, il piacere la riempì come un cavallone di spuma fresca, tutta. Ogni centimetro del suo corpo, a partire da quella piccola caramellina stuzzicata a dovere, ne fu invaso. Allargò ancora di più le gambe e mentre con una mano si mordeva il pugno facendoselo quasi sanguinare con l’altra strattonava suo foglio per i capelli che incurante continuava a divorarla.
Claudio bussò alla porta della stanza di suo figlio . “Ehi tutto bene?!” Luca si staccò da sua madre, si asciugò la faccia “Pa si tutto ok, tutto ok.” Monica spaventata si tirò su dal letto ancora tremante bianca per lo spavento. Si rimise le mutandine e la gonna jeans in tutta fretta, si riabbottonò la camicia e davanti allo specchio sulla scrivania di suo figlio si sistemò i capelli alla meglio.
Monica divaricò le gambe mostrando le labbra carnose e umide sormontate da un simpatico ciuffo di peli ricci allo sguardo stralunato di suo figlio. L’odore di fica appesantiva l’aria già calda e viziata della stanza. Luca si avvicinò quasi timoroso con la faccia a pochi centimetri da lei come in uno di quei numeri da circo in cui l’addestratore infila la testa tra le fauci del leone. Monica sentì il respiro fresco addosso e con le dita aprì il fiore scostando i petali. Il ragazzo notò che dentro era più scuro e più umido, in un flash vide la bistecca di carne di vitello mangiata a cena la sera prima. D’istinto allora ci si attaccò con la bocca aderendo completamente e baciandola, come fosse stato il giovane sorriso della sua ragazza. La consistenza era la stessa. La lingua scivolava all’interno impastando gli umori e addolcendosi. Monica in estasi inarcò la schiena e infilò le dita tra i capelli crespi del figlio che la stava mangiando dall’ombelico in giù e ad ogni affondo di lingua alla donna sembrava di poter toccare il soffitto. Le piaceva quando le stuzzicava il clitoride avvolgendo il bottoncino e succhiandolo come fosse stata una caramellina al miele, una di quelle che prendi quando hai mal di gola e che non devi mordere ma che devi tenere in bocca e far sciogliere lentamente.
“Oddio tesoro mio! Sei bravissimo!” Le diceva lei orgogliosa mentre tremava tutta. Fu in quel momento che sentirono le chiavi girare nella toppa della porta d’ingresso. Claudio stava rientrando. D’istinto Monica chiuse le gambe e si abbassò la camicetta a coprirsi il lago di umori che aveva addosso ma Luca la fermò anzi con forza le riaprì le cosce e si rituffò nel piatto. “Luca no, è tuo padre!” il ragazzo però non le sentiva perché il rumore della carne umida che schioccava sotto la bocca copriva il suono della sua voce. E continuava a leccare Luca, adesso più velocemente, come un cane quando ripulisce la scodella e a sua madre piaceva ancora di più, tanto che dovette mettersi una mano davanti la bocca per non far sentire i gemiti che le uscivano da soli. Fu un attimo, il piacere la riempì come un cavallone di spuma fresca, tutta. Ogni centimetro del suo corpo, a partire da quella piccola caramellina stuzzicata a dovere, ne fu invaso. Allargò ancora di più le gambe e mentre con una mano si mordeva il pugno facendoselo quasi sanguinare con l’altra strattonava suo foglio per i capelli che incurante continuava a divorarla.
Claudio bussò alla porta della stanza di suo figlio . “Ehi tutto bene?!” Luca si staccò da sua madre, si asciugò la faccia “Pa si tutto ok, tutto ok.” Monica spaventata si tirò su dal letto ancora tremante bianca per lo spavento. Si rimise le mutandine e la gonna jeans in tutta fretta, si riabbottonò la camicia e davanti allo specchio sulla scrivania di suo figlio si sistemò i capelli alla meglio.
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