L'harem dello sceicco - capitolo 3

di
genere
dominazione

Il sole era salito ancora più in alto e la temperatura era diventata torrida. C'erano in giro solo delle pigmee riparate sotto le palme e due calessi che aspettavano solo noi. Ad ognuno dei due calessi erano assicurate due schiave, che si trovavano alle stanghe una dietro l'altra. Sul primo montarono Madame Jasmine e Marianne, sul secondo Nicolette ed io. Le giumente che trainavano il nostro calesse erano entrambe nere. Madame Jasmine diede la partenza sferzando la schiena delle sue due cavalle, Nicolette con un: - Ooh belle! -
Partimmo, senz'altro questo modo di impiegare le cavalle era meno faticoso rispetto a quello di montarle in groppa. Meno faticoso per le puledre s'intende. Il caldo era terribile, ma le puledre trottarono di buona lena. Le redini erano collegate al morso di cuoio, bastava tirare leggermente per ottenere quello che si voleva, generalmente venivano utilizzate dalle padrone con dolcezza, a meno che la conducente non fosse particolarmente nervosa, ogni tanto succedeva.
Seduta, nuda, come Marianne, accanto a Nicolette potevo ammirare due culi alti e neri, protetti tra le natiche da una strisciolina di morbida pelle, che danzavano regolarmente davanti ad i miei occhi. Due culi succulenti che trottavano coordinati e precisi. Il sudore scivolava sulle spalle scure e lucide delle puledre, le goccioline arrivavano sul culo e lo percorrevano fino alla sommità, gli sbalzi provocati dall'andatura ne facevano cadere qualcuna per terra, ma la maggior parte continuava la sua corsa scollinando dalla sommità del deretano o entrando nel gran canyon delle natiche.
Di queste alcune si fermavano lì tra le mutandine e gli orifizi aggiungendosi a quelle che provenivano dal davanti e che in massima parte imperlavano i peli della fica, la maggior parte si ricongiungevano con quelle che avevano scollinato e proseguivano verso l'interno delle cosce, dove ristagnavano prima di cadere per terra o evaporare.
Le cavalle erano assicurate alle stanghe con degli anelli di cuoio simili a manette, quella che stava dietro era assicurata al calesse con una catena che partendo da questo si congiungeva alla cintura di cuoio della schiava, questo per consentirle di trainare il calesse oltre che attraverso le stanghe, collegate da tiranti al sottopancia della cavalla, soprattutto con tutto resto il corpo. Le uniche che usualmente montavano in groppa alle cavalle erano le pigmee, ma le padrone facevano largo uso dei calessi, generalmente una sola cavalla trainava facilmente un calesse. Arrivammo in pochi minuti, in fin dei conti l'oasi era grande qualche chilometro quadro.

Qui c'erano ancora tre edifici, un palazzo grande ed importante, a tre piani, simile a quelli che venivano costruiti nelle città diversi secoli prima, poi c'era una grande palazzina ad un piano, l'alloggio delle guardie nubiane ed infine un villino poco più grande di quelli che avevamo già visto. Scendemmo da calesse e ci avviammo verso il villino. Ci accolse una serva bruna, non più giovane, ma piacente, più bella e più in forma di Nicolette, sul collare portava il nome di Carla, era italiana come me ed in cuor mio sperai che ci potesse aiutare. Anche lei vide il mio collare e mi parve turbata, mi guardò con occhi supplicanti, come per dire: mi dispiace, ma io non ci posso fare niente, ti prego non parlare. Qualche anno prima doveva esser stata ancora una splendida donna, ed era tuttora gradevole ed elegante nella sua aristocratica bellezza. Aveva gli occhi neri, lievemente strabici ed anche per questo affascinanti, i capelli neri, ondulati e lunghi fino alle spalle, il corpo maturo e calmo. Indossava una camicetta bianca ed immacolata, una gonna che le arrivava al ginocchio e dei sandali ai piedi con il tacco basso e comodo. La pelle era bruna, ma nelle parti più delicate che riuscivo ad intravedere era di un bianco pallido, tutto in lei era molto curato anche se non appariscente. Si rivolse a Madame Jasmine parlando in un ottimo francese con un tono ossequioso niente affatto servile, come si addiceva alla serva di una donna importante.
- Madame Sham si trova nell'edificio principale, vi riceverà lì. Prego, vogliate seguirmi. -
Era un edificio vasto e, per quel luogo, imponente, al pianterreno c'erano grandi saloni, rivestiti molto bene, divani, specchi, grandi tavoli da pranzo e da gioco, magnifici tappeti per terra e diversi arazzi alle pareti. E poi, tante donne, tutte molto belle e vestite in splendidi abiti di seta o di raso, quasi tutte indossavano vestiti orientali, ma qualcuna era vestita all'europea, con eleganti tailleur o affascinanti e freschi vestiti estivi. Mi sentii morire dalla vergogna, Marianne arrossì e pianse. Carla faceva strada facendoci passare da un salone all'altro, noi sfilammo nude ed ammanettate tra donne eleganti e ben vestite che venivano servite da compite cameriere, che anch'esse indossavano abiti raffinati. Ci guardavano con curiosità, ma senza alcuna meraviglia. Finalmente arrivammo e fummo introdotte nello studio di Madame Sham.

Madame Sham era una donna araba di mezz'età, grassa e depravata, bassa e tozza, nonostante ciò emanava un forte fascino. Dirigeva ed amministrava l'oasi con grande diletto, lo faceva più per piacere che per avidità, in quell'oasi si addestravano schiave, che dovevano dare piacere ai loro padroni ed alle loro padrone, con costi bassissimi, visto che materia prima e manodopera era fatta di schiave, che valevano una fortuna, ma che non dovevano essere pagate, anche se venivano mantenute nel lusso. Ma tutto ciò per Madame Sham, che amministrava l'oasi da quando questa era stata concepita, più di venti anni prima, era secondario rispetto al piacere ed al potere che quel lavoro le dava. In quale altra parte del mondo poteva permettersi di realizzare tutte le sue diaboliche fantasie come lì? Solo in quell'oasi poteva avere un potere assoluto su oltre cento donne, molte delle quali bellissime. Donne che tremavano quando lei posava gli occhi su una di loro. Solo lì poteva dare sfogo liberamente alla sua natura sadica. Mi resi conto immediatamente della personalità che avevamo di fronte. Quando entrammo era seduta alla scrivania, vestiva un costosissimo tailleur ed era carica di oro e di gioielli, trasudava di potere e libidine. Aveva gli occhi obliqui come le orientali, un casco di capelli neri perfettamente acconciati, il suo trucco era impeccabile, fino alle unghie splendidamente dipinte di un rosso vermiglio. Una volta all'anno Madame Sham si allontanava dall'oasi per conoscere un po' di mondo, spendere qualcosa dei tanti soldi che aveva accumulato acquistando gioielli ed oro, fare qualche cura, e soprattutto rifornirsi di profumi e cosmetici.
Ci accolse. - Oh, eccovi qui, ma puzzate come delle capre. - Aveva parlato in francese e per la puzza si era rivolta a noi. Io e Marianne fummo spinte ad inginocchiarci. Lei ci osservò attentamente, non disse una parola, ma approvò quello che vedeva di Marianne. Poi si rivolse a Madame Jasmine. - Quando iniziano l'addestramento. -
- Domani. E' meglio non perder tempo. -
- Bene, domani mattina te le consegnerò, per ora restano con me. Come sono? -
- Non dovrebbero essere pericolose, ma è meglio essere prudenti. -
- D'accordo, dammi le chiavi delle manette, domani te le mando con qualche guardia. -
Madame Jasmine consegnò le chiavi e ci lasciò lì.
Per qualche minuto ci esaminò con attenzione, noi stavamo sempre in ginocchio, poi si decise e si rivolse alla sua serva.
- Portale in casa e lavale ben bene, a questa leva le manette e falle un bel trucco, l'altra lasciala ammanettata. - Quella a cui doveva levare le manette era Marianne, l'altra ero io.

Appena rientrate nell'abitazione di Madame Sham mi rivolsi alla sua serva.
- Sei italiana? -
- Sì. - Rispose sommessamente.
- Aiutaci, ti prego, facci scappare, fino ad ora non è successo niente, ma ora temo il peggio. -
Stavolta lei mi rispose a muso duro.
- Stupida. Pensi che se si potesse scappare io starei ancora qui. E non solo io. Ti do un consiglio e dallo pure alla tua amica, conviene fare tutto quello che vogliono, tanto lo ottengono lo stesso, solo che se lo fai spontaneamente ti vergognerai di te stessa, ti degraderai, ma tutto finirà lì; se invece ti opporrai ti massacreranno, poi farai lo stesso quello che vogliono. Hai capito? -
Intanto Carla aveva levato le manette a Marianne. Non ci potevo credere, ma sembrava che eravamo davvero senza speranza. La seguimmo in bagno. Riempì d'acqua la vasca ed invitò Marianne ad entrare. Iniziò ad insaponarla. Marianne sentiva che Carla non ci era ostile, ed era ancora sotto choc, lasciò quindi che di lei si facesse quello che si voleva. Non mi chiese niente della discussione che stavo facendo in italiano. - Come sei finita qui? -
- Come te immagino. Rapita a Marrakech sedici anni fa, avevo ventisei anni. -
- Vuoi raccontarmi cosa ti è successo? -
- No. E prima di sera capirai qualcosa, se non hai già capito. -
- Chi sono tutte quelle belle donne che stanno lì? - Indicai la direzione del palazzo da cui eravamo venute
- Schiave da letto come le chiamiamo noi o ragazze di piacere come le chiamano le padrone, le chiamano così anche se molte di loro sono ormai donne fatte, alcune anche mature. Proprietà dello sceicco Alì Absara. Alcune sono in vendita, due volte all'anno lo sceicco porta qui un certo numero di acquirenti che esaminano e provano la merce, se è di loro interesse l'acquistano e se la portano a casa. Qualcuno lascia la schiava qui perché venga addestrata a qualche insolita perversione, spesso le schiave vendute ritornano qui per la stessa ragione. Le altre non sono in vendita, sono dello sceicco, ma utilizzabili, come anche quelle in vendita dalla mia padrona, da Madame Jasmine e dalle altre istruttrici. Tutte utilizzabili tranne la favorita che è proprietà esclusiva dello sceicco. -
Ero allibita, non c'era bisogno di chiedere cosa ci fosse dietro il termine "utilizzabili". Smise di strofinare Marianne e le fece segno di uscire ed asciugarsi. Svuotò la vasca e la riempì di nuovo.
- Ho visto che le schiave da letto non hanno il collare di cuoio come noi. Come mai? -
- Perché tutti sappiano che per l'appunto sono schiave da letto e non serve o contadine o giumente come quelle che portano il collare di cuoio, ma anche loro sono marcate. Quelle in vendita hanno un polsino di cuoio, le altre un braccialetto d'argento e la favorita d'oro, quelle già vendute un braccialetto d'acciaio. Immagino che la tua amica finirà tra le ragazze di piacere, tu non lo so. -
- Cosa mi succederà? -
- Entra dentro la vasca. Probabilmente finirai tra le serve, non sei così bella da diventare schiava da letto, ma non sei neanche abbastanza robusta per fare la puledra, e non sei tanto sfatta da finire tra le contadine. Se farai la serva qui, nel palazzo, ti andrà bene, nei corpi di guardia saresti alla mercé delle guardiane che sono veramente terribili con le loro serve, lo sono anche le ragazze di piacere e le padrone, ma per lo meno sono pulite e generalmente raffinate. -
- Incredibile - mormorai. Ero ammanettata e mi resse perché entrando nella vasca non scivolassi. Mi misi a sedere dentro la vasca. Lei mi insaponò anche in mezzo alle gambe.
- Stai tranquilla. Non sei il mio tipo. -
Mi era simpatica e mi dava fiducia. - Raccontami altro, dei particolari. -
- Come vuoi. Lì dentro in questo momento ci sono venti schiave, accudite da una decina di serve, sette sono dello sceicco, tra cui la favorita, otto sono in vendita e cinque sono già vendute e sono qui in addestramento. -
- E tu? -
- Io sono la serva di Madame Sham. -
- Sei sempre stata serva? -
- No. Per alcuni anni sono stata la favorita. E questa fu la mia sfortuna. -
- Perché sfortuna? Da quello che mi hai detto è quella che se la passa meglio di tutte. -
- Perché c'era un arabo che mi voleva acquistare, sarei stata la sua concubina, ma in una città, non nel deserto e solo sua. Non sempre essere vendute è una sfortuna, dipende chi è che ti acquista, ve ne sono alcuni che trattano bene le loro schiave. Ma puoi anche finire peggio di qua. Quando arrivai qui diventai subito la favorita, ciò avvenne in un periodo in cui Madame Sham era via, lei in tutti quegli anni non poté deliziarsi con me, ed io, allora ero giovane, fui così stupida da assumere atteggiamenti superbi anche con lei. Quando venni ripudiata fece di tutto per avermi come sua serva personale, mi voleva umiliare, mi impedì così definitivamente di andare via. Ed ora vieni fuori dall'acqua, che sei pulita. -
Mi aiutò ad asciugarmi e mi mise un accappatoio sulle spalle, poi si prese cura di Marianne. Marianne si era leggermente ripresa e volle sapere cosa ci eravamo dette. Un po' io ed un po' Carla smozzicando frasi in inglese la mettemmo al corrente.
Carla ci fece sdraiare su un lettino ed iniziò a massaggiarci con unguenti profumati e balsamici, le scottature prese sotto il sole diventarono più lievi.
Sotto le sue carezze esperte e piacevoli chiesi altro, non sapevo quanto tempo avevo e non sapevo quando si sarebbe ripresentata un'altra occasione come questa per saperne di più.
- Le guardie sono delle schiave pure loro? -
- E' ovvio che no, ma la loro situazione non è poi molto differente. Ci sono due tipi di guardie, le nubiane che vengono prelevate dai villaggi più poveri e sperduti di questo paese, alle loro famiglie vengono dati un bel po' di soldi in cambio di un contratto di dieci anni, vengono prelevate intorno ai sedici anni, quando vanno via a circa ventisei o ventisette anni vengono loro dati degli altri soldi. Sono prese naturalmente quelle che meglio si prestano a questo lavoro, devono essere, come puoi immaginare, forti e dure. Sanno tutte che si trovano in Sudan, ma non sanno precisamente dove e comunque a loro quello che succede qui le lascia del tutto indifferenti. Qualcuna di loro, per gravi mancanze può anche diventare schiava, in questo caso le loro famiglie vengono tacitate con un altro po' di soldi e tutto si aggiusta. Le pigmee vengono reclutate allo stesso modo nei paesi del sud dell'Africa, per loro ci vogliono anche meno soldi. -
- E queste signore? - Lo dissi ironicamente.
- Con loro c'è poco da scherzare. Sono delle professioniste, sono state reclutate da Madame Sham, qualche volta dallo sceicco. In questo momento ce ne sono cinque: Madame Jasmine che hai conosciuto, viene dalla Giamaica, è a capo delle guardie, ed è istruttrice del corso base; Miss Ethel, è tedesca, addestra le puledre; Madame Corinne, è vietnamita, con sangue francese, perfeziona il corso base; Miss Sabine, è una spagnola, tiene il corso di educazione al piacere; Madame Ivonne, è inglese, tiene il corso di femminilità. -
- Rimangono le contadine. Chi sono? -
- Ce ne sono di due tipe, le serve ormai disfatte, oppure donne che erano state condannate a morte dai loro governi, in questo o in altri paesi del golfo, e che lo sceicco ha acquistato con la complicità di funzionari statali, prima di tutto del Sudan, ma anche di altri paesi qui intorno. La stessa complicità che gli consente di tenere quest'oasi indisturbato. Certo qui siamo fuori dal mondo, ma senza complicità non si potrebbe reggere per tanti anni. Ovviamente tra i clienti dello sceicco c'è anche il ministro degli interni. In genere le contadine più giovani sono tutte detenute condannate a morte, qualcuna discreta finisce tra le serve, in passato una finì anche tra le schiave da letto. -
- E cosa coltivano? -
- Tutto quello che serve a mantenere la nostra comunità. -
Mentre Carla mi raccontava ciò era passata a truccare Marianne. Mi resi conto del perché Madame Sham fosse così elegante e perfettamente truccata. Carla era bravissima. Marianne, vi ho già detto quanto era bella, mezz'ora dopo era stata trasformata in una bambola. Gli occhi erano diventati più grandi e profondi, le labbra erano più seducenti e pronunciate, la fossetta sulle guance da piacevole che era ora appariva deliziosa, gli zigomi si erano alzati. Lei stessa non si riconosceva.
- Potevo trasformarti in una bella puttana, ho invece voluto esaltare la tua fresca bellezza. Però non posso fare a meno di truccare anche le tue parti intime, altrimenti la padrona mi spella viva. - Marianne non capì niente e lei un po' in inglese ed un po' a gesti le fece capire che doveva truccarla sui seni.
- Why? -
Carla esitò. - Perché queste sono le regole. -
- What is she going to do to me? -
Carla era penosamente triste. - Non lo so, tra un po' arriverà e se vorrai potrai chiederlo a lei. Ora lasciami fare. -
Immerse il pennello in un vasetto di una tintura vermiglia e trasformò le areole dei capezzoli di Marianne, che erano di un rosellino delicato e tenue, in rosso sangue. Lo stesso fece con le labbra del suo sesso. Le prese ad una ad una e le pitturò sull'interno, la fece girare e le diede un colpettino di colore anche sull'ano. Marianne arrossì, più che protestare si lamentò.
- It's terribble! - esclamò.
- Quando si asciugherà diventerà di un colore bruno molto bello. Guarda. -
Aprì la camicetta che indossava e ci fece vedere i suoi capezzoli, non portava reggiseno, ed aveva un petto ancora sodo e sostenuto.
- I tuoi sono più belli, non ti toccare, tra dieci minuti indossa quei vestiti. Ed ora lasciatemi andare a cucinare qualcosa, è quasi mezzogiorno e tra un po' arriverà. -




koss99@hotmail.it
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2018-04-11
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