Fusion

di
genere
dominazione

FUSION

Sascha :

"Sei pronta? " chiesi con un'aria divertita.
"Ah giusto... Non puoi rispondere!" continuai, mentre mi prendevo gioco di lei.
La mia voce echeggiava nell'aria di quella stanza spoglia, fredda, arida, tra i pochi particolari, nessun dettaglio se non lei. Lei seduta su quella sedia metallica, un po' rétro, con le gambe divaricate e ben legate ai braccioli. Scomoda. Stinta. Con la vernice che veniva via e che era stata ridipinta chissà quante volte negli anni, prima che la trovassimo da un vecchio rigattiere. Era perfetta per Lei. Così Signora. Così precisa nella sua immagine altolocata, con quel rossetto sempre vivo e dipinto parsimoniosamente sulle sue labbra, mai scomposta e sempre in ordine. Guardarla adesso mi procurava un'eccitazione sublime, con quel rossetto sbavato e la lingerie da quattro soldi che l'avevo obbligata ad indossare. Avevamo due vite opposte, due vissuti che non si sarebbero mai incontrati, eppure eravamo lì e tutto il suo mondo così inappuntabile, adesso, non c'era più; era rimasto là, fuori da quella porta, fuori da quel luogo freddo e squallido, come la sua dignità, prima di abbandonarsi a ogni mio volere.
Puzzava di piscio e umiliazione ed era tutto ciò che desiderava, ciò percui ci trovavamo in quel luogo, così lontano ormai dal suo mondo e dalla sua realtà.
Il trucco era colato ovunque sul suo viso, ai lati degli occhi, fino a scendere sulle guance. Era pronta adesso. L'avevo spogliata e privata di ciò che aveva di più caro al mondo : la sua stessa immagine, che si era creata con cura, attenzione nei dettagli e che io avevo distrutto in pochi attimi. Era tutto ciò di cui aveva bisogno. Era tutto ciò percui i nostri mondi, infondo, non erano poi così distanti, quel motivo che ci aveva permesso di incontrarci e amarci nell'unico modo che conoscevamo. No, non eravamo poi così diversi noi. Avevamo imparato a lasciare fuori da quella porta, ogni volta che ci incontravamo, tutte le nostre convenzioni, tutte le nostre convinzioni e ad amarci per quello che eravamo, due esseri complessi, cinici, spietati. E l'alone che faceva capolino dalle sue mutande me lo stava dimostrando...



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Morgana:

Non mi ero mai chiesta perché, perché tutto fosse cominciato.
Era nato così per gioco, per noia, per curiosità. Mi aveva attratta subito, a prima vista, non solo per la sua bellezza ambigua, ma per quei suoi occhi, che avevano una storia da raccontare ed io dovevo conoscerla.
Non mi ero nemmeno posta il problema dei suoi gusti sessuali, non mi importava, volevo davvero,solamente, sapere cosa nascondessero quegl'occhi!
Che ingenua, mai entrare nella tana del lupo, Cappuccetto Rosso! Mai! O il lupo ti soffoca con la sua mano cingendoti il collo mentre ti stringe a sé.
Ecco così, ed io, da gran bastarda che mi vantavo di essere, grande seduttrice di anime, ero rimasta li, imprigionata nella Sua tana, ai Suoi voleri, come se non avessi mai conosciuto altro nella mia vita. Io, che di Vanità avevo fatto il Vanto, ora ero solo cosa?! Vera, reale, viva? Non lo so.
Ma ne anelavo il possesso e volevo essere Sua, poteva fare di me ciò che voleva, perché il poi era ancora più sublime e noi lo sublimavamo ancora di più...

Morgana
scritto il
2018-04-23
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