Sex & Food & StoryTelling (Scene da una Writers' Room)

di
genere
etero

“La sera era calata su Firenze, avvolgendo le strade della città in un manto di penombra. La nobile Leonora Álvarez di Toledo, moglie del potente Cosimo I de’ Medici, camminava silenziosa attraverso i corridoi del Palazzo Pitti. Le torce accese lungo le pareti gettavano ombre tremolanti, accentuando la solenne bellezza del palazzo che, pur essendo la sua dimora, le sembrava quel giorno una prigione dorata.
Era una donna di straordinaria bellezza, con lunghi capelli castani e occhi scuri come la notte, ma dietro la sua grazia c'era una forza e una determinazione che pochi conoscevano davvero. Il suo matrimonio con Cosimo le aveva portato potere e status, ma aveva anche attirato attenzioni indesiderate, in particolare quelle del suo cognato, Pietro de’ Medici. Un uomo di temperamento violento, imprevedibile, e privo di scrupoli.”

“Be’, che te ne pare come incipit, allora?”

Lei aveva letto il testo da quel foglio stampato in A4, sgranocchiando una carota cruda, seduta sul divano, i talloni piantati sui cuscini, quasi contro i glutei. Ginocchia divaricate. Nuda.

Lui, in ginocchio, interruppe ciò che stava facendo e sollevò la testa che era affondata in mezzo alle cosce di lei, le mani sui suoi fianchi morbidi, l’odore di donna intrappolato nella barba.

“mmm….non ti stavo seguendo… che dici?”
“Che ti sembra come apertura? Non è un po’ legnosa?”
“a-per-tu-ra” Sillabò lui, ridacchiando dell’involontario infantile doppio senso. Le prese il foglio dalle mani.
“Dai qua. Fammi leggere, ero distratto.”

Si immerse nella lettura, mentre lei addentava un altro pezzo di carota.

“No, dai...ci sta...forse un po’ didascalico, ma mi pare vada bene.” Commentò, per poi proseguire nella lettura dei paragrafi seguenti.

“Quella sera, Leonora aveva ricevuto una lettera inaspettata, firmata proprio da Pietro. Le chiedeva di incontrarlo nei giardini di Boboli, insistendo su una questione urgente e personale. Non era la prima volta che Pietro cercava di avvicinarsi a lei in modo inappropriato, ma quel messaggio aveva un tono diverso, quasi minaccioso. Nonostante il suo istinto le urlasse di ignorare la richiesta, sapeva che non poteva rimandare ulteriormente...”

Abbassò gradualmente la voce finendo a leggere a mente.
Lei si alzò per andare ai fornelli, scalza. Il brasato cuoceva da diverso tempo ormai, e temeva si seccasse troppo. Aggiunse un filo di brodo, e ne assaggiò un po’, quasi scottandosi la lingua.
Tornò verso l’uomo, una mano sotto il cucchiaio fumante “Senti un po’, che te ne pare?”

Porse il cucchiaio alle sue labbra.
“Mmmm... buono! forse un po’ corto di sale, ma meglio così” si baciarono fugacemente.

“Comunque Pietro de’ Medici era veramente uno stronzo! ‘Sta donna andava vendicata!”
“Per quello t’ho proposto di scrivere qualcosa circa Leonora”
“Vino?”
“Vino”

Lui si alzò, lasciando il foglio per terra. Il suo membro, prima eretto, ora si stava rilassando e ballava comicamente tra le sue cosce. Lei gli diede un buffetto, con una risatina.
“Oh, vacci piano!”

Versò il Nebbiolo nei bicchieri e lo porse alla compagna di scrittura.
Senza mettersi d’accordo, decisero di brindare a Leonora. Il vino era piacevole in quella giornata assolata, la stanza illuminata dal sole di mezzogiorno che invadeva gli spazi attraverso le ampie finestre che davano sul giardino posteriore, un piccolo eden, cespugli in fiore, qualche albero da frutto.

“Ci pensi ad essere lì a Villa Baroncelli sotto Isabella?”
“Dovevano essere tempi incredibili…gli Alterati…il Bardi… Dai, vai avanti, vorrei che lo finiamo per oggi.”
“Aspetta…” poggiò il bicchiere sul bancone e la abbracciò da dietro, afferrandole i seni, spingendo il membro tra i suoi glutei, baciandola sul collo, mentre lei beveva un altro sorso di vino.

Amava il suo odore, che si mischiava a quello della cucina in quella tarda mattinata calda e oziosa, aroma di noce moscata, sul tavolo i resti un po’ disordinati della cena del giorno prima, pezzi di formaggio nella carta oleata, i loro laptop aperti in mezzo a piatti e bicchieri, Aretha Franklin che cantava di Rispetto in sottofondo.

Lei poggiò il calice vicino ai fornelli, girandosi e restituendo il bacio, afferrandolo per la nuca, spingendo il monte di venere sul suo cazzo un po’ barzotto, che ebbe un sussulto di dignità. Glielo afferrò con dolce irruenza.
“Di chi è questo cazzo?”
“E’ tuo, lo sai.”
“ah...volevo ben dire...vai a tagliare il pane, va...” gli ordinò, porgendogli una lunga lama seghettata.

“Obbedisco. Anche se... il vostro pane sciocco lo sopporto solo perché sei tu.” Prese il coltello dalle sue dita e si rivolse al cartoccio marrone sulla credenza.

“Che ne dici di Leonora armata di lama?” gli chiese.
“Ecco, proprio di questo ti volevo parlare: ma ti sembra che Leonora si esponga così ingenuamente ad un invito di Pietro, di notte, in un posto isolato?”
Il coltello affondava rumorosamente nella crosta croccante del pane, facendo briciole sul tagliere.

“Perché, cosa c’è che non ti torna?”
“Perché mai dovrebbe prendere una tale rischio?”
“Non lo so, prova a darmi tu la risposta, invece di criticare solamente.”

Lui lasciò il lungo coltello e tornò a prendere il foglio con la stampa.

“Con passo sicuro, raggiunse i giardini. L'aria fresca della notte profumava di rose e gelsomino, ma l'atmosfera era carica di tensione. Si fermò vicino a una fontana, dove l'acqua scorreva silenziosa, specchiando le luci delle torce. Pietro apparve poco dopo, avvolto in un mantello scuro. I suoi occhi brillavano di un desiderio malato, un fuoco che Leonora conosceva troppo bene. Si avvicinò a lei, il sorriso sulle labbra privo di calore.”

“Appunto: Leonora conosceva troppo bene di cosa sarebbe stato capace Pietro.”
“Certo! Per questo ti dico: armiamola di un pugnale!” rispose lei, puntando al taglia-pane.
“E se invece la facciamo venire accompagnata segretamente da uno dei suoi amanti? Oppure da Troilio Orsini su sollecitazione di Isabella?”
“E ripetere il clichè della principessa salvata dal cavaliere? Grazie. Anche no…”

Rimasero in silenzio, solo il rumore del brasato che ribolliva sui fornelli, il profumo pungente del ginepro e dei chiodi di garofano difficile da ignorare.

“Secondo me è pronto…” disse lui

“Hai altri consigli da darmi?”

Sapeva benissimo che non era una domanda a cui rispondere. Una ginocchiata nelle palle (pericolosamente esposte) la conseguenza più probabile.

Sospirò, e riprese a leggere il foglio.

“In quel momento, Leonora capì che la situazione era più pericolosa di quanto avesse immaginato. Pietro non aveva alcuna intenzione di trattenersi o rispettarla. Si mosse con una rapidità sorprendente, cercando di allontanarlo, ma Pietro la prese con forza, stringendola contro di sé. Il suo odore di vino e sudore era soffocante.
"Lasciami!" gridò Leonora, tentando di divincolarsi, ma Pietro la spinse contro il marmo freddo della fontana. L'acqua le bagnò la veste di seta, aderendo al suo corpo come una seconda pelle, mentre Pietro si chinava su di lei, ridendo crudelmente.
"Non fare la difficile, Leonora. Sai che non potrai resistermi a lungo," sussurrò all’orecchio, mentre le sue mani le stringevano i fianchi.
Ma Leonora non era una donna facile da piegare. Anni di corte e politica l'avevano resa più scaltra di quanto Pietro potesse immaginare. Con una mossa improvvisa, afferrò il pugnale che portava nascosto sotto il mantello, lo stesso pugnale che Cosimo le aveva regalato, e con un colpo rapido, lo puntò contro il fianco dell'uomo. Pietro si bloccò, i suoi occhi si spalancarono per lo shock. La lama, sebbene non profondamente infissa, era abbastanza per farlo vacillare.
"Sciocco," sibilò Leonora, spingendolo lontano da sé con tutta la forza che aveva. "Pensavi davvero di potermi costringere?"

“Allora?”
“Intanto spegni il fuoco, che dobbiamo aspettare almeno un’ora per mangiare il brasato…”

Lei intuì che lui stava capitolando. Come segno di benevolenza, spense il fuoco.
Lo avrebbe fatto comunque.
Anche se non glielo avesse detto lui.
Sapeva benissimo che la carne era pronta.

“Un po’ troppo lirico… Pietro sembra una macchietta da operetta…”
“Però…?”
“Però ci si può lavorare.” Sospirò lui “Vada per la lama.”
“Saggia decisione. Vuoi del formaggio? Ci mettiamo ora a rivedere il testo? Abbiamo un’ora prima di pranzo.”

Lui le si avvicinò, si fece imboccare, accompagnando il formaggio con quel pane sciapo che mal sopportava.
Poi la strinse a sé, facendole scivolare la mano sul pube, un dito che si affacciava tra le sue labbra a carezzarle il clitoride nascosto sotto la corta peluria.

“Non vorrei rovinarmi il pranzo, meglio sedersi con un po’ di fame. E poi toccherà scrivere le parti sconce, in cui Leonora si incontra con uno dei suoi numerosi amanti.”
“Vogliamo farlo ora?” Lei gli prese nuovamente il cazzo tra le dita, dopo avergli accarezzato i testicoli.
“Toccherà farsi venire qualche idea, che non sia la solita scopata stravista.” proseguì lei con voce languida.
“Avrei qualche idea che vorrei illustrarti” le rispose.

Prese un altro sorso di vino, e la baciò, un braccio attorno ai suoi morbidi fianchi.
“Buono ‘sto Nebbiolo!” commentò lei, staccandosi dalle sue labbra.
“Dove l’hai comprato?”
scritto il
2024-09-16
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