Operazione Mincemeat ep.4 : Suor Laura e i suoi due amanti
di
Chicken1973
genere
trio
Di Tilde & Chicken, con la gentile collaborazione di Flying Kitty.
RACCONTO CON CONCORSO A PREMI PER NERD E CINEFILI. REGOLAMENTO IN CALCE.
L'alba sulla costa occidentale spagnola arriva dopo, molto dopo, a quella sulla Trinacria, specie ragusana.
Dispacci da Gela, su sospetti di imminente sbarco, venivano spediti quasi ogni giorno a Roma, ma la certezza teutonica sminuiva le ansie dell'alleato. Essa era convinta della veridicità dei piani trovati addosso al maggiore Martin, arrivati dalla Spagna insieme ad una realistica lettera dell'amata Pam, in virtù di quelli andava ad ammassare truppe in Grecia.
L'operazione di depistaggio era riuscita alla perfezione.
"Pablo, Pablo, vi cercano... Sono amici"
"Badessa, ma come..."
"No te preocupe, ho avvertito io; sono maquisard, tranquilo"
"Voi avete rischiato molto, ne siete consapevole, sì?"
"Vayanse, voi e la vostra esposa, vi porterà lui al sicuro"
“Hermana, ella No es mi esposa…”
“¡Madre de Dios! como si no entendiera…”
Appena fuori il convento un camioncino, mezzo scassato e carico di verdure, aspettava col motore acceso ed i fari spenti, Sante si affacciò al portone e lanciò una voce:
“¿Quién está ahí?”
"Girón"
"Girón… ¿Manuel?"
"¡Abadesa traviesa! Pablo ¡hermano mío!"
"¡Hola Manuel! ¿Hablaste con Miguel, hermano?”
"Sí, todo bien, pasaron los Nazi y le hemos tomado el pelo"
"¡Jajaja… pequeño hijo de puta!"
"Tu amiga no habla español, ¿o me equivoco?"
"No, no habla, Manuel"
"Señorita, y soy amigo, como se dice..."
“Laura -intervenne Sante- lui è un capo degli antifranchisti in Léon, per Franco è già morto almeno due volte!”
"¡Jajaja… seguro!"
“Sei in forma -rise Laura- bello sano, come morto, ahaha!!”
"Querida ¡este es el mejor toro de Galicia a Cataluña!"
“Sante -esclamò lei con gli occhi già dolci- si capisce bene l'amico tuo. ¿Vamos, hombres?”
Decisero che, per non destare sospetti, Laura si sarebbe dovuta travestire da “hermana de la Cruz”, chiedendo rispettosamente in prestito uno degli abiti delle suore conventuali che li avevano ospitati.
Quando Sante la vide riemergere dalla celletta, con il soggolo candido ad incorniciarle il viso, ebbe un tuffo al cuore, ma una reazione meno nobile in altre parti; nonostante fosse nascosta nell’ampia tonaca nera che ne mortificava le curve.
Non sapeva neanche lui esattamente spiegare la ragione di tale effetto, però gli occhi languidi di Laura, che lo fissavano da sotto il manto, lo stregavano con proibite suggestioni che sarebbe stato più consono portare quanto prima fuori da quel luogo santo.
I tre salirono sul camioncino, Laura e Sante sul cassone, insieme a zucche e cavoli, poi partirono verso Siviglia.
Felipe, quello che stava guidando, rimase imbambolato a guardare dallo specchietto nel cassone. Non conosceva Sante né tantomeno Laura, ma ebbe come un moto di gelosia nei suoi confronti vedendo che lui la baciava (scena peraltro singolare, considerando l’abito indossato dalla donna); sterzò e controsterzò almeno quattro volte, quasi a ribaltare il mezzo. Manuel, divertito, mise una mano sullo sterzo e raddrizzò il mezzo. Entrambi si voltarono e videro Sante dolersi coperto di verdure
“Amigo -disse Felipe- una pregunta: ¿entre ustedes dos?"
"Amigo -rispose Laura con un respiro lungo- penso di capire: sì, c'è qualcosa, ma... Ora guida"
"Estas bien..." Si voltò e, sottovoce, disse “el tiene suerte…”
A quel punto, valutarono che sarebbe stato più opportuno che Laura sedesse vicino al guidatore, nel caso in cui fossero stati oggetto di un controllo, così Felipe si trovò una gamba di Laura talmente vicina alla sua da percepirne il calore. Manuel, stretto fra lei e lo sportello, gettò il braccio fuori e si aggrappò alla canalina sopra il finestrino con una mano; l’altra fu rapidamente rapita da quella di Laura che se la schiacciò sulla coscia. Manuel sospirò e la guardò un istante, sorridendo.
Lungo la strada furono fermati più di una volta, sia dai tedeschi che dai gendarmi. Tuttavia, l’irresistibile combinazione della bellezza della ragazza e del suo casto apparire furono un viatico più efficace di ogni prova di forza.
Alla richiesta del soldatino di turno di identificarsi, le bastava rispondere con tono serafico: “Non c’è bisogno che controlli i suoi documenti, questi non sono i partigiani che state cercando.”
La sua voce soave ed il movimento suadente delle labbra morbide, con lo sguardo che lasciava immaginare indicibili trasgressioni sotto quel velo, erano sufficienti a fare sì che al camioncino venisse concesso di proseguire il percorso senza ulteriori indugi.
Arrivarono al convento che era mattina inoltrata.
I sensi eccitati dal pericolo, l’adrenalina che si rifiutava di lasciar quelle membra, l’euforia dello scampato pericolo, l'ironia scomposta per i nazisti beffati, gli sguardi d’improvviso non più solo amichevoli: queste tutte le emozioni e reazioni che affollavano le quattro anime nel fiat 514van, mezzo sbertucciato e con il tappo radiatore legato con il fil di ferro, nonostante fossero usi a ben più rischiose situazioni.
Le sorelle di Siviglia furono tanto ospitali quanto quelle di Huelva e, mentre gli altri tre riparavano in convento, Felipe fece loro dono di alcune casse di ortaggi che portò fino alle cucine dove stavano già preparando.
L’odore di zuppa ricca di aromi permeava l'aria e Felipe faticò a rifiutare, ma il lavoro l’attendeva, così tornò al van e ripartì per le sue consegne. Lo trovarono i gendarmi all'imbrunire mentre, rubicondo, provava a mettere in moto senza riuscirci, così lo portarono in caserma per la notte.
Al sicuro delle mura consacrate, i tre organizzarono un’azione di guerriglia nelle zone di Gibilterra come diversivo per poi colpire, su richiesta Sovietica, il capo polacco Sikorsky; previsto di passaggio proprio in quei giorni.
Convennero di mandare un ordine cifrato in inchiostro di limone ai guerriglieri sulla sierra Bermeja affinché si armassero, anche saccheggiando Marbella, per l'attacco che avrebbero scatenato, il primo di luglio e contro un presunto convoglio franchista, poco a sud di Torreguadiaro. Da ciò, Manuel, sarebbe stato accolto a Gibilterra come un inaspettato difensore così da fare entrare anche due guastatori per la vera missione.
Laura dette prova di abile cifrista e scrisse le parole del comando suggerite da Sante, sotto lo sguardo compiacente del comandante, che si lasciò andare a lodi ed apprezzamenti.
“Suor Laura -rise lo spagnolo- lo porterete voi…”
“Direi di no, amigo” gli rispose guardando dal basso verso l'alto
“Stavo scherzando, bella, ho un messo adatto per la costa del Sol e…” dicendo, le regalò un buffetto sulla pumta del naso
“Non per disturbarvi, eh… -s’inserì Sante- ma avete anche voi una botta di fame da morire?”
“Beh, fratello… in realtà… avrei più una certo languorino…” rispose sibillino l'amico
“A me, più che altro, fa caldo e sento soffocare sotto questo vestito!” si lamentò Laura, cercando di sfilarsi il soggolo e liberarsi del manto nero che le nascondeva i lunghi capelli castani
“no, aspetta… quando mi ricapita l’occasione di baciare una sorella come te? Concedimelo un’ultima volta…” interruppe Sante chinandosi sull’amata.
Manuel osservò quelle labbra unirsi, restando in silenzio, ma non gli sfuggì lo sguardo che gli lanciò Laura ed il tocco delle dita di lei sulla sua mano appoggiata sul tavolo.
“Non pensi che il nostro coraggioso amico meriti un ringraziamento? In fondo non è obbligato a correre tutti questi rischi per noi”
Sante si voltò e, fra il dubbioso ed il sorpreso, abbandonò l’abbraccio di Laura per stringere l’amico.
“Nuestro valiente hermano… ¿Cómo puedo agradecerte lo que has hecho por nosotros?”
La domanda galleggiò nell’aria, rimanendo senza eco alcuni istanti dilatati, poi esitante rispose: “Ma io… veramente…”
Laura si alzò dallo sgabello e fece un passo verso i due uomini. Lentamente e seducente, baciò a fil di labbra Sante ed accarezzò con una mano il volto marcatamente ispanico dell'altro, poi lo baciò; esaudendo in lui quel desiderio latente dalla mattina.
Lei si staccò e, dando loro le spalle, chiese d’essere aiutata a togliersi quella tunica troppo ingombrante. Colsero l’occasione e, nell'intimità della piccola stanza oltre il refettorio, slacciarono dapprima il cingolo che cadde a terra inerme, poi le sfilaro la veste come fosse un maglione troppo cresciuto; scoprendo così il floreale del lino che esaltava tutta la femminilità ipnotica di Laura.
L’eccitazione dei sensi ebbe il sopravvento, il castigliano la prese per i fianchi e la voltò violentemente verso di sé, affondò la faccia su quel petto invitante e strappò due bottoni del corpetto con i denti, avido della carne calda che conteneva.
L’italiano baciò la nuca ed i capelli del suo desiderio, le sollevò la gonna in una lenta danza armonica delle dita, mentre sentiva il cazzo indurirsi sempre più ad ogni centimetro scoperto di quelle gambe lisce.
Lei si abbandonò al piacere di quelle mani sul suo corpo, di quelle labbra sulla sua pelle provata dalla canicola e arsa dalle voglie più perverse, ai graffi ed i morsi dei due amanti affamati di lei.
Strinse il viso di Manuel al petto, affondando le dita nei suoi capelli neri e folti, accarezzandogli nuca e spalle; l'altra, protesa indietro seguiva il capo di Sante che le baciava il collo; sentiva le loro su di sé, la eccitavano quei tocchi sulla pelle, quei palmi sui fianchi, quelle dita sulla sua intimità.
Sante premette il suo petto contro la schiena di lei, ne assorbì il brivido quando le poggiò l’erezione nel solco dei glutei.
Sospirò quando Laura spinse il proprio sedere contro il suo cazzo mugolando;ed origlió le sconcezze che lei sussurrava nelle orecchie a Manuel senza udirle, ma che potè intuire, nel vedere l'amico succhiare avido ed improvviso i capezzoli della donna.
La mano di lei lasciò le spalle ispaniche, muscolose e sudate, scendendo sui glutei, li strinse e, di riflesso, le loro pelvi si unirono con una spinta l'uno contro l'altra. Sotto il monte di venere ed i peletti chiari, lì dove la carne di lei s’incurva fra le cosce, il toro castigliano riempì vuoti che aspettavano solo di esser colmati.
Era evidente che sarebbe stata Laura a condurre il gioco perverso, anche se, pregna di desiderio, poteva sembrare che avesse perso il controllo. Si sfilò dalla presa delle loro mani e, chinandosi sulle ginocchia, si ritrovò il viso all’altezza del pube dell'uomo; scoprì l'intimita celata e l'asta dura scattò a sfiorarle le labbra; il castigliano lanciò un sospiro al soffitto di legno e le accarezzò il viso e gemette ancora.
Sante allargò leggermente le gambe sfiorandole i fianchi e spinse il suo cazzo sulla spalla di lei, che lo avvolse delicata con una mano iniziando a masturbarlo. L'altra regalò stimoli e sensazioni ai testicoli di Manuel mentre, famelica, leccava e succhiava quel glande rosso e caldo, lasciandosi penetrare la bocca fino a soffocare.
Le sue eleganti mani li afferrarono entrambi, dalle dimensioni e geometrie diverse, ma pervasi dallo stesso desiderio. Si voltò leggermente ed anche il cazzo di Sante fu turgido alla sua mercé. Donò un primo sesso orale all'amato, che strozzò in gola parole d'amore, poi tornò all'altro e di nuovo, ed ancora... Succhiava e leccava uno, l'altro, entrambi li affondava in sé, la brama di Laura era incontenibile, con la sua saliva che si mischiava al sapore delle loro carni.
Manuel era quasi immobile con le mani sui propri fianchi ed il bacino proteso in avanti, Sante con le proprie sul capo di lei stabiliva un potere ed un possesso.
Gli sguardi dei due uomini lasciavano la vista lussuriosa di ciò che lei stava loro donando, solo per guardarsi fugacemente; imbarazzati, forse, eccitati di certo, desiderosi di scorgere nell’altro se tutto quello che stava accadendo fosse reale.
Laura si sentiva sempre più umida tra le cosce con una voglia di essere violata che la stava incendiando. Vide il potere che avevano sui due uomini le sue sapienti mani, sollevando di tanto in tanto gli occhi per piantarli su di loro e farsi guardare, preda di tanta foga erotica, cacciatrice dei loro sessi, sempre più vicini all'apice dei loro orgasmi.
Poi intimò loro: “Cosa cazzo aspettate? Devo fare tutto io?”
AVETE ASCOLTATO:
OPERAZIONE MINCEMEAT, STORIA DI UN INGANNO
Episodio 4: SUOR LAURA E I SUOI DUE AMANTI
Si ringrazia Flying Kitty per la consulenza in lingua spagnola.
CONCORSO A PREMI PER NERD E CINEFILI: TROVA LA CITAZIONE NASCOSTA.
Il primo gentile lettore ad indicare nei commenti il noto personaggio cinematografico che pronuncia una frase qui attribuita alla partigiana Laura D’Oriano, vincerà un premio…che deve essere ancora stabilito ad insindacabile giudizio degli autori.
Degli stessi autori:
- Mal d'Africa: Laura e Said
- Il collasso della funzione donna
- Una notte a Madrid: matematica
- Operazione Mincemeat ep.1 : Sconosciuti
- Operazione Mincemeat ep.2 : Il sapore dello sconosciuto
- Operazione Mincemeat ep.3 : Corpi nella notte
- Margherita: la Madama e la Leonessa
Per arretrati e ristampe scrivere a:
pollini_viaggi@virgilio.it
RACCONTO CON CONCORSO A PREMI PER NERD E CINEFILI. REGOLAMENTO IN CALCE.
L'alba sulla costa occidentale spagnola arriva dopo, molto dopo, a quella sulla Trinacria, specie ragusana.
Dispacci da Gela, su sospetti di imminente sbarco, venivano spediti quasi ogni giorno a Roma, ma la certezza teutonica sminuiva le ansie dell'alleato. Essa era convinta della veridicità dei piani trovati addosso al maggiore Martin, arrivati dalla Spagna insieme ad una realistica lettera dell'amata Pam, in virtù di quelli andava ad ammassare truppe in Grecia.
L'operazione di depistaggio era riuscita alla perfezione.
"Pablo, Pablo, vi cercano... Sono amici"
"Badessa, ma come..."
"No te preocupe, ho avvertito io; sono maquisard, tranquilo"
"Voi avete rischiato molto, ne siete consapevole, sì?"
"Vayanse, voi e la vostra esposa, vi porterà lui al sicuro"
“Hermana, ella No es mi esposa…”
“¡Madre de Dios! como si no entendiera…”
Appena fuori il convento un camioncino, mezzo scassato e carico di verdure, aspettava col motore acceso ed i fari spenti, Sante si affacciò al portone e lanciò una voce:
“¿Quién está ahí?”
"Girón"
"Girón… ¿Manuel?"
"¡Abadesa traviesa! Pablo ¡hermano mío!"
"¡Hola Manuel! ¿Hablaste con Miguel, hermano?”
"Sí, todo bien, pasaron los Nazi y le hemos tomado el pelo"
"¡Jajaja… pequeño hijo de puta!"
"Tu amiga no habla español, ¿o me equivoco?"
"No, no habla, Manuel"
"Señorita, y soy amigo, como se dice..."
“Laura -intervenne Sante- lui è un capo degli antifranchisti in Léon, per Franco è già morto almeno due volte!”
"¡Jajaja… seguro!"
“Sei in forma -rise Laura- bello sano, come morto, ahaha!!”
"Querida ¡este es el mejor toro de Galicia a Cataluña!"
“Sante -esclamò lei con gli occhi già dolci- si capisce bene l'amico tuo. ¿Vamos, hombres?”
Decisero che, per non destare sospetti, Laura si sarebbe dovuta travestire da “hermana de la Cruz”, chiedendo rispettosamente in prestito uno degli abiti delle suore conventuali che li avevano ospitati.
Quando Sante la vide riemergere dalla celletta, con il soggolo candido ad incorniciarle il viso, ebbe un tuffo al cuore, ma una reazione meno nobile in altre parti; nonostante fosse nascosta nell’ampia tonaca nera che ne mortificava le curve.
Non sapeva neanche lui esattamente spiegare la ragione di tale effetto, però gli occhi languidi di Laura, che lo fissavano da sotto il manto, lo stregavano con proibite suggestioni che sarebbe stato più consono portare quanto prima fuori da quel luogo santo.
I tre salirono sul camioncino, Laura e Sante sul cassone, insieme a zucche e cavoli, poi partirono verso Siviglia.
Felipe, quello che stava guidando, rimase imbambolato a guardare dallo specchietto nel cassone. Non conosceva Sante né tantomeno Laura, ma ebbe come un moto di gelosia nei suoi confronti vedendo che lui la baciava (scena peraltro singolare, considerando l’abito indossato dalla donna); sterzò e controsterzò almeno quattro volte, quasi a ribaltare il mezzo. Manuel, divertito, mise una mano sullo sterzo e raddrizzò il mezzo. Entrambi si voltarono e videro Sante dolersi coperto di verdure
“Amigo -disse Felipe- una pregunta: ¿entre ustedes dos?"
"Amigo -rispose Laura con un respiro lungo- penso di capire: sì, c'è qualcosa, ma... Ora guida"
"Estas bien..." Si voltò e, sottovoce, disse “el tiene suerte…”
A quel punto, valutarono che sarebbe stato più opportuno che Laura sedesse vicino al guidatore, nel caso in cui fossero stati oggetto di un controllo, così Felipe si trovò una gamba di Laura talmente vicina alla sua da percepirne il calore. Manuel, stretto fra lei e lo sportello, gettò il braccio fuori e si aggrappò alla canalina sopra il finestrino con una mano; l’altra fu rapidamente rapita da quella di Laura che se la schiacciò sulla coscia. Manuel sospirò e la guardò un istante, sorridendo.
Lungo la strada furono fermati più di una volta, sia dai tedeschi che dai gendarmi. Tuttavia, l’irresistibile combinazione della bellezza della ragazza e del suo casto apparire furono un viatico più efficace di ogni prova di forza.
Alla richiesta del soldatino di turno di identificarsi, le bastava rispondere con tono serafico: “Non c’è bisogno che controlli i suoi documenti, questi non sono i partigiani che state cercando.”
La sua voce soave ed il movimento suadente delle labbra morbide, con lo sguardo che lasciava immaginare indicibili trasgressioni sotto quel velo, erano sufficienti a fare sì che al camioncino venisse concesso di proseguire il percorso senza ulteriori indugi.
Arrivarono al convento che era mattina inoltrata.
I sensi eccitati dal pericolo, l’adrenalina che si rifiutava di lasciar quelle membra, l’euforia dello scampato pericolo, l'ironia scomposta per i nazisti beffati, gli sguardi d’improvviso non più solo amichevoli: queste tutte le emozioni e reazioni che affollavano le quattro anime nel fiat 514van, mezzo sbertucciato e con il tappo radiatore legato con il fil di ferro, nonostante fossero usi a ben più rischiose situazioni.
Le sorelle di Siviglia furono tanto ospitali quanto quelle di Huelva e, mentre gli altri tre riparavano in convento, Felipe fece loro dono di alcune casse di ortaggi che portò fino alle cucine dove stavano già preparando.
L’odore di zuppa ricca di aromi permeava l'aria e Felipe faticò a rifiutare, ma il lavoro l’attendeva, così tornò al van e ripartì per le sue consegne. Lo trovarono i gendarmi all'imbrunire mentre, rubicondo, provava a mettere in moto senza riuscirci, così lo portarono in caserma per la notte.
Al sicuro delle mura consacrate, i tre organizzarono un’azione di guerriglia nelle zone di Gibilterra come diversivo per poi colpire, su richiesta Sovietica, il capo polacco Sikorsky; previsto di passaggio proprio in quei giorni.
Convennero di mandare un ordine cifrato in inchiostro di limone ai guerriglieri sulla sierra Bermeja affinché si armassero, anche saccheggiando Marbella, per l'attacco che avrebbero scatenato, il primo di luglio e contro un presunto convoglio franchista, poco a sud di Torreguadiaro. Da ciò, Manuel, sarebbe stato accolto a Gibilterra come un inaspettato difensore così da fare entrare anche due guastatori per la vera missione.
Laura dette prova di abile cifrista e scrisse le parole del comando suggerite da Sante, sotto lo sguardo compiacente del comandante, che si lasciò andare a lodi ed apprezzamenti.
“Suor Laura -rise lo spagnolo- lo porterete voi…”
“Direi di no, amigo” gli rispose guardando dal basso verso l'alto
“Stavo scherzando, bella, ho un messo adatto per la costa del Sol e…” dicendo, le regalò un buffetto sulla pumta del naso
“Non per disturbarvi, eh… -s’inserì Sante- ma avete anche voi una botta di fame da morire?”
“Beh, fratello… in realtà… avrei più una certo languorino…” rispose sibillino l'amico
“A me, più che altro, fa caldo e sento soffocare sotto questo vestito!” si lamentò Laura, cercando di sfilarsi il soggolo e liberarsi del manto nero che le nascondeva i lunghi capelli castani
“no, aspetta… quando mi ricapita l’occasione di baciare una sorella come te? Concedimelo un’ultima volta…” interruppe Sante chinandosi sull’amata.
Manuel osservò quelle labbra unirsi, restando in silenzio, ma non gli sfuggì lo sguardo che gli lanciò Laura ed il tocco delle dita di lei sulla sua mano appoggiata sul tavolo.
“Non pensi che il nostro coraggioso amico meriti un ringraziamento? In fondo non è obbligato a correre tutti questi rischi per noi”
Sante si voltò e, fra il dubbioso ed il sorpreso, abbandonò l’abbraccio di Laura per stringere l’amico.
“Nuestro valiente hermano… ¿Cómo puedo agradecerte lo que has hecho por nosotros?”
La domanda galleggiò nell’aria, rimanendo senza eco alcuni istanti dilatati, poi esitante rispose: “Ma io… veramente…”
Laura si alzò dallo sgabello e fece un passo verso i due uomini. Lentamente e seducente, baciò a fil di labbra Sante ed accarezzò con una mano il volto marcatamente ispanico dell'altro, poi lo baciò; esaudendo in lui quel desiderio latente dalla mattina.
Lei si staccò e, dando loro le spalle, chiese d’essere aiutata a togliersi quella tunica troppo ingombrante. Colsero l’occasione e, nell'intimità della piccola stanza oltre il refettorio, slacciarono dapprima il cingolo che cadde a terra inerme, poi le sfilaro la veste come fosse un maglione troppo cresciuto; scoprendo così il floreale del lino che esaltava tutta la femminilità ipnotica di Laura.
L’eccitazione dei sensi ebbe il sopravvento, il castigliano la prese per i fianchi e la voltò violentemente verso di sé, affondò la faccia su quel petto invitante e strappò due bottoni del corpetto con i denti, avido della carne calda che conteneva.
L’italiano baciò la nuca ed i capelli del suo desiderio, le sollevò la gonna in una lenta danza armonica delle dita, mentre sentiva il cazzo indurirsi sempre più ad ogni centimetro scoperto di quelle gambe lisce.
Lei si abbandonò al piacere di quelle mani sul suo corpo, di quelle labbra sulla sua pelle provata dalla canicola e arsa dalle voglie più perverse, ai graffi ed i morsi dei due amanti affamati di lei.
Strinse il viso di Manuel al petto, affondando le dita nei suoi capelli neri e folti, accarezzandogli nuca e spalle; l'altra, protesa indietro seguiva il capo di Sante che le baciava il collo; sentiva le loro su di sé, la eccitavano quei tocchi sulla pelle, quei palmi sui fianchi, quelle dita sulla sua intimità.
Sante premette il suo petto contro la schiena di lei, ne assorbì il brivido quando le poggiò l’erezione nel solco dei glutei.
Sospirò quando Laura spinse il proprio sedere contro il suo cazzo mugolando;ed origlió le sconcezze che lei sussurrava nelle orecchie a Manuel senza udirle, ma che potè intuire, nel vedere l'amico succhiare avido ed improvviso i capezzoli della donna.
La mano di lei lasciò le spalle ispaniche, muscolose e sudate, scendendo sui glutei, li strinse e, di riflesso, le loro pelvi si unirono con una spinta l'uno contro l'altra. Sotto il monte di venere ed i peletti chiari, lì dove la carne di lei s’incurva fra le cosce, il toro castigliano riempì vuoti che aspettavano solo di esser colmati.
Era evidente che sarebbe stata Laura a condurre il gioco perverso, anche se, pregna di desiderio, poteva sembrare che avesse perso il controllo. Si sfilò dalla presa delle loro mani e, chinandosi sulle ginocchia, si ritrovò il viso all’altezza del pube dell'uomo; scoprì l'intimita celata e l'asta dura scattò a sfiorarle le labbra; il castigliano lanciò un sospiro al soffitto di legno e le accarezzò il viso e gemette ancora.
Sante allargò leggermente le gambe sfiorandole i fianchi e spinse il suo cazzo sulla spalla di lei, che lo avvolse delicata con una mano iniziando a masturbarlo. L'altra regalò stimoli e sensazioni ai testicoli di Manuel mentre, famelica, leccava e succhiava quel glande rosso e caldo, lasciandosi penetrare la bocca fino a soffocare.
Le sue eleganti mani li afferrarono entrambi, dalle dimensioni e geometrie diverse, ma pervasi dallo stesso desiderio. Si voltò leggermente ed anche il cazzo di Sante fu turgido alla sua mercé. Donò un primo sesso orale all'amato, che strozzò in gola parole d'amore, poi tornò all'altro e di nuovo, ed ancora... Succhiava e leccava uno, l'altro, entrambi li affondava in sé, la brama di Laura era incontenibile, con la sua saliva che si mischiava al sapore delle loro carni.
Manuel era quasi immobile con le mani sui propri fianchi ed il bacino proteso in avanti, Sante con le proprie sul capo di lei stabiliva un potere ed un possesso.
Gli sguardi dei due uomini lasciavano la vista lussuriosa di ciò che lei stava loro donando, solo per guardarsi fugacemente; imbarazzati, forse, eccitati di certo, desiderosi di scorgere nell’altro se tutto quello che stava accadendo fosse reale.
Laura si sentiva sempre più umida tra le cosce con una voglia di essere violata che la stava incendiando. Vide il potere che avevano sui due uomini le sue sapienti mani, sollevando di tanto in tanto gli occhi per piantarli su di loro e farsi guardare, preda di tanta foga erotica, cacciatrice dei loro sessi, sempre più vicini all'apice dei loro orgasmi.
Poi intimò loro: “Cosa cazzo aspettate? Devo fare tutto io?”
AVETE ASCOLTATO:
OPERAZIONE MINCEMEAT, STORIA DI UN INGANNO
Episodio 4: SUOR LAURA E I SUOI DUE AMANTI
Si ringrazia Flying Kitty per la consulenza in lingua spagnola.
CONCORSO A PREMI PER NERD E CINEFILI: TROVA LA CITAZIONE NASCOSTA.
Il primo gentile lettore ad indicare nei commenti il noto personaggio cinematografico che pronuncia una frase qui attribuita alla partigiana Laura D’Oriano, vincerà un premio…che deve essere ancora stabilito ad insindacabile giudizio degli autori.
Degli stessi autori:
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- Il collasso della funzione donna
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- Operazione Mincemeat ep.2 : Il sapore dello sconosciuto
- Operazione Mincemeat ep.3 : Corpi nella notte
- Margherita: la Madama e la Leonessa
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