Diritto d'Autrice

di
genere
masturbazione

Capì che quel pensiero non l’avrebbe abbandonata quando, asciugandosi dopo aver fatto pipì, sentì quella lieve scossa per la carezza della carta igienica sulla propria intimità, e la percezione di un’umidità che proveniva da un punto più profondo.

Quel pensiero le si era piantato in testa fin dall’ascensore, rientrando a casa, leggendo sul cellulare i commenti lasciati in calce al suo racconto.
Immagini di occhi che scorrono le righe scritte da lei, mentre la chiave gira nella toppa ed apre la porta di casa.
Suggestioni di desideri altrui difficili da controllare, mentre lascia la spesa sul tavolo della cucina, dirigendosi in bagno per lavarsi le mani.
Echi di frenesie che cercano solo di essere soddisfatte nel leggere le sconce descrizioni con cui lei stessa aveva impreziosito il racconto, mentre tira su la gonna, lascia scivolare le mutandine alle caviglie e si siede sul water per fare quella pipì da troppo tempo trattenuta.

Capì che quel pensiero non l’avrebbe abbandonata.
Ma chi altro doveva biasimare, nel momento in cui, in fondo, quei commenti erano ciò che lei stessa aveva sperato?
Le mutandine tornarono a fasciare l’intimità dolente, la gonna sfilata e lasciata cadere a terra, scalza tornò in cucina e si versò del vino.
Poi, cellulare in una mano e bicchiere nell’altra, gli occhi sullo schermo, il pollice che scorre la pagina verso il basso, guadagnò il proprio posto sulla poltrona, abbandonando una gamba su un bracciolo
Un sorso, e poggiò il bicchiere per terra, per avere le dita finalmente libere.

Quelle dita che scorsero lungo l’elastico degli slip per andare a cercare il solco un po’ umido, mentre gli occhi scorrevano i complimenti di lettori in calce al suo racconto.

Ormai riconosceva i nomi tra i commenti, di qualcuno riusciva ad immaginare il carattere, di altri tendeva a fidarsi di meno nonostante l’apparente cortesia. Ma il loro desiderio che intravedeva in filigrana veniva a scaldarle qualcosa lì in basso, il bacino che ondeggia lentamente mentre, palmo della mano appoggiato sul monte di venere, il suo dito medio si muove lungo la carne più esposta.
Dal punto più cedevole e umido vicino all’ano, scorrendo su fino a raggiungere le pieghe che custodiscono il clitoride.

Tra i vari commenti maschili, le tocca ammettere che le parole di qualcuna delle lettrici le davano un piacere particolare, sebbene condito sempre dal dubbio che quei profili femminili nascondessero identità maschili in realtà.
Ma in quel momento, pensare che fossero invece donne reali, nelle proprie case, affascinate dai suoi racconti, che magari si concedevano esattamente la stessa cosa che si stava concedendo lei in quel momento, era in fondo una concessione alla fantasia che aveva tutti i diritti di permettersi.

Ed un brivido la colse quando il polpastrello trovò finalmente quella perla di carne.
Per un po’ restò lì, dedicandosi movimenti lenti, alternati e delicati attorno al clitoride, sentendo l’onda di umidità crescere nel fondo della propria vulva.
Chiuse gli occhi, lasciò il cellulare, una mano che scorre sotto la maglietta a cercare il proprio seno.
E, dietro l’oscurità delle proprie palpebre, la spinta del desiderio lontano di uomini che la leggono, che le immaginano, che la desiderano per le parole e le fantasie abbandonate su quel sito.
Mani che si dedicano ai propri membri, alle proprie masturbazioni, stregati dalla sua scrittura.

Qualcuno più lento, delicato, attento.
Altri maleducati, sporchi e volgari.

E la propria masturbazione prende il loro ritmo, l’andamento del piacere di persone lontane, e le sue dita si stringono attorno al capezzolo.
Due dita tornano a scivolare nella vagina, cercando quel punto lì davanti, quel cuscinetto di carne morbida nascosta nel fondo del proprio ventre, mentre il clitoride preme sul palmo della propria mano.
Il bacino che si lascia andare a movimenti sempre più ritmati, un lieve velo di sudore ad imperlarle la fronte, il gusto del vino sulla lingua.
Il senso di umidiccio dal profondo della sua fica parla della necessità di lasciarsi andare totalmente, un diritto che non c’è motivo di negarsi, al termine dell’ennesima giornata di lavoro, in mezzo a persone che non immaginano quello che lei scrive.

Perché lei è altro dal proprio lavoro.

E quel ditalino ora se lo merita proprio, cazzo.
I polpastrelli tornano sul clitoride, per le ultime vibrazioni, per le ultime carezze, i muscoli addominali sempre più contratti sotto la carne morbida.

Le manca poco.
Le manca così poco…

Più tardi, a cena, in mezzo a persone familiari, le consuete compagnie, si troverà nuovamente con la testa affollata di immagini difficili da controllare.
Passerà in rassegna gli sguardi altrui su di sé, senza cogliere le parole che le vengono rivolte.
Si chiederà imbarazzata se la masturbazione di quella sera le si legga in viso, in qualche maniera.
Si domanderà se quelle amicizie immaginano cosa scrive, che mondi sa raccontare, che commenti riceve, che fantasie sa scatenare.

Si domanderà se qualcuno tra loro, magari, non l’abbia letta, inconsapevole.
O qualcuna.

Magari ringraziandola di una masturbazione serale per svuotare la testa dalle fatiche della settimana.
Senza sapere che era proprio lei.
scritto il
2024-09-27
1 . 8 K
visite
1 8
voti
valutazione
5.9
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.