Il mio primo fidanzatino (seconda parte)
di
Beast
genere
zoofilia
Mentre Blek infoiatissimo leccava avidamente la mia mano sinistra, godendo dell’odore e del sapore dei miei umori vaginali, come solo un cane può fare, attraverso le sbarre della recinzione che divideva i nostri due giardini, la mia mano destra cominciò ad accarezzarlo languidamente.
Dalla schiena scesi verso la pancia, e gli feci dei grattini passandogli le dita nel folto pelo.
Bleck era sempre più eccitato e ogni tanto gli partivano una serie di spinte come a mimare la monta.
Anche io ero eccitatissima, ero assolutamente consapevole di stare facendo una cosa così proibita che le mie gambe tremavano per il senso di colpa ma soprattutto per la paura di essere scoperta dai miei genitori o da qualche vicino.
Mi feci coraggio e spostai la mano verso il suo pene, mi sembrò che il cuore si fermasse quando lo toccai per la prima volta.
Lo accarezzai delicatamente, quasi solo sfiorandolo, mentre era ancora dentro la guaina protettiva di pelliccia, arrivai alla base e potei chiaramente sentire uno strano rigonfiamento, come un grosso grumo di carne dura e nodosa, saranno le palle, mi dissi, ma passando ancora oltre nella mia esplorazione mi resi conto che non poteva essere così, infatti le palle erano al loro posto, e che palle! Grosse come due mandarini, morbide ma gonfie, parzialmente pelose e parzialmente lisce e vellutate.
Mmmmm era veramente eccitante accarezzarle e stringerle delicatamente tra le dita.
Il massaggio dovette piacere al mio amico perché si accostò ancora di più alla recinzione che ci separava, come per permettermi di accarezzarlo più agevolmente.
Gli strinsi ancora una volta quelle splendide palle e tornai ad accarezzargli il pene, con la mano cominciai ad andare avanti e indietro e finalmente la punta rossa e fremente fece capolino dall’astuccio di pelo.
Dei piccoli getti di liquido caldo e quasi trasparente mi bagnarono la mano, non poteva essere sperma e nemmeno urina, pensai.
Avvicinai le dita alla bocca e annusai, aveva un odore pungente, ma non sgradevole, tirai fuori la punta della lingua per sentirne il sapore... era salato e un poco acido.
Riattraversai la recinzione con la mano e ripresi i miei movimenti attorno al suo pene, che nel frattempo era rientrato nella guaina.
Ora gli stavo facendo una vera e propria sega e mi resi conto che mentre la punta del suo uccello aveva fatto di nuovo capolino, il pene si stava notevolmente ingrossando e che anche quel grosso nodo di carne stava aumentando di dimensioni e si stava spostando in avanti.
In poco il pene fuoriuscì completamente e potei vederlo per intero.
Dio che sberla, era veramente grosso, altro che quello di Raffaele, era gonfio e vibrante, rosso acceso e cosparso di sottili venette blu.
Verso la punta si stringeva leggermente per poi allargarsi di nuovo in una strana forma, mai vista.
Gli schizzi di quello che ormai pensavo fosse una specie di vischioso lubrificante erano sempre più abbondanti.
Ma anche la mia patata non scherzava in quanto a lubrificarsi, ormai il mio pigiama era completamente fradicio, almeno in quella zona.
Feci la conchetta con la mano, raccolsi tre o quattro dei suoi schizzi, ritirai la mano al di qua della recinzione e me la sfregai sul sesso, mischiando i miei umori con i suoi, mi portai le mani alla bocca e succhiai avidamente il prodotto di questo assurdo miscuglio.
Ero così eccitata che senza avere il tempo di fermarmi venni.
Un orgasmo breve e intenso che mi lasciò con le gambe molli e tremanti.
Bleck intanto sbavava e uggiolava come un pazzo, temendo che non mi occupassi più di lui.
Con terrore vidi che la luce della veranda dei miei vicini si accese e Giorgio, il padrone di Bleck uscì chiamandolo e intimandogli di stare zitto per non svegliare tutto il vicinato.
Velocemente mi rifugiai in casa.
Mi spiaceva che il mio amico non fosse venuto, ma pensai che mi sarei fatta perdonare presto, molto presto... (continua)
Dalla schiena scesi verso la pancia, e gli feci dei grattini passandogli le dita nel folto pelo.
Bleck era sempre più eccitato e ogni tanto gli partivano una serie di spinte come a mimare la monta.
Anche io ero eccitatissima, ero assolutamente consapevole di stare facendo una cosa così proibita che le mie gambe tremavano per il senso di colpa ma soprattutto per la paura di essere scoperta dai miei genitori o da qualche vicino.
Mi feci coraggio e spostai la mano verso il suo pene, mi sembrò che il cuore si fermasse quando lo toccai per la prima volta.
Lo accarezzai delicatamente, quasi solo sfiorandolo, mentre era ancora dentro la guaina protettiva di pelliccia, arrivai alla base e potei chiaramente sentire uno strano rigonfiamento, come un grosso grumo di carne dura e nodosa, saranno le palle, mi dissi, ma passando ancora oltre nella mia esplorazione mi resi conto che non poteva essere così, infatti le palle erano al loro posto, e che palle! Grosse come due mandarini, morbide ma gonfie, parzialmente pelose e parzialmente lisce e vellutate.
Mmmmm era veramente eccitante accarezzarle e stringerle delicatamente tra le dita.
Il massaggio dovette piacere al mio amico perché si accostò ancora di più alla recinzione che ci separava, come per permettermi di accarezzarlo più agevolmente.
Gli strinsi ancora una volta quelle splendide palle e tornai ad accarezzargli il pene, con la mano cominciai ad andare avanti e indietro e finalmente la punta rossa e fremente fece capolino dall’astuccio di pelo.
Dei piccoli getti di liquido caldo e quasi trasparente mi bagnarono la mano, non poteva essere sperma e nemmeno urina, pensai.
Avvicinai le dita alla bocca e annusai, aveva un odore pungente, ma non sgradevole, tirai fuori la punta della lingua per sentirne il sapore... era salato e un poco acido.
Riattraversai la recinzione con la mano e ripresi i miei movimenti attorno al suo pene, che nel frattempo era rientrato nella guaina.
Ora gli stavo facendo una vera e propria sega e mi resi conto che mentre la punta del suo uccello aveva fatto di nuovo capolino, il pene si stava notevolmente ingrossando e che anche quel grosso nodo di carne stava aumentando di dimensioni e si stava spostando in avanti.
In poco il pene fuoriuscì completamente e potei vederlo per intero.
Dio che sberla, era veramente grosso, altro che quello di Raffaele, era gonfio e vibrante, rosso acceso e cosparso di sottili venette blu.
Verso la punta si stringeva leggermente per poi allargarsi di nuovo in una strana forma, mai vista.
Gli schizzi di quello che ormai pensavo fosse una specie di vischioso lubrificante erano sempre più abbondanti.
Ma anche la mia patata non scherzava in quanto a lubrificarsi, ormai il mio pigiama era completamente fradicio, almeno in quella zona.
Feci la conchetta con la mano, raccolsi tre o quattro dei suoi schizzi, ritirai la mano al di qua della recinzione e me la sfregai sul sesso, mischiando i miei umori con i suoi, mi portai le mani alla bocca e succhiai avidamente il prodotto di questo assurdo miscuglio.
Ero così eccitata che senza avere il tempo di fermarmi venni.
Un orgasmo breve e intenso che mi lasciò con le gambe molli e tremanti.
Bleck intanto sbavava e uggiolava come un pazzo, temendo che non mi occupassi più di lui.
Con terrore vidi che la luce della veranda dei miei vicini si accese e Giorgio, il padrone di Bleck uscì chiamandolo e intimandogli di stare zitto per non svegliare tutto il vicinato.
Velocemente mi rifugiai in casa.
Mi spiaceva che il mio amico non fosse venuto, ma pensai che mi sarei fatta perdonare presto, molto presto... (continua)
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