La Manager e il suo Giovane Padrone - capitolo 2
di
koss99
genere
dominazione
Tre mesi prima.
Valeria era una schiava magnifica, una venticinquenne con un fisico portentoso, alta, bella, castana e piena di curve. Il viso era di un ovale perfetto, gli occhi verdi, il sorriso disarmante. Il corpo, stupendo, di Valeria, era inanellato. Era il frutto di un’esperienza precedente, breve, estrema ed intensa. La ragazza aveva due anellini ai capezzoli e tre per parte sulle grandi labbra della fica. Valeria era stupenda, una gioia per il suo Padrone e per chiunque avesse mai avuto la fortuna ed il piacere di incontrarla. E non era solo bella era anche piena di talenti, si era laureata con lode e aveva avviato una sua attività già abbastanza redditizia e molto promettente.
Il suo Padrone, Giulio, di qualche anno più giovane, appena laureato ed al suo primo giorno di lavoro era affascinante. Alto anche lui, moro, il fisico snello e dinoccolato, falsamente magro, i fianchi stretti, le spalle larghe ed un petto largo e forte. Non se la tirava però, anzi, tutto sommato, era timido e comunque non appariva arrogante, ma non bisognava farsi ingannare dalle apparenze, stava maturando e diventava ogni giorno più sicuro e deciso. Se non era arrogante e se non se la tirava era determinato. A questo aveva contribuito la relazione che aveva con Valeria. La schiava era stata attratta da quel giovane bello e timido, però ci aveva intravisto l’uomo che da lì a breve sarebbe diventato.
Qualche tempo prima lui cercava una schiava, aveva avuto qualche esperienza, ma non erano state molto soddisfacenti, quando aveva incontrato in chat Valeria non aveva nascosto la sua inesperienza e la ragazza, a dispetto del ragionamento, aveva deciso di provare. Rischiava di essere un rapporto impari, con la schiava che diceva al Padrone come comportarsi, ma anche se qualche consiglio glielo dovette dare la cosa funzionò quasi da subito, Giulio imparava rapidamente, era un talento naturale e il suo carattere si formava velocemente. Un altro problema era che lui ancora studiava e lei già guadagnava, ma l’attrazione reciproca fu più forte di queste quisquiglie.
Il primo giorno di lavoro di Giulio fu intenso, ma tranquillo, fino a che non incontrò la sua capa di persona personalmente per dirla come Catarella.
Il ragazzo immaginava che i problemi sarebbero arrivati più in là. La mattina partecipò ad una riunione di tutta la sua direzione, c’erano una cinquantina di persone divisi in tre reparti ed i reparti erano a loro volta divisi in uffici. L’azienda era una piccola multinazionale ed il compito di quella direzione era quello di seguire tutti i partner e gli agenti sparsi per il mondo che avevano il compito di assistere i clienti. La Direzione Supporto Clienti era diretta dalla dottoressa Maria Salini.
Alla riunione aveva parlato solo la direttrice. La dottoressa Salini era una donna minuta, magra ed alta centosettanta centimetri, Maria, si chiamava così, era una moretta timida e schiva, ma con un carattere duro e perseverante. Era una quarantenne che si poteva definire acida o quantomeno disillusa. All’università aveva avuto una grande delusione d’amore che l’aveva lasciata tramortita e depressa, sull’orlo di una crisi esistenziale. Da quel momento decise che l’amore non faceva per lei, troppa sofferenza, si richiuse in sé e si dedico solo al lavoro ed alla carriera. Non si sposò, non aveva amici, solo colleghi, fece una vita ritirata accumulando soldi che non sapeva bene come spendere se non in una bella casa ed in viaggi. Fece carriera, ma era diventata asessuata e scialba. Vestiva in modo antiquato, poco trucco e curava poco il suo aspetto. Grandi occhiali professorali le davano un’aria seria ed inavvicinabile. Statemi lontano sembrava dire ogni parte del suo corpo. Eppure non era proprio brutta, con un po’ di immaginazione e spogliandola con gli occhi, levandole quel severo tailleur grigio topo e quella camicetta inamidata si poteva intravedere un seno piccolo, ma ben fatto, due gambe snelle e tornite, un culetto niente male ed un viso, incorniciato da un caschetto di capelli nerissimi, affilato, ma piacevole, almeno quelle rare volte che sorrideva. Neanche la bocca era male e se ci avesse messo un po’ di colore sarebbe diventata attraente. Levandole gli occhiali si sarebbero visti due occhi spersi da miope, ma intelligenti, neri e, volendo guardarli attentamente, pieni di passioni represse.
Giulio dipendeva direttamente da lei solo perché era nel suo staff, altrimenti, come neolaureato, si sarebbe trovato tre livelli sotto. Lo staff della dottoressa Salini era composto da due ragazze sui trenta anni: Laura, una bionda magra ed alta e Rita, una castana di altezza normale e un po’ più tornita. Rita faceva anche da segreteria per la dottoressa Salini, ma era più che una segretaria. Entrambe belle, ma per Giulio niente di speciale soprattutto se paragonate con la sua schiava. Lì, il confronto non c’era.
La dottoressa Salini convocò il suo staff il pomeriggio e rapidamente fece le presentazioni del nuovo arrivato e redistribuì i compiti. Le due ragazze furono sollevate dal nuovo aiuto. La dottoressa Salini aveva fama di dura e pretendeva che le scadenze, anche le più improbabili si rispettassero. Giulio ne era ammirato, però già immaginava che non sarebbe stato facile lavorare con quella tipa. Si sbagliava, la dottoressa Salini era inflessibile, ma capiva le situazioni e sapeva anche aiutare, ma in quel momento il giovanotto che non era uno sbruffone e che sapeva valutare le cose si vide appioppare una serie di lavori che non era sicuro di essere in grado di fare in così breve tempo e senza nessuna esperienza, però, saggiamente, stette zitto, prima voleva capire.
– Se ha bisogno venga da me – concluse la dottoressa e li licenziò. Giulio ritornò alla sua scrivania ed iniziò a sgobbare, i suoi sentimenti verso la sua capa andavano dall’ammirazione alla tentazione di rigirarsela sulle gambe e sculacciarla fino a farla gridare. Per fortuna a casa l’aspettava Valeria. Solo a pensarla gli venne duro.
Valeria era in ginocchio, accosciata, le natiche elegantemente appoggiate ai talloni, indossava una casta vestaglia da camera e ai piedi delle civettuole pantofoline. Era bellissima, truccata leggermente e pettinata perfettamente. In silenzio aspettava che il suo Padrone parlasse.
- Il mio primo giorno di lavoro è stato un po’ stressante, ho una capa, una vecchia zitella scialba, ma valida professionalmente, che mi ha già caricato di lavoro come un mulo. -
- Quanto vecchia Padrone? Quanto scialba? Se ti va di confidare con me i tuoi problemi. -
Valeria dava al suo giovane Padrone del tu e a Giulio andava bene, sarebbe stato ridicolo che gli desse del lei visto che erano entrambi giovani e che lei era più esperta… in tutti i campi.
- Vieni qui schiava, sulle mie ginocchia. -
Felice Valeria si accoccolò sulle gambe del suo Padrone e si abbandonò sul suo ampio petto facendosi abbracciare e coccolare.
- Ha quaranta anni. Non è proprio brutta, ma si è lasciata andare, non si cura per niente, veste come una vecchia zitella qual è. -
- Più in là, quando avrai preso un po’ di confidenza invitala a casa per una cena. -
- Cosa hai in mente schiava? – Giulio si mise sul chi vive.
- La tua carriera Padrone, tu sei bravo ed affascinante. Perché la tua capa dovrebbe resisterti e non invece cedere al tuo fascino e agevolare la tua carriera? -
Giulio rise, - non smetterai mai di manipolare le persone, ci provi sempre. Ancora non mi è chiaro perché mi hai voluto come Padrone. Tutto sommato era solo uno studentello e tu eri e sei una schiava magnifica. -
Valeria nascose il sorriso che le affiorava tra le labbra nel petto del suo Padrone baciandolo e leccandolo.
- Non ti sottovalutare Padrone, è vero sei giovane, ma sei diventato un giovane sicuro. Eri già bello e gentile e lo sei ancora. E stai diventando un bravo Padrone, migliore di quelli che se la tirano a non finire. E poi sei molto affascinante. -
Giulio la fece scivolare sul tappeto e la baciò sulla gola, poi sulle labbra e poi…
Tempo dopo. - Ed il tuo lavoro come va? -
- Bene Padrone, giusto stamattina ho preso un bel contratto, il mio primo contratto preso senza l’aiuto di mio padre, prevedo per quest’anno di fatturare duecentomila euro. -
- Ohlalà, diventerai un buon partito. -
- Certo padrone, ma lo sono già. Ho questo bell’appartamentino di cui tu sei il padrone di tutto quello che c’è dentro. Mio padre ha fatto un sacco di soldi ed io ne farò più di lui. Ma per ora non voglio sposarmi, mi piace essere la tua schiava 24 su 24 e senza che ci siano altri nel mezzo. -
Giulio le fece aprire le gambe e ricominciò, non si sarebbe stancato mai della sua bella schiava.
Koss99@hotmail.it
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Valeria era una schiava magnifica, una venticinquenne con un fisico portentoso, alta, bella, castana e piena di curve. Il viso era di un ovale perfetto, gli occhi verdi, il sorriso disarmante. Il corpo, stupendo, di Valeria, era inanellato. Era il frutto di un’esperienza precedente, breve, estrema ed intensa. La ragazza aveva due anellini ai capezzoli e tre per parte sulle grandi labbra della fica. Valeria era stupenda, una gioia per il suo Padrone e per chiunque avesse mai avuto la fortuna ed il piacere di incontrarla. E non era solo bella era anche piena di talenti, si era laureata con lode e aveva avviato una sua attività già abbastanza redditizia e molto promettente.
Il suo Padrone, Giulio, di qualche anno più giovane, appena laureato ed al suo primo giorno di lavoro era affascinante. Alto anche lui, moro, il fisico snello e dinoccolato, falsamente magro, i fianchi stretti, le spalle larghe ed un petto largo e forte. Non se la tirava però, anzi, tutto sommato, era timido e comunque non appariva arrogante, ma non bisognava farsi ingannare dalle apparenze, stava maturando e diventava ogni giorno più sicuro e deciso. Se non era arrogante e se non se la tirava era determinato. A questo aveva contribuito la relazione che aveva con Valeria. La schiava era stata attratta da quel giovane bello e timido, però ci aveva intravisto l’uomo che da lì a breve sarebbe diventato.
Qualche tempo prima lui cercava una schiava, aveva avuto qualche esperienza, ma non erano state molto soddisfacenti, quando aveva incontrato in chat Valeria non aveva nascosto la sua inesperienza e la ragazza, a dispetto del ragionamento, aveva deciso di provare. Rischiava di essere un rapporto impari, con la schiava che diceva al Padrone come comportarsi, ma anche se qualche consiglio glielo dovette dare la cosa funzionò quasi da subito, Giulio imparava rapidamente, era un talento naturale e il suo carattere si formava velocemente. Un altro problema era che lui ancora studiava e lei già guadagnava, ma l’attrazione reciproca fu più forte di queste quisquiglie.
Il primo giorno di lavoro di Giulio fu intenso, ma tranquillo, fino a che non incontrò la sua capa di persona personalmente per dirla come Catarella.
Il ragazzo immaginava che i problemi sarebbero arrivati più in là. La mattina partecipò ad una riunione di tutta la sua direzione, c’erano una cinquantina di persone divisi in tre reparti ed i reparti erano a loro volta divisi in uffici. L’azienda era una piccola multinazionale ed il compito di quella direzione era quello di seguire tutti i partner e gli agenti sparsi per il mondo che avevano il compito di assistere i clienti. La Direzione Supporto Clienti era diretta dalla dottoressa Maria Salini.
Alla riunione aveva parlato solo la direttrice. La dottoressa Salini era una donna minuta, magra ed alta centosettanta centimetri, Maria, si chiamava così, era una moretta timida e schiva, ma con un carattere duro e perseverante. Era una quarantenne che si poteva definire acida o quantomeno disillusa. All’università aveva avuto una grande delusione d’amore che l’aveva lasciata tramortita e depressa, sull’orlo di una crisi esistenziale. Da quel momento decise che l’amore non faceva per lei, troppa sofferenza, si richiuse in sé e si dedico solo al lavoro ed alla carriera. Non si sposò, non aveva amici, solo colleghi, fece una vita ritirata accumulando soldi che non sapeva bene come spendere se non in una bella casa ed in viaggi. Fece carriera, ma era diventata asessuata e scialba. Vestiva in modo antiquato, poco trucco e curava poco il suo aspetto. Grandi occhiali professorali le davano un’aria seria ed inavvicinabile. Statemi lontano sembrava dire ogni parte del suo corpo. Eppure non era proprio brutta, con un po’ di immaginazione e spogliandola con gli occhi, levandole quel severo tailleur grigio topo e quella camicetta inamidata si poteva intravedere un seno piccolo, ma ben fatto, due gambe snelle e tornite, un culetto niente male ed un viso, incorniciato da un caschetto di capelli nerissimi, affilato, ma piacevole, almeno quelle rare volte che sorrideva. Neanche la bocca era male e se ci avesse messo un po’ di colore sarebbe diventata attraente. Levandole gli occhiali si sarebbero visti due occhi spersi da miope, ma intelligenti, neri e, volendo guardarli attentamente, pieni di passioni represse.
Giulio dipendeva direttamente da lei solo perché era nel suo staff, altrimenti, come neolaureato, si sarebbe trovato tre livelli sotto. Lo staff della dottoressa Salini era composto da due ragazze sui trenta anni: Laura, una bionda magra ed alta e Rita, una castana di altezza normale e un po’ più tornita. Rita faceva anche da segreteria per la dottoressa Salini, ma era più che una segretaria. Entrambe belle, ma per Giulio niente di speciale soprattutto se paragonate con la sua schiava. Lì, il confronto non c’era.
La dottoressa Salini convocò il suo staff il pomeriggio e rapidamente fece le presentazioni del nuovo arrivato e redistribuì i compiti. Le due ragazze furono sollevate dal nuovo aiuto. La dottoressa Salini aveva fama di dura e pretendeva che le scadenze, anche le più improbabili si rispettassero. Giulio ne era ammirato, però già immaginava che non sarebbe stato facile lavorare con quella tipa. Si sbagliava, la dottoressa Salini era inflessibile, ma capiva le situazioni e sapeva anche aiutare, ma in quel momento il giovanotto che non era uno sbruffone e che sapeva valutare le cose si vide appioppare una serie di lavori che non era sicuro di essere in grado di fare in così breve tempo e senza nessuna esperienza, però, saggiamente, stette zitto, prima voleva capire.
– Se ha bisogno venga da me – concluse la dottoressa e li licenziò. Giulio ritornò alla sua scrivania ed iniziò a sgobbare, i suoi sentimenti verso la sua capa andavano dall’ammirazione alla tentazione di rigirarsela sulle gambe e sculacciarla fino a farla gridare. Per fortuna a casa l’aspettava Valeria. Solo a pensarla gli venne duro.
Valeria era in ginocchio, accosciata, le natiche elegantemente appoggiate ai talloni, indossava una casta vestaglia da camera e ai piedi delle civettuole pantofoline. Era bellissima, truccata leggermente e pettinata perfettamente. In silenzio aspettava che il suo Padrone parlasse.
- Il mio primo giorno di lavoro è stato un po’ stressante, ho una capa, una vecchia zitella scialba, ma valida professionalmente, che mi ha già caricato di lavoro come un mulo. -
- Quanto vecchia Padrone? Quanto scialba? Se ti va di confidare con me i tuoi problemi. -
Valeria dava al suo giovane Padrone del tu e a Giulio andava bene, sarebbe stato ridicolo che gli desse del lei visto che erano entrambi giovani e che lei era più esperta… in tutti i campi.
- Vieni qui schiava, sulle mie ginocchia. -
Felice Valeria si accoccolò sulle gambe del suo Padrone e si abbandonò sul suo ampio petto facendosi abbracciare e coccolare.
- Ha quaranta anni. Non è proprio brutta, ma si è lasciata andare, non si cura per niente, veste come una vecchia zitella qual è. -
- Più in là, quando avrai preso un po’ di confidenza invitala a casa per una cena. -
- Cosa hai in mente schiava? – Giulio si mise sul chi vive.
- La tua carriera Padrone, tu sei bravo ed affascinante. Perché la tua capa dovrebbe resisterti e non invece cedere al tuo fascino e agevolare la tua carriera? -
Giulio rise, - non smetterai mai di manipolare le persone, ci provi sempre. Ancora non mi è chiaro perché mi hai voluto come Padrone. Tutto sommato era solo uno studentello e tu eri e sei una schiava magnifica. -
Valeria nascose il sorriso che le affiorava tra le labbra nel petto del suo Padrone baciandolo e leccandolo.
- Non ti sottovalutare Padrone, è vero sei giovane, ma sei diventato un giovane sicuro. Eri già bello e gentile e lo sei ancora. E stai diventando un bravo Padrone, migliore di quelli che se la tirano a non finire. E poi sei molto affascinante. -
Giulio la fece scivolare sul tappeto e la baciò sulla gola, poi sulle labbra e poi…
Tempo dopo. - Ed il tuo lavoro come va? -
- Bene Padrone, giusto stamattina ho preso un bel contratto, il mio primo contratto preso senza l’aiuto di mio padre, prevedo per quest’anno di fatturare duecentomila euro. -
- Ohlalà, diventerai un buon partito. -
- Certo padrone, ma lo sono già. Ho questo bell’appartamentino di cui tu sei il padrone di tutto quello che c’è dentro. Mio padre ha fatto un sacco di soldi ed io ne farò più di lui. Ma per ora non voglio sposarmi, mi piace essere la tua schiava 24 su 24 e senza che ci siano altri nel mezzo. -
Giulio le fece aprire le gambe e ricominciò, non si sarebbe stancato mai della sua bella schiava.
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