La ragazza di mio fratello - Appendice

di
genere
dominazione

Vi domandate giustamente se la storia che avete letto sia vera...

Mia moglie è in attesa del nostro secondo figlio. Il primo, nato qualche anno fà, porta il nome di una persona cara che è morta tragicamente.
Non si chiama Luca, e lei non si chiama Alessandra...
Diversi dettagli di quello che vi ho raccontanto non sono esatti, e certi episodi si sono svolti in maniera leggermente diversa.
Eppure credo di essere riuscito a cogliere la sua essenza, l'essenza di "Alessandra" e di quello che è successo fra noi.
Credo che la riconoscereste se la incontraste ed aveste modo di scambiare due chiacchiere.
Direste "Ecco questa è lei, quella bellissima stronza manipolatrice di quel racconto."
Non succederà, no temete, viviamo all'estero da anni...

Dopo la cena, dopo aver ripreso segretamente la mia prima volta con lei, la ebbi totalmente in pugno.
Mi sentivo tanto furbo per esserci riuscito, non capivo che era stata lei stessa a seminare le briciole in modo che ne avessi l'opportunità...

Cominciai immediatamente a ricattarla.
Lei non si mostrò particolarmente sopresa della cosa, non fece scene ne tantomeno tentò di sottrarsi.
Anche se c'era una vera e propria confessione nel video, mostrava lei, Miss Perfezione, fare sesso col fratellino del suo fidanzato morto da un mese...
Cavolo, roba da farle parlare dietro per il resto dei suoi giorni!
Niente di illegale, per carità, ma Alessandra non era stupida, sapeva che sarebbe stato un disastro per la sua vita se qualcuno l'avesse visto,che la sua immagine ne sarebbe uscita irrimediabilmente stravolta..

Iniziammo così una relazione di puro sesso.
Sfogai molte delle fantasie adolescenziali su di lei.
In alcuni casi, volli persino reinscenare alcune delle storielle che giravano sul suo conto, quasi ad umiliarla.

La prima volta ricordo di averla proprio chiamata nel bagno della palestra, alla terza ora del giovedì, di essermi calato la tuta di fronte a lei e di averla costretta a succhiarmelo, prima di rimandarla in classe ancora col mio sapore in bocca.
Oramai mi ero convito che tutte le voci sul suo conto fossero vere, quasi per principio.
Non ho mai indagato, a dire il vero, mi piace tutt'ora rimanere con quest'immagine di lei.
Eppure in quegli anni avrei conosciuto una Alessandra completamente diversa...

Il nostro rapporto si sarebbe potuto dire quello di un Master con la sua schiava, solo che all'epoca nessuno dei due ne sapeva nulla di queste cose.
La nostra relazione proseguiva clandestina: per tutti gli altri lei mi faceva da tutor, mi aiutava con i compiti.
In realtà, una volta chiusa la porta della mia stanza, lei era mia.
Ne feci il mio giocattolo, sperimentando cose che dubito normalmente si abbia modo di provare a quell'età.
Credo che i miei ormoni l'abbiamo messa davvero a dura prova, sopratutto la prima estate...

Lei intanto cominciò l'università.
Per mantenere una facciata di normalità aveva il permesso di accettare qualche appuntamento di tanto in tanto.
Tanti erano ancora quelli che le andavano appresso bella com'era (com'è!), sarebbe stato troppo sospetto che li rifiutasse tutti senza neanche offriere una piccola opportunità.
Le limitazioni erano chiare: poteva lasciarsi baciare, toccare, il giusto per non sembrare una matta, ma niente sesso.
Era una questione di possesso, non di gelosia...
Coi più insistenti ebbe una piccola dispensa, gli permisi di usare le mani quando lo reputava necessario.

La sua vita sociale e quella universitaria ebbero un tracollo rispetto alla perfezione specchiata del liceo.
Non poteva più tenere tutti legati a sè con la promessa di sesso, sorpatutto mano a mano (gioco di parole non voluto...) che la voce che fosse una difficile si spargeva per l'ateneo.
E stavolta era la verità, non una bugia collettiva sostenuta dal tornaconto...

Lo scrupolo con cui si attenne alle mie regole, l'onestà con cui mi notificava tutte le avances di compagni di corso o professori, cominciò a farmi riflettere.
Iniziai a verderla sotto una nuova luce...
Fù dura per lei in quel periodo, lei che prima di allora era cosi poco abituata a farcela in modo onesto, solo con lo studio e l'impegno.
Si potrebbe dire che quegli anni furono quasi un tentativo di espiazione da parte sua, anche se lei non sarebbe daccordo a metterla così.

Venne da me un giorno, quasi in lacrime.
Mi disse che doveva fare un esame, che era la quarta volta che veniva bocciata.
Mi raccontò che aveva provato a flirtare col professore l'anno precedente, che lui allora ci aveva provato con lei nel suo studio quando erano rimsti soli e poi, quando lei l'aveva rifiutato, offrendogli una sega come compensazione, quello era andato su tutte le furie.
Da lì l'aveva presa di mira.
Gli chiesi indispettito che volesse, sinceramente mi aspettavo che mi chiedesse il permesso di darla al professore, di riparare al danno, glielo dissi in faccia, già pronto in qualche modo ad accogliere la sua richiesta.
Dopo tutto, tolto il ricatto, cosa eravamo io e lei?
Mi fece cenno di nò con la testa invece, come fà una bambina, mi disse che lei era mia, che non voleva fare sesso con nessun altro.
Cominciai a capire...

C'era un compagno di corso però, che aveva gli appunti giusti per farle passare l'esame, mi disse, un vero secchione, un mio coetano (all'epoca stavo finendo il quarto...), così intelligente da aver potuto saltare delle classi ed iscriversi prima del tempo all'università.
Alessandra voleva il mio permesso di farci amicizia, di sedurlo se necessario, ma con l'idea ben ferma di non spingersi oltre qualche bacio e qualche carezza anche in quel caso.
Acconsentii, non so nemmeno io bene perchè.
In teoria avrei dovuto solo che goderne di quelle sue difficoltà...
Forse fù la sua sincerità, il suo venire da me totalmente disarmata dei suoi trucchi.
Dovevo ammettere che in tutto quel tempo avrebbe tranquillamente potuto mentirmi se avesse voluto, ancora mi sconvolge certe volte che davvero non l'abbia fatto...

Così finalmente passò l'esame. E poi un altro ed un altro ancora...
La mano di Alessandra per quel ragazzo era il Paradiso, la bocca, il Nirvana.
Gli permise più di quello che normalemente permetteva ai suoi spasimanti, lasciai che accadesse.
Lei tornava ogni sera da me e mi raccontava tutto, ogni minimo dettaglio.

"Gli ho promesso che se passo questo esame con più di 28 mi può venire in bocca..."

"Mi ha chiesto di insegnarli come si fanno i ditalini..."

"Oggi mentre me lo strusciva fra le cosce nella sua stanza ha provato di nuovo a mettermelo dentro... Mi sono incazzata, gli ho spiegato di nuovo la storiella del matrimonio dopo la laurea, ma lui ha fatto il finto tonto, come al solito..."

Mi accorsi che ero geloso.
Anche se non volevo ammetterlo, l'intimità e la familiarità, l'aver diviso tante volte il letto forse, avevano cambiato i miei sentimenti per lei.
Era affetto o che cosa? Era ancora la cotta adolescenziale che non avevo completamente superato e che tornava alla carica?
Leggevo il piacere in lei di essere tornata a manipolare qualcuno col sesso, avrebbe dovuto farmi arrabbiare e invece l'assecondai.
Fingevo indifferenza, ma in realtà ero felice. Felice che lei fosse felice...
Per fortuna poi mi ha spiegato che all'epoca lei lo aveva capito comunque cosa provavo.

Quel ragazzo, Michele, per quanto estremamente capace nello studio, era una frana nei rapporti umani, divenne facilmente il suo animaletto, il suo piccolo esperimento di psicologia inversa.
Per circa un anno e mezzo, pubblicamente, fù il suo fidanzato.
La cosa ebbe i suoi lati sgradevoli, ma anche quelli positivi, tipo quietare le preoccupazioni dei suoi genitori che da tempo si domandavano perchè dopo Luca non avesse avuto più fidanzati.

Poi i giochi finirono.
Dopo la maturità, decidemmo che era giunta l'ora che divenisse a tutti gli effetti la mia fidanzata.
Mamma è papà furono un poco perplessi all'inizio, ma erano passati anni dal fatto di Luca, e loro Alessandra la adoravano, la consideravano già una figlia. Furono più che contenti di poter ufficializzare la cosa.
Anche se non facevo più riferimento al video per obbligarla a fare qualcosa, non si può dire certo che diventammo una coppia tradizionale comunque, anzi...

Feci l'università in tempi da record, anche grazie all'aiuto di Michele, il cosiddetto "ex" di Alessandra.
Lo lasciamo credere per un po' che lei fosse combatutta, che andasse da lui con la scusa degli appunti ma che ancora provasse dei sentimenti per lui, che fosse quindi necessario, per tenermi buono, che ne preparasse anche per i miei di esami, così da tenermi buono.

Forse fù crudele, continuammo per un po', fin quando almeno le sue pretese rimasero ragionevoli...
Era un perverso, quel Michele, la cosa era diventanta mano a mano più chiara nel tempo, e la clandestinità lo eccitava.
Chiamava Alessandra spessissimo, divenne difficile barattare gli appunti per una sega.
Fra l'altro sembrava aver cominciato ad intravedere oltre la storiella della ragazza tradizionalista che voleva aspettare il matrimonio per perdere la verginità.
Era chiaro, sospettava...

Sia io che Alessandra, anche se deridevamo l'allocco spietatamente fra di noi, eravamo diventanti piuttosto dipendenti dal materiale che ci forniva per passare gli esami.
Rendeva tutto decisamente più facile, tanto che ci atterriva l'idea di rinunciarci.
Oltretutto la scelta della specializzazione, per lei come per Michele, era all'orizzonte.
Bisognava inventarsi qualcosa.

La convinsi a rilanciare, a proporre al ragazzo qualcosa che lo avrebbe legato a noi per qualche altro anno ancora...

"Non ci poteva credere, te lo giuro! Sembrava un bambino che scrive la letterina a Babbo Natale, sai? Come hai previsto mi ha chiesto quella cosa lì..."

Il giochino era semplice, se Michele avesse aiutato Alessandra per i prossimi due anni, sguendola e scegliedo anche la sua stessa specializzazione, al termine avrebbe potuto avere tutto quello che voleva da lei, fatta eccezione per la sua verginità, dato che era una ragzza pura e timorata di Dio...
Il miglior surrogato del sesso tradizionale, la scappatoia di tanti bigotti: volle la sua verginità anale, la scelta logica, visto come lei lo aveva affamato negli anni precedenti.
Era quella che ci aspettavamo, che in fondo gli avevamo suggerito noi stessi, ponendo quelle condizioni.
D'altra parte, non è che Alessandra fosse davvero ancora vergine lì, era stata una delle mie prime perversioni infatti, quel suo bel culetto sodo.
In concreto non c'era poi tutta questa differenza, ma il fatto di non dargliela come avrebbe tanto voluto, psicologicamente manteneva ancora una certa distanza fra noi e Michele, un certo controllo.
La sua fica era mia, mia soltanto.

L'affare filò abbastanza liscio fino alla laurea, Michele tornò a farsi bastare qualche sega sotto banco (letteralmente, a lezione o in biblioteca...) e qualche occasionale pompino, magari quado la riaccopagnava a casa in macchina.(Eh sì, anche chauffeur!)

Da tutti, lui comiciò ad essere considerato il suo miglior amico, visto quanto tempo passavano insieme.
Non c'era niente di strano in fondo che degli ex fossero rimasti in cosi buoni rapporti, no?

Verso la fine ricordo che un giorno Alessandra venne da me e mi disse:

"Ma in fondo, se lo mandassimo a quel paese Michele, che potrebbe succedere? Manca solo un esame, se studio ce la potrei anche fare, non credi?"

Spietata, ma sentivo il suo tentennamento, trovavo dolce come si fosse trasformata in quegli anni.
Oramai l'amavo, ero certo.

"Te la senti di rischiare? E se avesse tenuto le prove di averti passato le risposte degli esami che aveva già dato prima di te?"

Il mio pragmatismo la colse piacevolmente di sorpresa, so per certò che provò per me una certa ammirazione quando le risposi in quel modo, me lo ha confessato successivamente.

Continuammo.
Venne il giorno della laurea.
Michele era presente in alla cerimonia quale miglior il miglior amico che per tutti era.
Alessandra era bellissima, raggiante, me lo ricordo bene.
Non faccio fatica a capire perchè la volle così, subito, ancora col tubino nero elegate e lo chignon.
Le mandò un SMS sul telefono che subito lei mi fece leggere senza farsi accorgere.

"Di che ti sei scordata una cosa a casa... fai tu, inventa una scusa, ma chiedi che qualcuno ti accompagni a casa e liberati del tuo ragazzo... Voglio riscuotere."

Via il dente, via il dolore, ci dicemmo con uno sguardo.
Andò con lui a casa nostra (vivevamo insieme da sei mesi all'epoca...), adducendo come scusa che le facessero male le scarpe, proprio mentre io ero opportunamente allontanato per andare in bagno.
L'aveva (l'avevamo?) portato alla follia Michele.
Il nerd gracilino e occhialuto, il ragazzino pallido e timido che aveva conosciuto al primo anno, era diventato un erotomane di prima categoria.
Mi raccontò che a malapena le permise di varcare la soglia prima sollevarle la gonna e tirarselo fuori.
Con me Alessandra non ammise di aver goduto, d'altra parte a sentir lei Michele sembra fosse leggermente sotto la media come dimensioni e pare che neanche a resistenza brillasse..
Dalle sue parole intuii qualcosa di diverso però.

Mi disse che la prese piegata sopra il tavolo della sala nostra sala da pranzo, così come stava, sollevandole solamente la gonna del vestito leggero e abbassandole le mutandine mentre lei tentava di mettere i fiori che le avevano regalato in un vaso.
Me la immaginai nitidamente, quasi fossi stato li con lei, avere un brivido di paura nel sentirlo strusciarsi, duro come pietra, tra le sue natiche, indugiare, magari anche solo per un istante all'ingresso esposto della fica.
Mi spiegò del sollievo a sentirlo entrare dove voleva lei, che nonostante il suo culetto fosse ben allenato le fece quasi male per la foga che ci mise.
Gli ci volle poco più un minuto a venire.
Alessandra lasciò che lo facesse dentro, ovviamente, perchè mica poteva farsi sporcare il vestito nuovo o le autoreggenti...
Capii cosa aveva significato per lei.

Aveva, dopo tanto tempo, potuto dominare un uomo col sesso come faceva prima di me.
Era una cosa che, affidandosi alla mia cura, aveva consapevolmente deciso di proibirsi.
Eppure era nella sua natura.
Con me, che la amavo, che la possedevo, il piacere era diverso.
Compresi che per sentirsi completa aveva bisogno anche di quello, di saziare il suo lato oscuro con quei giochi mentali, fatti di intrigo, seduzione e controllo.
Fù un momento chiave.

Da allora comiciammo a farne di cotte e di crude insieme, spesso coinvolgendo altri nella nostra intimità.
Un bel periodo...
Posso dire che abbiamo fatto cose in quegli anni, che a confronto i raccontini che si leggono qui sembrano giochi di società fra amici.
Una volta o l'altra potrei anche raccontarvi qualcosa...

Ad ogni modo, l'ambiente della provincia si fece presto troppo stretto per noi.
Le facce erano sempre le stesse, avevamo l'impressione che diventasse sempre più difficile tenere separata la nostra discreta vita "notturna" (solo poche cose in realtà le facevamo di notte...), da quella di normale coppietta appena spostata.
Nacque Luca, così decidemmo di trasferirci, fù una scelta quasi obbligata.

Ed eccoci quà, nuovamente al qui ed ora...
Anche se ogni tanto mi manca un bel piatto di spaghetti cotti al dente, non posso dire di essermi pentito, credo in questo di parlare anche per lei.
Forse siamo l'unico caso di "Expat" del sesso, in fuga dal perbenismo di provincia, di certo l'unico che io conosca.
Credo che non possiate immaginare davvero quanto sia stato liberatorio per noi trasferirci: qui dove abitiamo ora a nessuno frega se dopo aver messo i bimbi a letto andiamo a cercare qualcuno di nuovo per giocare.
Non ai vicini, non al mio capo al lavoro, nemmeno alla babysitter.

Anzi, a dire il vero ho il dubbio che a lei potrebbe far piacere se una di queste sere le chiedessimo di partecipare...
di
scritto il
2018-06-12
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