La Scuola PARTE 7
di
Blue93
genere
pissing
Per un momento le balenò in mente di andare nei bagni al piano di sotto, ma era così assorta nei propri pensieri e intimorita dal fatto che Olmo potesse scoprirla, che senza nemmeno accorgersene si ritrovò in classe.
"Dov'è finito Olmo?", le chiese Marco non appena si fu seduta nuovamente accanto a lui, accavallando immediatamente le gambe.
"E' in bagno il bastardo". Si chiese fino a che punto avrebbe potuto raccontargli quella storia, ma di certo non avrebbe detto quello che realmente era successo poco prima.
"Sei riuscita a fare pipì?".
Esitò prima di scuotere la testa e tagliare corto: "No, i bagni qui erano entrambi chiusi e lui è riuscito a raggiungermi prima che potessi scendere".
Fece appena in tempo a percepire il grugnito di disapprovazione di Marco, poi la sua attenzione si posò su Olmo che ricomparve prendendo posto davanti alla cattedra.
"Scusate l'interruzione, riprendiamo da dove eravamo rimasti...".
Gettò un'occhiata al grande orologio appeso al muro, accorgendosi con immenso sollievo che mancavano pochi minuti alla ricreazione. E lì non avrebbe sentito ragioni, sarebbe corsa nei bagni al piano inferiore e avrebbe finalmente lasciato andare quell'enorme pisciata.
Gemette appena davanti a quel pensiero.
"Ehi...", Marco la stava guardando con aria preoccupata.
"Oh Marco me la sto facendo addosso...", strinse le labbra fra loro inserendo una mano fra le cosce.
"Ancora qualche minuto Mel, ce la puoi fare".
Annuì alzando nuovamente lo sguardo verso Olmo, il quale stava continuando imperterrita la lezione. Eppure, per quanto si sforzasse di negarlo a se stessa, non riusciva a smettere di avere immagini continue del bastardo con l'uccello in mano, mentre pisciava in quel modo, mentre se lo menava e mentre veniva. Il pensiero la schifava, le faceva accapponare la pelle, ma allo stesso tempo la eccitava.
La campanella pose fine a quei perversi pensieri.
Avvertì la mano di Marco afferrare la propria, e la sua voce sussurrare: "Ti accompagno in bagno così lui non può ostacolarti".
Si voltò a guardarlo con gli occhi sbarrati, in un misto fra paura e sollievo, infine annuì alzandosi quanto più veloce poteva.
La vescica era davvero al limite, poteva sentire la pipì premere forte contro la fighetta, e sapeva per certo che se avesse trovato la fila non avrebbe più potuto resistere e se la sarebbe fatta addosso davanti a tutti.
"Dai, vieni", la incalzò Marco costringendola a seguirlo fino alla cattedra, dove passarono davanti a Olmo e raggiunsero la porta. Nello stesso momento il professore parlò: "Melania. Ti sarei grato se restassi altri due minuti a discutere di una questione".
"Mi dispiace prof, lei deve venire con me adesso, deve accompagnarmi...".
"Per favore Marco, è questione di qualche minuto", lo interruppe bruscamente.
Gli occhi di Melania si irrigarono di lacrime mentre si rendeva conto che il bastardo li stava incastrando.
"No, non stavolta", sbottò infine tirandola per un braccio fino a raggiungere il corridoio. Erano fuori, ce l'avevano fatta, ma era certa che Olmo gliel'avrebbe fatta pagare.
Seguì Marco a passi svelti fino alle scale, le scesero e raggiunsero i bagni del cortile. Quello delle ragazze aveva la fila fino all'esterno, probabilmente a causa del fatto che i bagni dei corridoi di sopra fossero tutti chiusi.
"Oddio Marco, mi sto pisciando addosso!" esclamò con un singhiozzo.
"Vieni, andiamo in quello degli uomini".
Tre ragazzi si voltarono a guardarli non appena entrarono, e a nessuno di loro sfuggì il fatto che Melania fosse letteralmente piegata in due con un mano nel basso ventre.
Borbottò qualcosa prima che Marco la conducesse in uno dei bagni e richiudesse la porta dietro di loro. Nella fretta era entrato con lei e la stava fissando con un'espressione sorpresa stampata in viso.
"Che fai? Mi guardi?", chiese lei con voce leggermente stridula mentre iniziava a trafficare con i collant da sotto la gonna.
Il bagno era alla turca, cosa che lei odiava con tutta se stessa, ma se non c'erano alternative migliori non si sarebbe fatta alcun tipo di problema.
Il problema invece furono le mani di Marco che le afferrarono i polsi, costringendola a fermarsi.
"Cosa fai?! Non resisto più!".
Per tutta risposta le infilò la lingua in bocca facendola tacere immediatamente.
Il suo corpo le premeva forte contro la vescica, poteva sentire chiaramente la rigida erezione e si chiese se fosse stato proprio il suo bisogno impellente a provocargliela.
Saltellò fra le sue braccia tentando di interrompere il bacio, ma Marco continuò gemendo forte sulle sue labbra.
"Fermati...fermati!", sbottò infine riuscendo a scollarsi.
Liberandosi dalla sua presa afferrò l'orlo dei collant abbassandoli assieme alle mutandine, e si chinò sulla turca ignorando totalmente lo sguardo penetrante di Marco.
Si era appena accucciata quando un getto potente di pipì iniziò ad uscire con un sibilo intenso, era trasparente grazie a tutta l'acqua che aveva bevuto, e impossibile da comandare. Ragion per cui schizzò anche al di fuori della turca.
"Ahhhh", gemette socchiudendo appena gli occhi.
"Stai schizzando ovunque Mel", fece lui con un lieve sorriso stampato in faccia. Era eccitato, era molto eccitato, e la prova di ciò era la protuberanza nei pantaloni che sembravano lì lì per esplodere.
La sua pisciata sembrava non avere fine e la vescica era ancora gonfissima quando udirono qualcuno bussare forte al di là della porta.
"MELANIA! ESCI SUBITO". La voce di Olmo la scosse a tal punto che per un momento riuscì a fermare il getto.
"Cosa facciamo?", chiese con voce appena udibile.
"Finisci di fare pipì, dai".
Obbedendo a Marco ricominciò a liberarsi cercando di fare il più in fretta possibile.
"MELANIA!".
Lo ignorò e spinse più forte ottenendo uno scroscio udibile fin dall'esterno e un sollievo mai provato prima, il getto così potente da provocarle un lieve bruciore all'uretra.
"Quanta ne stai facendo?", domandò lui sottovoce sorridendo appena.
"Non puoi capire quanto ne avessi bisogno".
Strappò velocemente un pezzo di carta igienica e, finendo più in fretta che poteva, se lo passò delicatamente in mezzo alle gambe.
Alzando lo sguardo verso Marco si accorse di quanto la sua espressione fosse sformata dall'eccitazione. Gli sorrise con aria lievemente provocatoria ed infine spalancò la porta trovandosi di fronte Olmo, incazzato come non l'aveva mai visto.
"Sei nel bagno degli uomini assieme ad un ragazzo! Ti rendi conto della gravità della cosa?!".
"Il bagno delle ragazze aveva la fila e Melania era al limite. Le ho detto io di venire in quello dei maschi, non stavamo facendo niente", provò a dire Marco abbassando appena lo sguardo nel tentativo di mascherare l'imbarazzo.
"Ci sarà una punizione anche per te mio caro, nell'ufficio del preside. Quanto a te signorina, sei fortunata che oggi sia venerdì, ma ti garantisco che lunedì ne pagherai le conseguenze. Ti aspetto nel mio ufficio, alla fine della sesta ora. Conosci le regole".
Detto ciò se ne andò lasciandola a bocca aperta, ma momentaneamente sollevata di avere la vescica completamente vuota.
Le ore successive furono molto meno una tortura per Melania, era estremamente grata al suo ragazzo di averla aiutata ad andare al bagno, tanto che fu contenta di accettare l'invito di lui a fare un giro insieme subito dopo la scuola.
Tuttavia, l'enorme quantità di acqua che aveva bevuto durante la mattinata, fece sì che, alla fine dell'ultima ora, la sua vescica fosse di nuovo piena. Non volle cercare un bagno aperto, così preferì resistere e incamminarsi verso l'uscita assieme a Marco.
"Dove vuoi andare?", le chiese rivolgendole un sorriso intimidito.
"Dove preferisci tu".
"E' una bella giornata, ti va di fare due passi verso il parco?".
Annuì seguendolo fino all'esterno della scuola, fuori dall'Inferno, fuori dalle grinfie di Olmo.
Camminando sotto il tiepido sole del pomeriggio arrivarono fino ad un parco semideserto, ombreggiato da numerosi alberi e cespugli e circondato da un sentiero in sassi che lo percorreva in tutto il perimetro.
"Cosa pensi che ti farà fare Olmo lunedì?".
"Non voglio nemmeno pensarci".
"Secondo me dovresti uscire allo scoperto Mel, quello che lui ti sta facendo è pessimo, è perverso, non capisco perché lo accetti senza fiatare".
Volendo interrompere quella conversazione, e presa improvvisamente da un forte stimolo, Melania inspirò a fondo lasciando passare l'aria fra i denti e socchiudendo appena gli occhi.
"Non voglio parlarne. Ho bevuto troppo oggi, scusami...ho di nuovo bisogno di andare in bagno", lo guardò con gli occhi di una bambina, intimorita da quella che sarebbe stata la risposta.
"Perché non ci sediamo due minuti su quella panchina?", fece lui quasi ignorando la sua affermazione.
"Marco. Ti sto dicendo che devo fare pipì, hai visto quanta acqua ho bevuto per Olmo...faccio veramente fatica a trattenermi".
Gli occhi di lui ebbero un luccichio, all'inizio non rispose, le si avvicinò accarezzandole il viso ed infine le diede un bacio a stampo sulle labbra prima di dire: "Lo so. Ti chiedo solo due minuti per me".
Acconsentendo lo imitò sedendosi sulla prima panchina del sentiero, e nel farlo strinse appena le labbra ribadendo: "Mi scappa".
"Lo so piccola, lo so", si sporse verso di lei e iniziò a baciarla con più ardore. Era chiaro che quella situazione lo stava eccitando e ne ebbe la conferma quando, qualche istante dopo, le afferrò con delicatezza una mano portandosela sopra la protuberanza nei pantaloni.
"Questo è l'effetto che mi fai ogni giorno", sussurrò scollandosi dalla sua bocca per un momento: "Ti voglio tantissimo Melania".
Davanti a quelle parole sorrise appena e iniziò ad accarezzargli l'erezione da sopra i vestiti, mentre con l'altra mano si premeva fra le gambe.
"Fammi sentire" sussurrò ancora lui costringendola a togliere la mano da lì e ponendo la propria.
Le sue dita si insinuarono sopra la gonna, dentro i collant e le mutandine, fino ad incontrare la sua fighetta bagnata.
"Fai la pipì", le disse infine chiaramente confuso dall'eccitazione, mentre il membro si ingrossava sempre di più sotto la mano di lei.
"Mi bagno tutta se la faccio così".
"Fanne solo un po' per me".
"Ho paura di non riuscire a controllarmi".
"Avanti provaci, non ci vede nessuno".
Volendo accontentare quella richiesta, provò a rilassarsi lasciando uscire un getto di pipì che doveva essere veloce ma risultò impossibile da controllare.
"Cazzo!" borbottò riuscendo finalmente a fermarsi dopo la bellezza di dieci secondi, quando ormai mutandine, gonna e collant erano già bagnati.
Marco estrasse la mano completamente fradicia di pipì, ed infine si slacciò la zip dei pantaloni tirando fuori il cazzo durissimo.
"Sfilati i collant da sotto la gonna e vieni sopra di me".
"Cosa? E se ci vedono?", "siamo in un parco in pieno giorno!".
"Muoviti, non c'è nessuno".
Guardandosi attorno intimorita iniziò a sfilarsi gli indumenti da sotto la gonna.
"Non sai quanto mi sono segato con le tue mutandine della gita", ammise con un sorriso.
Quella confessione la eccitò e le venne improvvisamente voglia di farlo lì, dov'erano, di nascosto e col rischio di essere visti.
Si affrettò a mettersi sopra di lui, la cappella che premeva contro il suo clitoride pulsante, in un attimo le era completamente dentro.
Iniziò a muoversi ondeggiando appena, usando le spalle di lui come appoggio e in pochi minuti venne in un orgasmo intenso mentre le contrazioni della sua vagina gli avvolgevano il pene.
Eppure in quel momento così dolce, non seppe spiegarsi perché nella sua testa era ancora nitida l'immagine del cazzo di Olmo, così grosso, così duro...come l'aveva visto quella mattina.
Marco aveva un uccello che non aveva niente da invidiare a nessuno, ma quello di Olmo era impressionante. E fu a quello che pensò gemendo di piacere, si ritrovò a volerlo tutto dentro di se, si ritrovò a voler venire scopata dal bastardo, si ritrovò a voler succhiare quel pene fino a vederlo sborrare come un vulcano.
Il suo orgasmo era appena finito quando Marco indietreggiò uscendo dal suo corpo, lo afferrò e muovendo la pelle su e giù due o tre volte lo fece venire. Sentì il cazzo irrigidirsi e contrarsi fra le sue mani, poi schizzi bollenti di sperma le ricoprirono le dita.
"Oh Melania..." gemette accarezzandole il viso.
"Devo fare pipì Marco, ti prego, non ne posso più di trattenermi".
Si sistemarono in fretta ed infine lui le fece da palo mentre lei faceva una lunga pipì dietro ad un cespuglio, lasciandosi finalmente andare del tutto.
E anche in quel momento l'immagine di Olmo con l'uccello in mano ebbe il sopravvento. Si sentì una pervertita, ma non poteva fare a meno di sentire il clitoride pulsare ogni volta che pensava a lui.....
CONTINUA..
"Dov'è finito Olmo?", le chiese Marco non appena si fu seduta nuovamente accanto a lui, accavallando immediatamente le gambe.
"E' in bagno il bastardo". Si chiese fino a che punto avrebbe potuto raccontargli quella storia, ma di certo non avrebbe detto quello che realmente era successo poco prima.
"Sei riuscita a fare pipì?".
Esitò prima di scuotere la testa e tagliare corto: "No, i bagni qui erano entrambi chiusi e lui è riuscito a raggiungermi prima che potessi scendere".
Fece appena in tempo a percepire il grugnito di disapprovazione di Marco, poi la sua attenzione si posò su Olmo che ricomparve prendendo posto davanti alla cattedra.
"Scusate l'interruzione, riprendiamo da dove eravamo rimasti...".
Gettò un'occhiata al grande orologio appeso al muro, accorgendosi con immenso sollievo che mancavano pochi minuti alla ricreazione. E lì non avrebbe sentito ragioni, sarebbe corsa nei bagni al piano inferiore e avrebbe finalmente lasciato andare quell'enorme pisciata.
Gemette appena davanti a quel pensiero.
"Ehi...", Marco la stava guardando con aria preoccupata.
"Oh Marco me la sto facendo addosso...", strinse le labbra fra loro inserendo una mano fra le cosce.
"Ancora qualche minuto Mel, ce la puoi fare".
Annuì alzando nuovamente lo sguardo verso Olmo, il quale stava continuando imperterrita la lezione. Eppure, per quanto si sforzasse di negarlo a se stessa, non riusciva a smettere di avere immagini continue del bastardo con l'uccello in mano, mentre pisciava in quel modo, mentre se lo menava e mentre veniva. Il pensiero la schifava, le faceva accapponare la pelle, ma allo stesso tempo la eccitava.
La campanella pose fine a quei perversi pensieri.
Avvertì la mano di Marco afferrare la propria, e la sua voce sussurrare: "Ti accompagno in bagno così lui non può ostacolarti".
Si voltò a guardarlo con gli occhi sbarrati, in un misto fra paura e sollievo, infine annuì alzandosi quanto più veloce poteva.
La vescica era davvero al limite, poteva sentire la pipì premere forte contro la fighetta, e sapeva per certo che se avesse trovato la fila non avrebbe più potuto resistere e se la sarebbe fatta addosso davanti a tutti.
"Dai, vieni", la incalzò Marco costringendola a seguirlo fino alla cattedra, dove passarono davanti a Olmo e raggiunsero la porta. Nello stesso momento il professore parlò: "Melania. Ti sarei grato se restassi altri due minuti a discutere di una questione".
"Mi dispiace prof, lei deve venire con me adesso, deve accompagnarmi...".
"Per favore Marco, è questione di qualche minuto", lo interruppe bruscamente.
Gli occhi di Melania si irrigarono di lacrime mentre si rendeva conto che il bastardo li stava incastrando.
"No, non stavolta", sbottò infine tirandola per un braccio fino a raggiungere il corridoio. Erano fuori, ce l'avevano fatta, ma era certa che Olmo gliel'avrebbe fatta pagare.
Seguì Marco a passi svelti fino alle scale, le scesero e raggiunsero i bagni del cortile. Quello delle ragazze aveva la fila fino all'esterno, probabilmente a causa del fatto che i bagni dei corridoi di sopra fossero tutti chiusi.
"Oddio Marco, mi sto pisciando addosso!" esclamò con un singhiozzo.
"Vieni, andiamo in quello degli uomini".
Tre ragazzi si voltarono a guardarli non appena entrarono, e a nessuno di loro sfuggì il fatto che Melania fosse letteralmente piegata in due con un mano nel basso ventre.
Borbottò qualcosa prima che Marco la conducesse in uno dei bagni e richiudesse la porta dietro di loro. Nella fretta era entrato con lei e la stava fissando con un'espressione sorpresa stampata in viso.
"Che fai? Mi guardi?", chiese lei con voce leggermente stridula mentre iniziava a trafficare con i collant da sotto la gonna.
Il bagno era alla turca, cosa che lei odiava con tutta se stessa, ma se non c'erano alternative migliori non si sarebbe fatta alcun tipo di problema.
Il problema invece furono le mani di Marco che le afferrarono i polsi, costringendola a fermarsi.
"Cosa fai?! Non resisto più!".
Per tutta risposta le infilò la lingua in bocca facendola tacere immediatamente.
Il suo corpo le premeva forte contro la vescica, poteva sentire chiaramente la rigida erezione e si chiese se fosse stato proprio il suo bisogno impellente a provocargliela.
Saltellò fra le sue braccia tentando di interrompere il bacio, ma Marco continuò gemendo forte sulle sue labbra.
"Fermati...fermati!", sbottò infine riuscendo a scollarsi.
Liberandosi dalla sua presa afferrò l'orlo dei collant abbassandoli assieme alle mutandine, e si chinò sulla turca ignorando totalmente lo sguardo penetrante di Marco.
Si era appena accucciata quando un getto potente di pipì iniziò ad uscire con un sibilo intenso, era trasparente grazie a tutta l'acqua che aveva bevuto, e impossibile da comandare. Ragion per cui schizzò anche al di fuori della turca.
"Ahhhh", gemette socchiudendo appena gli occhi.
"Stai schizzando ovunque Mel", fece lui con un lieve sorriso stampato in faccia. Era eccitato, era molto eccitato, e la prova di ciò era la protuberanza nei pantaloni che sembravano lì lì per esplodere.
La sua pisciata sembrava non avere fine e la vescica era ancora gonfissima quando udirono qualcuno bussare forte al di là della porta.
"MELANIA! ESCI SUBITO". La voce di Olmo la scosse a tal punto che per un momento riuscì a fermare il getto.
"Cosa facciamo?", chiese con voce appena udibile.
"Finisci di fare pipì, dai".
Obbedendo a Marco ricominciò a liberarsi cercando di fare il più in fretta possibile.
"MELANIA!".
Lo ignorò e spinse più forte ottenendo uno scroscio udibile fin dall'esterno e un sollievo mai provato prima, il getto così potente da provocarle un lieve bruciore all'uretra.
"Quanta ne stai facendo?", domandò lui sottovoce sorridendo appena.
"Non puoi capire quanto ne avessi bisogno".
Strappò velocemente un pezzo di carta igienica e, finendo più in fretta che poteva, se lo passò delicatamente in mezzo alle gambe.
Alzando lo sguardo verso Marco si accorse di quanto la sua espressione fosse sformata dall'eccitazione. Gli sorrise con aria lievemente provocatoria ed infine spalancò la porta trovandosi di fronte Olmo, incazzato come non l'aveva mai visto.
"Sei nel bagno degli uomini assieme ad un ragazzo! Ti rendi conto della gravità della cosa?!".
"Il bagno delle ragazze aveva la fila e Melania era al limite. Le ho detto io di venire in quello dei maschi, non stavamo facendo niente", provò a dire Marco abbassando appena lo sguardo nel tentativo di mascherare l'imbarazzo.
"Ci sarà una punizione anche per te mio caro, nell'ufficio del preside. Quanto a te signorina, sei fortunata che oggi sia venerdì, ma ti garantisco che lunedì ne pagherai le conseguenze. Ti aspetto nel mio ufficio, alla fine della sesta ora. Conosci le regole".
Detto ciò se ne andò lasciandola a bocca aperta, ma momentaneamente sollevata di avere la vescica completamente vuota.
Le ore successive furono molto meno una tortura per Melania, era estremamente grata al suo ragazzo di averla aiutata ad andare al bagno, tanto che fu contenta di accettare l'invito di lui a fare un giro insieme subito dopo la scuola.
Tuttavia, l'enorme quantità di acqua che aveva bevuto durante la mattinata, fece sì che, alla fine dell'ultima ora, la sua vescica fosse di nuovo piena. Non volle cercare un bagno aperto, così preferì resistere e incamminarsi verso l'uscita assieme a Marco.
"Dove vuoi andare?", le chiese rivolgendole un sorriso intimidito.
"Dove preferisci tu".
"E' una bella giornata, ti va di fare due passi verso il parco?".
Annuì seguendolo fino all'esterno della scuola, fuori dall'Inferno, fuori dalle grinfie di Olmo.
Camminando sotto il tiepido sole del pomeriggio arrivarono fino ad un parco semideserto, ombreggiato da numerosi alberi e cespugli e circondato da un sentiero in sassi che lo percorreva in tutto il perimetro.
"Cosa pensi che ti farà fare Olmo lunedì?".
"Non voglio nemmeno pensarci".
"Secondo me dovresti uscire allo scoperto Mel, quello che lui ti sta facendo è pessimo, è perverso, non capisco perché lo accetti senza fiatare".
Volendo interrompere quella conversazione, e presa improvvisamente da un forte stimolo, Melania inspirò a fondo lasciando passare l'aria fra i denti e socchiudendo appena gli occhi.
"Non voglio parlarne. Ho bevuto troppo oggi, scusami...ho di nuovo bisogno di andare in bagno", lo guardò con gli occhi di una bambina, intimorita da quella che sarebbe stata la risposta.
"Perché non ci sediamo due minuti su quella panchina?", fece lui quasi ignorando la sua affermazione.
"Marco. Ti sto dicendo che devo fare pipì, hai visto quanta acqua ho bevuto per Olmo...faccio veramente fatica a trattenermi".
Gli occhi di lui ebbero un luccichio, all'inizio non rispose, le si avvicinò accarezzandole il viso ed infine le diede un bacio a stampo sulle labbra prima di dire: "Lo so. Ti chiedo solo due minuti per me".
Acconsentendo lo imitò sedendosi sulla prima panchina del sentiero, e nel farlo strinse appena le labbra ribadendo: "Mi scappa".
"Lo so piccola, lo so", si sporse verso di lei e iniziò a baciarla con più ardore. Era chiaro che quella situazione lo stava eccitando e ne ebbe la conferma quando, qualche istante dopo, le afferrò con delicatezza una mano portandosela sopra la protuberanza nei pantaloni.
"Questo è l'effetto che mi fai ogni giorno", sussurrò scollandosi dalla sua bocca per un momento: "Ti voglio tantissimo Melania".
Davanti a quelle parole sorrise appena e iniziò ad accarezzargli l'erezione da sopra i vestiti, mentre con l'altra mano si premeva fra le gambe.
"Fammi sentire" sussurrò ancora lui costringendola a togliere la mano da lì e ponendo la propria.
Le sue dita si insinuarono sopra la gonna, dentro i collant e le mutandine, fino ad incontrare la sua fighetta bagnata.
"Fai la pipì", le disse infine chiaramente confuso dall'eccitazione, mentre il membro si ingrossava sempre di più sotto la mano di lei.
"Mi bagno tutta se la faccio così".
"Fanne solo un po' per me".
"Ho paura di non riuscire a controllarmi".
"Avanti provaci, non ci vede nessuno".
Volendo accontentare quella richiesta, provò a rilassarsi lasciando uscire un getto di pipì che doveva essere veloce ma risultò impossibile da controllare.
"Cazzo!" borbottò riuscendo finalmente a fermarsi dopo la bellezza di dieci secondi, quando ormai mutandine, gonna e collant erano già bagnati.
Marco estrasse la mano completamente fradicia di pipì, ed infine si slacciò la zip dei pantaloni tirando fuori il cazzo durissimo.
"Sfilati i collant da sotto la gonna e vieni sopra di me".
"Cosa? E se ci vedono?", "siamo in un parco in pieno giorno!".
"Muoviti, non c'è nessuno".
Guardandosi attorno intimorita iniziò a sfilarsi gli indumenti da sotto la gonna.
"Non sai quanto mi sono segato con le tue mutandine della gita", ammise con un sorriso.
Quella confessione la eccitò e le venne improvvisamente voglia di farlo lì, dov'erano, di nascosto e col rischio di essere visti.
Si affrettò a mettersi sopra di lui, la cappella che premeva contro il suo clitoride pulsante, in un attimo le era completamente dentro.
Iniziò a muoversi ondeggiando appena, usando le spalle di lui come appoggio e in pochi minuti venne in un orgasmo intenso mentre le contrazioni della sua vagina gli avvolgevano il pene.
Eppure in quel momento così dolce, non seppe spiegarsi perché nella sua testa era ancora nitida l'immagine del cazzo di Olmo, così grosso, così duro...come l'aveva visto quella mattina.
Marco aveva un uccello che non aveva niente da invidiare a nessuno, ma quello di Olmo era impressionante. E fu a quello che pensò gemendo di piacere, si ritrovò a volerlo tutto dentro di se, si ritrovò a voler venire scopata dal bastardo, si ritrovò a voler succhiare quel pene fino a vederlo sborrare come un vulcano.
Il suo orgasmo era appena finito quando Marco indietreggiò uscendo dal suo corpo, lo afferrò e muovendo la pelle su e giù due o tre volte lo fece venire. Sentì il cazzo irrigidirsi e contrarsi fra le sue mani, poi schizzi bollenti di sperma le ricoprirono le dita.
"Oh Melania..." gemette accarezzandole il viso.
"Devo fare pipì Marco, ti prego, non ne posso più di trattenermi".
Si sistemarono in fretta ed infine lui le fece da palo mentre lei faceva una lunga pipì dietro ad un cespuglio, lasciandosi finalmente andare del tutto.
E anche in quel momento l'immagine di Olmo con l'uccello in mano ebbe il sopravvento. Si sentì una pervertita, ma non poteva fare a meno di sentire il clitoride pulsare ogni volta che pensava a lui.....
CONTINUA..
2
voti
voti
valutazione
4.5
4.5
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
La Scuola PARTE 6racconto sucessivo
La Scuola PARTE 8 - FINALE
Commenti dei lettori al racconto erotico