Silenzio

di
genere
etero

SILENZIO

Il cielo finalmente sereno accompagna l'aria fresca della sera che si fa largo senza timidezza tra la luce tenue della lampada a sale posizionata sul comodino.
Frizzante porta in grembo il ricordo del temporale estivo che ha animato il pomeriggio.
Ti è sempre piaciuto come la luce del crepuscolo si modella sul tuo corpo e guardandoti riflessa allo specchio pensi di aver fatto bene ad acquistare quella lampada (che così verosimilmente ne simula l'atmosfera) alla fiera del paese il giorno prima.
A tratti il profumo di erba appena recisa entra dalla porta_finestra, coinvolge, sciogliendo i muscoli,e rassicurando il respiro.
Lo specchio riflette i capelli, ancora umidi di doccia, infrangersi sui seni nudi come cascate sulle rocce, la pelle non ancora del tutto asciutta si increspa in un brivido a contatto con la brezza estiva, i capezzoli induriti.
In lontananza risate, e un gran vociare che si mescola ai volumi roccheggianti della band intenta ad esibirsi alla festa del paese.
"Gli è andata di culo" pensi con lo sguardo rivolto verso quella scomposta ma piacevole caciara , "con la tempesta di stò pome non ci avrei scommesso un euro".
Mi affaccio nella stanza, e un brivido mi scompone alla vista della tua schiena nuda inselvatichita dall'estate.
Le mutandine ti disegnano glutei e fianchi, ed invitano lo sguardo giu verso le cosce abbronzate. "Cazzo quanto sei bella" penso cercando di non farmi tradire dal respiro. Approfittando del punto cieco dello specchio mi faccio avanti come una pantera alle tue spalle; dopo due passi la suola gommata delle scarpe mi tradisce con uno scricchiolio che mi gela le ossa.
Ti accorgi della presenza nella stanza ma prima ancora di assecondare l'istinto di voltarti sono già dietro di te.
Sobbalzi per un secondo, il tempo di incrociare i miei occhi allo specchio e riconoscermi,le tue labbra abbozzano un sorriso che non vuoi che io scopra e ti fai subito seria "Che ci fai qui?!" domandi allo specchio come se ti aspettassi una risposta direttamente da lui Rimango in un silenzio meditativo a guardare i seni riflessi, abbasso lo sguardo per guardarti i glutei dall'alto "Cazzo Dio se sei bella" penso, e di riflesso metto le mie mani sui tuoi fianchi premendo il bacino sul tuo culo.
Ma la tua voce riporta il mio sguardo allo specchio, dove il tuo mi attende severo... "Ne abbiamo già parlato, non possiamo, te ne devi andare" dici... "NO"rispondo in tono fermo ma dolce io Inarcando la schiena verso me ti liberi dalla presa e porti con fare seccato una ciocca di capelli dietro l'orecchio destro per poi incrociare le braccia al petto ma lasciando scoperti i seni. Il tuo riflesso continua a fissarmi con fare di ammonimento, cerchi di prendere le distanze evocando il mio soprannome
"...te ne devi andare!!"ripeti... "No" rispondo con lo stesso tono di prima cercando di non tradire la paura che ,forse, è ciò che realmente vuoi Ritento la presa premendomi nuovamente alla tua schiena ma tu, spingendo repentinamente il bacino lontano dal comodino mi colpisci all'inguine abbastanza forte da farmi desistere e sobbalzare all'indietro, i nostri sguardi si incrociano nuovamente allo specchio nella penombra dorata dalla lampada.
Latito per qualche istante,poi una nota di erba recisa mi acquieta e mi da forza Senza riuscire a controllarne l'impulso, afferro i tuoi capelli all'altezza della nuca, in una stretta severa ma innocua, li tiro a me costringendoti con la testa verso il soffitto e soffocando con il corpo le cosce contro il comodino. Un fremito ti parte dalle ginocchia e le parole ti si frantumano in gola per tornare in profondità.
Un "AH" aspirato è tutto ciò che le tue labbra abbozzano.
Mi avvicino al tuo orecchio,un bocciolo di rosa, il lobo un petalo...catturo avido con la lingua il petalo e lo porto alle labbra.
"Ti prego...vattene" reciti nuovamente, Il tuo tono ora tradisce, la prossimità si è fatta vicinanza e tua schiena involontariamenre ricurva accompagna i tuoi glutei verso di me...è una prigionia dolce dalla quale sento che non vuoi piu' fuggire.
Senti il cuore accelerare ed il tuo affanno sembra tenersi per mano al mio, terrorizzato ed eccitato nella discesa verso le segrete piu' profonde dell'animo
"Fottiti" rispondo senza mollare la presa ma addolcendo la pressione delle tue gambe sul comodino. Faccio scivolare l'altra mano dal ventre piatto sin dentro le mutandine con una carezza che sà di amore; le tue cosce assecondano il passaggio dell'intrusa che va a posarsi come una conchiglia a protezione della perla...tutt'attorno la tua meraviglia.
Riprovi con l'ennesima preghiera che oramai risuona come un chiaro invito, abbandonata alla fede di quelle mani vendi silenziosamente indulgenze per farti spazio nel paradiso.
" ti prego" il tono della tua voce diventa un evocazione, è meraviglioso e mi fa vibrare "Oddio..." abbozzo un sorriso nervoso, credo di cedere alla lusinga delle tue parole ma mi riprendo immediatamente "Ho detto FOT-TI-TI" Qualche secondo di silenzio incoraggia le mie dita a penetrare tra i tuoi lembi caldi e bagnati, con l'altra mano rinforzo la presa già salda tra i capelli.
Un altro tuo "AH" aspirato scuote il mio inconscio, l'erba la fuori ha ricominciato a crescere
"Fottimi"sospiri dolcemente Poi, incredula, lo ripeti per essere sicura di aver ben capito ciò che hai appena detto "FOTTIMI"... Ti chiedi se piu' grande è il terrore di averlo detto o quello di non pronunciare mai quella volontà.
Mi porto le dita umide alle labbra, la lingua ad assaggiarne il senso.
Sai di mare, di estate di terra bagnata e di gravità; il tuo sapore trascende la carne in un eslposione di piacere gonfiando in modo spropositato la tasca sinistra dei miei Jeans.
Mi sfilo le scarpe coi piedi, arranco qualche secondo sulla cintura e le calze, ma comunque abbastanza in fretta da non scomodare l'imbarazzo; afferro fermo il tuo polso sinistro posando la tua mano sui boxer rigonfi ed invidiosi degli abiti già liberati dalla prigionia del corpo.
Il tuo palmo come quello di un astronauta appena approdato su di un pianeta sconosciuto si apre e si chiude saldamente, a scrutare l'importanza di quel terreno mai visitato prima. Mi fermo un secondo a contemplare gli abiti caduti sul pavimento e torno con lo sguardo al tuo volto riflesso.
Il sole estivo ne ha esaltato le lentiggini, il labbro inferiore avvolto in un morso che pare un abbraccio, gli occhi socchiusi in una prosa di attesa.
"BRUTTA STRONZA....CAZZO quanto sei bella" penso nuovamente,una vertigine mette alla prova il mio equilibrio.
Con l'indice sinistro sfilo le mutandine che danzando sui glutei sodi vanno ad accompagnare i reduci inerti sul pavimento, con complicità distendi i fianchi sollevando leggermente le piante dei piedi, non mi sento piu' solo in questo delitto.
Al microfono in lontananza eccheggiano tra gli applausi i ringraziamenti al sindaco, l'amministrazione comunale, i musicisti, la pro-loco e qualche Ong di cui non riesco a decifrare l'acronimo.
Un richiamo cortese ma imperativo allerta i fuochisti a prendere posizione. "Ancora qualche minuto e daremo dimostrazione alle frazioni limitrofe della nostra potenza di fuoco" penso tra me e me..."voglio vedere conche coraggio al circolo cagheranno ancora il cazzo dopo che avremo illuminato il cielo a giorno"
Il mio campanilismo allevia giusto per qualche secondo il frenetico senso di te.
Appoggio il glande rigonfio sui lembi caldi e bagnati a disegnare un idioma con la tua meraviglia ma senza entrare. Il linguaggio arcaico non richiede traduzione e lascia spazio ai movimenti dei tuoi fianchi che ne adulano la penetrazione.
I tuoi polsi si fanno accompagnare fiduciosi dalle mie mani sin dietro la schiena dove una prigionia ancora piu' dura li aspetta; li raccolgo entrambi con una mano e con l'altra torno a strattonarti i capelli.
Detti il ritmo con fare asincrono, spingendoti verso di me con le meravigliose rotondità mi fai scivolare profondamente in una valle di estasi, scatenando piaceri ed energie che nemmeno tu sei in grado di gestire "vai a fanculo!"sentenzi mentre una rugiada sfuggita dalla valle di amore ti accarezza le cosce per farsi strada sino alle caviglie Sacrifico la presa ai capelli per punire l'insolenza appena subita,stringo piu' forte con la mano i polsi votati al sacrificio dietro la schiena e con la mano appena libera ti afferro il collo. "basghgs"...un fremito interrompe qualsiasi cosa stessi cercando di dirmi... Di risposta studio il tono piu' duro possibile ma la mia voce inganna amore ad ogni sua declinazione "Vattene a fare in culo tu"stringendoti il collo piu' forte "Dillo...DILLO Stronza..."...arranco minaccioso ma consapevole di essere vittima e non carnefice in questo gioco di ruoli Il cielo illuminato a giorno dai fuochi d'artificio esalta la magnitudo della stanza, penetrarti è come graffiare il cielo notturno di luce invadente, dalla quale non si può distogliere lo sguardo"TUA"...finalemente ammetti "MIA"...sottolineo abbandonado ogni tipo di pudore "TU-A"...scandisci... La confessione sprofonda in un limbo di attrazione, odio reciproco ed amore infinito, la musica delle nostre ammissioni si confonde tra lo sfondo delle esplosioni luminose che si disegnano in cielo come su di una tavolozza divina.
Dentro la consapevole poesia di non poter piu' fare a meno di noi.
La cella della mia prigionia si apre, sovrappongo le mani a ventaglio sulle tue che mi accolgono,si intrecciano le dita, portiamo sul seno le braccia incrociate a disegnare il piu' sublime quadro Klintiano I tuoi gemiti si fanno meno evasivi, sempre piu' frequenti e spudorati.
Come un naufrago in un gesto estremo di salvezza cerca di afferrare lo scoglio a riva spingi con tutte le tue forze i fianchi verso il mio bacino.
Un altro "AH",ma questa volta confessato a gran voce, bagni col tuo nettare il bacino non contengo la follia... Il mio seme deflagra in te sposando il mio calore al tuo fiume di piacere.
Mi sento esausto e disorientato.
Le ultime tre esplosioni pirotecniche rieccheggiano nei nostri cuori,come un fiabesco rintocco di campane sanciscono la fine della festa e del tempo che ci è stato concesso; i nostri corpi esanimi si cercano tra il riflesso e la penombra.
Tutto tace ora, la musica, le voci i nostri affanni...
Espiri, e le dita si liberano dalla contorta geometria creata con le mie, le spalle si sciolgono, la tua schiena seguita dal busto si volta di verso di me.
Per la prima volta gli sguardi si incrociano, non più uno specchio come filtro, sento il calore del tuo alito soffiare come scirocco sulle mie labbra; delizia ed incredulità.
Le mie braccia ti liberano dalla presa, la tua mano sulla mia guancia ispida,un bacio velato corona la meraviglia del reato appena consumato.
Fuori, il silenzio, si fa più presente ed entrambi sappiamo di non avere più molto tempo per ripulire la scena del crimine e lavar via l'odore selvatico della nostra pelle sfregata.
Mi vesto frugalmente mentre tu ti dirigi verso il bagno per acclimatare l'acqua della doccia.
Apro la porta della stanza ed incrocio nuovamente i tuoi occhi sulla soglia del bagno; "Ancora" dico in tono imperativo "Di più" rispondi prontamente tu eccitata da quel l'ordine non svincolabile.
Mi volto e scendo le scale di corsa, indosso il casco, il ronzio del dispositivo di avviamento disturba la quiete che intorno s'era creata. Prendo la strada verso il paese giù per la collina, mi disimpegno tra le curve incrociando qualche famiglia intenta ad accasare dopo i festeggiamenti . Sorridono...riconosco qualcuno da sotto la visiera ma non saluto. Passo il centro ormai svuotato se non per i gruppetti di irriducibili: "Se famo l'ultima bira e poi tutti a casa", mentendo spudoratamente a se stessi e consapevoli già di quale sarà il prossimo step:"c'è da svuotare il fusti: mica li buttiami così".
Esco dal centro e prendo la salita per la collina di casa, ancora un paio di curve, la moto che risponde perfettamente ai miei comandi mi fa sentire potente, ancora curve.
Mi fermo sullo spiazzo ai bordi della strada, il paesello si srotola sotto i piedi, Sulla collina opposta la tua finestra ed al suo interno il tramonto.
"Devo comprarmi una lampada a sale"penso.
Le luci di una macchina salgono il versante della tua collina prendendo il vialotto di casa tua, Lui stà tornando da te... Spengo la moto e mi libero dal casco...
Il Silenzio è Re
Torno con lo sguardo alla tua finestra, porto di riflesso il palmo sinistro a coprire il naso e la bocca, respiro profondamente ad occhi chiusi, tutta la tua essenza è ancora li, imprigionata tra le maglie della pelle, mi ubriaca drizzandomi i peli dell'avambraccio.
Accendo una sigaretta, tiro e il tizzone mi illumina il viso come un astro morente farebbe col cielo, espiro...
Il fumo bianco si solleva candido su di me, distende e muta le forme sulla strada, la collina, gli alberi il paese ed il silenzio, un silenzio padre del tempo e della materia,un silenzio padre dello spazio ...un silenzio che solo agli amanti è dato custodire...
di
scritto il
2018-07-13
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