La mia nuova vita - Prologo

di
genere
etero

Si, è stato proprio mentre varcavo la soglia della mia nuova casa con lo scatola in cui avevo riposto gli ultimi effetti personali, le poche cose che avevo deciso di portarmi dalla mia vecchia vita che non fossero vestiti, che mi accorsi per la prima volta che c'era qualcosa che non andava nel modo in cui mi fissava...

Ricordo che posai lo scatolone su di un tavolino basso nel soggiorno e rimasi a guardarmi intorno estasiata come se non fossi mai stata lì prima.
La casa di Sebastiano era veramente bella.
Grande, ariosa, deliziosamente arredata.
Pensavo già a come poter lasciare il mio segno mantendendo quello stesso livello di eleganza e buon gusto.
Lui era lì, sulle scale che conducevano al piano superiore.
Solo un istante, poi era già sparito, non volli dar peso alla cosa...

Dopo il divorzio e quei quattro mesi di inferno nei quali avevo davvero temuto che la mia vita fosse distrutta, che sarei stata costretta a cercare un lavoro, finalmente le cose stavano di nuovo prendendo la piega giusta.
Non potevo, non volevo, che nulla potesse rovinare quello che immaginavo sarebbe stato un nuovo idillio.
Già mi vedevo padrona di quella casa, già mi vedevo immersa in quel'agio, felicemente sposata con Sebastiano.

Prima di allora ero già stata felice.
Ed ero già stata sposata... (Le cose per me erano indissolubilmente legate all'epoca...) volevo disperatamente tornare ad esserlo.
Disperatamente, si, per quanto odi ammetterlo, per quanto io detesti anche solo la parola.
Il modo in cui Attilio si era liberato di me, dopo quindici anni di matrimonio, mi aveva lasciato un segno profondo e che in quel momento era ancora lungi dall'essere attenuato.
Una sera, rientrato tardi come era solito in quel periodo (col senno di poi...), mi aveva raggiunto in camera da letto.

"Margherita, dobbiamo parlare..."

Così aveva esordito sedendosi su letto, la camica bianca sbottonata e la cravatta ancora in mano.

"Fra noi non va da tempo, bla bla bla... Io non soso più felice... Non facciamoci del male... Dobbiamo pensare a Luca..."

Mi aveva praticamente liquidato con un discorsetto da cinque minuti e una pacca sulla spalla, come un vecchio dipendente da mandare in pensione.
Io avevo incassato con stile lì per lì, poi, quando mi aveva chiesto di andarmene da casa nostra un mese dopo, non ci ho visto più...
A pensarci adesso, sfasciargli il parabrezza della Mercedes con un mattone davanti al suo ufficio, ben inquadrata dalle telecamere di sicurezza, non fù una gran trovata.
Tantomento firmare quel contratto prematrimoniale quindici anni prima, ma vatti tu a sposare un avvocato...

E così, sola, senza mio marito e mio figlio, costretta, a vivere solo con un assegno da tremila euro al mese, passai i mesi successivi dentro uno squallido residence.
Luca era rimasto col padre, manco a dirlo.
Io cercavo di aggrapparmi disperatamente alla mia vecchia vita, di mantenere le amicizie, di continuare a comportarmi come se non fosse successo nulla.
Marta e Lucia erano divorziate, no? Stavano bene loro, pensavo, così farò pure io.
Errore.
Marta e Lucia aveva levato pure le mutande ai rispettivi coniugi fedifraghi, altro che contratto prematrimoniale.

Prima lo shopping, poi l'aperitivo, poi il week-end a Courmauyeur: un pezzo alla volta la mia vita sociale si sgretolava.
Mi resi conto ben presto che tolto l'affitto, le bollette, le spese per la donna delle pulizie, ben poco rimaneva che mi permettesse di mantenere il mio stile di vita.
Anche anche al nuoto e allo yoga rinunciai lì per lì per risparmiare.
Mi rimaneva solo il circolo del tennis.

Le giornate sembravano interminabili, vuote.
Ricordo insopportabile discussioni telefoniche con mia madre e con mia sorella Sara.

"Cosa farai ora?"

"Forse potrei chiedere ad Alberto se hanno bisogno di una segretaria lì all'ufficio... Dovrai pur trovarti un lavoro, no?"

Serpe invidiosa!
Lavoro, solo l'idea mi nauseava.
Sentivo il mondo crollarmi addosso.
Presi a bere...
Vino, all'inizio, nelle lunghe giornate sola in casa.
Feci vita da reclusa per quasi un mese intero. Mi vergonavo a farmi vedere al circolo, a tentare di contattare le mie vecchie amiche.
Amiche poi...
Ma non tutte, ad essere sincera.
Fù Giulia alla fine a salvarmi da quel gorgo depressivo di alcool e barbiturici in cui ero precipitata.

Carina Giulia...
La snobbavamo un po' tutti al circolo a dire il vero.
Si diceva che facesse la spogliarellista, prima di diventare la signora Bertrami.
Inaccettabile!
Anche se, fossimo state più sincere, avremmo ammesso che avevamo fatto tutte quante il suo stesso gioco per accalappiare i nostri rispettivi consorti.
Ma forse era proprio per quello che la evitavamo, era come se ci rinfacciasse a tutte di essere solo delle procacciatrici di dote, noi tutte provenienti da famiglie bene invece, borghesi, ancorchè non ricche.

A ragionarci lucidamente, io che avevo fatto di diverso da lei?
Si, mi ero innamorata di Attilio, così come lui di me, ma sarebbe stato lo stesso se fosse stato un operaio qualunque e non il figlio di un principe del foro con un posto assicurato nello studio di papà?
L'avevo attirato col miele prima, come da copione, un copione antichissimo, recitato da schiere di donne di tutte le epoche prima di me...
Lui aveva assaggiato, scoprendo presto di non poterne più fare a meno di quel nettare.
Tre anni più grande, più scaltro ... bellissimo, eppure biologicamente programmato incapace di resistere.
Mi ero concessa (...e comunque a discapito dell'educazione di buona famiglia non ero certo ne vergine ne tantomeno inesperta a ventidue anni...) senza freni, senza inibizioni.
Non avevo posto condizioni, ma di certo avevo voluto che mi sposasse.
Non l'avevo forse pressato? Il matrimonio, non era stato forse la mia ossessione sin dal giorno del nostro primo appuntamento?
Così io, così le altre.
Chi eravamo noi per giudicare Giulia? Rea solo di un evidente quanto innocua mancanza di raffinatezza e di natali meno fortunati dei nostri?

"Non dovresti ridurti così, sai, Marghe? Ti devi tenere in forma, più di prima se possibile, ora che sei single..."

Che mi stava dicendo?
Ma si, la prosaica Giulia già guardava avanti.
Tenermi in forma... per? Per accalppiarne un altro, ovvio.
Non mi credevo capace di farlo, ancora attaccata all'idea che il mio matrimonio con Attilio fosse stato un matrimonio d'amore.
Eppure il conto era sempre in rosso a fine mese...
Quand'era l'ultima volta che avevo comperato un nuovo paio di scarpe?
Ricominciai con la palestra e lo yoga.
Ovviamente dovetti accontentarmi di quella che avevo vicino casa, niente più Fitness Club Exclusive per me.
Sorprendentemente scoprii, era ugualmente efficace...

"Il circolo è pieno di single col portafogli gonfio e mica solo quello... Tu devi solo mostrarti disponibile..."

Facile a dirsi, sopratutto se incroci sul campo la sciaquetta di Attilio.
Nazeer, ventiquattro anni, manco a dirlo...
Una stanga con due gambe lunghe un chilometro, bellissimi occhi verdi, pelle color caramello e una cascata di ricci color cioccolato.
Roba da far venire qualche dubbio sulla propria sessualità anche a una mangiatrice d'uomini convinta.
E la depressione a me...
Ah, sì, pure laureanda in Diritto dell'Economia e stagista presso lo studio di Attilio, sopresa-sorpresa!

E che dire quindi alla bella cerbiattona?
Auguri?
Tanto toccherà pure a te?
No, meglio tacere, non per bontà e nemmeno per dignità, ma perchè sapevo che non sarebbe servito a nulla avvertirla.
Tuttavia non riuscivo a sopportare la sua presenza in quel luogo e ancor più detestavo l'idea che la gente ci confrontasse, come a dire "Avrà fatto bene Attilio a fare il cambio?", neanche si trattasse di uno nuovo modello di auto.
Umiliante, tanto più perchè io stessa non riuscivo a sottrarmi al confronto con lei, nuda davanti allo specchio, nel mio appartamento solitario.
Bionda, occhio azzurro, una bella figura slanciata, come diceva mia madre... non mi mancava di certo nulla per piacere.
E poi anni di spa, fanghi, massaggi... l'esercizio fisico, la dieta, lo yoga...
Si, va be' , ma chi me lo ridava il culo di una ventenne?

Ero (sono) una bella donna, ancora in grado di far voltare parecchie teste quando passo, me lo riconosco, a dispetto di un acuta insicurezza che ha sempre caratterizzato il mio rapporto con gli uomini e la vita tutta più in generale, ma non riuscivo proprio ad accettare la sfida che mi lanciava quella ragazza col viso di bambina.
Così, per quanto sia ridicolo da ammettere, smisi di nuovo di frequentare il circolo.

Fù un periodo turbolento è confuso quello seguente.
Presa sotto l'ala protettrice di Giulia divenni ben presto habituè di diversi locali notturni della zona.
I migliori, a dire lei, dove tutte le persone facoltose in cerca di incontri si radunavano.
Da dove arrivava quell'informazione?
Dalla sua vecchia vita, non v'era dubbio...
Ma che differenza faceva dopo tutto?
E poi sentivo di non avere alternative...
Complice la mia da poco scoperta propensione per l'acool, più frequentemente di quanto opportuno finivo per risvegliarmi in un letto sconosciuto al mattino in quei giorni.
Mal di testa, bocca amara e vergogna... i soldi per il taxi sul comodino.
Uno choc la prima volta, una doloroso colpo al mio amor proprio, divenuto già poco più che una puntura d'insetto al mutar della luna...
Incontri di una notte, di cui francamente poco mi importava e poco ricordavo.
Nessuno richiamava, ma ammetto che in molti casi non ero nemmeno sicura di aver effettivamente lasciato il mio numero.
Forse avrei continuato così per mesi, anni addirittura, chi può dirlo, non fosse stato per l'incontro fortuito con Sebastiano.

Ricordo di averlo visto in un angolo che parlava addirittura con un Cardinale la prima volta.
Un omino un po' buffo, stempiato, gli occhiali con una spessa montatura d'osso.
Certo non pensavo che avrei posato su di lui lo sguardo una seconda volta in quel momento...
Non capivo davvero perchè avevo accettato di partecipare a quel ricevimento di beneficenza
Avevo messo la quota minima, quasi azzerando i mie pochi risparmi su pressione di Giulia.

"Sarà pieno di ricconi, me l'ha detto Carlo ( il marito...) e so per certo che Attilio non ci sarà... non è il suo livello, questo..."

Il piano era di mantenere un profilo basso, cercare di individuare un buon partito che non fosse accompagnato e farsi introdurre, con l'aiuto di Giulia e suo marito.
Peccato non aver calcolato l'open bar...
Il ricordo di quella sera per me termina grosso modo al terzo martini, con una preoccupata Giulia che mi strattona verso il terrazzo per farmi prendere un pochino d'aria fresca.
Giulia, chissà se c'è il suo zampino su quello che è successo dopo.


Al mattino seguente, il canovaccio che da un primo momento sembrava quello delle settimane precendenti, prese una piega inaspettata quando, invece che un invito a sloggiare, mi venne recapitata la colazione a letto, servita da una silenziosa quanto sorridente colf peruviana.
Al piano di sotto, dopo una magnifica doccia circodata da pietra naturale, trovai l'omino buffo con gli occhiali d'osso che leggeva un quotidiano.
Sebastiano, per l'appunto.
Una persona di una gentilezza e di una generosità disarmanti.
Timido, oltre che a modo suo un pochino infantile.
Strano carattere per un imprenditore di successo, ma questa è una cosa che appresi solo successivamente.
Dal suo sorrisetto sornione e goffi ammiccamenti non ebbi difficoltà a farmi un idea di cosa era successo.
Ancor più nei giorni seguenti quando ci rivedemmo.

Sebastiano era vedovo da dieci anni, ancor più, era solo da dieci anni.
Una persona risevata, amante della cultura e del bello, cosa rispecchiata perfettamente dalla sua bellissima casa, e ancora molto devoto al ricordo della madre dei suoi figli.
Non frequentava eventi mondani, il ricevimento era stata un'eccezione. Era stato quasi costretto a partecipare data la somma che versava tutti gli anni nelle casse della Fondazione 'Casa del bambino felice' che l'aveva organizzato.
Io l'avevo 'stregato', così mi disse, dal primo momento che c'eravamo visti.
Tradotto significa che molto probabilmente, sbronza com'ero, dovevo essergli praticamente saltata addosso.
E poi...

A uno che non toccava una donna da dieci anni, quella notte devo essere sembrata un uragano, una specie di ninfomane, benchè io ricordi ancor oggi quasi nulla dell'accaduto.
I risolini imbarazzati e i sospiri adolescenziali di Sebastiano ogni qualvolta ho in seguito tentato di avere la sua versione, mi fecero presto capire che qualnque cosa gli avessi fatto, dovevo averglielo fatto dannatamente bene.
Lo avevo mandato in paradiso, quasi letteralmente a dirla tutta, giacchè scoprii era affetto da malattia cariaca alquanto rara.
Sforzi fisici, emozioni forti, in teoria gli erano proibiti, pena il concreto rischio di un infarto.
Gli era andata bene quella sera, in tutti i sensi, me lo disse.
Lo vedeva come un segno del destino e ben presto io pure...

Dal giorno seguente iniziò un fitto corteggiamento, di quelli all'antica.
Fiori, regali, cene romantiche, in poco meno di un mese passammo dall'essere due sconosciuti alla proposta di trasferimi a casa sua.
Il tutto fra l'altro senza nessun ulteriore episodio 'fisico' tra di noi, se si escludono qualche bacio ed il tenersi per mano...

"C'è tanto spazio, Margherita, e lo so che ci conosciamo da poco, quindi sappi che se non te la senti io comprenderò..."

Me la sentivo, me la sentivo eccome!
Anche se Sebastiano non fosse stato l'uomo gentile, sentimentalmente ingenuo e opportunamente cardiopatico che era, avrei fatto l'impossibile per lasciare quel triste buco d'appartamento in affitto.
Giulia, quando le raccontai tutto, mi disse che avevo fatto proprio tombola ed io non potei che convenire.
Avevo trovato un uomo ricco, molto pù ricco di Attilio, che particamente mi venerava come una dea.
Certo fisicamente Sebastiano era quanto di più lontano ci potesse essere dal mio tipo: cinquantatrè anni mal portati, bassino, esile, pochi capelli ed un paio di occhiali che coprivano due occhi porcini e che finivano per diventare l'unico dettaglio degno di nota del suo aspetto (di contro il mio ex era ed è tutt'ora un gran bell'uomo, alto, moro, giovanile pure, per i suoi poco più che quarant'anni...), ma sentivo di non potevo fare troppo la schizzinosa.
E poi c'era la storia del cuore...
Ben inteso, non è che mirassi a diventare la vedova di Sebastiano in quel momento, volevo solo disperatamente tornare al tenore di vita cui ero abituata, però immaginavo che la sua malattia mi avrebbe quasi completamente sollevato dall'incombenza di dover fare certe cose con lui...
Cose che una coppia normale fà, cose che se fatte nel pieno possesso delle mie facolta mentali e non alterata dall'alcool, con un uomo che non desideravo e solo per ricavare un tornaconto, avrebbero definitivamente sancito il mio posto, un gradino più in basso di Giulia e di tutte le altre.

In realtà non lo sapevo, ma di lì a poco mi sarei spinta anche più in basso di così...
di
scritto il
2018-09-03
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