La mia nuova vita - La mia nuova famiglia

di
genere
etero

***

Già dalla prima settimana in quella casa, ebbi modo di realizzare quanto la situazione fosse meno idilliaca di quanto credessi.
Scoprii infatti che la tranquillità che avevo percepito durante la fase del corteggiamento, di tanto in tanto, e senza prevviso alcuno, veniva brutalmente interrotta dalla comparsa di personaggi che a vario titolo avevano relazioni con Sebastiano.

In casa (che poi era a conti fatti una villa) vivevano stabilmente i suoi due figli Galatea e Galvano più ovviamente la colf, Alma, che avevo conosciuto già dal nostro primo incontro.
C'era poi Bruno, l'autista/pilota, che praticamente era l'ombra di Sebastiano, Corrado il giardiniere/tuttofare, un uomo tarchiato di età indefinibile che veniva saltuariamente a riparare qualcosa che si era rotto in casa oppure a sistemare il giardino, sempre per poche ore, ed infine l'assistente personale di Sebastiano, Angelica, l'unica del mazzo che sembrava non avere orari ben definiti.
Era capace di spuntare fuori dalla porta dello studio di Sebastiano alle undici e mezza di sera per andarsene a casa come se fosse la cosa più normale del mondo.

I primi giorni mi limitai ad osservarli in disparte, cercando di stabilire le relazioni e i rapporti di forza, dato che ero l'ultima arrivata del clan.
Era chiaro che potessi suscitare una certa diffidenza, nel caso di Bruno, Corrado e Alma, ben celata dietro cordiali sorrisi, e che per ora non avrei potuto vincere il confronto con nessuno lì dentro.
Anzi, forse la sola Alma, una donnina cicciottella e bassina con un sorrisetto sornione sempre stampato in faccia, probabilmente si sarebbe potuta sentire in dovere di esaudire una mia richiesta, per tutti gli altri, io ero nessuno, non certo la signora della casa.
A dirla tutta, di Bruno e Corrado mi interessava ben poco.
Uno lo incrociavo a malapena, più che altro lo scorgevo di tanto in tanto lavorare in giardino, l'altro faceva di tutto per rendersi invisibile in presenza di Sebastiano e quando lui si chiudeva nel suo studio a lavorare, sgattaiolava fuori casa quasi come non riuscisse a stare in mezzo alla gente.
Eppure un uomo di bell'aspetto Bruno, seppur calvo: alto, prestante, con un che di marziale, tanto da farmi intuire che avesse anche l'incarico di garantire la sicurezza di Sebastiano alla bisogna.

Il problema, quello vero, erano purtroppo Angelica e i due figli.
La ragazza, aveva mostrato da subito ed apertamente una certa ostilità nei mie confronti.
Ricambiata, potrei aggiungere, dato che se si fosse trattato di qualunque altro uomo, il dubbio che lei fosse stata qualcosa di più di una semplice collaboratrice mi sarebbe venuto, data l'indubbia avvenenza e la quantità di tempo speso con Sebastiano.
Capelli corvini, neri come petrolio, cosi come gli occhi, lunghi, ma sempre raccolti dietro la nuca con uno spillone che le davano un che di orientale, un viso duro, serio, seppur non privo di una certa bellezza nella sua quasi perfetta simmetria.
Mai un sorriso, mai, davvero.
Sempre vestia in modo formale, tailleur, camicette, calze velate e truccata pochissimo, solo rossetto perlopiù, forse un filo di matita per gli occhi.
L'unico vezzo di femminilità del suo aspetto erano i tacchi, vertiginosi, quasi a spillo, che allungavano ancor di più la sua figura già di per sè magra e slanciata.
Le conferivano un aura di dominanza, di controllo, specie quando sovrastava Sebastiano di quasi trenta-quaranta centimetri che mi infastidiva, non saprei dire bene perchè...
Certo quello non era l'abbigliamento provocante di una che volesse ingraziarsi il capo ad un primo sguardo, eppure avevo l'impressione che ci fosse quasi un che di sessuale in quella sua plateale aridità e alterigia.

I ragazzi non erano da meno in quanto a problematicità...
Tra l'altro sapevo che loro non li avrei mai potuti scalzare nella gerarichia della casa, a differenza di Angelica, nemmeno se alla fine avessi davvero sposato il padre.
Galatea e Galvano...
Chiaramente un'infanzia segnata da nomi così improbabili...
Nel caso della ragazza, la maggiore dei due, il segno si manifestava con una scostanza al limite della maleducazione, spesso oltre.
Minuta, come il padre, eppure graziosa, con lineamenti delicati, occhi verdi e capelli color grano che raccontavano di miscuglio particolarmente ben riuscito con i geni della madre di cui avevo avuto modo di studiare diverse foto.
Tale aspetto innocente, angelico quasi, per ironia della sorte era solo il bell'incarto di un piccolo demonio.
Il suo atteggiamento nei mie confronti, rimaneva difficile da inquadrare, dato che sembrava detestare più o meno chiunque.
Evidentemente viziata dal padre (nessuna sopresa con una madre morta da quando aveva sei anni..), l'unico argomento valido per richiamarla all'ordine pareva essere per l'appunto il blocco della sua carta di credito, spesso minacciato da Sebastiano nei momenti più concitati.
Più in generale il padre sembrava essere l'unico ad avere una qualche presa su di lei.

E poi c'era lui, Galvano...
Povero ragazzo, ricordo che pensai la prima volta che ebbi modo di guardarlo per bene, alchè il padre li ebbe richiamati entrambe in soggiorno, lui e sua sorella, per delle presentazioni ufficiali.
Minuto, come il padre (la cui somigliaza spiccava maggiormente anche a causa degli occhiali, spessi come più di quelli del genitore), come la sorella...
Il medesimo mix genetico che aveva prodotto una ragazza tanto femminile quanto arrogante, nel maschio si era manifestato in modo parallelo ed opposto al contempo.
Gracile e pallido, tanto che di primo acchitto pensai che fosse anch'egli malato come il padre, senza il minimo accenno di barba, nonostante i diciotto anni compiuti, e di tutti quei tratti che un ragazzo sviluppa nel passaggio dall'infanzia all'età adulta, sia fisici, sia di carattere.
Non esagero se dico che la prima volta che lo scorsi, appollaiato sulla scala che conduceva al piano superiore, ebbi l'impressione che fosse circa coetano di mio figlio Luca, e che quando successivamente l'ebbi osservato meglio, pensai con orgoglio che nonostante Luca frequentasse ancora le scuole medie, già fosse chiaramente più 'maschio' di quel ragazzo.

Simili quindi, fratello e sorella, dato che Galatea pure avrebbe potuto tranquillamente passare per un'adolescente nonostante i vent'anni, ma opposti.
Remissivo, timido infatti, Galvano era chiaramente succube di 'Tea', come la chiamava il padre, che tuttavia sembrava una delle poche persone nella casa che davvero gli prestasse attenzione, anche se ciò voleva dire per lo più piccole vessazioni ed umiliazioni di varia natura.
Il padre molto spesso lo ingnorava, così come gli altri abitanti della casa, che il più delle volte nemmeno si accorgevano della sua presenza all'interno di una stanza.
Lui da par suo non faceva nulla per richiamare l'attenzione, silenzioso e schivo com'era.
Non esagero se dico che nelle prime due settimane ancora non avevo avuto prova che potesse effettivamente parlare...

Per il resto pochi estranei frequentavano la casa, in particolare una donna bionda sulla quarantina che pareva essere un qualche tipo di dottoressa o infermiera, ed un ragazzo dalla pelle olivastra che notai una volta uscire rabbioso dallo studio di Sebastiano.
Tea, seppur sembrasse avere un'intensa vita sociale, non rientrava mai accompagnata.
E Galvano invece, viveva come un recluso, chiundendosi in camera sua per tutto il pomeriggio quando rientrava da scuola.
Questo significava che per gran parte della giornata durante la settimana, mi spartivo la casa solo l'invisibile presenza di Alma, essendo l'unica a non avere a conti fatti nulla da fare.

Mi ci volle davvero poco per cominciare a sentirmi la padrona, tanto più che Sebastiano non mancava ogni sera di incoraggiarmi a farlo.

"Margherita, questa è casa tua adesso... Chiedi ad Alma per qualunque cosa, già le ho spiegato che ti deve considerare una di famiglia. Questa è per te, per le piccole spese... Il plafond è di soli cinquemila euro, ma ho immaginato che avresti gradito avere un po' di indipendeza... Ah, le chiavi delle auto sono appese nel quadretto vicino alla porta del garage in caso ne avessi bisogno. Hanno tutte il pieno, se ne preoccupa Bruno ogni week-end."

Mi sembrava un sogno, decisi così di ignorare i segnali delle tensioni irrisolte tra gli inquilini della villa e di concentrami per prima cosa sul ricostruire la mia vita sociale.
Credo di aver avuto qualcosa di simile ad un orgasmo il primo giorno che uscii a fare shopping con la mia nuova carta di credito assieme a Giulia.
Ripresi a frequentare il circolo, ma solo saltuariamente, giusto per sbatter in faccia alle mie ex-amiche la mia nuova fortuna.
Mi sentivo ancora di avercela con loro, in più mi ero convinta che oramai il mio ceto sociale fosse salito di un paio di gradini e che quindi avrei dovuto cercare un ambiente più consono.
Si perchè avevo deciso che ci sarei rimasta parecchio in quella casa, con Sebastiano...

Tra l'altro, a dispetto del mio sfruttamente quasi compulsivo della carta che mi aveva dato, lui sembrava effettivamente acconentarsi di portarmi fuori a cena e di fare lunghe passeggiate mano nella mano.
Anche quando mi sembrava che le cose si stessero scaldando, ed io, complice qualche bicchiere di troppo mi sentissi incline, quasi rassegnata, a concergli qualcosa di più, era sempre lui a fare un passo indietro.
A quel punto di solito mi accompagnava alla mia stanza, mi dava la buona notte e poi si ritirava nel suo studio.
Tutto perfetto, apparentemente...

Erano i primi Giugno, ricorreva il primo mese da quando mi ero trasferita, il giorno che capii che avevo nettamente sottovalutato la situazione.
Avevo deciso di sfruttare il meraviglioso giardino con piscina della villa per prendere un pochino di sole in vista della bella stagione.
Un pochino volgare come cosa forse, ma sempre meglio che andare in spiaggia, e poi la fitta vegetazione avrebbe di certo precluso a chiunque la vista, tanto più che la villa di Sebastiano era piuttosto isolata.
Erano circa le due del pomeriggio, Alma mi pare fosse uscita per far compere, era ragionevole pensare che fossi sola di conseguenza.
Ricordo che di aver infilato il costume più sgambato che avessi e di essere andata a stendermi con un asciugamano vicino al bordo della piscina.
Nella calura quasi estiva, impiegai diverso tempo per realizzare che cosa fosse la sgradevole sensazione che percepivo.
Qualcuno mi stava spiando e senza dubbio lo stava facendo dalla casa alle mie spalle...
di
scritto il
2018-09-04
3 . 1 K
visite
0
voti
valutazione
0
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.