L'ostaggio ( CAP 4 )
di
Pensonato
genere
saffico
L'OSTAGGIO (CAP 4)
Fu trascinata in una stanza nuova: quando si aprì la porta fu colpita dall'odore di incenso e dalle luci tenui; quando i suoi occhi si abituarono notò sulla destra una specie di croce sant'Andrea con delle manette, un tavolo di legno macchiato , una parete piena di fruste e scudisci ed una mensola con falli di tutte le dimensioni: Di fronte a lei, seduto in una poltrona, Mohamed senza la sua tenuta da guerra, ma a torso nudo e con pantaloni larghi di foggia araba stretti in vita da una larga cinta di cuoio borchiata: la guardava con il suo ghigno che scopriva denti bianchissimi in un sorriso quasi da lupo pronto a lanciarsi verso la sua preda. Le due guardie la portarono di fronte a lui ed ad un suo gesto le tolsero la tuta lasciandola nuda, la costrinsero ad inginocchiarsi:”Questa mattina è stata una mia debolezza, esordì, questa notte capirai come trattiamo le cagne infedeli; oramai ho capito che i vostri governanti non hanno nessun interesse a salvarvi ed allora che almeno possa divertirmi e punirvi delle vostre malefatte: dovrai subire te al loro posto”
rise. Sara fu percorsa dal solito brivido; poteva solo immaginare quello che l'aspettava ed aveva paura, ma era una paura che la eccitava ed alzò lo sguardo quasi a sfidarlo: con un gesto Mohamed ordinò alle due guardie di legarla alla croce, che la costringeva a gambe larghe mentre i seni poggiavano sulle stecche. Non vedeva quello che succedeva alle sue spalle, sentì solo la mano di Mohamed che si insinuava fra le gambe a strofinarle con forza la fica ed il clitoride: emise un sospiro, si rilassò e cercò di favorire il movimento della mano: aveva quasi raggiunto l'orgasmo quando venne colpita sulle natiche da un colpo di frusta che la lasciò senza fiato, dato che era del tutto inattesa: si inarcò per il dolore e subito la mano riprese il suo lavorio, ma non appena stava per venire ecco un nuovo colpo di frusta: “ Le cagne non devono godere!” le sussurrò all'orecchio “ Solo i soldati di Allah possono godere!” Mohamed cominciò a introdurre le dita nella fica: uno, due, tre, quattro e cinque; la mano si chiuse a pugno e prese a spingere : Sara si morse le labbra per non urlare, ed anzi cercò di rilassarsi per subire meno dolore possibile. Ma Sara, nel dolore, stava godendo, Mohamed se ne accorse, e rabbioso prese a frustarla con veemenza, ma lei aveva un orgasmo quasi ogni colpo, squirtando fiumi di umori che formarono una pozzetta fra i suoi piedi: rabbioso la sciolse e la obbligò a leccare il pavimento, lì dove si erano raccolte le sue acque: “Siiii, mugolò Sara “ dai colpiscimi, umiliami, mi piace....” La fece sollevare e legare sul tavolo con le braccia e le gambe aperte; Sara era sempre più eccitata. Sentirsi alla completa mercè di quell'uomo invece di terrorizzarla la faceva sentire libera e non vedeva l'ora che si inventasse qualcosa che la facesse ancora godere: Mohamed prese uno dei falli di legno più grande e cominciò a forzargli la figa, mentre con la mano e forzava il buchetto, anche lì cominciò con un dito, poi due, poi tre, poi quattro ed infine tutta la mano. Sara si inarcò e cominciò addirittura lei a spingere per facilitare il suo ingresso. Gemeva di piacere, avrebbe voluto che qualcuno le strizzasse il seno per raggiungere la beatitudine assoluta. Alla fine il suo aguzzino sembrò desistere da queste manovre, si calò i calzoni e la possedette con impeto fino a riempirle la figa di sborra. Non capiva come tutto quel dolore che le infliggeva potesse darle invece tanto piacere. Mentre pensava come procurarle altro dolore, fuori si sentirono dei colpi di arma da fuoco, entrò una delle guardie spaventata e gli urlò qualcosa che Sara non capì. Mohamed la sciolse se la caricò sulle spalle, come un sacco di patate ed attraverso una porticina dissimulata dietro la rastrelliera delle fruste imboccarono uno stretto corridoio che li portò dalla parte opposta a dove era in corso l'attacco. Salirono su una jeep e si diressero verso il deserto. Mohamed guidò tutta la notte, alle prime luci dell'alba all'orizzonte comparve un oasi con delle grandi tende montate intorno ad uno specchio d'acqua di un azzurro bellissimo. Le fece indossare un velo, controllò che le cinghie con cui la aveva legata al sedile fossero ancora in tensione scese e scomparve dentro una delle tende: intanto intorno alla Jeep si erano radunate alcune donne velate con dei bimbi dagli occhi vivaci e qualche uomo che la guardavano con curiosità:” Vi prego liberatemi, sono di medici senza frontiere e sono prigioniera di questo assassino!! Liberatemi vi ricompenserò!!!” Ma nessuno sembrava capire quello che diceva sia parlasse in italiano o in inglese. In quel momento Mohamed uscì, allontanò in malo modo l'assembramento la sciolse e la trascinò dentro la tenda: era ancora più grande di quanto si poteva intuire da fuori, a terra una serie di tappeti multicolori, con tavolinetti bassi intarsiati, venne portata di fronte ad un personaggio uscito da qualche favola delle mille e una notte:accovacciato su una montagnola di tappeti c'era un uomo completamente vestito di nero dal turbante alle scarpe, circondato da donne velate che gli offrivano tazze di una bevanda fumante: Mohamed le strappò di dosso il velo e la lasciò completamente nuda:”Certo è un poco sciupata, ma io non fra i miei donne che potessero prendersi cura di lei, ma guarda mio signore il bel cespuglietto che le spunta fra le gambe; di questo colore, sono sicuro, non l'hai mai visto” L'uomo fece un gesto per dire di farla girare e Sara mostrò il suo lato B, purtroppo segnato dai colpi del suo carceriere. L'uomo e le donne emisero suoni di disapprovazione e Mohamed cercò di giustificarsi:” La cagna è ribelle, ho dovuto usare le maniere forti per domarla, ma sicuramente con le cure delle tue mogli ritornerà in piena forma”. L'uomo nero si avvicinò all'orecchio di una delle donne, che poi si alzò, ricoprì Sara, la prese per mano e la condusse in un'altra tenda. Di lì a poco sentì la Jeep di Mohamed allontanarsi e tirò un grosso sospiro di sollievo anche se non sapeva che cosa l'aspettasse.
Fu trascinata in una stanza nuova: quando si aprì la porta fu colpita dall'odore di incenso e dalle luci tenui; quando i suoi occhi si abituarono notò sulla destra una specie di croce sant'Andrea con delle manette, un tavolo di legno macchiato , una parete piena di fruste e scudisci ed una mensola con falli di tutte le dimensioni: Di fronte a lei, seduto in una poltrona, Mohamed senza la sua tenuta da guerra, ma a torso nudo e con pantaloni larghi di foggia araba stretti in vita da una larga cinta di cuoio borchiata: la guardava con il suo ghigno che scopriva denti bianchissimi in un sorriso quasi da lupo pronto a lanciarsi verso la sua preda. Le due guardie la portarono di fronte a lui ed ad un suo gesto le tolsero la tuta lasciandola nuda, la costrinsero ad inginocchiarsi:”Questa mattina è stata una mia debolezza, esordì, questa notte capirai come trattiamo le cagne infedeli; oramai ho capito che i vostri governanti non hanno nessun interesse a salvarvi ed allora che almeno possa divertirmi e punirvi delle vostre malefatte: dovrai subire te al loro posto”
rise. Sara fu percorsa dal solito brivido; poteva solo immaginare quello che l'aspettava ed aveva paura, ma era una paura che la eccitava ed alzò lo sguardo quasi a sfidarlo: con un gesto Mohamed ordinò alle due guardie di legarla alla croce, che la costringeva a gambe larghe mentre i seni poggiavano sulle stecche. Non vedeva quello che succedeva alle sue spalle, sentì solo la mano di Mohamed che si insinuava fra le gambe a strofinarle con forza la fica ed il clitoride: emise un sospiro, si rilassò e cercò di favorire il movimento della mano: aveva quasi raggiunto l'orgasmo quando venne colpita sulle natiche da un colpo di frusta che la lasciò senza fiato, dato che era del tutto inattesa: si inarcò per il dolore e subito la mano riprese il suo lavorio, ma non appena stava per venire ecco un nuovo colpo di frusta: “ Le cagne non devono godere!” le sussurrò all'orecchio “ Solo i soldati di Allah possono godere!” Mohamed cominciò a introdurre le dita nella fica: uno, due, tre, quattro e cinque; la mano si chiuse a pugno e prese a spingere : Sara si morse le labbra per non urlare, ed anzi cercò di rilassarsi per subire meno dolore possibile. Ma Sara, nel dolore, stava godendo, Mohamed se ne accorse, e rabbioso prese a frustarla con veemenza, ma lei aveva un orgasmo quasi ogni colpo, squirtando fiumi di umori che formarono una pozzetta fra i suoi piedi: rabbioso la sciolse e la obbligò a leccare il pavimento, lì dove si erano raccolte le sue acque: “Siiii, mugolò Sara “ dai colpiscimi, umiliami, mi piace....” La fece sollevare e legare sul tavolo con le braccia e le gambe aperte; Sara era sempre più eccitata. Sentirsi alla completa mercè di quell'uomo invece di terrorizzarla la faceva sentire libera e non vedeva l'ora che si inventasse qualcosa che la facesse ancora godere: Mohamed prese uno dei falli di legno più grande e cominciò a forzargli la figa, mentre con la mano e forzava il buchetto, anche lì cominciò con un dito, poi due, poi tre, poi quattro ed infine tutta la mano. Sara si inarcò e cominciò addirittura lei a spingere per facilitare il suo ingresso. Gemeva di piacere, avrebbe voluto che qualcuno le strizzasse il seno per raggiungere la beatitudine assoluta. Alla fine il suo aguzzino sembrò desistere da queste manovre, si calò i calzoni e la possedette con impeto fino a riempirle la figa di sborra. Non capiva come tutto quel dolore che le infliggeva potesse darle invece tanto piacere. Mentre pensava come procurarle altro dolore, fuori si sentirono dei colpi di arma da fuoco, entrò una delle guardie spaventata e gli urlò qualcosa che Sara non capì. Mohamed la sciolse se la caricò sulle spalle, come un sacco di patate ed attraverso una porticina dissimulata dietro la rastrelliera delle fruste imboccarono uno stretto corridoio che li portò dalla parte opposta a dove era in corso l'attacco. Salirono su una jeep e si diressero verso il deserto. Mohamed guidò tutta la notte, alle prime luci dell'alba all'orizzonte comparve un oasi con delle grandi tende montate intorno ad uno specchio d'acqua di un azzurro bellissimo. Le fece indossare un velo, controllò che le cinghie con cui la aveva legata al sedile fossero ancora in tensione scese e scomparve dentro una delle tende: intanto intorno alla Jeep si erano radunate alcune donne velate con dei bimbi dagli occhi vivaci e qualche uomo che la guardavano con curiosità:” Vi prego liberatemi, sono di medici senza frontiere e sono prigioniera di questo assassino!! Liberatemi vi ricompenserò!!!” Ma nessuno sembrava capire quello che diceva sia parlasse in italiano o in inglese. In quel momento Mohamed uscì, allontanò in malo modo l'assembramento la sciolse e la trascinò dentro la tenda: era ancora più grande di quanto si poteva intuire da fuori, a terra una serie di tappeti multicolori, con tavolinetti bassi intarsiati, venne portata di fronte ad un personaggio uscito da qualche favola delle mille e una notte:accovacciato su una montagnola di tappeti c'era un uomo completamente vestito di nero dal turbante alle scarpe, circondato da donne velate che gli offrivano tazze di una bevanda fumante: Mohamed le strappò di dosso il velo e la lasciò completamente nuda:”Certo è un poco sciupata, ma io non fra i miei donne che potessero prendersi cura di lei, ma guarda mio signore il bel cespuglietto che le spunta fra le gambe; di questo colore, sono sicuro, non l'hai mai visto” L'uomo fece un gesto per dire di farla girare e Sara mostrò il suo lato B, purtroppo segnato dai colpi del suo carceriere. L'uomo e le donne emisero suoni di disapprovazione e Mohamed cercò di giustificarsi:” La cagna è ribelle, ho dovuto usare le maniere forti per domarla, ma sicuramente con le cure delle tue mogli ritornerà in piena forma”. L'uomo nero si avvicinò all'orecchio di una delle donne, che poi si alzò, ricoprì Sara, la prese per mano e la condusse in un'altra tenda. Di lì a poco sentì la Jeep di Mohamed allontanarsi e tirò un grosso sospiro di sollievo anche se non sapeva che cosa l'aspettasse.
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