Il fisioterapista
di
Bob7
genere
gay
Il fisioterapista mi massaggiava lentamente la schiena scendendo con le dita lungo i due muscoli dorsali. Il medico posturista mi aveva detto che continuando a camminare obliquo nel modo in cui avevo preso a camminare un’ernia discale non me l’avrebbe tolta nessuno. Quindi: zeppetta in una scarpa e fisioterapia. E il giovane che aveva consigliato aveva preso a venire ogni giorno a casa. Disteso sul letto, dopo qualche esercizio per le gambe mi faceva voltare pancia in giù e, sollevata la maglia intima e abbassate le mutande a metà natica iniziava il suo lavoro sulla schiena con un attrezzo piatto in metallo. Rassodato il canale delle vertebre cominciava a massaggiare con le mani scendendo sino alla parte superiore dei glutei su cui premeva verso l’esterno. Sentire le sue mani calde su di me mentre mia moglie ci guardava mi dava una certa eccitazione, anche se puramente psicologica. Era così da circa tre settimane e tra sette giorni avrebbe concluso il suo lavoro. Aveva sui 35 anni, un po’ robusto ma non grasso, sicuro del fatto suo e nei movimenti. All’inizio dell’ultima settimana, allorchè mi faceva segno di voltarmi a pancia in giù, mi sembrò più brusco. Anche l’atto di sollevarmi la maglia e abbassarmi in parte le mutande appariva più deciso, tanto che ormai mi scopriva l’intero sedere. Attribuivo al desiderio di finire presto e andar via. Mi sentivo un oggetto nelle sue mani e mia moglie che parlava con lui mentre io mi facevo manipolare, sembrava quasi allegra nel vedermi sottomesso. Poi un paio di giorni prima dell’ultima volta, mentre premeva sulle natiche con movimenti rotatori sentii i suoi palmi caldi avvicinarsi allo sfintere quasi ad allargarmelo. Ero imbarazzato ma il massaggio mi faceva bene, perchè sentivo tutta la schiena sciogliersi. Poi l’ultimo giorno il gesto si fece più audace e sentii i polpastrelli dei pollici tastarmi il buco, sia pure velocemente. Concluso il ciclo non lo vidi più, ma ogni tanto pensavo alle sue calde mani e al benessere che sapeva darmi. Intanto la schiena aveva ricominciato a dolermi. Lui stesso aveva raccomandato di non interrompere la terapia bruscamente. Gli telefonai quindi, ma mi disse che era molto impegnato e che se volevo avrei potuto andare al suo studio una volta a settimana la sera alle 20. Ed eccomi lì, in sala d’attesa. Attendo poco ed esce dalla sala un uomo anziano un po’ cadente. Io ho 47 anni, sportivo, anche se proprio per il tennis non sono più simmetrico. Il mio fisiotera
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