Una Banale Storia per Davvero Banale (4)

di
genere
incesti

(questo, in particolare, va letto leggendo almeno il capitolo precedente)

Mi sveglio il giorno dopo nel caldo torrido della tenda. Il sole colpisce tutta la parte destra rendendola effettivamente una sauna. Sto sudando. Apro gli occhi di scatto e noto che Elena non c è. Vanessa è ancora dal suo lato, sembra, addormentata.

Mi metto a sedere, e sento le voci fuori dei ragazzi che chiacchierano. Mi cambio camicia ed esco.

Simone è seduto su un mozzicone di tronco e sta spiegando a Francesco come effettivamente le Sagre di Paese siano un bene per la comunità.

Simone è un tipo strano, ha un opinione su tutto, è logorroico,pignolo e con una memoria del cazzo. Quindi passa metà dei suoi discorsi a cercare nella sua memoria per fila e per segno le informazioni che vuole divulgare, rendendo discorsi anche semplici un epopea infinita e talvolta inconcludenti.

Sta di fatto che è particolarmente bravo con le parole e se non lo conosci risulta particolarmente interessante. Giovanni non la pensa allo stesso modo. E Infatti lo sta prendendo per il culo facendo gesti alle sue spalle. Francesco non riesce a restare serio. Trattiene a stento le risate. Sembra che Simone confonda quelle espressioni per un particolare interesse all’argomento.

Saluto tutti. E notando Sofia e Marco che stanno stendendo cose bagnate mi avvicino a loro.

“Elena?”

Sofia mi guarda e solleva le spalle

“è andata di la”

“ah ok va bè”

Faccio il disinteressato, ma in realtà nella testa ho mille pensieri che frullano.
Mi siedo distratto accanto a Francesco. E la voce di Simone inizia a entrarmi nelle orecchie.

“Non è tanto che siano un guadagno economico importante, all’interno degli investimenti comunali, ma danno una certa Continuità alle attività del paese no?. Scandiscano le stagioni. Infondo sono le stesse persone che partecipano in quasi tutte le Sagre, il Piccillo per esempio credo le faccia tutte, non so se è perché mangia gratis. Però capite quanto è importante, muovono le persone. Sono tutte finalizzate a rendere attivo un luogo che se nò finirebbe per essere abbandonato. Mantengono vive zone del paese che se nò finirebbero per essere dimenticate. Capito?”

Francesco sta muovendo su e giù la testa cercando di dare l’idea che il discoro sià efffettivamente conlcuso in maniera più che soddisfacente. Giovanni fa finta di avere sospironi per l’estenuante fatica di prenderlo in giro tutto questo tempo… e io senza pensare mi oppongo.

“Oh dai… non posso credere che quella che fanno in San Paolo in campo in quel posto di merda abbia qualcosa da salvare… Dai cioè non c è nulla.. e ancora più assurdo a causa di quella sagra hanno sparato del Cemento fresco su un campo che stava meglio senza”

Simone si illumina.

“oh ma quello è un altro discorso….”

Francesco sgrana gli occhi guardandomi incredulo. Giovanni lo stesso. Io mi rendo conto di quello che ho fatto e alzo le mani. Francesco mi tira un pugno sulla spalla. Mi butto all’indietro supplicando perdono.

“Scusa scusa scusa, non volevo…”

“no no mo te lo fai spiegare bene quest’ altro discorso”

Guarda Simone con uno sguardo di intesa

“Verò che glielo spieghi per filo e per segno?”

Simone capisce che lo stiamo prendendo per il culo.
“Coglioni”

Ridono tutti.

Si guarda alle spalle e nota Giovanni, intuisce cosa stava facendo si alza e minaccia scherzosamente di tirargli un pugno.

Simone è una persona a parte, decisamente fuori dal comune. In fin dei conti sa parlare di qualsiasi cosa. E se devo essere sincero, ha sempre avuto una notevole capacità con le donne. Anzi è probabilmente quello con più conquiste. Non credo di averlo mai visto fallire un approccio. Non sò bene come fa ma in un modo o in un altro lo ritrovi a un certo punto della serata che chiacchiera animosamente appartato con la fortunata di turno. La quale sembra sempre estremamente coinvolta. Alla fin fine è un Genio.

Si risiede sbuffando… “ok ok..Sto zitto per un po’”
Francesco si riprende dalle risate.

“comunque andiamo al lago ora? No?”
Giovanni alza lo sguardo.

“C’è il sole. Effettivamente è un dovere.”

Alzo lo sguardo, conscio del fatto che il sole a picco a me uccide. Sarò ustionato.

“bè ci tocca”

Francesco si alza entusiasta battendo le mani..
“quindi costume?”

E si dirige rapido verso la tenda.

Ci alziamo tutti e fra le sagome riesco a vedere Elena che si avvicina
Cammina a testa bassa guardando dove mette i piedi per non sprofondare nella melma fangosa che si è formata con la pioggia.

Ha ancora la mia maglietta addosso. E Riesco solo a distinguere del rosso sul suo inguine solo quando solleva le mani cercando un equilibrio maggiore.

Giovanni la nota. E Grida.

“Cos’hai li ? di bello?”

Elena alza lo sguardo e sorride

“ho preso le ultime paste che c’erano al bar”

Apre il piccolo pacchetto di carta bianco che ha in mano
“Sono…5..Dovrete fare a mezzi”

Non so bene che fare, ho il cervello che rotola su se stesso cercando le giuste parole da dire. E più si avvicina più mi rendo conto della situazione assurda. Prego perché il suò sguardo non si posi su di me perché non so che espressione mi ritroverò ad avere, e allo stesso tempo vorrei che notasse solo e soltanto me.

Giovanni si è capitolato in avanti seguito da Francesco che ha fatto un palese dietrofront alla parola “Paste”.

Elena si è fermata perché si è ritrovata circondata dal fango.. si sta guardando intorno senza trovare la strada. Dovrebbe saltare ma sembra non voler rischiare le sue Superga Bianche.

Alza gli occhi e i nostri sguardi si incrociano.
Sento calore che si addensa sul mio viso.

Sorride, come ha sempre fatto.. nessun attimo di confusione nei suoi occhi. E come spesso accade il suo sorriso si trasforma in un ghigno.

Si sfila la maglietta. Restando in costume.

Costume. Ecco non aveva proprio un costume. Aveva Addosso un semaforo rosso, e se vogliamo essere precisi era uno di quei costumi dalle forme improponibili. Un pezzo intero (anche se non si può definire cosi) estremamente attillato, con tutto il fianco destro mancante, praticamente appena sotto il seno veniva a mancare una mezza luna di costume davanti e dietro. Esattamente uno di quei costumi che l’altro ieri avrei preso per il culo dalla mattina alla sera. Ora in quell’ istante volevo solo reciderlo a morsi.

E mentre il mio cervello analizza per filo e per segno la sua figura lei felicemente stende la mia maglietta per terra e con due rapidi passi supera la zona più piccola di fango.

Ci misi un po’ a rendermi conto di quello che aveva fatto. E sono anche abbastanza fiero di ammettere che me ne resi conto prima che Francesco pronunciasse la vaga domanda.

“Perche?”

E Lei rispondesse

“oh… tanto è di Tim”

Il suo sguardo è fisso su di me, e nonostante quella fosse una delle mie magliette preferite. Io Pensavo alla notte scorsa. Pensavo alle sue labbra su di me e a quanto la sua espressione fosse completamente priva di qualsivoglia ricordo rispetto a quello che era successo. Nessuna Timidezza nessuna incertezza. Mi sembrava assurdo che fossi solo io a impazzire a riguardo.

Lei lascia che Giovanni gli sfili il sacchetto dalla mano si volta raccoglie la maglietta infangata. E si avvicina sorridendo, e forse solo per un secondo vedo il suo sguardo cedere, abbassarsi, vergognarsi. Ma un attimo cosi breve che avrei potuto benissimo semplicemente immaginarmelo.
Quando è un passo da me abbassa mestamente il volto mentre lentamente piega la maglietta infangata. Io non so bene che dire, mi sembra ridicola la situazione. Sento addosso gli occhi di tutti gli altri.

La sua voce è un sussurro.

“io….”

Senza pensarci mi abbasso preoccupato per sentire ciò che vuole dire.
Provo a scostare i suoi capelli per vederle il viso, ma lei me lo impedisce.
Ho cinquemila pensieri sconclusionati nella testa che frullano a vuoto. Non faccio nulla.

“non volevo…davvero, non pensavo sarebbe finita…così”
Sembra sull’orlo del pianto

Alzo lo sguardo nel panico.

Giovanni ci sta guardando mentre mastica contento la sua brioche.

Metto entrambe le mani sulle spalle di Elena e faccio una leggera pressione.

Riesco a guardarla in volto.

È contratto in una triste espressione…troppo triste. Forzata.
Qualcosa non va.

Lentamente solleva la maglietta piegata tra le mani.
“si… si è sacrificata per meeeeee!!!!!!!!”

Francesco soffoca sulla sua pasta.

Perfortuna qualcosa funziona ancora nella mia testa e capisco.
Capire non Basta.. la stronzetta qui presente mi sta prendendo per il culo, giustamente, l’ha sempre fatto.

Ma io? Io come mi sarei comportato prima di ieri, adesso?
E intanto il tempo passa e non sò bene cosa fare
Perché mi sto scervellando tanto?
Dovrebbe essere naturale.

Prendo un sospiro profondo.
Mi allungo nuovamente in tutta la mia altezza.
Alzo un mano guardandola negli occhi
E schicchero con forza la sua fronte.
“C R E T I N A”
Mi impegno a scandire la parola

Lei perde istantaneamente la tristezza dal volto
“ouch, Cavolo fa male…”
La guardo dall’alto al basso mentre lei si massaggia delicatamente la fronte
“Meriteresti di peggio…”
Lei sorride e alza il viso.

“Ah si?...tipo un paio di sculacciate?”

Mi manda di nuovo in tilt. Sò perfettamente che questa è una di quelle cose che avrebbe detto senza problemi prima di ieri notte. Mai ieri notte è stata IERI NOTTE. Faccio fatica a credere che riesca a dire queste cose senza effettivamente immaginarle. Perché io lo faccio, adesso in questi tre secondi, avrò visualizzato almeno cento modi in cui le mie mani hanno percosso le sue natiche. E probabilmente passerei felicemente il prossimo minuto a immaginarne un altro milione.
Ma Sento gli occhi di tutti su di me.

La guardo. Ha ancora la mano sulla fronte.. ma uno sguardo felice sul volto.

“hum..uff. Vado a mettermi il costume e poi te ne do a due a due finche non diventano dispari”.

Mi salvo con l’elaboratissima battuta che mio padre ha sempre detto, mi volto, e forse troppo velocemente cammino verso la tenda.
Sento la voce di Francesco (da bocca piena) alle spalle.

“Quindi lago?”

Entro, Vanessa dorme ancora.

Silenziosamente vado al mio zaino. Infilo la mano e ravano con furia cercando la consistenza giusta. Trovo il costume. Quello Verde.
Vanessa non si è mossa. Non perdo tempo e silenziosamente mi cambio. Afferro i sandali ed esco.

Sono fuori che mi rendo conto di non aver preso l’asciugamano. Sto per rientrare in tenda, ma vedo Elena che meticolosamente riadagia la maglietta sul fango
La guardo interdetto (Guardo il suo sedere)

“Elena!!!??”

Lei Sussulta, si alza di scatto voltandosi. Vedo un micro senso di colpa sul suo viso ma poi non può far altro che ridere.

“Bè era già sporca… dobbiamo tornare di la… mi sembrava stupido sporcare le mie scarpe. Lavata deve essere lavata…”

Non sò bene perché ma volevo strapparle a morsi quel sorriso dalle labbra… non che mi desse fastidio, più che altro sembrava delizioso.

Mi avvicino.. cercando essere severo, ma a stento riesco a mantenere l’espressione contrita.

“Che Dici? Iniziamo con 1000?”

Se poteva giocare lei potevo giocare anche io.

Indietreggia saltando rapida sulla maglietta e dal altro lato del fango.

“Dai Elena è ridicolo…più la rendi difficile più sono costretto a dartene”
lei assottiglia gli occhi in segno di sfida… poi si volta e inizia a correre.

Ecco, ciò che non mi aspettavo era che fosse veloce…

Era molto veloce, perché io non la raggiunsi affatto, nonostante ammetto di averci provato.

Come scusa ho forse il fatto che io ero scalzo e lei no. E forse anche che lei sapeva perfettamente dove andare io neanche l’ombra.
La raggiungo che si trova proprio sull’orlo del lago che cerca rapidamente di sfilarsi le scarpe.

Lo afferro di peso mentre ancora ha la scarpa destra al piede.

È fortunata riesce a sfilarla e a tirarla sulla riva per tempo.

“no… no no… sarà gelidaaaaa!!!!!.”

L’acqua è fresca. Perfetta.

Dopo essermi assicurato di aver affondato tutta la sua persona sott’acqua lascio la presa.

Sento le sue grida anche sott’acqua.

L’acqua è limpidissima e il fondale melmoso è piacevolissimo sotti i miei piedi.

Mi alzo guardando ancora soddisfatto i miei piedi sott’acqua che s’infilano sotto il fondale. Dopo aver corso sui sassi, è piacevolissimo.

Elena ride al mio fianco.

Provo a renderla partecipe della mia particolare gioia melmosa.

Che i nostri corpi si trovano nuovamente a contatto. Tutto il suo peso mi riporta di nuovo sott’acqua.

Le mie mani finiscono sulla sua vita.

E semplicemente combaciamo uno su l’altro.

Sento il suo calore. I suoi seni che si comprimono sul mio petto e come se la gravità non fosse a sufficienza le mie braccia la tirano giù su di me.

Lentamente torniamo a galla e come il mio viso sbuca dall’acqua. Trovo i suoi occhi a fissarmi.

Ed io brucio, la mai mano destra, quella a diretto contatto con la sua pelle brucia (la mano sinistra è sfigata perché effettivamente quel suo costume è ridicolo)

E per qualche strana ragione(forse invidia della destra) alzo la mano sinistra al suo viso.

Sfioro le sue labbra viola per il freddo che non sentiamo.
Sento la sua coscia che si muove tra le mie gambe.

E la reazione del mio corpo è immediata.

La mia mano destra sale e si intrufola sotto il suo costume stringendo con forza il suo seno.

Il suo corpo si protende in avanti, Lasciandosi stringere.

La mia mano sinistra afferra la sua nuca indecisa sul da farsi. Reciderle il collo a morsi o affondare i denti nelle sue labbra e mentre la distanza fra noi rende questa scelta via via sempre più inevitabile.

Mi perdo in quelli due blocchi di smeraldo che ha al posto degli occhi.

“EHI!!!. Com' è L’acqua?!”

La voce di Francesco perfora tutto il mio cervello, e da come si sbarrano gli occhi di Elena, presumo anche il suo.

In un nano secondo i nostri corpi si respingono come i poli uguali di due calamite.

O meglio lei s’innalza ed io affondo.

Guardo la sua figura sfocata da sotto il pelo del acqua e in una risata forzata lei finge di affogarmi.

E mentre io mi mangio le mani sott’acqua, la sento gridare
“Meravigliosamente Gelida!!!!”

Mi alzo e mi avvicino a Elena. L’acqua mi arriva giusto sopra le ginocchia.
Il suo corpo ha un piccolo brivido di freddo.

Guardo Francesco sulla riva

“Che fate venite dentro ?”
-
Francesco infila il piede nell’acqua. Lo ritrae istantaneamente.

E mentre Francesco Sventola rapidamente la sua mano davanti al viso sottolineando ad alta voce quanto poco sviluppata è la nostra materia grigia.
Io mi ritrovo al fianco di Elena.

Senza pensare la mia mano afferra una sua natica mentre continuo a scambiare urla con Francesco.

“Sei una chiavica Fra!!”

“Io una chiavica?...Scusa se ci tengo alle dita dei piedi!”

Il volto di Elena e rivolto verso di me. Severo, Duro. E l’unico rimprovero che però sento nel suo sguardo e il fatto che non potrò fare altro.

Mi avvicino al suo viso. Mentre la mia mano scivola sotto il suo costume per afferrarla meglio.

“Hai…Ragione…Scusa”

Faccio pressione nella sua carne affondando le mie dita nella sua natica destra.
Il mio anulare si insinua tra le sue gambe e si bagna di qualcosa di più bagnato dell’acqua.

A quel contatto il suo bacino si inarca impercettibilmente verso di me
Il mio dito scivola lentamente sul suo sesso.

Ma quando sento le labbra del suo sesso inesorabilmente aprirsi sulla mia mano.
Lei fa un passo avanti. Scivola via dalla mia presa.

Si volta a fissarmi. Non capisco la sua espressione. Cammina all’indietro verso la spiaggia. Mettendo apposto il suo costume.

Appena inizio a seguirla lei si volta e accelera il passo avvicinandosi rapidamente agli altri che stanno stendendo gli asciugamani sulla spiaggia di sassi.

Le uniche altre persone sono una coppia di cinquantenni addormentati sulla linea di confine che separa il bosco dalla spiaggia.

Simone sta aiutando Sofia con la crema e Francesco minaccia tutti di annaffiarli con l’acqua calciandola dal bagnasciuga.

Io ed Elena siamo senza asciugamano.

Il sole alto fa brillare le piccole gocce d’acqua che silenziosamente evaporano dalla sua pelle.

Continuo a fissarla ( non riesco a fare altro) ondeggia lentamente sorreggendo il suo peso sulla sola gamba sinistra, mentre l’altra fa piccoli cerchi sui sassi.

Guarda Simone che si impegna nello spalmare la crema su Sofia. Sofia sembra contenta della cosa.

Elena volta un secondo lo sguardo su di me per poi riportarlo a sofia
“Sofi?”

Sofia risponde distratta
“hum?”

“Hai il cellulare qui?”

“Si.. hum nel mio Zainetto”

“Scrivi a Vanessa se porta il mio asciugamano? Io porto Tim al Tuffo”

Si volta verso di me e mi guarda fisso. Solo il suo sguardo inizia a far pulsare il mio sangue.

“Andiamo?”
scritto il
2018-10-29
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