Tess e lo Psicopatico - capitolo I

di
genere
trans

Ho terminato di scrivere Mark diventa Tess e lo Psicopatico praticamente nello stesso momento. Anche se Mark diventa Tess era iniziato molto tempo prima.
Le due storie non hanno niente a che fare l’una con l’altra, per di più si svolgono in continenti ed in ambienti molto diversi, ma l’immaginazione corre e con l’immaginazione si può fare tutto. Quindi ecco il risultato di questo improbabile incontro, in cui situazioni, che avete visto in Mark diventa Tess e nello Psicopatico, si incontrano e si mescolano. Naturalmente questa storia precede quella del “Lo Psicopatico”. Chi lo ha letto sa che dopo non sarebbe stato possibile
E’ una storia breve, ma intensa. Sette giorni spericolati e di piacere sublime.


Lo Psicopatico conosce Tess – primo e secondo giorno

Tess è una shemale perfetta, e possiamo dire una donna giovane e bellissima. Un seno importante, una quarta abbondante, gli occhi verdi ed i capelli corvini, il corpo formoso, tutto burro e panna, le cosce lunghe e tornite ed un culo fantastico in cui chiunque vorrebbe sprofondare.
Tess in quel momento della sua vita era stata ceduta dal suo Padrone, Mr. Martin, al bordello di Mistress Morgana, dove lavorava ed era la puttana più cara e più richiesta.
Mr. Martin l’aveva rapita qualche anno prima, o meglio aveva rapito un giovanotto di nome Mark che aveva trasformato nella splendida Tess.

Lui era un pazzo, un artigiano italiano dagli impulsi sessuali incontrollabili. Fisicamente un armadio, alto, grosso, ma non grasso, e con due mani d’acciaio, implacabili. In quel frangente della sua vita si era concesso una breve vacanza, solo una settimana, sulla east cost.

Non gli piacevano gli alberghi e quindi a parte la prima notte, quella dell’arrivo, aveva affittato un camper per girovagare in quella parte di mondo. Nell’infimo motel in cui aveva alloggiato la prima notte, tra le innumerevoli locandine che aveva trovato nella reception ne vide una che lo attrasse irresistibilmente, quella che reclamizzava il locale di Mistress Morgana. Sul foglietto c’era la foto di una trans bellissima, c’era anche il suo nome: Tess. L’erezione di lui fu immediata e prepotente. Lui stesso se ne meravigliò, si riteneva eterosessuale al 100%, ma quella foto gli mostrava una donna bellissima, un seno favoloso, con areole scure e larghe e capezzoli eccitati e puntuti. E poi quelle labbra imbronciate e carnose che già sentiva racchiudersi sul suo pene, lì in basso. Labbra da baciare. E poi quegli occhi verdi che già si immaginava impauriti mentre lui la faceva inginocchiare e poi velati di piacere mentre la montava e la trapanava. Solo il piccolo pene che si intravedeva tra le cosce diceva che non era una donna. Era perplesso e confuso, una cosa del genere non se l’era mai sognata, e non era neanche tipo da bordelli. Lui quando voleva una donna se la prendeva e senza tanti complimenti. Non aveva nessun interesse per le puttane. Però decise che quel night, così c’era scritto sulla locandina, meritava una visita, poi avrebbe deciso cosa fare. Era sulla via dello sballo. Non era mai riuscito a resistere ad una eccitazione come quella si conosceva. La voleva e l’avrebbe avuta, con le buone o con le cattive. Sapeva che ci sarebbe riuscito solo con le cattive, era il modo che preferiva.

Tess si muoveva disinvolta tra i tavoli, indossava, al solito, un vestitino striminzito che le copriva a malapena le natiche ed era molto generoso sul davanti. Il vestitino lasciava poco e niente all’immaginazione, ma ormai si era abituata a vestire così e non ci faceva più caso. Le scarpe, come sempre erano tacco dodici e lei le indossava con grande facilità. Erano lontani i tempi in cui era stata punita più volte perché su quei trampoli si muoveva ridicolmente insicura.
Poi, al culmine della serata, salì sul palco per ballare. Si dimenava sciolta e tranquilla, padrona del palco aveva la platea in pugno. C’era gente che pagava il biglietto di ingresso solo per vederla ballare. Era la numero uno e per qualche minuto ballò da sola, tutti gli occhi erano per lei, tutti la concupivano e la volevano, ma un’ora con lei voleva dire mezzo stipendio di un impiegato. Pochi se la potevano permettere.

Lui si sedette ad un tavolo ed ordinò whisky. L’aveva inquadrata immediatamente mentre serviva ai tavoli, cercò di non farsi notare, ma ribolliva, i suoi dubbi si sciolsero come neve al sole, non gli importava più se era una trans, era ancora più bella che nella foto, la doveva avere. Quello che aveva abbattuto ogni muro era il suo modo di muoversi. Meglio, molto meglio di una femmina. Elegante, delicata, vulnerabile più di una donna Il suo tormento era iniziato, ma come poteva fare, si era informato sulle tariffe, erano proibitive e poi a lui non interessava avere una puttana, di quella voleva anima e corpo, la voleva a sua disposizione e come la voleva lui, cioè terrorizzata e sottomessa, pronta per ogni suo capriccio e desiderosa di compiacerlo immediatamente. Poi lei salì sul palco e si mostrò in tutto il suo splendore, si muoveva con grazia, era una bomba. Fece vedere le tette, esplosive, le cosce di burro fuso, il culo imperiale. Stava facendo la puttana, si spogliava per eccitare gli uomini lì presenti, ed anche qualche donna, mostrava le cosce lunghe e quel culo di burro e panna timidamente, agitava le tette per sedurre, ma lo faceva con una grazia proprie di un’artista. Lui andò giù di testa, al termine della danza, uno spogliarello incredibile, andò in bagno e mise la testa sotto l’acqua fredda. Doveva riacquistare lucidità. Ritornò in sala appena in tempo per vederla scomparire dentro un ascensore che portava di sopra, con un uomo azzimato di circa sessanta anni e che mentre salivano sull’ascensore la stava già palpando sul culo. Il tipo doveva avere un sacco di soldi pensò lui. Non poteva rimanere lì, non riusciva a ragionare. Ritornò al camper e si allontanò. S’infilò in una strada secondaria, ai lati boschi e prati. Trovò una piazzola di lato alla strada e parcheggiò. Poi si distese sul letto e cercò di riflettere. Aveva visto come funzionava, all’inizio della serata lei serviva ai tavoli e poi ballava, quindi andava con i clienti. Il piano lentamente prese forma. Mise a punto gli ultimi dettagli e poi si addormentò, non aveva neanche cenato, solo quel whisky, ma quando era in quello stato i bisogni primari diventavano altri. Sapeva di rischiare, ma l’aveva fatto più volte ed era andata sempre liscia. Neanche il pensiero che si trovasse in un paese straniero e che per quei delitti rischiava persino la pena di morte lo poteva far desistere.


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2018-12-01
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