I palestrati - parte 2

di
genere
orge

La partita di beach volley improvvisato si concluse poco dopo con la vittoria della squadra di cui faceva parte Sofia. La ragazza trotterellò trionfante verso di me, facendo ondeggiare i morbidi seni, e quando mi raggiunse disse con un non so che di tenero e di infantile: «Abbiamo vinto, hai visto, tesoro?»
«Sì, ho visto» le risposi.
Avevo anche visto il cazzone di uno dei palestrati contro la sua coscia e lei che lo lasciava fare, ma non dissi nulla per non rovinare l’atmosfera. Non dissi nulla nemmeno quando gli altri sette piselloni decisero di avvicinarsi alla nostra postazione, trascinando borse e teli da mare in modo da stare tutti vicini, anche se avrei voluto volentieri mandarli al diavolo e andarmene. Non che sia un tipo asociale, sia chiaro, ma un conto è fare amicizia con gente interessante, un altro intrattenersi con un branco di cazzoni arrapati e cerebralmente ancora adolescenti.
Nei minuti seguenti nacque spontaneamente una conversazione tra di noi, o meglio tra gli otto ragazzi e Sofia, perché io partecipavo poco e niente, perso nei miei pensieri e poco interessato a quelle chiacchiere. La mia ragazza era cordiale con tutti, rideva alle loro battute – per lo più idiote, almeno quelle a cui badai – e parlava del più e del meno.
Poi, dal nulla, uno dei palestrati tirò fuori un commento sul fisico di Sofia: «Sai che sei molto bella? Hai un corpo perfetto. Il tuo ragazzo è proprio un bastardo fortunato!»
La mia ragazza incassò il complimento sorridendo con aria civettuola.
«Dovresti fare la modella» continuò il ragazzo. «O l’attrice»
«Sì, l’attrice porno!» aggiunge Mario, il ragazzo che si era presentato per primo e uno dei pochi di cui ricordassi il nome.
A quelle parole io sgranai gli occhi, poi cercai lo sguardo di Sofia e scoprii con un certo raccapriccio che lei non solo non era indignata, ma sorrideva pure con soddisfazione! E visto che non c’è il due senza il tre, disse anche: «Nemmeno voi siete messi male, però…»
«Dici?» Mario fece il finto tonto.
Sofia ridacchiò con aria birichina. «Beh, dico che ce l’avete moscio ed è già bello grosso, così, a prima vista… immagino che da duro sia ancora più lungo…»
Non potevo crederci! La mia ragazza parlava dei cazzi di altri uomini con una tale naturalezza, come se stesse commentando il tempo atmosferico! Non era certo una verginella, ma non avrei mai creduto possibile sentirla fare certi discorsi, con me presente per giunta!
Gli otto ragazzi, invece, sembravano spronati a osare ancora di più dal comportamento della mia donna. Uno di loro si alzò di scatto in piedi e disse, con fare tracotante: «Se vuoi ti faccio vedere com’è da duro»
Era troppo, dovevo intervenire. Esclamai: «Eh no, questo è troppo!» ma Sofia mi pose la mano sinistra sulla coscia, come a dirmi tacitamente di stare calmo, e abbassò lo sguardo sul membro che il ragazzo stava iniziando a menarsi, per farselo venire duro. Eh sì, invece di darmi ragione, la mia ragazza preferiva vedere un perfetto sconosciuto che si segava davanti a lei!
Eppure, se devo essere sincero, c’era qualcosa di eccitante in tutta quella situazione. Per una frazione di secondo, trovai meno sgradevole del previsto l’idea che la mia ragazza potesse… ma no, cosa mi veniva in mente? Ero un depravato? Ero uno di quei deviati che godono nel vedere la propria compagna scopata da un altro?
«Sofia, andiamocene…» feci per dire, ma lei nemmeno mi degnò di uno sguardo.
Fissava lo scettro di carne davanti a sé in estasi, come se stesse assistendo a un miracolo. E in effetti un cazzo di 30 centimetri – perché tanto era lungo da eretto – si può considerare un miracolo che non si vede tutti i giorni. Persino io fui per qualche secondo ipnotizzato da quell’asta così perfetta, sotto cui penzolavano due testicoli perfettamente depilati, pieni e sodi.
«Bello spettacolo, vero?» incalzò il palestrato, rivolgendosi a Sofia ovviamente. E un attimo dopo le rivolse la fatidica domanda: «Vuoi toccarlo?»
Invece di rispondere subito, la mia ragazza cercò il mio sguardo. Non disse nulla, si limitò a fissarmi intensamente negli occhi. Capii che era eccitata ma non avrei saputo dire se era merito maggiormente della prestanza di quei ragazzi o del semplice brivido della trasgressione, visto che ci trovavamo in un luogo pubblico, per quanto deserto. Dopo un paio di secondi arrivò la fatidica risposta: «Sì, fammelo toccare»
Mi sentii il cuore esplodere, non so se di gelosia o di eccitazione o di chissà quale altro sentimento, poi iniziò a battere all’impazzata. Sofia si alzò in piedi, colmò la distanza che la separava dal ragazzo col cazzo eretto e avvolse le sue dita affusolate intorno a quell’asta di carne pulsante, per poi farle scorrere lentamente su e giù. Per il momento più che masturbarlo sembrava stesse esplorando col tatto la sua nerchia, e intanto lo fissava dritto negli occhi con un’espressione che le avevo visto fare solo raramente e solo quando eravamo a letto, nei momenti in cui era più eccitata. Anche Aldo si alzò in piedi e allungò una mano verso le sue natiche, per palpargliele sotto i miei occhi gelosi e increduli, e altre mani pensarono di occuparsi del suo seno.
Feci appello a tutto il mio orgoglio e scattai in piedi, deciso a fermarli. Mario mi si parò di fronte. Non feci in tempo a fermarmi e andai a sbattere contro quella montagna di muscoli, per poi finire indietro col culo per terra, umiliato ancora una volta.
«Adesso stai lì a guardare, pisellino» mi disse con un tono perentorio. «Ci prenderemo cura di Sofia, tranquillo»
Digrignai i denti e spostai lo sguardo nuovamente su Sofia, appena in tempo per vederla inginocchiarsi sulla sabbia e prendere in bocca il membro del ragazzo che si era masturbato. Provai ad alzarmi ancora, ma questa Mario mi afferrò per i capelli e mi costrinse in ginocchio.
«Perché devi rendere tutto così complicato, pisellino?» mi domandò, poi afferrò per la base il proprio membro, ancora moscio ma già enorme, e iniziò a schiaffeggiarmi con esso! Non erano certo sberle, del resto se ci avesse messo più forza si sarebbe fatto male lui, ma erano comunque colpi dolorosi per il mio orgoglio: non solo la mia ragazza stava spompinando uno sconosciuto, non solo sarebbe stata quasi sicuramente al centro di una gangbang, ma uno di quei ragazzi mi stava pure sbattendo il suo pisellone in faccia! E mentre lo faceva ci teneva ad informarmi di quanto stesse accadendo lì vicino: «La tua ragazza sta facendo una bella pompa a Roberto… succhia davvero bene, sai? E contemporaneamente riesce a menare i cazzi di Aldo ed Edoardo…»
«Schifosi pezzi di merda!» ringhiai. «Lasciatela stare!»
«Parli come se la stessimo stuprando!» replicò Mario, tra una pisellata in faccia e l’altra. «Invece lo sta facendo di sua spontanea volontà… vero, Sofia?»
Sofia non rispose verbalmente, ma emise un gemito soffocato piuttosto eloquente, di puro piacere. Evidentemente si stava godendo così tanto la pompa a Roberto che non voleva interromperla per rispondermi.
Per me, fu il colpo di grazia. Per gli otto ragazzoni, l’ennesima occasione per scoppiare a ridere, godendosi la mia umiliazione. Umiliazione che, tra parentesi, era solo iniziata, perché subito dopo Mario mi disse, con un tono deciso che non ammetteva repliche: «Adesso fai come la tua fidanzata, succhiami il cazzo!»
Lo fissai intontito, incapace di credere alle mie orecchie. La situazione stava prendendo una piega che non mi sarei mai aspettato e che decisamente non volevo prendesse. Io mettermi a succhiare il cazzo di un altro uomo? Ma dai! Dovevo ribellarmi, e magari liberare pure Sofia da quella selva di cazzi!
Quando feci per oppormi, però, Mario replicò ancora, col solito tono autoritario: «Non temere, non sono un frocio… anzi, dopo che me l’avrai succhiato per bene farò personalmente il culo a quella troia… ma lei è da sola, noi siamo otto, non può prendersi cura di tutti i nostri uccelloni e tu da bravo fidanzato devi darle una mano. E poi mi sembra chiaro che il tuo posto sia questo, in ginocchio, a succhiar cazzi!»
Cercai lo sguardo di Sofia. Stava spompinando Astolfo con passione, mentre menava altri due cazzi con la professionalità degna di una pornostar o di una puttana consumata. Tuttavia interruppe volentieri la fellatio, questa volta, per dirmi con un tono in parte autoritario e in parte sorprendentemente dolce: «Dai, tesoro, fai come dice… condividiamo questa esperienza insieme…»
Non stavo capendo più nulla. So solo che istintivamente aprii la bocca e Mario ne approfittò per spingermi tra le labbra la cappella e i primi centimetri di quel palo di carne ancora moscio. Lo sentii crescere rapidamente, farsi sempre più duro, sempre più lungo… stavo succhiando il cazzo che avrebbe violato l’ano della mia dolce metà, ed era solo la prima di tante umiliazioni della giornata.
scritto il
2018-12-30
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