Punti di discontinuità
di
Pennetta
genere
etero
Era una solita giornata noiosa di università, con numerose ore buche tra un corso e l’altro. Ne aveva approfittato per studiare insieme ad altri compagni, ai tavoli in corridoi adibiti allo studio. Era un gruppetto di 4 studenti, due studentesse tra cui lei, e altri due ragazzi. Giulio era un ragazzo piuttosto ingenuo per i suoi 20 anni, o almeno così lui si mostrava: parlava spesso di fumetti e anime, a Sara non attirava molto, lo considerava troppo nerd e non molto carino. Claudia era una ragazza alla mano, molto alla buona, appariva quasi sciatta a causa dei suoi capelli poco curati. C’era un particolare che aveva però colpito Sara: Claudia non indossava reggiseno. L’aveva notato un giorno e aveva sempre gettato un’occhiata al petto per verificare se era solo il caso di un giorno oppure no. Non era così. I capezzoli di Claudia si intravedevano attraverso il maglione viola e lasciavano intendere un bel seno, grosso e libero. Anche quel giorno Claudia aveva deciso di lasciare il seno senza sostegno, Sara si leccò le labbra al pensiero e si domandò se i suoi compagni erano davvero così ottusi da non notarlo. Si girò verso l’altro suo compagno, Francesco. Vide che anche lui fissava il petto di Claudia e quando notò che Sara lo stava guardando, arrossì e abbassò la testa con fare vergognato. Francesco piaceva a Sara: era anche lui un po’ nerd come Giulio ma era più sciolto e aveva qualcosa negli occhi, un fare malizioso, vivace.
Giulio e Claudia lasciarono gli altri due compagni perché avevano un corso facoltativo che sarebbe iniziato di lì a poco e Sara e Francesco rimasero da soli al tavolino. Stavano studiando le funzioni continue e Sara si spostò accanto a Francesco per seguire meglio la sua spiegazione. Mentre Francesco spiegava i punti di discontinuità, Sara lo guardò con la coda nell’occhio. I suoi occhi neri e la sua voce stranamente la eccitavano. Era un ragazzetto robusto con un bel viso e quegli occhi che brillavano maliziosi la attiravano. C’era però un altro particolare: il ragazzo era palesemente vergine. Lo vedeva, lo sentiva, ne era sicura e l’idea che lui non avesse mai toccato un seno o parti più intime la portava involontariamente a fare battute spinte, allusive e a leccarsi le labbra troppo spesso. Quel giorno in più si sentiva accaldata e avvertiva una vibrazione con il ragazzo. Senza pensarci allungò una mano e l’appoggiò sulla coscia del compagno. Lui interruppe la spiegazione. La guardò. “Ti dà fastidio?”, gli disse con aria di sfida. “Io… no, penso di no…”. Lei abbassò lo sguardo e vide che si era creata una protuberanza nei jeans del compagno. “… Magari ti piace pure eh?”. Lui arrossì violentemente: “Dobbiamo studiare…”. Lei palesemente non aveva voglia di studiare. “Che dici di farci un giretto per la facoltà, prende un po’ d’aria e poi tornare qua a studiare?” Era una trappola e si capiva da quel sorriso provocante. Lui accettò, probabilmente perché pensava che camminando lei non avrebbe potuto mettergli le mani addosso. Camminarono tra i corridoi, c’erano pochi studenti in giro e quando svoltarono nell’ala sud il corridoi era deserto. Lei lo spinse dolcemente verso il muro, gli prese le mani e se le appoggio sul seno. Velocemente portò la sua mano sulla patta dei pantaloni di lui e gli sussurrò all’orecchio: “Allora timidone, sei sicuro di non volere altro? Lo so che guardi le tette a Claudia, non vuoi vederne un paio dal vivo e magari toccarle?”. Al ragazzo mancò il fiato e gli si gonfiò ancora il cazzo nei boxer. “Dove? Siamo a scuola…”. Lei prese quella frase come un sì. Lo trascinò in bagno e chiuse velocemente la porta; spinse il compagno sul water e lo fece sedere. Senza perdere tempo, lei si tolse il maglione, rivelando sotto solo il reggiseno che sosteneva una quasi terza. Si sedette a cavalcioni sul ragazzo, sentiva la sua erezione contro di lei e gli mise il seno a pochi centimetri dal viso. “Lo so che sei curioso… leccale”. Il ragazzo, seppur titubante, cominciò ad assaggiarle il seno con la bocca e lei per aiutarlo si slacciò il reggiseno e le tette si rilassarono dolcemente: con quella visione il ragazzo finalmente si sciolse e iniziò ad avventarsi sui capezzoli. Li mordicchiava bramoso, li tirava e poi ci giocava con la lingua. Raccoglieva il seno con le mani, li schiacciava, immaginava di farsi fare una spagnola da quelle tette rotonde come aveva visto per anni nei video porno e sentiva il cazzo diventare sempre più duro. Anche lei lo sentiva e infilò una mano nei boxer di lui e cominciò a segarglielo piano. Il ragazzo cominciò a gemere e lei, eccitatissima di vederlo così preso, si mise velocemente in ginocchio per terra. Si raccolse i capelli e disse in tono perentorio a Francesco che doveva tenerglieli in mano, così da non essere d’impiccio. Lui afferrò i capelli e lei gli slacciò i jeans e estrasse il cazzo. Era un bel cazzo, con una cappella che implorava di essere leccata e delle vistose vene, segno di una gran eccitazione. Iniziò immediatamente a succhiare, con forza. Voleva dare un benvenuto di tutto rispetto a quel verginello nel mondo del sesso. Dopo alcuni minuti di gran succhiare alzò la testa e con le labbra bagnate di cazzo disse “spingimi la testa, Fra’… Lo so che te li guardi i video porno, spingimi la testa sul tuo cazzo come una sporca troia”. Lui sgranò gli occhi e appoggiò una mano sulla nuca di lei e con forza la spinse sul suo cazzo. Lei adorava farsi affogare di cazzo, ingozzarsene fino a non riuscire a respirare, succhiare finché non sentiva la sborra in gola. Il ragazzo evidentemente si stava sciogliendo del tutto e tra un gemito e l’altro disse “oh dio si, succhia puttana, ti sfondo la gola cazzo…”. A Sara quella furia piacque molto e cominciò a succhiare ancora più forte, voleva farlo venire come un pazzo e ingoiare la sborra di un verginello nel bagno dell’università, proprio come la peggiore delle troie. I gemiti di lui le fecero capire che stava per venire e così fu: gli riversò in bocca tanta sborra e lei lo ingoiò con gusto. Si pulì le labbra con la lingua mentre guardava soddisfatta Francesco, in estasi dopo l’orgasmo. “Molto meglio così che con i porno eh?” le disse maliziosa.
Giulio e Claudia lasciarono gli altri due compagni perché avevano un corso facoltativo che sarebbe iniziato di lì a poco e Sara e Francesco rimasero da soli al tavolino. Stavano studiando le funzioni continue e Sara si spostò accanto a Francesco per seguire meglio la sua spiegazione. Mentre Francesco spiegava i punti di discontinuità, Sara lo guardò con la coda nell’occhio. I suoi occhi neri e la sua voce stranamente la eccitavano. Era un ragazzetto robusto con un bel viso e quegli occhi che brillavano maliziosi la attiravano. C’era però un altro particolare: il ragazzo era palesemente vergine. Lo vedeva, lo sentiva, ne era sicura e l’idea che lui non avesse mai toccato un seno o parti più intime la portava involontariamente a fare battute spinte, allusive e a leccarsi le labbra troppo spesso. Quel giorno in più si sentiva accaldata e avvertiva una vibrazione con il ragazzo. Senza pensarci allungò una mano e l’appoggiò sulla coscia del compagno. Lui interruppe la spiegazione. La guardò. “Ti dà fastidio?”, gli disse con aria di sfida. “Io… no, penso di no…”. Lei abbassò lo sguardo e vide che si era creata una protuberanza nei jeans del compagno. “… Magari ti piace pure eh?”. Lui arrossì violentemente: “Dobbiamo studiare…”. Lei palesemente non aveva voglia di studiare. “Che dici di farci un giretto per la facoltà, prende un po’ d’aria e poi tornare qua a studiare?” Era una trappola e si capiva da quel sorriso provocante. Lui accettò, probabilmente perché pensava che camminando lei non avrebbe potuto mettergli le mani addosso. Camminarono tra i corridoi, c’erano pochi studenti in giro e quando svoltarono nell’ala sud il corridoi era deserto. Lei lo spinse dolcemente verso il muro, gli prese le mani e se le appoggio sul seno. Velocemente portò la sua mano sulla patta dei pantaloni di lui e gli sussurrò all’orecchio: “Allora timidone, sei sicuro di non volere altro? Lo so che guardi le tette a Claudia, non vuoi vederne un paio dal vivo e magari toccarle?”. Al ragazzo mancò il fiato e gli si gonfiò ancora il cazzo nei boxer. “Dove? Siamo a scuola…”. Lei prese quella frase come un sì. Lo trascinò in bagno e chiuse velocemente la porta; spinse il compagno sul water e lo fece sedere. Senza perdere tempo, lei si tolse il maglione, rivelando sotto solo il reggiseno che sosteneva una quasi terza. Si sedette a cavalcioni sul ragazzo, sentiva la sua erezione contro di lei e gli mise il seno a pochi centimetri dal viso. “Lo so che sei curioso… leccale”. Il ragazzo, seppur titubante, cominciò ad assaggiarle il seno con la bocca e lei per aiutarlo si slacciò il reggiseno e le tette si rilassarono dolcemente: con quella visione il ragazzo finalmente si sciolse e iniziò ad avventarsi sui capezzoli. Li mordicchiava bramoso, li tirava e poi ci giocava con la lingua. Raccoglieva il seno con le mani, li schiacciava, immaginava di farsi fare una spagnola da quelle tette rotonde come aveva visto per anni nei video porno e sentiva il cazzo diventare sempre più duro. Anche lei lo sentiva e infilò una mano nei boxer di lui e cominciò a segarglielo piano. Il ragazzo cominciò a gemere e lei, eccitatissima di vederlo così preso, si mise velocemente in ginocchio per terra. Si raccolse i capelli e disse in tono perentorio a Francesco che doveva tenerglieli in mano, così da non essere d’impiccio. Lui afferrò i capelli e lei gli slacciò i jeans e estrasse il cazzo. Era un bel cazzo, con una cappella che implorava di essere leccata e delle vistose vene, segno di una gran eccitazione. Iniziò immediatamente a succhiare, con forza. Voleva dare un benvenuto di tutto rispetto a quel verginello nel mondo del sesso. Dopo alcuni minuti di gran succhiare alzò la testa e con le labbra bagnate di cazzo disse “spingimi la testa, Fra’… Lo so che te li guardi i video porno, spingimi la testa sul tuo cazzo come una sporca troia”. Lui sgranò gli occhi e appoggiò una mano sulla nuca di lei e con forza la spinse sul suo cazzo. Lei adorava farsi affogare di cazzo, ingozzarsene fino a non riuscire a respirare, succhiare finché non sentiva la sborra in gola. Il ragazzo evidentemente si stava sciogliendo del tutto e tra un gemito e l’altro disse “oh dio si, succhia puttana, ti sfondo la gola cazzo…”. A Sara quella furia piacque molto e cominciò a succhiare ancora più forte, voleva farlo venire come un pazzo e ingoiare la sborra di un verginello nel bagno dell’università, proprio come la peggiore delle troie. I gemiti di lui le fecero capire che stava per venire e così fu: gli riversò in bocca tanta sborra e lei lo ingoiò con gusto. Si pulì le labbra con la lingua mentre guardava soddisfatta Francesco, in estasi dopo l’orgasmo. “Molto meglio così che con i porno eh?” le disse maliziosa.
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