Una normale storia d’amore, con la sfortuna di essere madre e figlio

di
genere
incesti

Se qualcuno si aspetta una storia tutta sesso e trasgressione qui non trova quello che cerca. Quella che sto per raccontare è una storia essenzialmente d’amore tra un giovane uomo di 25 anni (io) e una donna di 49. Il destino ha voluto che queste due persone fossero madre e figlio, ma ciò non toglie che essenzialmente è una storia d’amore, che come tutte le storie d’amore ha gli aspetti belli e quelli negativi.

Un’altra premessa per allontanare i lettori: io non sono Raoul Bova e mia madre non è Claudia Bellucci. Io sono un giovane alto 1,72, 55 chili, moro , magro ma non palestrato. Insomma sono un tipo normale. Mia madre per me è una fata, una dea ma mi rendo conto che anche lei è una donna ordinaria, bella sì ma non una diva di Hollywood. Alta 1,75, terza di seno, capelli lunghi e morì e lisci.


Ecco tra noi due è nato qualcosa di speciale che ormai va avanti da sei mesi. La colpa o il merito è di mio padre che circa due anni fa se ne è andato di casa.

Una sera prima di cena, quando mia madre è tornata dal lavoro (fa il medico in ospedale) mio padre aveva le valige pronte. “Scusa, ho un’altra donna da sei mesi. Aspetta un figlio da me. È giusto così che me ne vada” aveva detto mio padre lasciando mia madre senza parole. Chiusa quella porta di lui non abbiamo più saputo nulla.

Potete capire che per mia madre è stata una batosta. Non economica, il problema non è quello. Mia madre lavora, io pure (sono un informatico) e quindi non era questione di soldi. Mia madre si è vista il mondo cadere addosso, più volte l’ho trovata a casa a piangere. Mi spiaceva vederla così e così nei mesi le sono stato vicino. Qualche uscita insieme per mangiare una pizza, l’ho accompagnata un po’ di volte al supermercato, qualche vacanza dai parenti nell’Appennino modenese ( noi abitiamo nell’hinterland di Milano), un weekend al mare. Giuro che mai avevo avuto pensieri di lei come mia partner, se non nelle classiche masturbazioni adolescenziali. Non in quei mesi, ma soffrivo a vederla così.

Una di queste sere, era il 26 maggio (per me le date sono come pilastri) torno a casa da una sera con gli amici. Era da poco passata mezzanotte e l’ho trovata al buio, per terra in bagno che piangeva. Era solamente in reggiseno e slip con i capelli raccolti in una coda, ma in quel momento non mi sono preoccupato. L’ho abbracciata forte. Sentivo la sua pelle e il suo profumo, mentre le lacrime scendevano sul suo viso. L’abbraccio è stato lungo, intenso. Poi la fisso negli occhi e le dico: “tranquilla mamma, ci sono qui io”. E spontaneamente, come se fosse naturale, la bacio. Un bacio sulle labbra da cui lei non si discosta. Un bacio che a me è parso durare una vita perché le labbra lentamente si sono aperte e le lingue incontrate. Mi sembrava di essere in paradiso. Non so quanto era passato. Ma di scatto mia madre si alza e corre in camera sua e sento la sua porte chiudersi a chiave.

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scritto il
2019-01-24
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