La sera dei miracoli

di
genere
sentimentali

La sera dei miracoli.

“È la sera dei miracoli
Fai attenzione
Qualcuno nei vicoli di Roma…”

Quella sera avrebbe voluto un miracolo, avrebbe voluto ripassare alcune ore con quella persona.
Troppe volte si erano insultati, poche si erano detti “ti voglio bene.”
Vagava per i vicoli della sua città, senza meta. Quando vide una figura curva su un tavolino bere sola. Era li.

“Oh come va?” Gli chiese il ragazzo dall’eta avanzata.
“Tutto bene, mi sembra di dormire da anni.”
“Già, ne è passato di tempo da quando ci siamo visti l’ultima volta.” con gli occhi lucidi.
“Già, me ne sono andato all’improvviso... sai gli imprevisti.”
“ Si, ma cazzo manco ti sei fatto salutare! Com’è la vita li?”
“Che te devo di? ‘Na palla. Dormo sempre... però n’ho mai smesso de chiede de te.”
“Ma dai?”
“Sì sì! M’hanno detto che eri forte come pizzaiolo, poi te sei messo a portà in giro a gente pe Roma.”
“E sì. Lo sai che ho sempre cambiato, me so sempre rinventato... CAMERIERE, portece na bira, bella fresca me raccomanno, du bicchieri che dovevo brindá!”
“A che brindamo?”
“Come a che brindamo? C’avevo du motivi: er primo che stamo a beve insieme, er secondo, che te sei scordato che faccio 46 anni?”
“E’ vero, m’ero scordato, ma a volte er tempo passa cosi in fretta che manco te ne accorgi. Poi ndo sto mo, so tutti uguali i giorni.”
“Allora a noi.” toccandosi i bicchieri.
“Insomma sto lavoro? Te piace?”
“Che tte devo di, porto n giro a gente pe Roma, mejo de questo... me vedo i monumenti a quarsiasi ora, passo ndo tanti n possono passà, me sento quasi privilegiato. Poi me so messo pure a scrive.”
“Chi te? Che leggevi er corriere?
Avrai scritto a storia da Roma, o a biografia de Totti.”
“No no! Pensa che manco la seguo più de tanto ormai... certo quando gioca se blocca er monno, ma poi se ferma a quei 90 minuti.”
“ E che è successo? Chi è sta santa che t’ha stregato?”
“Ma che santa e santa? Magari fosse stato pe na santa, ma o sai da quel punto de vista n so mai stato tanto fortunato. Le cose accadono , e er perchè n se sa.”
“Vero, succedono e nun se sa perché. Ma te trovo bene, apparte mo che sei mezzo mbriaco.”
“E che voi fa, dovevo festeggià no? E poi so ancora n po ncazzato.”
“E perché?”
“Perché se demo detti tante cattiverie
e non m’hai dato er tempo de ditte te vojo bene.”
“Ma quelle cose n c’è bisogno de dille, se sentono direttamente, da core a core!”
“Poi te dovevo ancora dì na cifra de cose.”
“Tranquillo che m’hai dette…..”

Si sveglia, l’odore dell’alcol ancora nella camera, la canzone che ancora suona dal suo computer.

“Si muove la città,
con le piazze, i giardini e la gente nei bar”
Ma lui non è più in quel bar.
“Galleggia e se ne va.
Anche senza corrente camminerà”

Il giorno prima gli torna in mente. La strada fatta in silenzio per andare a trovarlo, quel ferro cosi anonimo del cancello. La mano passata su quella lapide chiara e fredda.
Il monologo tra le mille lacrime.
Il viaggio di ritorno con la vista offuscata dagli occhi lucidi.
La bottiglia di whiskey ancora in una mano.
Un foglio il cui inchiostro è appena leggibile, le cui parole conosce a memoria, è stretto nell’altra mano.
Lo apre…

“E’ già un mese che te ne sei annato
Ma er voto che hai lassato
Difficilmente verrà colmato.
Puro che s’eravamo litigati
Cor core s’eravamo sempre amati.
Le parole che nun t’ho detto
Ce l’ho tatuate dentro ad petto,
E pe ognuna che ne uscirà
Na lacrima la seguirà.
Quanno solo ho cominciato a camminà
Sapevo che la presenza tua sarebbe sempre stata la,
E puro adesso che te ne sei ito
Dall’ombra tua me sento seguito.
Nun smetterò mai de ringraziatte
N mai fatto mai mancà un paio de ciavatte
E co l’urtimo singhiozzo che c’ho dentro ar core,
Te auguro buon riposo cacciatore.”

Alza gli occhi lucidi al cielo, riesce solo a dire:
“Ciao papà.
Grazie de esseme venuto a trovà!”

di
scritto il
2019-02-05
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