Chiamatemi don Fabio

di
genere
etero

Chiamatemi don Fabio. Il nome non è naturalmente quello vero, vero è che sono un “don”. Sono un prete, parroco di una parrocchia veneta, che mi si consenta di non nominare.
Sono un prete che però ha una particolarità che lo accompagna dalla nascita: un membro virile, vale a dire il cazzo, lungo 24 centimetri e largo in proporzione. Un bel cazzone che suscita un certo interesse nelle mie parrocchiane, che nel giro di poco tempo hanno avuto modo di conoscerlo da vicino. Sono fatte così le donne…tra di loro hanno una comunicazione che noi maschietti non ci immaginiamo neanche per sbaglio, e notizie di questo genere sono destinate ad essere condivise.
E così, vivo una sorte di doppia vita: faccio il parroco, ma a tempo perso mi occupo della gioia delle mie parrocchiane….vengono a trovarmi, ed escono dal mio studio sempre con un bel sorriso stampato in volto. Finora nessun marito si è mai accorto di nulla….forse perché nessuna vuole rinunciare a quel divertimento tanto spassoso che generosamente distribuisco.
Fin dagli anni del seminario mi accorsi che avevo qualcosa che mi rendeva particolarmente simpatico: gli sguardi dolci di qualche mio compagno “con altri gusti” mi aveva fatto intuire di essere diventato un oggetto del desiderio….e la cosa si manifestò in tutta la sua pienezza in un campo scuola in Trentino organizzato dalla parrocchia dove abitavo. Avevo 18 anni, fino a quel giorno il mio contatto col sesso era tanta pornografia e tante belle seghe. Eravamo in piscina, ed una ragazza del mio gruppo, pienotta e con l’occhio lungo, aveva adocchiato il mio costume, particolarmente gonfio per la presenza dell’ingombro di cui vi parlavo. Si avvicinò a me quandoe eravamo in acqua, e si strusciò su di me senza tante cerimonie. Mi sussurrò nell’orecchio: “stasera dopo la preghiera, nel parcheggio, aspettami”. Io feci segno di aver capito, e per buona misura le infilai una mano negli slip del due pezzi….uno sguardo torbido mi promise cose turche.
Quella sera fu la mia prima volta….tra le macchine delle cuoche, ci scambiammo delle calde effusioni….o meglio, lei mi abbassò i pantaloncini, mi liberò dalle mutande il mio arnese che si stava già riscaldando ed indurendo. Rimase stupefatta, non si aspettava una cosa simile….se lo prese in bocca, mentre io le palpavo le tettone. Dopo poco, il mio amato attrezzo si estese in tutta la sua lunghezza, e la ragazza lo baciava e lo leccava e lo accarezzava incredula. Mi fece sdraiare, e si sedette sul mio membro bello lungo.
Un sospiro infinito accompagnò la penetrazione. Non era più vergine, anche se era molto più giovane di me. Inutile dire che nel giro di poco tempo venimmo tutti e due, lei urlando e io gemendo. Mi ricordo ancora le sue tette che ballavano un ballo scatenato, il suo volto contratto, con gli occhi che brillavano, e poi il suo urlo, un “uuuuuh” prolungato e accompagnato dal tremito delle cosce, da un fiotto di umore che usciva dalla sua figa spalancata….non avevo mai provato un piacere simile, altro che le seghe! E ci presi gusto, girai la ragazza, la feci mettere alla pecorina, e la penetrai di nuovo. Lei non si lamentò, anzi….il mio membro entrava ed usciva da lei, la ragazza accompagnava il movimento con gemiti e parole smozzicate. La riempii ancora di sperma, mentre la ragazza cercava di trattenere un urlo ancora più forte del primo. Quella fu la prima volta….che precedette di poco la seconda!
Il giorno dopo verso le 9 di mattina passai in cucina, e la cuoca mi chiese se volevo qualcosa da mangiare…io ero passato in cucina solo per prendere delle cose in magazzino, e le dissi che non avevo fame. Al che rispose che era lei ad avere fame….mi disse che dalla finestra del bagno mi aveva visto scopare la ragazza, e aveva intravisto il mio arnese…chiuse a chiave la porta della cucina, si aprì la camicetta facendo uscire due tette da primato. Le sue intenzioni erano più che evidenti….e io decisi che valeva la pena andare fino in fondo. La feci sdraiare sul tavolo in mezzo alla verdura, le aprii le gambe e tirai fuori il mio amico dalle mutande.
La presi senza tanti preliminari, anche perché era già bella bagnata. Mi ricordo il suo sguardo che si illuminava, il suo bacino che accompagnava i miei colpi, le sue gambe cicciotte aperte davanti a me che mi circondavano, i suoi gemiti che diventarono un urlo. Aveva la faccia stravolta, foglie di insalata tra i capelli, la camicetta stropicciata e sporca di sperma, lo sguardo però adorante….sapevo che era sposata, che aveva l’età di mia mamma, non sapevo che aveva appetito arretrato! In quel camposcuola la scopai altre tre volte, una volta al giorno. E ogni giorno scopai anche la ragazza della piscina….e mi resi conto che non solo ero dotato, ma anche avevo una certa resistenza!
Adesso, da parroco, mi ritrovo ad avere molte richieste di incontri con delle mie parrocchiane di varie età…e ho adottato regole molto precise, per amministrare il traffico. Ma di queste cose ve ne parlerò in un'altra occasione.
Vi basti sapere che riesco a soddisfare fino a tre donne una dopo l’altra, anche adesso che gli anni cominciano a diventare tanti. I miei capelli non sono più neri ma grigi, ma il mio attrezzo funziona ancora molto bene.
A presto, carissimi!
scritto il
2019-03-07
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