Miss Culo

di
genere
etero

Bello guardarla sorridere in quella foto, sul suo profilo, e poi scoprire pian piano altre immagini di lei, a volte scherzosa, altre volte sfrontata… Questo gli piaceva di lei, che era sfrontata…e giocosa… Lo capi subito leggendo i commenti che gli lasciava nel suo profilo, commenti a volte sfacciati, a volte maliziosi…
Così, dopo un po’ di tempo decisero di provare a vedere se la provocazione e la sfrontatezza poteva essere sperimentata “sul campo”…
Fu così che lui le propose di vedersi a casa sua, dopo essere stati in un locale, nel quale l’effetto dei drink e la musica incalzante avevano prodotto la caduta di tutti i freni inibitori in lei. Ma anche in lui! Non le aveva staccato gli occhi di dosso, perché lei era tanta….da guardare…e se l’era già scopata con gli occhi, al punto che gli bruciavano!
Il locale era vicinissimo a casa sua. Non ci stava spesso, in quell’appartamento, ma era comodo quando stava in città, quando voleva incontrare qualche donna, quando aveva voglia di scopare. Una a notte, un paio, tre. A volte si ripetevano, questo si. Le migliori, quelle che lo avevano fatto godere di più. Non sempre la seconda volta era tanto soddisfacente quanto la prima. ma c’erano le eccezioni, e ritrovarsi in quell’appartamento con una donna con la quale aveva già scopato altre volte era molto piacevole, e gli permetteva di sperimentare nuovi giochi erotici, nuove perversioni in cui sentire davvero la lussuria scorrere senza più controllo.

Arrivati davanti all’ascensore cambiò idea.
‘Andiamo a piedi’, disse.
‘A che piano stai?’
‘Il quarto’
‘E si va senza ascensore?’ Certo, e tu sali davanti a me. Mi vorrei godere un po’ di panorama prima di arrivare al sodo, Miss Culo.
‘Perché, non ti va di fare un po’ di moto?’
Rise ancora. ‘E va bene. Ma coi tacchi non è il massimo’.
Si avviarono verso la rampa.
‘Vai avanti tu… prima le donne’. Gran bella regola.
Lei si incamminò. Tacchi alti e minigonna larga. Uno scrigno a portata di occhi. Vedo non vedo, ad ogni passo. La scopata si preannunciava divertente. L’idea di fottersela si faceva sempre più invitante. Vai avanti così, Miss Culo. Ridi ad ogni passo, sculetta come sai fare, fammi intravedere quel culo da favola che ti ha fornito il lasciapassare per salire da me.
Arrivati in cima lei aveva il fiatone. Ma sorrideva, sempre. Una ragazza felice, che sollievo. Una da scoparsi in pace, come in un gioco. L’atteggiamento di lei lo divertiva.
Aprì la porta, lui la fece entrare.
‘E’ carino qui’. Arredamento sobrio, da residence. Nessun tocco personale. Zona neutra.
‘Grazie. Non l’ho arredato io. Altrimenti sarebbe orribile.’
La porta si chiuse.
‘Allora’ disse lui, avvicinandosi a lei.
‘Allora… quei drink? Siamo saliti per questo, no?’
Lui sorrise. ‘Certo’ Eccola che voleva fare l’indifferente. Faceva finta di non essere salita su da lui per farsi scopare. Forse le era piaciuto il gioco di prima. Palpeggiamento più chiacchierata indifferente. Bene, andiamo avanti. Presto il gioco si sarebbe fatto scoperto, e lei lo sapeva bene. Forse era nervosa, non lo sembrava.
Le si avvicinò, erano ancora vicini alla porta. Lei rimase impassibile, guardandolo negli occhi.
‘Non so ancora il tuo nome’ disse
‘Moon’ disse lei. ‘Chiamami Moon’
‘Un bel nome. Mi piacciono le donne come te’
‘E come sono le donne come me?’ il suo sorriso era accattivante. Sembrava sempre divertirsi un mondo.
‘Sono donne consapevoli di essere belle ed esperte, consapevoli di dimostrare che sanno essere molto meglio delle ragazzine. E non hanno vergogna di mostrarlo’.
‘Oh.’ Di nuovo lui le era vicinissimo. Questa volta il gioco si sarebbe fatto ancora più interessante. Decise di fare una mossa ancora più azzardata. Un’altra prova del suo potere. Posso farti quello che voglio, vedi? Roba che non ti lasceresti mai fare da un altro.
‘Si, la sicurezza in se stessi è fondamentale’. Ora la spoglio, pensò. Così, senza preavviso. Un pensiero eccitante.
‘Hai ragione… l’insicurezza piace poco anche a me’ disse lei. Mentre lui stava già mettendo in moto il suo piano. Evviva le camicette che si sbottonano da davanti. Chiunque le abbia inventate è un genio. Ci si risparmia la scomodità di fare alzare le braccia alla donna che si sta spogliando. Mise le mani al primo bottone, in alto.
‘Non piace a nessuno, credo. E tu mi sei piaciuta da subito, sai?’ primo bottone slacciato. La sto spogliando e lei non fa una piega.
‘Davvero? ….’ Secondo bottone, sempre più in giù.
‘Certo. Te l’ho detto prima, balli da favola’. Terzo bottone. Ne mancava solo uno e lei sarebbe stata in reggiseno.
‘E tu mi guardavi ballare?’ quarto bottone, ultimo. Lei fremette. Camicetta scoperta.
‘Ti guardavo ballare. Molto intrigante.’ Ora via la camicetta. Guardandola fissa negli occhi, le spinse indietro prima una manica, poi l’altra. Il balconcino di pizzo bianco sorreggeva due tette sorprendenti. Ora cominciava ad eccitarsi per davvero.
‘Intrigante… beh….’ Moon, o meglio, Miss Culo, cominciava di nuovo a cedere. La verve sorridente si scioglieva in un’eccitazione crescente. Si morse di nuovo un labbro.
‘Molto intrigante’ ecco un bel momento, un momento da inquadrare in primo piano. Il momento in cui lui metteva entrambe le mani sulle tette. Tendendole a coppa. Un’altra dimostrazione di potere, assolutamente inebriante.
‘E cosa… pensavi….’ Ora le mani passavano a faccende serie. Erano passate da fuori a dentro. Cercavano, infilate dentro il reggiseno, i capezzoli, per tirarli fuori, per guardarseli. Eccoli tra le dita, e lei continuava a parlare
‘di fare… mentre…’ Ora lui li tirava fuori, li prendeva tra pollice e indice, e li stringeva lievemente ‘mentre… mentre…’
‘mentre?’ disse lui, tranquillo, stringendole i capezzoli, e sorridendo.
‘mentre… mi guardavi… ballare’. Il reggiseno veniva slacciato. Lei rimase a tette all’aria davanti a lui. Il reggiseno per terra. Che tette splendide, miss culo. Un miracolo dell’antigravità. Come se ne stanno irti questi capezzoli, Miss Culo. Un bonus non da poco. Come ti chiamerò, ora, Miss Culo? Miss Culotette? Tette da premio.
‘mentre ti guardavo ballare?’ disse lui, e le prese le tette, questa volta assolutamente libere, ancora una volta una per mano.
‘si…’ lei lo guardava ancora fisso negli occhi, il sorriso tinto di eccitazione.
‘non me lo ricordo bene. Perché non me lo fai ricordare?’ Lei rise.
‘non ci credo che non te lo ricordi’ disse.
‘Fidati. Ma forse riesci a farmelo venire in mente’.
Lei continuava a ridere.
‘Bene. Balla per me, ora’. Non poteva chiedere niente di meglio. Una ragazza a tette all’aria e minigonna che gli ballava di fronte.
Lui si sedette sul divano, lei cominciò a ballare. Rideva.
‘Ballavo così?’ disse lei, ancheggiando, provocante.
‘Mi sembra proprio di si…’
‘Allora ti viene in mente a cosa pensavi?’ eccola, le tettone che ondeggiavano all’aria, e la minigonna che faceva intravedere il culo.
‘Credo di si.’ Lei continuava a ballare, avvicinandosi a lui.
‘Allora dimmi cosa ti è venuto in mente’ disse lei, sedendosi a cavalcioni su di lui. Miss culetto andava al sodo.
‘Spogliami’ disse lui.
Lei sorrise e cominciò a togliergli la maglietta. Lui cominciò a baciarle le tette. Come erano sode. Assolutamente piene, con due capezzoli dritti dritti, le areole grandi e chiare.
‘Ma non mi hai ancora detto a cosa pensavi’ disse lei, slacciandogli i pantaloni.
‘Pensavo solo a scoparti’
Lei rise. ‘Oh… ma davvero?’ Lui prese a palparle il culo.
‘Fin da subito. E la cosa che mi piace di più…’ sodo, già se la immaginava nuda. Ma ritardava a spogliarla, voleva godersi la scoperta.
‘Di me?’
‘Si, di te. La cosa che mi piace di più, la vuoi sapere?’ Eccola, l’erezione che gli stringeva i pantaloni. I pantaloni scesero giù e finalmente il pene poteva ergersi, libero. Aveva un corpo veramente stupendo, proprio come nei film, pensò lei. Ma un po’ meglio.
‘Certo che la voglio sapere’ disse lei.
‘Il tuo fantastico, meraviglioso, invintante culo’ Ora lei avrebbe riso, lui lo sapeva. Infatti rise di gusto.
‘Ah, si? Ti piace?’
Lei si alzò. Fece una piroetta, si intravidero i reggicalze e la curva invitante, perfettamente tonda.
Lui la prese per mano e la portò nella stanza di fianco, dove campeggiava un enorme letto con le lenzuola bianche.
‘Togliti anche la gonna, adesso’ Lei lo fece, obbediente. Una fantastica culotte. E reggicalze. La ragazza era pronta per qualsiasi evenienza. Evviva l’inventore delle culotte, dei reggicalze, e dei reggiseno a balconcino.
Allora la baciò. Si accorse che non l’aveva ancora baciata. Aveva un sapore di fragole e di alcol. Ebbe un’improvvisa voglia di leccarla tutta, come un enorme lecca-lecca. La distese sul letto. La lingua scivolò dalla bocca verso le orecchie, verso il collo, più giù, verso le tettone da leccare, da tenere in mano fino a stancarsene, verso i capezzoli da succhiare, verso i capezzoli con cui giocare con la lingua. Lei respirava sempre più affannosamente. Era nuda, splendida, i capelli spettinati sul guanciale.

‘Allora, me lo dai ‘sto culo o cosa?’
Lei rise. ‘Ci devo ancora pensare, non mi hai convinta. Se fai il bravo, forse.’
Ma si, era una di quelle che voleva essere presa. Non voleva altro che essere presa e spostata a piacimento.
Allora prese la culotte in mano e la sfilò via, lentamente. Lei gli sorrideva.
‘Sto facendo il bravo?’ disse, sorridendo.
‘Non c’è male’ disse lei, le gambe semiaperte.
Se la guardava davanti, nuda, disposta a qualsiasi cosa.. Le stava sopra inginocchiato, con le gambe divaricate, il cazzo venoso e gonfio, dritto verso il cielo, turgido. Le mani gli fremevano, voleva metterle dappertutto Partì dalle tette, si soffermò sui capezzoli, li tenne in mano, rigirandoseli tra pollice e indice, come le manopole di una radio da sintonizzare.
‘Vediamo se divento sempre più bravo’ disse lui, stringendo sempre di più. Lei gemette di piacere.
Poi le mani scesero. Arrivarono ai fianchi, poi scesero sulle cosce, che divaricarono. E mentre divaricava le gambe, cominciava a baciare i capezzoli, girandoseli nella bocca. Poi discese verso la figa, quasi rasata – quella striscia invitante di peli! – che leccò brevemente. Non troppo, altrimenti viene subito. Aveva ancora da divertirsi. E lei era già bagnatissima.
Lui alzò il viso dalla figa di lei. Lei ansimava. Miss culo, sta arrivando il tuo momento.
Le porse un dito, che lei leccò tutto, vogliosamente, come se per tutto il tempo non avesse desiderato altro.
Lui portò il dito inumidito di saliva giù, oltre alla figa, verso il buchetto. Lo inumidì per bene.
‘Ti ho fatta salire qui solo per questo, lo sai?’
‘Per… cosa…’ diceva lei, ansimando
‘Per mettertelo in culo… perciò ora voltati tesoro’. Lei ubbidì, si mise a pancia ingiù, mostrandogli le splendide natiche. Eccola disposta a dare il culo.
‘Alza quel culetto fantastico, più su’ eccola che si metteva a culo per aria, allargando perfino le gambe, per farsi inculare per bene.
Era un culo veramente fantastico. Due chiappone da primo premio, tonde, liscie, da palpare fino allo sfinimento. Un buchetto in cui infilare il cazzo, pronto, inumidito, aperto.
‘E ora fatti inculare come si deve’ disse lui. Lei gemette. Il cazzo si appoggiò tra le natiche, poi premette dentro quel fantastico buchetto, e poi spinse, spinse. Lei gemeva incontrollabilmente.
‘Fattelo… mettere… in… culo…’ diceva lui, mentre le teneva i fianchi, e pompava il cazzo dentro il buchetto, con forza, con impeto. Lei ormai gridava dal piacere.
Il cazzo entrava ed usciva.
‘Ti piace?’ disse lui, ansimando. Godeva alla grande.
‘Si… si… si…’
‘Dimmi che ti piace fartelo mettere in culo’
‘Mi piace… farmelo… mettere… in… culo’
‘C’hai un culo da favola. Da quando l’ho visto non ho voluto altro che metterci il cazzo in mezzo…’
Lei gemeva.
‘Ti ho visto come sculettavi. Mi sono detto, questa me la scopo stanotte stessa. Anzi, me la inculo. Ti piace essere inculata?’
Lei ansimava. Lui le cercava le tette dondolanti, le prese, e continuò a fotterla tenendole i capezzoli stretti tra le dita.
‘Mi piace… essere… inculata’ ormai non capiva più niente. Era solo puro piacere.
Poi, dopo un paio di ultimi colpi decisivi, finalmente lui venne, sborrandole i primi schizzi nel culo, poi sfilandolo dal buco ormai morbido e cedevole, le schizzò le ultime dense gocce in mezzo a quelle natiche stupende e lussuriose.

Moon, Miss culo, una performance da dieci e lode. Ora poteva capire perché si era fatta chiamare Moon. Perché aveva un Culo da luna….piena!

Le sorrise e pensò che le avrebbe fatto rifare le scale fino al suo appartamento molte altre volte.
scritto il
2011-06-17
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