La compagna di scuola di mia figlia

di
genere
prime esperienze

L'amica del cuore di mia figlia dormiva spesso da me, poi al mattino insieme se ne andavano all'università. Era di casa e da noi i formalismi non erano di casa, non ci facevamo problemi a girare pressoché nudi per casa e non c'erano problemi di sorta nemmeno per Cristina. Ormai erano anni che la conoscevo e che veniva a casa nostra con Paola, mia figlia. Quella mattina aspettai che uscissero e come al solito mi recai in cucina per farmi un caffè e rigorosamente nudo come al solito. Avevo voglia di infilare il cazzo in qualche buco, ero in tiro e avevo una voglia matta. Andai in bagno, persi il rasoio e mi feci la barba e poi aprii l'acqua calda per farmi la doccia. Sotto il getto bollente il cazzo pulsava e presi la spugna, ci strofinai per bene il sapone in modo che facesse tanta schiuma e cominciai a strofinarmi il cazzo, lentamente, i coglioni, e via via per tutto il corpo. L'uccello era gonfio e sembrava volesse scoppiare mentre mi masturbavo piano, lentamente, per tutta la lunghezza. Poi vidi un'ombra oltre al vetro appannato, mi fermai e coprii il cazzo: Cristina era oltre al vetro con quella canotta enorme, i suoi capelli rossi arruffati una mano sul seno e l'altra tra le cosce.
"che cazzo fai qui?"
Quella mattina Cri aveva detto che non stava bene e che si sarebbe alzata dal letto. Ma non lo sapevo. Così me la ritrovai davanti alla cabina della doccia senza sapere perchè.
"Volevo restare un po con te"
"Lo sai che potrei essere tuo padre?
"Si, lo so"
E sfilò la canotta restando nuda, i capezzoli diritti e i peli del pube, rossi, ben curati, in mezzo ai quali le dita affusolate scorrevano.
"Non smettere ti prego"
"Cosa"
"Masturbati ancora per me"
e mi guardava il cazzo che nel frattempo non era sceso.
Lo ripresi in mano e cominciai a segarmi mentre la guardavo, le labbra dischiuse, i capezzoli diritti su quel seno rotondo, gli occhi verdi ipnotizzati dal mio cazzo, le sue dita che si facevano largo in quella piccola figa bagnata.
Uscii dalla doccia, presi un asciugamano e la guardai fissa negli occhi splendidi.
"Voglio che mi scopi, ti prego Ale"
Non ho resistito e l'ho abbracciata, ho avvicinato la mia bocca alla sua, le ho infilato la lingua a cercare la sua mentre la stringevo e lei stringeva me, il suo bacino a cercare il contatto con il mio uccello, le sue mani sul mio corpo le mie sul suo.
L'ho sollevata e portata in camere mia, appoggiata sul letto, divaricato le gambe e ho infilato la lingua tra le sue cosce mentre lei mi offriva la figa bagnata da bere.
"Sono la tua piccola troia, ti prego, la tua troia"
Il suo clito tra le mie labbra, lo succhiavo e lei perdeva la testa, il suo respiro aumentava di intensità la voce diventava roca, si inarcava, gemeva, fremeva.
"Godi nella mia bocca puttanella"
E ha goduto, sconvolta dai tremiti e emettendo versi degni di una scrofa.
"Ora insegnami a farti godere"
Mi dice con aria adorante mentre si sfila dalle mie grinfie sorridendo e con grazia avvicina la sua bocca alla mia. Un bacio animale, profondo, istintivo che mi prende l'anima. Mi afferra il cazzo con una mano prima, con tutte e due dopo e comincia a menarlo su e giù.
"Leccalo troietta"
Un bagliore di perversione le attraversa lo sguardo poi si china tra le mie cose e la sua lingua circonda la cappella.
"leccalo, riempilo di saliva puttana"
Ci si dedica con morbosa attenzione e le labbra provano ad avvolgere la cappella viola dal desiderio.
Le spingo il cazzo in gola, lei si ritrae e poi abbocca l'intero arnese con uno sforzo enorme e io comincio a scoparla in gola.
La rovescio e lei appoggia la testa sul cuscino mentre il mio cazzo le arriva alle tonsille.
"vuoi questo puttana?"
Lei ingoia assecondando il mio ritmo, le dita dentro la figa bagnata.
"Prendi zoccoletta"
La scopo in bocca da forsennato pronto a sbrodarle direttamente nello stomaco, le mani le tengono i capelli, il cazzo in fondo alla gola, la saliva e i conati di vomito la escono ai lati della bocca colando sul viso e sui miei coglioni.
Poi lei si inarca e vorrebbe urlare il suo orgasmo ma non può per il cazzo che le stò spingendo in gola. Ma vederla così mi fa salire la sborra dai coglioni, mi sfilo e le sborro in faccia, tra i capelli e sugli occhi urlando il mio
"prendila lurida troia. GODOOO"
Si placa e mi fissa.
"raccogli la sborra tra le dita e bevila"
Lo fa, con grazia prima e con golosità dopo.
Raccoglie fino all'ultima goccia
"ora voglio scoparti la figa e il culo"
Sorrida ancora
"si, sono la tua puttanella, fottimi porco"
La sistemo alla pecorina, le strofino la cappella tra le labbra della figa e poi spingo il cazzo nella sua pancia fino ai coglioni.
Quello che esce dalla sua bocca è una bestemmia
"....dio scopami"
Vederla e sentirla così mi fa crescere la voglia e le sbatto il cazzo su e giù, dentro la figa come un animale, sempre più veloce, assestandole delle manate sulle chiappe bianchissime.
"Prendi il mio cazzo puttana, ti insegno a scopare, diventerai la mia troia"
Il cazzo entra ed esce dalla sua figa che ormai cola e io lo vedo e più lo vedo muoversi bagnato più mi eccito e più animale divento.
Lei gode, ancora, si scuote, urla, si dimena, diventa volgare la ragazzina per bene che mi piaceva si è trasformata in una vera puttana che mi esalta.
"dimmi che ti piace il mio cazzo e ti sfondo nell'intestino."
"Rompimi il culo ti prego"
Afferro la cappella bagnata e la piloto fino al buchino, la appoggio, lo spingo dentro.
Sento l'intestino aderire al mio cazzo, sento lei emettere un suono animale mentre le riempio il buchino stretto, vedo quel buco avvolgere l'uccello mentre comincia ancora la danza.
"porco mi spacchi, .....dio mi sfondi, bastardo mi piace come mi riempi, fottimi il culo, voglio il tuo cazzo e la tua sborra nel culo"
E spingo fino ad arrivarle nello stomaco, voglio fotterla, farla diventare la mia serva e puttana, amante e signora.
Questa troietta di 20 anni mi sta facendo innamorare. godiamo insieme, all'unisono. Le allago il culo e poi la rovescio su di me, la stringo e la bacio, sento gli umori che le colano dappertutto e le lingue che si cercano.
La prendo per mano, la riporto sotto la doccia e la faccio inginocchiare davanti al mio uccello e libero un getto caldo di urina a lavarla, poi mi sdraio sotto di lei che nel frattempo ho fatto alzare e mi faccio riempire la bocca e lavare a mia volta.
Una promessa che ci lega per il tempo a venire.
La mia piccola troia
scritto il
2019-03-22
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