L’attrazione proibita per zia francesca - capitolo 6

di
genere
incesti

Il cuore mi batteva all'impazzata mentre cercavo di mantenere un minimo di compostezza. "Adri, non so di cosa stai parlando," dissi, cercando di nascondere il panico nella mia voce.
Lei mi guardò con un sorriso ironico, tirò fuori il telefono e, con un gesto teatrale, aprì la galleria. "Oh, davvero? Perché allora queste foto sembrano raccontare una storia diversa?"
Mi avvicinai e vidi lo schermo. Il sangue mi si gelò nelle vene: c'erano delle immagini, scattate chiaramente dalla finestra del giardino. Non lasciavano spazio a dubbi. Io e zia Francesca, nel pieno del nostro momento proibito.
"Adri... io... non è come sembra," balbettai, sentendo che la mia voce tradiva tutta la mia agitazione.
"Ah, no?" rise lei, inclinando la testa. "Sembra proprio che ti stessi divertendo parecchio. O devo credere che stavate solo... provando un nuovo tipo di yoga?"
Sospirai, sapendo di essere stato colto in flagrante. "Okay, hai ragione. È successo. Ma, Adriana, devi capire... Non puoi dire niente a nessuno. Pensa alla reputazione di tua madre. Pensa a come verrebbe giudicata!"
Lei scoppiò a ridere, una risata carica di sarcasmo e... qualcosa di oscuro, di inquietante. "Ma chi ha mai detto che voglio raccontarlo? Non sono mica stupida. E poi..." fece una pausa, mordendosi il labbro inferiore con un'espressione che mi mise a disagio. "Non sarebbe giusto rovinare una donna così... perfetta."
C'era qualcosa di strano nel modo in cui pronunciò quella parola, perfetta.
"Quindi?" chiesi, sperando di capire dove volesse andare a parare.
"Quindi... non dirò nulla," disse, avvicinandosi lentamente. Il suo tono si fece più basso, quasi un sussurro. "Ma solo a una condizione."

La mia bocca si aprì per rispondere, ma non riuscii a dire niente. Il silenzio nella stanza era quasi insopportabile. "Che... che tipo di condizione?" chiesi infine, cercando di mantenere la calma, ma il mio cuore martellava nel petto.
Lei si mise a sedere sul bordo del letto, incrociando le gambe con una grazia che sembrava naturale. "Voglio delle foto."
"Foto?" ripetei, confuso.
"Già, foto," disse, inclinando leggermente la testa. "Ma non di te. Di mia madre."
La sua affermazione mi colpì come un pugno allo stomaco. "Adri... cosa stai dicendo? Vuoi delle foto di tua madre?"
Lei rise, un suono che mi fece gelare il sangue. "Oh, dai, non fare quella faccia. Non è così strano come pensi."
"Non è così strano? Stai chiedendo a me di fare... delle foto a tua madre? Durante...?" Non riuscii neanche a finire la frase.
"Esattamente." Il suo tono era calmo, come se stesse parlando di qualcosa di assolutamente normale. "Ti dirò io cosa fare, in che posizione metterla... Sarà tutto molto semplice."
"Adriana, questo è folle," dissi, scuotendo la testa.
Lei si alzò in piedi e si avvicinò a me, i suoi occhi che brillavano di un'intensità inquietante. "Non lo è," sussurrò. "Non lo è se pensi a quanto potrebbe essere... eccitante. E poi," aggiunse con un sorriso enigmatico, "non devi preoccuparti. Non le mostrerò a nessuno. Non sono così pazza."
"Ma perché?" chiesi, cercando di trovare un senso a tutto questo.
Adriana si fermò, scrutandomi per un momento. "Perché voglio vedere qualcosa," disse, la sua voce appena un sussurro. "Voglio vedere lei... attraverso i tuoi occhi. Voglio capire cosa ti piace tanto di lei. E forse... forse voglio solo tenerla tutta per me, in un certo senso."
Le sue parole erano cariche di un significato che mi faceva rabbrividire. C’era qualcosa di profondamente sbagliato in tutto questo, ma non sapevo come reagire.
"Allora, che ne dici?" continuò Adriana, inclinando leggermente la testa e sorridendo. "Mi aiuti o no?"
La mia mente era in subbuglio. Non avevo idea di come rispondere, e il suo sguardo insistente mi faceva sentire sempre più intrappolato.


Adriana sorrise con un misto di trionfo e malizia quando le dissi che accettavo. "Bravissimo," disse, battendo le mani con un entusiasmo inquietante. "Sapevo che avresti capito."
Mi sedetti sul bordo del letto, ancora cercando di razionalizzare quello che stavo per fare. "Allora? Come vuoi che sia questa prima foto?"
Lei si mise a pensare, mordicchiandosi il labbro inferiore, un gesto che non sapevo se interpretare come riflessione o provocazione. Poi il suo viso si illuminò, come se avesse avuto un’idea geniale. "La voglio... in ginocchio."
Inarcai un sopracciglio, già turbato. "In ginocchio? Che intendi?"
Adriana fece un passo avanti, la sua voce diventando più bassa, quasi ipnotica. "Voglio che le fai una foto mentre è in ginocchio davanti a te, con lo sguardo rivolto verso l’alto. Deve sembrare... devota, sottomessa. Magari puoi aggiungere un tocco particolare... tipo che le tieni il viso tra le mani, come se fosse completamente tua."
Sentii un brivido corrermi lungo la schiena. "E come giustifico tutto questo? Non penso che lei accetterebbe così facilmente."
Adriana rise, un suono melodioso e quasi spietato. "Oh, vedrai che troverai una scusa. Sei un tipo creativo, no? Fai in modo che sembri un gioco... una cosa divertente. Sai come prenderla, no?"
Mi fissava con uno sguardo pieno di aspettativa, e io potevo sentire il mio cervello lavorare freneticamente. "E poi? Cosa te ne fai di una foto così?" chiesi, cercando di capire dove volesse andare a parare.
Lei alzò le spalle con indifferenza. "Non ti preoccupare di questo. È per me, non per il mondo. Voglio solo... un piccolo ricordo, qualcosa di speciale. È tutto."
La mia mente iniziava già a immaginare la scena. Francesca, in ginocchio, con quello sguardo intenso e sottomesso, completamente ignara del fatto che Adriana avrebbe visto quella foto. Era una richiesta assurda, ma la mia curiosità era altrettanto potente. "Va bene," dissi alla fine, la mia voce appena un sussurro.
"Perfetto," rispose Adriana con un sorriso. "Non mi deludere, eh. Voglio che sia... perfetta."

La giornata trascorse lentamente, il peso della richiesta di Adriana che mi schiacciava le spalle. Più pensavo a una valida scusa per la foto, più mi perdevo nella strana eccitazione della situazione. Non era solo il fatto di intrufolarmi nella stanza della zia Francesca, ma la consapevolezza che stavo entrando in un gioco pericoloso, un intreccio tra desiderio e rischi che non potevo ignorare.
Quando l'orologio segnò le 21, la casa si fece silenziosa. La nonna si ritirò nella sua stanza, e Adriana, apparentemente disinteressata, si immerse nella lettura. Mi sembrava di muovermi come un fantasma mentre percorrevo il corridoio. Mi fermai davanti alla porta della zia, inspirai profondamente e poi entrai.
Francesca era lì, seduta sul bordo del letto. La vestaglia che indossava era già leggermente aperta, lasciando intravedere il suo corpo sinuoso. Alzò lo sguardo verso di me, i suoi occhi che brillavano di desiderio misto a qualcosa di più: aspettativa. "Vieni qui..." mormorò, la sua voce bassa e invitante.
Chiusi la porta dietro di me e mi avvicinai, il cuore che martellava nel petto. Prima che potessi dire qualcosa, lei si alzò leggermente e avvolse le braccia attorno al mio collo, le sue labbra che incontrarono le mie in un bacio profondo e famelico. "Mi sei mancato..." sussurrò tra un bacio e l'altro, le sue mani che scivolavano sul mio torace.
"Anche tu..." le risposi, un po' sopraffatto dalla sua impetuosità.
Francesca si staccò un attimo, mordendosi il labbro inferiore. "Non potevo aspettare. Non vedevo l'ora di farlo di nuovo... Ma con Adriana qui, non sapevo se avremmo potuto..." La sua voce si abbassò ulteriormente, quasi un gemito.
Mi accorsi subito che c'era qualcosa di diverso. Il suo respiro era più caldo, i suoi movimenti più disinibiti. "Hai bevuto?" le chiesi, accarezzandole il viso con delicatezza.
Lei rise piano, scuotendo la testa. "Solo un po'. Sai, ero troppo... eccitata. E anche un po' tesa per la situazione. Così ho pensato che un bicchiere di vino mi avrebbe aiutata a rilassarmi." Fece una pausa, guardandomi con quegli occhi ammalianti. "E aveva ragione. Ora sono più che pronta per te..."
Le sue mani iniziarono a muoversi sul mio corpo, mentre il suo respiro si faceva più profondo. La sua vestaglia si aprì completamente, rivelando il suo corpo nudo sotto. Mi baciò il collo, le spalle, lasciandosi andare con un’energia quasi animalesca.
Mentre mi abbandonavo a quei momenti, mi tornò in mente la richiesta di Adriana. Dovevo trovare il momento giusto per proporre la foto. Con un respiro profondo, mormorai: "Zia... avrei una richiesta."
Lei si fermò, sollevando il viso per guardarmi. "Cosa vuoi, tesoro?" chiese, le labbra che sfioravano le mie mentre parlava.
"Vorrei... scattare una foto di te. Qualcosa da avere con me quando non possiamo vederci. Qualcosa per ricordarti."
Francesca mi fissò per un momento, un sorriso che le si formò lentamente sulle labbra. "Sei proprio un monello..." disse, ridendo piano. "Ma mi piace l'idea. Che tipo di foto vuoi?"
Esitai per un attimo, poi risposi con la voce più ferma possibile: "Voglio che ti metti in ginocchio, davanti a me. Come se fossi completamente mia. Solo per me."
Lei arrossì leggermente, mordendosi il labbro. "Se è quello che vuoi... allora lo farò."
Si sistemò lentamente, scendendo dal letto e inginocchiandosi davanti a me. I suoi occhi, pieni di desiderio, si sollevarono per incontrare i miei. "Così?" chiese, con un tono che era una miscela di innocenza e provocazione.
Mi inginocchiai accanto a lei per sistemare l'inquadratura, il mio cuore che batteva a mille mentre preparavo la fotocamera del telefono. Le dissi di poggiare le mani delicatamente sulle sue cosce, mentre inclinava leggermente la testa in modo che i suoi occhi guardassero direttamente verso l'obiettivo. Era incredibile quanto fosse perfetta, quanto sembrasse naturale in quella posa che Adriana aveva così minuziosamente descritto.
Scattai la foto, cercando di mantenere un’apparenza calma mentre dentro di me sentivo un vortice di emozioni: eccitazione, paura, e un pizzico di vergogna. Francesca mi sorrise, le sue mani che si allungarono per afferrarmi per la vita e riportarmi verso di lei. "Ora che hai la tua foto," disse con un sussurro, "penso che tu debba guadagnartela davvero..."

Velocemente inviai la foto ad Adriana, cercando di non pensarci troppo. Appena premetti "invia", lasciai il telefono sul comodino e mi concentrai completamente su Francesca. La guardai con un'intensità che fece scattare un sorriso malizioso sulle sue labbra.
Non persi un secondo. La tirai su dal pavimento con decisione, afferrandola per i fianchi e portandola verso di me. Le nostre labbra si incontrarono in un bacio profondo e appassionato, carico di desiderio. Le mie mani cominciarono a esplorare il suo corpo, scivolando sui suoi fianchi, lungo la sua schiena, fino a insinuarsi sotto la vestaglia ormai inutile.
Francesca gemette piano contro le mie labbra, lasciandosi completamente andare alla mia presa. "Così mi piace..." mormorò, le sue mani che risalivano la mia schiena per stringermi più a sé.
Le mie dita raggiunsero la sua intimità, già calda e pronta, e iniziai a stuzzicarla dolcemente. La sentii inarcare leggermente la schiena, le sue unghie che mi graffiavano appena la pelle. "Sei... incredibile..." riuscì a dire tra un respiro e l'altro, la sua voce roca di eccitazione.
La spinsi dolcemente verso il letto, facendola sedere sul bordo. Francesca si lasciò guidare, il suo corpo totalmente abbandonato a me. Mi inginocchiai davanti a lei, continuando a baciarla lungo le cosce, mentre le mie mani non smettevano di accarezzarla ovunque. "Non riesco a smettere di pensare a quanto sei perfetta..." le sussurrai, guardandola negli occhi.
Lei mi prese per il mento, costringendomi a sollevare lo sguardo. "E io non riesco a smettere di volerti... sempre di più." La sua voce era decisa, quasi famelica. Mi tirò verso di sé, le sue labbra che si riattaccarono alle mie, il suo corpo che cercava il mio con impazienza.
Mentre il momento si faceva sempre più intenso, non potei fare a meno di pensare a ciò che avevo appena fatto, alla foto mandata ad Adriana, e al fatto che tutto questo fosse diventato un gioco tanto eccitante quanto pericoloso. Ma in quel momento, con Francesca tra le mie braccia, nulla sembrava più importante del presente.

Con Francesca sdraiata davanti a me, le sue cosce aperte che rivelavano tutta la sua vulnerabilità e desiderio, mi inginocchiai ai piedi del letto. Non persi tempo, lasciandomi guidare dall’eccitazione e dalla voglia di darle piacere. Le mie labbra si posarono delicatamente sulla sua intimità, iniziando con movimenti lenti e precisi, quasi a voler esplorare ogni centimetro della sua pelle.
Francesca ansimava piano, ma con ogni tocco della mia lingua, i suoi gemiti divenivano sempre più intensi, soffocati solo dalle sue mani che si portarono alla bocca. Le sue dita, però, non tardarono a spostarsi sulla mia testa, intrecciandosi tra i miei capelli e spingendomi più a fondo contro di lei.
"Ecco... sì, così... non fermarti," mi sussurrò con voce spezzata, il corpo che tremava leggermente sotto di me.
L'intensità cresceva ad ogni mio movimento, mentre la sua pelle diventava sempre più calda e il suo respiro irregolare. Le mie mani scivolavano lungo le sue cosce, stringendole con una leggera pressione, accarezzandola e amplificando le sensazioni. La sentivo muoversi sotto di me, il suo bacino che seguiva il ritmo della mia lingua, i suoi gemiti che riempivano la stanza, rendendo l'atmosfera ancora più elettrica.
L'umidità si faceva sempre più evidente, un misto del suo piacere e del calore del momento. Continuai con più passione, alternando movimenti lenti e profondi a tocchi più rapidi e intensi, provocandole ondate di piacere che sembravano farle perdere il controllo.
"Non riesco a resistere... è troppo..." gemette, il corpo che si irrigidiva mentre si avvicinava sempre di più al culmine. Francesca mi tratteneva ancora la testa, come se volesse fondere il mio viso con la sua intimità, spingendomi sempre più vicino a lei, completamente abbandonata alle sensazioni che le stavo regalando.
Ogni suo respiro, ogni piccolo movimento del suo corpo mi faceva capire quanto fosse vicina. E io, immerso nella sua essenza, non volevo fare altro che portarla al limite, fino a vederla esplodere in un momento di puro piacere.

Ad un tratto, mentre Francesca si contorceva sotto di me, con la voce spezzata dalla passione mi sussurrò con un tono supplichevole e pieno di desiderio: "Sì... scopami, ti prego, fallo adesso..."
Quelle parole furono tutto ciò che servì. Senza esitazione, mi spogliai in fretta, lasciando che ogni barriera tra noi scomparisse. Mi posizionai sopra di lei, il suo corpo completamente abbandonato e pronto ad accogliermi. Con delicatezza, mi infilai lentamente dentro di lei, godendo di ogni istante in cui i nostri corpi si univano. Francesca emise un gemito profondo, quasi liberatorio, che sembrò riempire l’intera stanza.
Iniziai a muovermi con lentezza, lasciando che entrambi assaporassimo ogni sensazione, mentre le mie mani si posavano sul suo seno, stringendolo con passione. Francesca inarcò leggermente la schiena, portando il petto verso di me, quasi a chiedere di più.
"Oh... sì... continua così," mi disse, ansimando tra un gemito e l’altro, le sue mani che scorrevano lungo la mia schiena, le unghie che si aggrappavano alla mia pelle.
Il ritmo aumentava gradualmente, i nostri corpi ormai sudati si muovevano in perfetta armonia. Ogni spinta sembrava portare entrambi sempre più vicini a un’esplosione di piacere, mentre il calore dei nostri respiri si mescolava e le nostre labbra si cercavano incessantemente. I baci erano un intreccio di desiderio e tenerezza, le nostre lingue che si incontravano con una fame insaziabile.
"Non riesco a smettere di pensare a te," sussurrai al suo orecchio, senza smettere di muovermi dentro di lei. Francesca si limitò a rispondere con un gemito profondo, afferrandomi il volto e guardandomi negli occhi. Il suo sguardo era pieno di un misto di passione e vulnerabilità, come se in quel momento fossimo l’uno l’unica cosa importante per l’altra.
Le sue gambe si avvolsero intorno alla mia vita, stringendomi a sé, rendendo ogni movimento ancora più profondo e intenso. Le sue mani si aggrapparono ai miei capelli, tirandoli leggermente, mentre il ritmo aumentava e le sue labbra si aprivano in una serie di gemiti incontrollati.
Era tutto perfetto: il rumore delle nostre pelli che si incontravano, il calore dei nostri corpi fusi insieme, e quel momento che sembrava sospeso nel tempo, unito da un desiderio insaziabile. I pensieri, le preoccupazioni, tutto era sparito; c’eravamo solo io e lei, persi nel piacere e nella passione che ci consumava completamente.

L’eccitazione era a mille, e sentii il bisogno di cambiare posizione per intensificare ulteriormente il piacere. Con delicatezza, la girai, facendola inginocchiare sul letto con il busto leggermente abbassato verso il materasso. Francesca si appoggiò con gli avambracci al letto, il suo fondoschiena perfetto rialzato verso di me, un invito esplicito e irresistibile.
Mi posizionai dietro di lei, afferrando con forza i suoi fianchi. Entrai di nuovo dentro di lei, lentamente, godendomi la stretta avvolgente del suo corpo, prima di iniziare a muovermi con un ritmo deciso e profondo. Francesca gemette forte, portandosi una mano sulla bocca per soffocare il suono, consapevole della presenza di Adriana nella stanza accanto.
Le mie spinte si fecero sempre più intense, e ogni movimento la faceva inarcare di più la schiena, mentre il suo corpo rispondeva perfettamente al mio. Le mie mani percorrevano la sua schiena, scendendo poi a stringere le sue natiche con decisione, mentre i suoi gemiti si facevano sempre più incontrollati.
"Sei... incredibile," sussurrai, piegandomi su di lei e lasciando una scia di baci lungo la sua schiena sudata, il sapore della sua pelle che mi faceva impazzire ancora di più. Francesca si voltò leggermente, i suoi occhi pieni di piacere e desiderio, mentre il suo corpo tremava sotto di me.
Ad un tratto, un gemito particolarmente forte la scosse completamente. Sentii il suo corpo contrarsi intorno a me, il respiro spezzato e affannoso mentre si abbandonava a un orgasmo intenso, il più forte che le avessi mai visto provare. Il suo corpo tremava, la testa affondata tra le lenzuola mentre si lasciava andare completamente, il suo piacere così travolgente da farle perdere ogni controllo.
Quando si rilassò, crollò sfinita sul letto, respirando profondamente, il corpo ancora scosso dai postumi dell’orgasmo. Rimasi per un attimo sopra di lei, il mio cuore che batteva forte, mentre il desiderio ancora pulsava dentro di me, insoddisfatto.
Stavo per chiederle di fare qualcosa per me, ancora in preda a quella tensione irrisolta, quando mi accorsi che Francesca stava già scivolando nel sonno. I suoi occhi si chiudevano lentamente, un sorriso stanco e appagato che si dipingeva sulle sue labbra.
"Zia?" mormorai piano, ma lei non rispose. Il suo corpo rilassato era un chiaro segno che l’eccesso di vino e l’intensità del nostro incontro avevano avuto la meglio su di lei.
Sospirai, combattuto tra la frustrazione e un sorriso divertito. "Be’, immagino che per questa notte abbia vinto tu,"sussurrai tra me, alzandomi dal letto per lasciarla riposare. Mi rivestii velocemente, dando un’ultima occhiata al suo corpo perfetto, e tornai di soppiatto nella mia stanza.


Entrai silenziosamente in stanza, ancora con il corpo caldo e l'adrenalina che pulsava nelle vene. Nel buio, notai una lieve luce provenire dal letto di Adriana, accompagnata da movimenti intensi sotto le coperte. Mi avvicinai di soppiatto, incuriosito e leggermente divertito. Lei era completamente assorbita da quello che stava facendo, al punto da non accorgersi della mia presenza.
Quando fui abbastanza vicino, rimasi senza parole: Adriana si stava dando piacere, il respiro affannoso e le mani nascoste sotto le coperte rivelavano ogni cosa. Ma ciò che davvero mi lasciò senza fiato fu vedere lo schermo del suo cellulare. Lì, perfettamente visibile, c’era la foto che avevo scattato poco prima a Francesca, quella foto che Adriana mi aveva chiesto e che ora stava usando in un modo che non mi sarei mai aspettato.
Quella scena era tanto incredibile quanto eccitante, e per un momento rimasi a fissarla, incapace di distogliere lo sguardo. Ogni movimento del suo corpo, ogni gemito soffocato, rendeva la situazione carica di una tensione erotica che mi lasciò senza fiato.
Decisi di rompere quel momento con un pizzico di malizia. Mi avvicinai ancora di più, inclinandomi verso di lei, e sussurrai con tono giocoso e provocatorio:
"Guarda che brava la piccola Adri..."
Adriana sussultò, spaventata dal mio intervento. Il cellulare le scivolò dalle mani, finendo sulle lenzuola, mentre lei cercava freneticamente di coprirsi con le coperte, il viso acceso da un misto di vergogna e rabbia.
"Che diavolo fai qui?!" disse con voce strozzata, cercando di riprendere il controllo. Ma la mia espressione divertita e maliziosa non le lasciava scampo.
"Ehi, calma," le dissi con un sorriso. "Non è che devi vergognarti, sai... è solo interessante vedere cosa ti piace guardare."
Lei mi lanciò un'occhiataccia, ma il rossore sul suo viso e il respiro ancora irregolare la tradivano. Non sapevo cosa aspettarmi come risposta, ma l'intero momento era diventato improvvisamente un gioco di provocazioni e segreti che avrei voluto esplorare.

Mi sistemai sul bordo del letto, con un sorriso malizioso ancora stampato sul volto. Guardai Adriana, che cercava di nascondersi sotto le coperte, ma il rossore evidente sulle sue guance e il suo respiro irregolare la tradivano.
"Quindi è per questo che volevi le foto della zia, eh?" dissi con tono provocatorio, inclinando la testa e mantenendo il contatto visivo.
Adriana mi lanciò un'occhiata fulminante, ma il suo sguardo non durò a lungo. Si arrese, sospirando profondamente, e abbassò lo sguardo sul telefono che teneva ancora stretto contro il petto. Dopo un attimo di silenzio, confessò:
"Sì... È così."
Il suo tono era quasi impercettibile, ma abbastanza chiaro da farmi sentire il peso delle sue parole. La guardai, incuriosito, cercando di nascondere la mia eccitazione.
"Wow, Adri... Non immaginavo che avessi questa... chiamiamola passione per la zia Francesca."
Lei scosse la testa, mortificata.
"Non capisci... È complicato."
Mi avvicinai un po' di più, piegandomi in avanti.
"Beh, spiegamelo. Voglio capire. Cosa c'è in lei che ti attira così tanto?"
Adriana esitò per un momento, poi, con un’espressione che oscillava tra imbarazzo e rassegnazione, iniziò a parlare.
"È tutto in lei... Il suo corpo, il modo in cui si muove, come parla... È così sicura di sé, così dannatamente perfetta. Ogni volta che la guardo, non riesco a smettere di pensarci."
Un sorriso compiaciuto si formò sulle mie labbra.
"Sì, il corpo della zia è... un’opera d’arte," ammisi.
"Quelle gambe infinite, il modo in cui cammina... E poi quel seno, così pieno e invitante. È impossibile non notarlo."
Adriana si mordicchiò il labbro, chiaramente combattuta tra l’imbarazzo e il desiderio.
"Lo so... E quelle foto..." Fece una pausa, alzando lo sguardo su di me.
"Sono perfette. Mostrano esattamente quanto sia incredibile."
Annuii lentamente, cercando di mantenere il mio tono casuale mentre il mio interesse cresceva.
"Sai, Adri, non c'è niente di male ad ammetterlo. La zia è incredibile, e non sei l’unica a pensarla così."
Lei sembrava rilassarsi un po’, pur restando visibilmente turbata.
"Ma è sbagliato, no? Voglio dire, è mia madre..."
Sorrisi, mantenendo il mio tono leggero e rassicurante.
"Forse, ma l’attrazione non segue regole. A volte il corpo e i desideri prendono il sopravvento, ed è inutile combatterli."
Adriana mi osservò in silenzio per un momento, come se cercasse di valutare quanto fossi sincero. Poi, con una nota di sfida nella voce, chiese:
"E tu? Perché hai accettato di fare quelle foto? Anche tu sei così attratto da lei?"
Mi misi a ridere piano, inclinando la testa.
"Beh, diciamo che non era solo per fare un favore a te. Anche io trovo la zia... irresistibile."
Il suo sguardo cambiò, diventando più aperto, quasi complice. La tensione tra di noi sembrava allentarsi, mentre condividevamo quella conversazione intima e proibita. Sapevo che stavo guadagnando la sua fiducia e che, con un po' di attenzione, avrei potuto sfruttare quella situazione a mio vantaggio.

Adriana mi guardò con quegli occhi spalancati, un misto di dolcezza e curiosità. La sua voce era sottile e quasi innocente mentre mi chiedeva: "Mi manderai altre foto, vero? Prometti?"
Sorrisi lentamente, lasciando trasparire una calma maliziosa. "Certo che sì," risposi con un tono basso e rassicurante. "Non voglio certo deluderti, Adri."
Mentre parlavo, la mia mano si mosse lentamente sotto le coperte, trovando la sua pancia calda e morbida. Le sfiorai la pelle con delicatezza, tracciando piccoli cerchi con le dita, accarezzandola in modo quasi distratto ma intenzionalmente intimo. Lei trattenne il fiato per un attimo, poi lo lasciò andare, visibilmente compiaciuta.
"Sai," continuai con voce calma e seducente, "questa sera con tua madre è stata... incredibile. Come sempre, del resto."
Adriana rimase in silenzio, ma i suoi occhi mi scrutavano avidi mentre la mia mano si muoveva dolcemente su di lei. "Quando sono entrato nella sua stanza," iniziai a raccontare, "era lì, seduta sul letto con la vestaglia già sbottonata. Sembrava che mi stesse aspettando... e credo che in fondo fosse proprio così."
Adriana deglutì, il suo respiro leggermente più profondo, ma non disse nulla. Io continuai, abbassando ancora di più il tono della mia voce, rendendola più intima. "Mi si è avvicinata subito, senza dire una parola. Mi ha preso per la camicia e mi ha tirato verso di lei. Le sue labbra erano così morbide contro le mie, e le sue mani... be', non hanno perso tempo. Ha iniziato a toccarmi ovunque, come se non ne avesse mai abbastanza."
Le dita della mia mano si muovevano ora più in basso, avvicinandosi all'elastico dei suoi pantaloncini. Adriana rimase immobile, ma i suoi occhi erano incollati ai miei, il viso arrossato e le labbra socchiuse.
"E poi," continuai, "quando mi sono inginocchiato davanti a lei... sembrava perdere il controllo. Ogni gemito, ogni movimento del suo corpo... era pura passione. Non potevo smettere di guardarla mentre tremava sotto di me, mentre il suo corpo si abbandonava completamente al piacere."
Adriana sembrava quasi trattenere il respiro, le sue guance sempre più rosse mentre ascoltava ogni parola. La mia mano si fermò un attimo, il pollice che accarezzava lentamente la sua pelle. "E quando ho finalmente fatto mia tua madre,"dissi piano, quasi in un sussurro, "non c'era nient'altro al mondo. Solo noi due, i nostri corpi uniti, il calore e il desiderio."
Lei socchiuse gli occhi, mordendosi il labbro inferiore, mentre la mia mano scivolava ancora un po' più in basso. "Ti piace sentirlo, vero, Adri?" le chiesi con dolcezza, lasciando che il mio tono fosse rassicurante e malizioso al tempo stesso.
Adriana annuì leggermente, il suo corpo visibilmente rilassato sotto il tocco delle mie dita. "Sì," sussurrò, la sua voce tremante ma piena di compiacimento. "È... è così eccitante."
Sorrisi, lasciandomi trasportare dalla situazione. "Non ti preoccupare, allora. Ti manderò tutto quello che vuoi... e magari potremmo divertirci anche noi, no? Francesca non deve sapere tutto, dopotutto."

Mi avvicinai a lei lentamente, lasciando che la mia mano si muovesse con delicatezza, sfiorando la sua pelle liscia e calda sotto le coperte. Adriana trattenne il respiro quando le mie dita scesero più in basso, iniziando a darle piacere con movimenti dolci e misurati. I suoi gemiti, appena accennati, erano così sottili e melodiosi che sembravano risuonare nel silenzio della stanza come una dolce melodia.
"Sai, Adri," iniziai a sussurrare, la mia voce bassa e seducente, "tua madre ha un corpo che ti lascia senza fiato... ogni volta. Quando la tocco, quando esploro ogni centimetro della sua pelle, è come se il mondo si fermasse."
Adriana chiuse gli occhi per un momento, lasciando che le mie parole la trascinassero nel racconto. Le mie dita si muovevano lentamente, giocando con i suoi punti più sensibili, aumentando pian piano l'intensità.
"Il suo seno," continuai, il tono della mia voce diventando ancora più intimo, "è perfetto, morbido e pieno. Quando lo stringo tra le mani, sento il suo respiro farsi più veloce, i suoi gemiti diventano più profondi, più disperati. E quando lo bacio, quando lo assaporo, è come se tutto il suo corpo si arrendesse completamente."
Adriana emise un altro piccolo gemito, il suo corpo si mosse leggermente sotto di me. "E... e i suoi piedi?" chiese, la sua voce tremante e quasi innocente, ma carica di curiosità.
Sorrisi, continuando a muovermi con dolcezza. "I suoi piedi sono bellissimi," sussurrai, il mio respiro caldo vicino al suo orecchio. "Delicati, curati... ogni volta che li accarezzo, sento i suoi piccoli brividi. E quando li bacio, quando le do piacere anche lì, i suoi gemiti diventano quasi incontrollabili."
Lei aprì leggermente gli occhi, guardandomi con un misto di eccitazione e desiderio. "E... quando..." iniziò a dire, ma la sua voce si spezzò in un gemito più forte mentre le mie dita trovavano un ritmo più deciso.
"Quando la prendo da dietro?" completai la frase per lei, con un sorriso malizioso. Adriana annuì, mordendosi il labbro inferiore, la sua eccitazione sempre più evidente.
"È una delle cose più belle," continuai, sussurrando. "Il modo in cui il suo fondoschiena si muove contro di me, come si abbandona completamente... è indescrivibile. È come se il suo corpo fosse fatto apposta per essere adorato."
Adriana trattenne il respiro, i suoi gemiti diventavano più frequenti e dolci, il suo viso arrossato mentre si abbandonava al piacere. "E quando viene," aggiunsi, il mio tono morbido ma pieno di passione, "è come se il suo corpo esplodesse. La sento tremare sotto di me, ogni suo muscolo che si contrae, la sua voce che si spezza in un grido soffocato... e io non posso fare a meno di seguirla."
Adriana si mosse sotto le mie dita, il suo corpo rispondeva perfettamente a ogni mio tocco. "Ti piace sentirlo, vero?" le chiesi con dolcezza.
Lei annuì velocemente, incapace di rispondere a parole, ma i suoi gemiti e il suo corpo che si abbandonava completamente erano una risposta più che sufficiente.

Le mie dita si mossero con maggiore decisione, trovando un ritmo che fece scattare il suo corpo sotto di me. "Sai, Adri,"dissi con voce bassa e carica di desiderio, "ogni volta che ti vedevo camminare, non potevo fare a meno di notare il tuo fondoschiena... così perfetto. Era impossibile ignorarlo."
Lei emise un gemito più forte, mordendosi il labbro per non farsi sentire. I suoi occhi erano chiusi, le guance rosse, il corpo completamente abbandonato al piacere che le stavo dando.
"Pensavo a tutte le volte che avremmo potuto divertirci insieme," continuai, sussurrandole vicino all'orecchio, lasciando che il mio respiro caldo la accarezzasse. "E ora siamo qui, Adri... e sei così bella mentre ti lasci andare."
La tensione nel suo corpo crebbe fino a culminare in un orgasmo intenso, che lei cercò disperatamente di soffocare, mordendosi il pugno per non emettere un grido troppo forte. Tremava sotto le mie dita, il suo respiro affannoso riempiva la stanza. La osservai con un sorriso soddisfatto mentre si rilassava, il corpo ancora scosso dai piccoli spasmi del piacere.
"Ecco," dissi dolcemente, accarezzandole la guancia mentre lei cercava di riprendersi. "Non è stato così male, vero?"
Adriana rise debolmente, ancora con il viso arrossato e il respiro spezzato. "Sei... incredibile," ammise, guardandomi con occhi lucidi. "Ma non ti montare troppo la testa, Ale."
Mi sdraiai accanto a lei, lasciando che la mia mano rimanesse sulla sua pancia, accarezzandola con dolcezza.

Adriana mi guardò, ancora distesa accanto a me, il corpo rilassato e i capelli scomposti, ma gli occhi avevano un’intensità che non potevo ignorare. Si girò su un fianco, fissandomi con un’espressione a metà tra il timido e il provocatorio.
"Ale," iniziò con voce dolce ma carica di tensione, "non mi bastano solo le foto... voglio qualcosa di più."
La fissai per un momento, cercando di capire cosa stesse realmente chiedendo. "Qualcosa di più? Adri, cosa intendi esattamente?"
Lei si morse il labbro, evitando per un attimo il mio sguardo, ma poi tornò a fissarmi con decisione. "Voglio che tu faccia qualcosa con lei, qualcosa di particolare. Non solo foto, ma... voglio che tu riesca a coinvolgerla in situazioni più intime e che poi me lo racconti. O magari..." Si fermò, come se esitasse a dirlo.
"Magari cosa?" la incalzai, incuriosito e un po' spiazzato.
"Magari mi fai partecipare in qualche modo," confessò, la voce appena un sussurro, ma gli occhi bruciavano di un desiderio che non avevo mai visto prima in lei.
Mi alzai leggermente sul letto, guardandola con attenzione. "Adri, ti rendi conto di quello che stai chiedendo? Non è una cosa facile... e soprattutto, se qualcosa va storto, potrebbe andare molto male per tutti noi."
Lei scosse la testa, avvicinandosi di più. "Non dirlo come se non fossi già oltre il limite, Ale. Hai già fatto tutto questo. Io voglio solo far parte di quello che c'è tra voi. Ti prego..."
Sospirai, cercando di mantenere la calma. "Ascolta, Adri, non posso prometterti niente. Con tua madre... devo muovermi con attenzione. Non so se sarebbe possibile o anche solo pensabile coinvolgerti."
Lei non si scompose, anzi, sorrise in modo malizioso. "Lo so che puoi farcela. Sei bravo a gestire certe situazioni... e so che lei non ti resisterebbe. Ti chiedo solo di provarci. Ti giuro, Ale, non farò niente che possa rovinarti... o rovinarci. Voglio solo che tu mi aiuti a vivere questa cosa."
La sua sincerità mi colpì, e il modo in cui mi guardava era disarmante. Sapevo che la sua richiesta era assurda, pericolosa, ma una parte di me era affascinata dall’idea.
"Va bene," dissi infine, con un tono cauto. "Ci proverò, ma non aspettarti miracoli. E, Adri... non dire niente a nessuno. Se questa cosa viene fuori, è la fine per tutti noi."
Lei annuì immediatamente, il viso illuminato da un sorriso trionfante. "Grazie, Ale. Sapevo che avresti capito."
Mi stesi di nuovo accanto a lei, il cuore che batteva più forte del normale. La situazione era diventata ancora più complicata, ma sapevo che non potevo più tirarmi indietro.
scritto il
2024-11-24
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