Il gioco del desiderio
di
BostonG
genere
tradimenti
Quella sera sembrava essere come tutte le altre. Marco, un mio amico di comitiva e mio coetaneo ventinovenne, era passato da casa mia per una partita alla PlayStation, come avveniva praticamente quasi tutte le sere dato che abita nel mio stesso parco. Martina, la mia compagna e convivente, era con noi sul divano, persa nei suoi pensieri. Quale settimana prima di quella serata le avevo accennato della possibilità di sperimentare una nuova situazione. La nostra vita sessuale è molto attiva e coinvolgente, anzi fin troppo. Ogni occasione è buona per trombare, ci piace molto trasgredire. Abbiamo scopato nei posti più impensabili, in situazioni in cui la possibilità di essere scoperti era altissima. Le abbiamo provate praticamente tutte e forse questo mi aveva spinto a valutare nuovi orizzonti, ma non pensavo che quella serata sarebbe diventata qualcosa di più di una normalissima serata passata a giocare alla Play.
Qualche settimana prima, Marco era a casa mia e mentre giocavamo alla Play mi stava raccontava la sua storia con una ragazza che aveva conosciuto in una birreria vicino casa. A quanto pare questa ragazza, complice l’alcool, gli aveva fatto un pompino nel bagno del locale e lui era al settimo cielo per questa cosa. Per me e Martina era una cosa normalissima, abbiamo fatto sesso diverse volte nei bagni di vari ristoranti e locali, e rimanemmo sorpresi nel vedere quanto invece Marco fosse sorpreso ed entusiasta di una situazione del genere.
Dopo quel racconto, quando Marco era ormai tornato a casa sua, Martina ridacchiava della vicenda. Continuava a ripetere ridendo “incredibile che Marco non abbia mai scopato nel bagno di un locale”. Effettivamente Marco era uno tipo molto attraente, piaceva molto alle ragazze e secondo me anche Martina non disprezzava il suo aspetto fisico. Le risposi che probabilmente non aveva ancora conosciuto una ragazza disinibita quanto lei e che se ne avesse avuto voglia avrebbe potuto far vivere a Marco un’esperienza ancor più eccitante, ovvero trombare la fidanzata del suo migliore amico in casa sua con e con lui presente. Martina rimase di stucco, sembrò quasi offesa dalle mie parole, nonostante le pronunciai con un tono molto scherzoso. Si voltò e mi disse “ma sei serio? veramente avresti il coraggio di vedermi scopare con Marco?”. Fino a quel momento non avevo mai pensato sul serio a questa possibilità e pure, in poco tempo, quella battuta si trasformò in un desiderio che mi fece eccitare da morire. Risposi “perché no?! sarebbe eccitante, forse”. Martina mi disse “sei troppo geloso per questo, non potresti resistere ad una cosa del genere”. La conversazione finì così.
Ritornando a quella sera, Marco era concentrato sulla TV, aveva già preso due gol e la partita era iniziata da pochi minuti. Le nostre sfide erano solitamente cariche di competitività, e si svolgevano bevendo birra ed esultando come dei matti ad ogni gol. Martina non sopportava le nostre urla ma nonostante questo restava quasi sempre in sala con noi sul divano a scorrere video sul suo telefono. Quella sera invece, come dicevo all’inizio, sembrava persa nei suoi pensieri. Ad un certo punto si alzò e si diresse verso la zona notte, ma c’era qualcosa nei suoi movimenti che attirò la mia attenzione. Ogni passo, ogni piccolo gesto sembrava essere pensato per distrarmi, per spingermi a guardarla. Tornò dopo circa 10 minuti e aveva cambiato la tuta che indossava con una vestaglia nera da casa, molto semplice ma anche molto larga, che lasciava intravedere abbastanza le sue forme senza risultare troppo esplicita.
Inizialmente non ci fu nulla di strano in quel gesto, ma c’era qualcosa nel suo modo di muoversi che attirò inevitabilmente anche lo sguardo di Marco. Anche lui la notò, ma non poteva ancora capire quanto fosse tutto calcolato.
Io continuai a concentrarmi sul gioco, ma non riuscivo a distogliere lo sguardo da Martina. La vedevo passare, muoversi in modo così naturale, ma con una certa intenzionalità. Ogni suo movimento sembrava essere studiato per accendere una scintilla, per fare in modo che l’attenzione si spostasse dalla TV a lei, senza che fosse mai troppo evidente. Martina sapeva come muoversi in quella danza sottile, una danza che coinvolgeva più Marco che me, ma io non riuscivo a smettere di osservare.
Ogni tanto, quando Martina si avvicinava a Marco per parlare o per prendere qualcosa da bere, c’era un gioco negli sguardi, un’intensità silenziosa che mi faceva sentire come se fossi spettatore di qualcosa di più grande. Vedevo Marco guardarla con un’espressione di curiosità, ma non capivo esattamente cosa stesse succedendo nella sua mente. Ogni volta che Martina si rivolgeva a Marco la sua voce era bassa, come se stesse cercando di stuzzicarlo senza dirlo apertamente. Il tono era calmo, ma c’era una certa sottile provocazione.
Sentii che la tensione che Martina stava creando meritava di essere vissuta in un altro modo, quindi mi alzai uscendo brevemente dalla stanza per andare in cucina e quando tornai la situazione sembrava diversa. Martina era seduta vicino a Marco, più vicina di quanto mi aspettassi. Non c’era nulla di esplicito, ma l’atmosfera era carica di quella sottile elettricità che può scaturire da piccole provocazioni.
Marco ormai non riusciva più a concentrarsi sul gioco, sembrava percepire la stessa tensione che provavo io. Martina era seduta accanto a lui e la vestaglia che indossava, di per sé già abbastanza corta, si era praticamente sollevata fino all’inguine al punto che con un po’ di attenzione era possibile vedere il colore bianco del suo perizoma. Sopra invece, la larghezza della vestaglia, quando lei si abbassava in avanti, permetteva di ammirare la sua terza abbondante senza reggiseno dalla scollatura. Marco cercava di lanciare delle occhiate per sbirciare, ma sempre in modo molto discreto. Io ero lì, ma sentivo che la dinamica stava cambiando. Il mio posto era ormai secondario. Martina e Marco stavano danzando in un modo che avevo deciso di non interrompere. Sapevo che stava accadendo qualcosa tra di loro, ma non volevo interferire. Ormai nessuno di noi parlava più, non c’erano parole esplicite, ma ognuno di noi stava vivendo il momento in modo diverso. Finita un’altra partita mi alzai dal divano e fingendo di non sapere cosa sarebbe successo in mia assenza dissi con un sorriso nervoso e massaggiandomi la pancia lasciando intendere di avere male “ragazzi io vado in bagno, ci metto qualche minuto, birra e snack stanno facendo effetto”. Mentre ero in bagno sentivo le mani bagnate dal sudore, il mio battito era accelerato, mi guardavo allo specchio e il solo pensiero di non sapere cosa stava accadendo in sala mi stava facendo impazzire. Allo stesso tempo però,
il mio cazzo nei pantaloni stava esplodendo, sentivo il desiderio di segarmi ma non riuscivo a non pensare a cosa stava accadendo di la. Decido di farmi coraggio e senza fare rumore apro la porta del bagno e mi avvio nel corridoio verso la porta della sala. Lancio un’occhiata veloce in sala e ciò che vedo mi fa fermare il cuore per qualche secondo, Martina era in ginocchio davanti a Marco e gli stava succhiando il cazzo. Marco aveva le mani tra i capelli di Martina e la spingeva con violenza sul cazzo. La vestaglia di Martina era ormai arrivata all’altezza delle tette, il suo culo perfetto ed il perizoma che indossava erano in bella vista così come anche le sue tette che si muovevano in sincronia con i movimenti del suo collo. Tirai indietro la testa, non sapevo cosa fare, continuare a guardare oppure entrare? Sapevo che entrando avrei potuto interrompere la cosa ma ero troppo eccitato e anche troppo geloso nel vedere la mia compagna inginocchiata a pecora che succhiava il cazzo del mio migliore amico. Decisi quindi tornare in bagno a farmi una sega e lasciai che loro si divertissero, tornando in sala solo quando le urla di godimento di Martina erano terminate da qualche minuto.
Quando rientrai in sala tutto era tornato alla normalità. Marco se ne andò, salutandomi come sempre. Martina mi guardò con uno dei suoi sorrisi che mi dicevano tutto senza bisogno di parole. E io non potevo fare a meno di sorridere a mia volta.
Qualche settimana prima, Marco era a casa mia e mentre giocavamo alla Play mi stava raccontava la sua storia con una ragazza che aveva conosciuto in una birreria vicino casa. A quanto pare questa ragazza, complice l’alcool, gli aveva fatto un pompino nel bagno del locale e lui era al settimo cielo per questa cosa. Per me e Martina era una cosa normalissima, abbiamo fatto sesso diverse volte nei bagni di vari ristoranti e locali, e rimanemmo sorpresi nel vedere quanto invece Marco fosse sorpreso ed entusiasta di una situazione del genere.
Dopo quel racconto, quando Marco era ormai tornato a casa sua, Martina ridacchiava della vicenda. Continuava a ripetere ridendo “incredibile che Marco non abbia mai scopato nel bagno di un locale”. Effettivamente Marco era uno tipo molto attraente, piaceva molto alle ragazze e secondo me anche Martina non disprezzava il suo aspetto fisico. Le risposi che probabilmente non aveva ancora conosciuto una ragazza disinibita quanto lei e che se ne avesse avuto voglia avrebbe potuto far vivere a Marco un’esperienza ancor più eccitante, ovvero trombare la fidanzata del suo migliore amico in casa sua con e con lui presente. Martina rimase di stucco, sembrò quasi offesa dalle mie parole, nonostante le pronunciai con un tono molto scherzoso. Si voltò e mi disse “ma sei serio? veramente avresti il coraggio di vedermi scopare con Marco?”. Fino a quel momento non avevo mai pensato sul serio a questa possibilità e pure, in poco tempo, quella battuta si trasformò in un desiderio che mi fece eccitare da morire. Risposi “perché no?! sarebbe eccitante, forse”. Martina mi disse “sei troppo geloso per questo, non potresti resistere ad una cosa del genere”. La conversazione finì così.
Ritornando a quella sera, Marco era concentrato sulla TV, aveva già preso due gol e la partita era iniziata da pochi minuti. Le nostre sfide erano solitamente cariche di competitività, e si svolgevano bevendo birra ed esultando come dei matti ad ogni gol. Martina non sopportava le nostre urla ma nonostante questo restava quasi sempre in sala con noi sul divano a scorrere video sul suo telefono. Quella sera invece, come dicevo all’inizio, sembrava persa nei suoi pensieri. Ad un certo punto si alzò e si diresse verso la zona notte, ma c’era qualcosa nei suoi movimenti che attirò la mia attenzione. Ogni passo, ogni piccolo gesto sembrava essere pensato per distrarmi, per spingermi a guardarla. Tornò dopo circa 10 minuti e aveva cambiato la tuta che indossava con una vestaglia nera da casa, molto semplice ma anche molto larga, che lasciava intravedere abbastanza le sue forme senza risultare troppo esplicita.
Inizialmente non ci fu nulla di strano in quel gesto, ma c’era qualcosa nel suo modo di muoversi che attirò inevitabilmente anche lo sguardo di Marco. Anche lui la notò, ma non poteva ancora capire quanto fosse tutto calcolato.
Io continuai a concentrarmi sul gioco, ma non riuscivo a distogliere lo sguardo da Martina. La vedevo passare, muoversi in modo così naturale, ma con una certa intenzionalità. Ogni suo movimento sembrava essere studiato per accendere una scintilla, per fare in modo che l’attenzione si spostasse dalla TV a lei, senza che fosse mai troppo evidente. Martina sapeva come muoversi in quella danza sottile, una danza che coinvolgeva più Marco che me, ma io non riuscivo a smettere di osservare.
Ogni tanto, quando Martina si avvicinava a Marco per parlare o per prendere qualcosa da bere, c’era un gioco negli sguardi, un’intensità silenziosa che mi faceva sentire come se fossi spettatore di qualcosa di più grande. Vedevo Marco guardarla con un’espressione di curiosità, ma non capivo esattamente cosa stesse succedendo nella sua mente. Ogni volta che Martina si rivolgeva a Marco la sua voce era bassa, come se stesse cercando di stuzzicarlo senza dirlo apertamente. Il tono era calmo, ma c’era una certa sottile provocazione.
Sentii che la tensione che Martina stava creando meritava di essere vissuta in un altro modo, quindi mi alzai uscendo brevemente dalla stanza per andare in cucina e quando tornai la situazione sembrava diversa. Martina era seduta vicino a Marco, più vicina di quanto mi aspettassi. Non c’era nulla di esplicito, ma l’atmosfera era carica di quella sottile elettricità che può scaturire da piccole provocazioni.
Marco ormai non riusciva più a concentrarsi sul gioco, sembrava percepire la stessa tensione che provavo io. Martina era seduta accanto a lui e la vestaglia che indossava, di per sé già abbastanza corta, si era praticamente sollevata fino all’inguine al punto che con un po’ di attenzione era possibile vedere il colore bianco del suo perizoma. Sopra invece, la larghezza della vestaglia, quando lei si abbassava in avanti, permetteva di ammirare la sua terza abbondante senza reggiseno dalla scollatura. Marco cercava di lanciare delle occhiate per sbirciare, ma sempre in modo molto discreto. Io ero lì, ma sentivo che la dinamica stava cambiando. Il mio posto era ormai secondario. Martina e Marco stavano danzando in un modo che avevo deciso di non interrompere. Sapevo che stava accadendo qualcosa tra di loro, ma non volevo interferire. Ormai nessuno di noi parlava più, non c’erano parole esplicite, ma ognuno di noi stava vivendo il momento in modo diverso. Finita un’altra partita mi alzai dal divano e fingendo di non sapere cosa sarebbe successo in mia assenza dissi con un sorriso nervoso e massaggiandomi la pancia lasciando intendere di avere male “ragazzi io vado in bagno, ci metto qualche minuto, birra e snack stanno facendo effetto”. Mentre ero in bagno sentivo le mani bagnate dal sudore, il mio battito era accelerato, mi guardavo allo specchio e il solo pensiero di non sapere cosa stava accadendo in sala mi stava facendo impazzire. Allo stesso tempo però,
il mio cazzo nei pantaloni stava esplodendo, sentivo il desiderio di segarmi ma non riuscivo a non pensare a cosa stava accadendo di la. Decido di farmi coraggio e senza fare rumore apro la porta del bagno e mi avvio nel corridoio verso la porta della sala. Lancio un’occhiata veloce in sala e ciò che vedo mi fa fermare il cuore per qualche secondo, Martina era in ginocchio davanti a Marco e gli stava succhiando il cazzo. Marco aveva le mani tra i capelli di Martina e la spingeva con violenza sul cazzo. La vestaglia di Martina era ormai arrivata all’altezza delle tette, il suo culo perfetto ed il perizoma che indossava erano in bella vista così come anche le sue tette che si muovevano in sincronia con i movimenti del suo collo. Tirai indietro la testa, non sapevo cosa fare, continuare a guardare oppure entrare? Sapevo che entrando avrei potuto interrompere la cosa ma ero troppo eccitato e anche troppo geloso nel vedere la mia compagna inginocchiata a pecora che succhiava il cazzo del mio migliore amico. Decisi quindi tornare in bagno a farmi una sega e lasciai che loro si divertissero, tornando in sala solo quando le urla di godimento di Martina erano terminate da qualche minuto.
Quando rientrai in sala tutto era tornato alla normalità. Marco se ne andò, salutandomi come sempre. Martina mi guardò con uno dei suoi sorrisi che mi dicevano tutto senza bisogno di parole. E io non potevo fare a meno di sorridere a mia volta.
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