Il gioco continua
di
BostonG
genere
esibizionismo
Devo necessariamente fare una premessa: dopo quella serata con Marco (per chi non sapesse di cosa parlo invito a leggere il mio racconto “Il gioco del desiderio”), io e Martina ci eravamo ritrovati a riflettere su quello che era accaduto. Era stata una delle esperienze più intense e inaspettate della nostra relazione, e anche se mi aveva messo molto alla prova, non potevo negare che mi fosse piaciuto.
Era stato incredibilmente eccitante osservare il modo in cui Martina provocava Marco, il suo sguardo, i suoi movimenti. Ogni suo gesto sembrava studiato per attirare attenzione, e il modo in cui Marco si perdeva in lei, incapace di resisterle, aveva reso tutto ancora più surreale. Ma c’era stato qualcosa di ancora più arrapante: sapere che Martina stava facendo tutto questo consapevole del fatto che io ero lì.
“Sei arrabbiato?” mi aveva chiesto Martina quando Marco era andato via.
“No,” avevo risposto, guardandola nei suoi occhi profondi e castani. “Anzi… mi è piaciuto più di quanto pensassi.”
Lei aveva sorriso, un po’ sollevata, e si era avvicinata, mettendosi accanto a me sul divano, nello stesso punto in cui poco prima l’avevo vista succhiare il cazzo di Marco. “Anche a me. Mi è piaciuto provocarlo… ma quello che mi ha davvero fatto impazzire è stato sapere che lo stavo facendo per noi, che tu mi guardavi.”
“Non ti nego che per un attimo ho sentito un po’ di gelosia,” avevo ammesso “ma è stata una gelosia diversa, controllata, quasi… parte del divertimento.”
Martina aveva annuito ed io proseguii “ciò che mi è mancato alla fine di tutto è stato stare con te. Era come se provocarlo fosse solo una parte del gioco… ma la vera soddisfazione per me sarebbe stata poterti scopare io.”
Quelle parole la fecero sorridere. Sapeva che dicevo la verità, e questo le dava una sicurezza che rendeva tutto più intrigante. “Quindi,” aveva detto con un tono scherzoso, “lo rifacciamo?! Questa volta però in modo diverso. Niente amici coinvolti. Solo uno sconosciuto e… un po’ di leggerezza. Che ne dici?”
Dopo settimane di lavoro e impegni, avevamo deciso di passare una serata in un una di quelle enoteche che servono vini al calice accompagnati da salumi e formaggi che si trovano in centro. L’atmosfera era tranquilla ed intima: luci soffuse, ambiente elegante, musica dal vivo in sottofondo, il rumore lieve di conversazioni attorno a noi.
Prima di uscire, Martina aveva scelto con cura cosa indossare: un vestito rosa che le cadeva perfettamente, con una grande apertura sulla schiena, di quelli che si indossano senza reggiseno, molto elegante ma abbastanza audace da catturare sguardi. Martina, 28 anni, è una ragazza che cattura immediatamente l’attenzione. I suoi occhi castani, profondi e luminosi, sanno trasmettere una sensualità naturale senza bisogno di parole. I suoi capelli scuri e ricci incorniciano il suo viso, con ciocche che sfuggono volutamente per aggiungere un tocco di selvaggia eleganza. Il suo corpo è una perfetta armonia di curve morbide e sinuose: una terza piena e proporzionata, un punto vita sottile che si apre in fianchi generosi e sensuali, con un culo che definire perfetto è poco. Le gambe sono slanciate e definite, ogni passo che compie sembra studiato per catturare l’attenzione, con un portamento che mescola grazia e sicurezza. Quando l’avevo vista pronta davanti allo specchio, avevo intuito subito che la serata non sarebbe stata ordinaria.
Arrivati al locale, ci fecero accomodare a un tavolo vicino al bancone. Dopo pochi minuti, un cameriere molto giovane, alto, biondo e con gli occhiali da vista, dall’aspetto un po’ timido, si avvicinò per prendere il nostro ordine. Martina, con la sua innata capacità di leggere le persone, lo notò immediatamente e iniziò a sorridere.
“Prendiamo due bicchieri di rosso, per ora,” dissi io, ma il cameriere sembrava più concentrato su Martina che su quello che dicevo.
Lei lo salutò con un sorriso radioso, uno di quelli che sapevo essere il suo modo per attirare attenzione. “Prendiamo anche un piccolo tagliere di formaggi, che dici?!” aggiunse.
“Ti piace come vittima vero?” le chiesi scherzando mentre lei si girava verso di me.
“È perfetto,” rispose Martina, prendendo un sorso d’acqua. “Ha l’aria di chi non sa cosa fare quando si trova sotto pressione. Mi diverte, lo farò impazzire.”
La sua sicurezza mi faceva sorridere. La osservai mentre si sistemava una ciocca di capelli dietro l’orecchio, uno di quei piccoli gesti che sembravano casuali ma erano sempre parte del suo modo di giocare. E sapevo che quel cameriere non aveva idea di cosa stesse per accadere.
Quando il cameriere tornò con i bicchieri di vino, Martina si prese il suo tempo per ringraziarlo, trattenendolo qualche istante in più del necessario, con domande stupide sul vino, fatte palesemente per provocarlo e nel mentre lo fissava con uno sguardo curioso.
Lui rispose a tutte le domande, cercando di mantenere la calma, ma il rossore sulle guance lo tradiva. Martina sorrise, inclinando leggermente la testa. “ti ringrazio davvero, sei stato gentilissimo!”
Il cameriere balbettò un “di nulla” prima di allontanarsi, visibilmente confuso. Io osservavo tutto in silenzio, divertito dalla scena. Martina era in pieno controllo, come sempre.
Dopo qualche minuto, Martina si alzò per andare al bagno. Quando tornò, non si sedette subito, si fermò al bancone, proprio dove il cameriere stava preparando un ordine. Non potevo sentire cosa stesse dicendo, ma il linguaggio del corpo parlava chiaro. Si inclinava leggermente verso di lui, in modo da permettergli di sbriciare dalla scollatura, ridendo piano a qualcosa che il cameriere aveva detto. Lui sembrava nervoso, si guardava intorno, ma allo stesso tempo incapace di staccarle gli occhi di dosso.
Quando tornò al tavolo, si sedette con un sorriso soddisfatto. “Sta funzionando” mi disse, prendendo un altro sorso di vino.
“Cosa gli hai detto?” le chiesi, curioso.
“Solo che il vino era ottimo e che sembrava molto competente. Un po’ di complimenti innocenti. Ma il modo in cui reagisce… è troppo carino.”
“Ti diverti, eh?”
“Molto,” rispose lei, ridendo. “Ma non ho ancora finito.”
La serata proseguì, il vino faceva effetto e il gioco di Martina diventava sempre più evidente. Ogni volta che il cameriere si avvicinava, lei trovava una scusa banale per interagire con lui che a sua volta non poteva resistere dal lanciare un’occhiata alla scollatura che Martina lasciava volutamente abbondantemente larga.
Io osservavo tutto, lasciandola fare. Era affascinante vedere come riuscisse a creare quell’atmosfera di tensione senza mai essere troppo esplicita. Il cameriere, nel frattempo, sembrava sempre più confuso e incuriosito, ma soprattutto eccitato. E come dargli torto?! Ero eccitato anche io, non vedevo l’ora di tornare a casa e scopare Martina come se non ci fosse un domani.
Alla fine della serata, quando chiesi il conto, Martina fece l’ultimo passo. “Grazie per il servizio impeccabile,” disse porgendogli un gran sorriso “se vuoi puoi dare un’ultima occhiata alle mie tette, ma attento a non farti vedere dai tuoi colleghi.”
Il ragazzo arrossì di nuovo e accennò un sorriso imbarazzato. Martina mi guardò con uno sguardo complice. Sapevo che si era divertita, e anche io ero rimasto catturato da quel gioco. Avevo il cazzo in tiro ormai da tutta sera, ero arrivato al limite del sopportabile, la mia erezione era visibile dai pantaloni ma non mi importava, nella testa avevo un solo pensiero. Arrivati in macchina al parcheggio Martina inizia a limonarmi con una foga pazzesca, si tira su l’abito, prende la mia mano e la porta verso la sua figa fradicia di umori. Ingrano la prima e volo verso casa a tutta velocità. Arrivati sul pianerottolo Martina inizia a slacciarmi la cintura mentre io inserisco le chiavi nella porta di casa. Scopiamo lì, all’ingresso, raggiungendo entrambi l’orgasmo in pochissimo tempo. Avevamo scopato in piedi, appoggiati alla scarpiera, con una foga senza precedenti.
Alla sera nel letto la guardavo mentre si sistemava sotto il lenzuolo, le sorrisi e avvicinandomi a lei le chiesi “quindi… chi sarà il prossimo?” Martina si accoccolò contro di me, con il suo sorriso pieno di mistero. “Vedremo. Ma non ti preoccupare, lo scoprirai presto.”
Era stato incredibilmente eccitante osservare il modo in cui Martina provocava Marco, il suo sguardo, i suoi movimenti. Ogni suo gesto sembrava studiato per attirare attenzione, e il modo in cui Marco si perdeva in lei, incapace di resisterle, aveva reso tutto ancora più surreale. Ma c’era stato qualcosa di ancora più arrapante: sapere che Martina stava facendo tutto questo consapevole del fatto che io ero lì.
“Sei arrabbiato?” mi aveva chiesto Martina quando Marco era andato via.
“No,” avevo risposto, guardandola nei suoi occhi profondi e castani. “Anzi… mi è piaciuto più di quanto pensassi.”
Lei aveva sorriso, un po’ sollevata, e si era avvicinata, mettendosi accanto a me sul divano, nello stesso punto in cui poco prima l’avevo vista succhiare il cazzo di Marco. “Anche a me. Mi è piaciuto provocarlo… ma quello che mi ha davvero fatto impazzire è stato sapere che lo stavo facendo per noi, che tu mi guardavi.”
“Non ti nego che per un attimo ho sentito un po’ di gelosia,” avevo ammesso “ma è stata una gelosia diversa, controllata, quasi… parte del divertimento.”
Martina aveva annuito ed io proseguii “ciò che mi è mancato alla fine di tutto è stato stare con te. Era come se provocarlo fosse solo una parte del gioco… ma la vera soddisfazione per me sarebbe stata poterti scopare io.”
Quelle parole la fecero sorridere. Sapeva che dicevo la verità, e questo le dava una sicurezza che rendeva tutto più intrigante. “Quindi,” aveva detto con un tono scherzoso, “lo rifacciamo?! Questa volta però in modo diverso. Niente amici coinvolti. Solo uno sconosciuto e… un po’ di leggerezza. Che ne dici?”
Dopo settimane di lavoro e impegni, avevamo deciso di passare una serata in un una di quelle enoteche che servono vini al calice accompagnati da salumi e formaggi che si trovano in centro. L’atmosfera era tranquilla ed intima: luci soffuse, ambiente elegante, musica dal vivo in sottofondo, il rumore lieve di conversazioni attorno a noi.
Prima di uscire, Martina aveva scelto con cura cosa indossare: un vestito rosa che le cadeva perfettamente, con una grande apertura sulla schiena, di quelli che si indossano senza reggiseno, molto elegante ma abbastanza audace da catturare sguardi. Martina, 28 anni, è una ragazza che cattura immediatamente l’attenzione. I suoi occhi castani, profondi e luminosi, sanno trasmettere una sensualità naturale senza bisogno di parole. I suoi capelli scuri e ricci incorniciano il suo viso, con ciocche che sfuggono volutamente per aggiungere un tocco di selvaggia eleganza. Il suo corpo è una perfetta armonia di curve morbide e sinuose: una terza piena e proporzionata, un punto vita sottile che si apre in fianchi generosi e sensuali, con un culo che definire perfetto è poco. Le gambe sono slanciate e definite, ogni passo che compie sembra studiato per catturare l’attenzione, con un portamento che mescola grazia e sicurezza. Quando l’avevo vista pronta davanti allo specchio, avevo intuito subito che la serata non sarebbe stata ordinaria.
Arrivati al locale, ci fecero accomodare a un tavolo vicino al bancone. Dopo pochi minuti, un cameriere molto giovane, alto, biondo e con gli occhiali da vista, dall’aspetto un po’ timido, si avvicinò per prendere il nostro ordine. Martina, con la sua innata capacità di leggere le persone, lo notò immediatamente e iniziò a sorridere.
“Prendiamo due bicchieri di rosso, per ora,” dissi io, ma il cameriere sembrava più concentrato su Martina che su quello che dicevo.
Lei lo salutò con un sorriso radioso, uno di quelli che sapevo essere il suo modo per attirare attenzione. “Prendiamo anche un piccolo tagliere di formaggi, che dici?!” aggiunse.
“Ti piace come vittima vero?” le chiesi scherzando mentre lei si girava verso di me.
“È perfetto,” rispose Martina, prendendo un sorso d’acqua. “Ha l’aria di chi non sa cosa fare quando si trova sotto pressione. Mi diverte, lo farò impazzire.”
La sua sicurezza mi faceva sorridere. La osservai mentre si sistemava una ciocca di capelli dietro l’orecchio, uno di quei piccoli gesti che sembravano casuali ma erano sempre parte del suo modo di giocare. E sapevo che quel cameriere non aveva idea di cosa stesse per accadere.
Quando il cameriere tornò con i bicchieri di vino, Martina si prese il suo tempo per ringraziarlo, trattenendolo qualche istante in più del necessario, con domande stupide sul vino, fatte palesemente per provocarlo e nel mentre lo fissava con uno sguardo curioso.
Lui rispose a tutte le domande, cercando di mantenere la calma, ma il rossore sulle guance lo tradiva. Martina sorrise, inclinando leggermente la testa. “ti ringrazio davvero, sei stato gentilissimo!”
Il cameriere balbettò un “di nulla” prima di allontanarsi, visibilmente confuso. Io osservavo tutto in silenzio, divertito dalla scena. Martina era in pieno controllo, come sempre.
Dopo qualche minuto, Martina si alzò per andare al bagno. Quando tornò, non si sedette subito, si fermò al bancone, proprio dove il cameriere stava preparando un ordine. Non potevo sentire cosa stesse dicendo, ma il linguaggio del corpo parlava chiaro. Si inclinava leggermente verso di lui, in modo da permettergli di sbriciare dalla scollatura, ridendo piano a qualcosa che il cameriere aveva detto. Lui sembrava nervoso, si guardava intorno, ma allo stesso tempo incapace di staccarle gli occhi di dosso.
Quando tornò al tavolo, si sedette con un sorriso soddisfatto. “Sta funzionando” mi disse, prendendo un altro sorso di vino.
“Cosa gli hai detto?” le chiesi, curioso.
“Solo che il vino era ottimo e che sembrava molto competente. Un po’ di complimenti innocenti. Ma il modo in cui reagisce… è troppo carino.”
“Ti diverti, eh?”
“Molto,” rispose lei, ridendo. “Ma non ho ancora finito.”
La serata proseguì, il vino faceva effetto e il gioco di Martina diventava sempre più evidente. Ogni volta che il cameriere si avvicinava, lei trovava una scusa banale per interagire con lui che a sua volta non poteva resistere dal lanciare un’occhiata alla scollatura che Martina lasciava volutamente abbondantemente larga.
Io osservavo tutto, lasciandola fare. Era affascinante vedere come riuscisse a creare quell’atmosfera di tensione senza mai essere troppo esplicita. Il cameriere, nel frattempo, sembrava sempre più confuso e incuriosito, ma soprattutto eccitato. E come dargli torto?! Ero eccitato anche io, non vedevo l’ora di tornare a casa e scopare Martina come se non ci fosse un domani.
Alla fine della serata, quando chiesi il conto, Martina fece l’ultimo passo. “Grazie per il servizio impeccabile,” disse porgendogli un gran sorriso “se vuoi puoi dare un’ultima occhiata alle mie tette, ma attento a non farti vedere dai tuoi colleghi.”
Il ragazzo arrossì di nuovo e accennò un sorriso imbarazzato. Martina mi guardò con uno sguardo complice. Sapevo che si era divertita, e anche io ero rimasto catturato da quel gioco. Avevo il cazzo in tiro ormai da tutta sera, ero arrivato al limite del sopportabile, la mia erezione era visibile dai pantaloni ma non mi importava, nella testa avevo un solo pensiero. Arrivati in macchina al parcheggio Martina inizia a limonarmi con una foga pazzesca, si tira su l’abito, prende la mia mano e la porta verso la sua figa fradicia di umori. Ingrano la prima e volo verso casa a tutta velocità. Arrivati sul pianerottolo Martina inizia a slacciarmi la cintura mentre io inserisco le chiavi nella porta di casa. Scopiamo lì, all’ingresso, raggiungendo entrambi l’orgasmo in pochissimo tempo. Avevamo scopato in piedi, appoggiati alla scarpiera, con una foga senza precedenti.
Alla sera nel letto la guardavo mentre si sistemava sotto il lenzuolo, le sorrisi e avvicinandomi a lei le chiesi “quindi… chi sarà il prossimo?” Martina si accoccolò contro di me, con il suo sorriso pieno di mistero. “Vedremo. Ma non ti preoccupare, lo scoprirai presto.”
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