Tiro al bersaglio 3 - I soliti sospetti
di
Mitchell
genere
gay
Ero a pranzo coi miei. Uno dei soliti pranzi senza arte nè parte. Pasta al pomodoro, bistecca e insalata. Mia madre in cucina non c'ha mai saputo fare. C'ha sempre saputo fare nel rompere le palle, questo sì.
E quel giorno non si smentì.
"Non ci hai detto molto poi di domenica" disse.
"Che c'è da dire? Sono venuti dei miei amici e ci siamo messi a studiare per un esame e questo mi sembra di averlo già detto".
Riprese: "No, dico solo che studiare in 10 mi sembra un pò esagerato. Quando io preparavo un esame mi vedevo con una mia amica punto e basta"
"I tempi sono cambiati, mamma" - dissi alzandomi per andare a prendere la macedonia (l'unica cosa appetibile di quell'iniquo pasto) "Più si è e più si studia, ci si confronta, si scambiano idee, quello che sa di più insegna a quello che sa di meno. Non è male studiare in tanti".
Cambiando discorso chiese del pavimento: "Ma cosa avete rovesciato per terra? Ci sono delle macchie che non vengono più via...".
"Ma non lo so mamma, forse qualche goccio di birra oppure della sangria, abbiamo bevuto solo quelle cose lì...".
"Poi da quando in qua bevi vodka?" riprese "hai sempre detto che ti fanno schifo i superalcolici".
La bottiglia di vodka!! Lorenzo l'aveva lasciata e io mi ero dimenticato di farla sparire!
Quella ficcanaso di mia madre doveva averla trovata nella stanza del castigo! Mi arrampicai sullo specchio. "AH la bottiglia di vodka, l'ha portata Lorenzo, uno dei miei compagni domenica"
"E cosa ci faceva nella tavernetta??".
Squillò il cellulare. Lorenzo. Andai in salotto a rispondere. "Ciao Mattia! Come stai? Volevo dirti che ho una dannata voglia, ma proprio dannata!".
"A chi lo dici... Ero a tavola coi miei, mi stan facendo l'interrogatorio sulla bottiglia che hai lasciato giù".
"Non l'avevi fatta sparire?" "Beh sai, dopo 2 ore nel letto con te ogni cosa diventava invisibile, chi si è ricordato. Il fatto è che non so cosa rispondere su cosa ci facesse nella tavernetta la bottiglia di vodka". "Le dici che ne hai bevuto un sorso perchè non riuscivi ad ammormentarti. Puo' reggere?" "Si dai, può reggere.Riguardo a noi due? Quando hai intenzione di sfogare la tua dannata voglia??". "Da te a mezzanotte, quando i tuoi dormono, torniamo nella stanza del castigo, ti va?". "Affare fatto! quando arrivi trillami! Ciao".
Tornai in cucina.
Mia madre riprese col rompimento...
"Sempre al telefono. Non fai un cazzo tutto il giorno, computer, videogiochi, musica a tutto volume" "E tu sai dirmi sempre le solite cose mamma" "Te le dico anch'io Mattia -intervenne mio padre- tua madre ha ragione". Mi alzai seccato aggiungendo: "Appena laureato mi trovo un bel lavoro e mi tolgo dai piedi, tolgo il disturbo, ok?". Mentre stavo uscendo dalla cucina mio padre mi fermò: "Non ci hai detto della bottiglia!". "Ah già, non ve l'ho detto... Ero andato nella tavernetta perchè il dvd in camera faceva i capricci e sono andato a vedermi un film giù. Ho portato la bottiglia per berne un sorso, per vedere se mi veniva sonno. Non dormo bene ultimamente, forse perchè sono preoccupato per l'esame...".
Non gli diedi il tempo di replicare e andai in camera mia.
Più tardi suonò di nuovo il cellulare.
Era Antonio, l'amico di Lorenzo.
"Ciao Mattia, come stai?" "Oh ciao, io bene e tu?". "Benissimo grazie. Volevo chiederti...
l'altro giorno ti ho visto da lontano, ero di fretta per cui non avevo tempo di venire a salutarti. Mi sembrava però tu fossi in giro con Lorenzo". "Ah si, ci siamo incontrati PER CASO in piazza e dopo abbiamo fatto due passi insieme. Abbiamo commentato le prodezze di quel giorno, eheh". "Non è che te lo stai intortando, eh? E' una vita che ci provo con lui ma mi è sempre andata a buca" "Ma Antonio, cosa dici? Non lo sai che Lorenzo è eterissimo? Forse per questo non sei riuscito a metterci le mani sopra, no?". "Già, eterissimo... sai quanti etero mi sono portato a letto? Segno che poi tanto etero non erano. Comunque... mi sembrava che tra te e lui si fosse creato un feeling particolare quel giorno. Anche solo per il fatto che abbia voluto sborrarti sul petto. Fa in modo che non scopra MAI se c'è qualcosa tra voi due, sono gelosissimo di Lorenzo. Sei avvisato!". Riagganciò.
"Andiamo bene - pensai - prima i miei a rompere, ora ci si mette anche Antonio. Stasera mi sfogherò con Lorenzo".
Arrivò mezzanotte.
Andai al cancello ancora prima che mi facesse lo squillo. Sapevo che era puntualissimo. Comparve nel buio. Aveva lasciato la macchina più in là per non far sentire il rumore del motore. Gli aprii. Andammo giù. Appena chiusa la porta mi spinse contro la parete e mi infilò la lingua in bocca, con impeto, con passione. Ci mise molto più ardore che la volta precedente, avevo quasi l'impressione avesse perso la testa per me. Ma non avrei mai osato farglielo notare. In ogni modo saremmo stati pari, io la persi il giorno che si presentò con Antonio per la gara.
Mi ordinò di spogliarmi. Mentre mi toglievo i miei stracci di dosso stavo per accennargli della telefonata di Antonio.
"Devo dirti una cosa, Lorenzo".
"Dopo, me la dici dopo!". Ormai eravamo nudi entrambi. Mi spinse sul letto, con violenza, con decisione. Cominciò a succhiarmi il petto e io cominciai a non capire più niente. Dopo avermi divorato i capezzoli, senza tanti preamboli passò all'uccello. Me lo scappellò e si mise a succhiare. Dovetti trattenere i versi per l'infinito piacere provato.
"Smetti un pò ti prego" gli feci. Ma non smetteva. Avevo le mani tra i suoi meravigliosi capelli mentre continuava a spompinarmi imperterrito. Guizzavo con le gambe e il bacino come un'anguilla. Stavo per venire e penso l'avesse capito da come mi muovevo, da come strusciavo violentemente le mani sulla sua schiena. L'orgasmo arrivò estatico e fulmineo. Lui non smise, continuava a ciucciare segandomi in contemporanea. Sbuffai per un minuto buono. Quando mi calmai se lo tolse di bocca e mi sorrise. Si passò la lingua sulle labbra e venne a baciarmi. Aveva la bocca pulita, s'era ingoiato tutto il maiale.
"Ti è piaciuto?". "Sei semplicemente fantastico" replicai. "Avevo un desiderio irrefrenabile di spompinarti fino a farmi venire in bocca.
Mi son fatto due seghe ieri notte pensando a questa cosa". Stavamo stretti abbracciati mentre volevo riprendere le forze per ricambiare il suo servizio. Fu allora che gli parlai della telefonata, di quel che mi aveva detto Antonio. "Che rompiballe. Non sai quante volte ci ha provato. Dai, devi provare l'esperienza omosex, dai, devi convincerti, ti piacerebbe e via dicendo. Antonio non mi piace. Non lo avrei mai fatto con lui. Mi son fatto una sega con un mio amico una volta, è stato divertente ma non abbiamo fatto altro, non mi piaceva neanche lui...". "E io?" replicai. "Quando apristi la porta quel giorno, quando ti vidi pensai subito questo è quello giusto per un'esperienza omo".
"Sono onorato".
"No, lo sono io, ti ringrazio per quello che mi hai fatto capire. Con te ho realizzato che non esistono solo le donne, anche se non smetteranno mai di piacermi". "Sei innamorato della tua ragazza?". "Non voglio parlare di lei. Quello che provo per lei sconfina da quello che nutro nei tuoi confronti!"
"E cosa nutri nei miei confronti?". "Non te lo voglio dire adesso, è troppo presto per sbilanciarmi, ogni cosa a suo tempo...E tu per me cosa provi?" "Talmente tanto che per il momento non voglio sbilanciarmi..." replicai. Mi sorrise e riprese a baciarmi. Con quelle
labbra bagnate e magnifiche, coi suoi capelli lunghi e profumati che mi coprivano il viso. Drizzai di nuovo, ma toccava a lui adesso.
"Ho voglia di baciarti il culo -gli feci- perchè non ti metti a sedere sulle mie labbra?".
Non replicò. Eseguì immediatamente. Cominciai a lavorarlo di lingua. Avevo il suo buco incollato alle labbra e lo succhiavo con violenza e senza interruzione. Iniziò a gemere in silenzio mentre la sua mano per cercare sfogo alla libidine provata si afferrò al mio cazzo riprendendo a smanettarlo ossessionatamente. La mia lingua lo stava letteralmente facendo impazzire. Con una mano gli toccai il cazzo. Era durissimo e bagnatissimo. Non riuscii a trattenere il desiderio di annusarmela per riconoscere il fantastico odore del pisello di Lorenzo. Quel profumo mi eccitò maggiormente ed aumentai il ritmo della leccata di culo. Poi quella era una posizione che amavo. E' una di quele più erotiche, più porche, quanto quella di una donna che si siede con la figa sulla faccia di un maschio. C'è assonanza, c'è similitudine. Si alzò di scatto sbuffando ossennato. "Stavi per farmi sborrare, è troppo presto. Cambiamo posizione!". Con le braccia, deciso, mi prese e mi mise a sedere sopra la sua bocca per ricambiare la stratosferica lingua nel culo. Comiciai a sudare, ad avere i brividi. Mi chinai sul suo uccello facendo aderire ancora di più il mio culo alla sua bocca.
E dopo averlo annusato avidamente cominciai prima a masturbarlo poi me lo infilai per succhiarlo, nel modo più maiale che avessi potuto.
Il suo precum era buono, dolce e salato, bevevo dall'uccello di Lorenzo il piacere che prova un etero quando è a letto con un frocio. La sua lingua mi era entrata dentro. I brividi aumentarono e anche la mia spompinata sul suo attrezzo. Accellerai il ritmo. Le sue mani presero ad accarezzarmi il petto e a stringermi i capezzoli. Soffocava i lamenti. Muoveva le gambe in modo epilettico. Sapevo che stava per venire.
Lo sentivo anche dalla dose di precum che aumentava nella mia bocca. Me lo estrassi di colpo continuandolo a menarlo smasmodicamente.
La mano andava avanti e indietro a meraviglia lubrificato com'era. Tenevo le labbra aperte mentre aspettavo l'attimo. Arrivò. Uno schizzo
violentissimo mi entrò in bocca mentre la sua lingua non si era mai fermata un secondo. Uno schizzo ancora e mi centro' di nuovo. Poi altri deboli quantità di sborra gli uscirono piano colandogli sul glande e sul resto del cazzo. Comunque stavolta il bersaglio era stato centrato. E inghiottii di gusto il frutto di quella partita. Glielo menai ancora un pò mentre i suoi arti in preda alle convulsioni per l'orgasmo si stavano quietando. Mi alzai anche se controvoglia
da quella sedia umana e mi misi a sedere sul suo petto mentre mi menavo l'uccello che aveva di nuovo una gran voglia di arrivare al capolinea. "In faccia! Vienimi in faccia" mi comandò. Mi smanettai ancora una manciata di secondi e uno zampillo lungoe sottile andò a stamparsi sul suo bel viso. Gli colava dal naso e dal mento, che figata. Poi volle succhiarmelo e lo tenne in bocca un minuto. E in quel minuto sciolsi e placai il delirio di quel nuovo e intensissimo orgasmo. "Lingua in bocca, subito!" mi ordinò di nuovo. E lo baciai bevendo da quelle labbra che erano uniche. Perchè erano le labbra di Lorenzo. "Si è fatto tardi -disse- meglio andare. Spero di riuscire a dormire col tuo cuore vicino prima o poi...". Ci rivestimmo. Prima di aprire la porta mi strinse forte forte e mi diede un altro bacio. Lo riaccompagnai al cancello. "A presto Mattia" disse nel salutarmi. Sembrava che stesse per dire un'altra cosa ma si girò e andò via. Tornai nella stanza del castigo per rimettere a posto il letto. Spensi la luce e mi incamminai verso le scale per tornare su in casa. Notai una cosa strana.
Le luci alla finestra di Marina, la vicina del piano sopra erano accese. Ma non ci diedi più di tanto peso. Stavo ripensando piuttosto alla frase che mi aveva detto Lorenzo "dormire col tuo cuore vicino". Non ti dice così uno che vuol far solo sesso con te. Andai a letto, ancora intriso del suo profumo e del suo sapore e mi addormentai stringendo il cuscino, facendo finta che ci fosse Lorenzo al posto del cuscino.
E quel giorno non si smentì.
"Non ci hai detto molto poi di domenica" disse.
"Che c'è da dire? Sono venuti dei miei amici e ci siamo messi a studiare per un esame e questo mi sembra di averlo già detto".
Riprese: "No, dico solo che studiare in 10 mi sembra un pò esagerato. Quando io preparavo un esame mi vedevo con una mia amica punto e basta"
"I tempi sono cambiati, mamma" - dissi alzandomi per andare a prendere la macedonia (l'unica cosa appetibile di quell'iniquo pasto) "Più si è e più si studia, ci si confronta, si scambiano idee, quello che sa di più insegna a quello che sa di meno. Non è male studiare in tanti".
Cambiando discorso chiese del pavimento: "Ma cosa avete rovesciato per terra? Ci sono delle macchie che non vengono più via...".
"Ma non lo so mamma, forse qualche goccio di birra oppure della sangria, abbiamo bevuto solo quelle cose lì...".
"Poi da quando in qua bevi vodka?" riprese "hai sempre detto che ti fanno schifo i superalcolici".
La bottiglia di vodka!! Lorenzo l'aveva lasciata e io mi ero dimenticato di farla sparire!
Quella ficcanaso di mia madre doveva averla trovata nella stanza del castigo! Mi arrampicai sullo specchio. "AH la bottiglia di vodka, l'ha portata Lorenzo, uno dei miei compagni domenica"
"E cosa ci faceva nella tavernetta??".
Squillò il cellulare. Lorenzo. Andai in salotto a rispondere. "Ciao Mattia! Come stai? Volevo dirti che ho una dannata voglia, ma proprio dannata!".
"A chi lo dici... Ero a tavola coi miei, mi stan facendo l'interrogatorio sulla bottiglia che hai lasciato giù".
"Non l'avevi fatta sparire?" "Beh sai, dopo 2 ore nel letto con te ogni cosa diventava invisibile, chi si è ricordato. Il fatto è che non so cosa rispondere su cosa ci facesse nella tavernetta la bottiglia di vodka". "Le dici che ne hai bevuto un sorso perchè non riuscivi ad ammormentarti. Puo' reggere?" "Si dai, può reggere.Riguardo a noi due? Quando hai intenzione di sfogare la tua dannata voglia??". "Da te a mezzanotte, quando i tuoi dormono, torniamo nella stanza del castigo, ti va?". "Affare fatto! quando arrivi trillami! Ciao".
Tornai in cucina.
Mia madre riprese col rompimento...
"Sempre al telefono. Non fai un cazzo tutto il giorno, computer, videogiochi, musica a tutto volume" "E tu sai dirmi sempre le solite cose mamma" "Te le dico anch'io Mattia -intervenne mio padre- tua madre ha ragione". Mi alzai seccato aggiungendo: "Appena laureato mi trovo un bel lavoro e mi tolgo dai piedi, tolgo il disturbo, ok?". Mentre stavo uscendo dalla cucina mio padre mi fermò: "Non ci hai detto della bottiglia!". "Ah già, non ve l'ho detto... Ero andato nella tavernetta perchè il dvd in camera faceva i capricci e sono andato a vedermi un film giù. Ho portato la bottiglia per berne un sorso, per vedere se mi veniva sonno. Non dormo bene ultimamente, forse perchè sono preoccupato per l'esame...".
Non gli diedi il tempo di replicare e andai in camera mia.
Più tardi suonò di nuovo il cellulare.
Era Antonio, l'amico di Lorenzo.
"Ciao Mattia, come stai?" "Oh ciao, io bene e tu?". "Benissimo grazie. Volevo chiederti...
l'altro giorno ti ho visto da lontano, ero di fretta per cui non avevo tempo di venire a salutarti. Mi sembrava però tu fossi in giro con Lorenzo". "Ah si, ci siamo incontrati PER CASO in piazza e dopo abbiamo fatto due passi insieme. Abbiamo commentato le prodezze di quel giorno, eheh". "Non è che te lo stai intortando, eh? E' una vita che ci provo con lui ma mi è sempre andata a buca" "Ma Antonio, cosa dici? Non lo sai che Lorenzo è eterissimo? Forse per questo non sei riuscito a metterci le mani sopra, no?". "Già, eterissimo... sai quanti etero mi sono portato a letto? Segno che poi tanto etero non erano. Comunque... mi sembrava che tra te e lui si fosse creato un feeling particolare quel giorno. Anche solo per il fatto che abbia voluto sborrarti sul petto. Fa in modo che non scopra MAI se c'è qualcosa tra voi due, sono gelosissimo di Lorenzo. Sei avvisato!". Riagganciò.
"Andiamo bene - pensai - prima i miei a rompere, ora ci si mette anche Antonio. Stasera mi sfogherò con Lorenzo".
Arrivò mezzanotte.
Andai al cancello ancora prima che mi facesse lo squillo. Sapevo che era puntualissimo. Comparve nel buio. Aveva lasciato la macchina più in là per non far sentire il rumore del motore. Gli aprii. Andammo giù. Appena chiusa la porta mi spinse contro la parete e mi infilò la lingua in bocca, con impeto, con passione. Ci mise molto più ardore che la volta precedente, avevo quasi l'impressione avesse perso la testa per me. Ma non avrei mai osato farglielo notare. In ogni modo saremmo stati pari, io la persi il giorno che si presentò con Antonio per la gara.
Mi ordinò di spogliarmi. Mentre mi toglievo i miei stracci di dosso stavo per accennargli della telefonata di Antonio.
"Devo dirti una cosa, Lorenzo".
"Dopo, me la dici dopo!". Ormai eravamo nudi entrambi. Mi spinse sul letto, con violenza, con decisione. Cominciò a succhiarmi il petto e io cominciai a non capire più niente. Dopo avermi divorato i capezzoli, senza tanti preamboli passò all'uccello. Me lo scappellò e si mise a succhiare. Dovetti trattenere i versi per l'infinito piacere provato.
"Smetti un pò ti prego" gli feci. Ma non smetteva. Avevo le mani tra i suoi meravigliosi capelli mentre continuava a spompinarmi imperterrito. Guizzavo con le gambe e il bacino come un'anguilla. Stavo per venire e penso l'avesse capito da come mi muovevo, da come strusciavo violentemente le mani sulla sua schiena. L'orgasmo arrivò estatico e fulmineo. Lui non smise, continuava a ciucciare segandomi in contemporanea. Sbuffai per un minuto buono. Quando mi calmai se lo tolse di bocca e mi sorrise. Si passò la lingua sulle labbra e venne a baciarmi. Aveva la bocca pulita, s'era ingoiato tutto il maiale.
"Ti è piaciuto?". "Sei semplicemente fantastico" replicai. "Avevo un desiderio irrefrenabile di spompinarti fino a farmi venire in bocca.
Mi son fatto due seghe ieri notte pensando a questa cosa". Stavamo stretti abbracciati mentre volevo riprendere le forze per ricambiare il suo servizio. Fu allora che gli parlai della telefonata, di quel che mi aveva detto Antonio. "Che rompiballe. Non sai quante volte ci ha provato. Dai, devi provare l'esperienza omosex, dai, devi convincerti, ti piacerebbe e via dicendo. Antonio non mi piace. Non lo avrei mai fatto con lui. Mi son fatto una sega con un mio amico una volta, è stato divertente ma non abbiamo fatto altro, non mi piaceva neanche lui...". "E io?" replicai. "Quando apristi la porta quel giorno, quando ti vidi pensai subito questo è quello giusto per un'esperienza omo".
"Sono onorato".
"No, lo sono io, ti ringrazio per quello che mi hai fatto capire. Con te ho realizzato che non esistono solo le donne, anche se non smetteranno mai di piacermi". "Sei innamorato della tua ragazza?". "Non voglio parlare di lei. Quello che provo per lei sconfina da quello che nutro nei tuoi confronti!"
"E cosa nutri nei miei confronti?". "Non te lo voglio dire adesso, è troppo presto per sbilanciarmi, ogni cosa a suo tempo...E tu per me cosa provi?" "Talmente tanto che per il momento non voglio sbilanciarmi..." replicai. Mi sorrise e riprese a baciarmi. Con quelle
labbra bagnate e magnifiche, coi suoi capelli lunghi e profumati che mi coprivano il viso. Drizzai di nuovo, ma toccava a lui adesso.
"Ho voglia di baciarti il culo -gli feci- perchè non ti metti a sedere sulle mie labbra?".
Non replicò. Eseguì immediatamente. Cominciai a lavorarlo di lingua. Avevo il suo buco incollato alle labbra e lo succhiavo con violenza e senza interruzione. Iniziò a gemere in silenzio mentre la sua mano per cercare sfogo alla libidine provata si afferrò al mio cazzo riprendendo a smanettarlo ossessionatamente. La mia lingua lo stava letteralmente facendo impazzire. Con una mano gli toccai il cazzo. Era durissimo e bagnatissimo. Non riuscii a trattenere il desiderio di annusarmela per riconoscere il fantastico odore del pisello di Lorenzo. Quel profumo mi eccitò maggiormente ed aumentai il ritmo della leccata di culo. Poi quella era una posizione che amavo. E' una di quele più erotiche, più porche, quanto quella di una donna che si siede con la figa sulla faccia di un maschio. C'è assonanza, c'è similitudine. Si alzò di scatto sbuffando ossennato. "Stavi per farmi sborrare, è troppo presto. Cambiamo posizione!". Con le braccia, deciso, mi prese e mi mise a sedere sopra la sua bocca per ricambiare la stratosferica lingua nel culo. Comiciai a sudare, ad avere i brividi. Mi chinai sul suo uccello facendo aderire ancora di più il mio culo alla sua bocca.
E dopo averlo annusato avidamente cominciai prima a masturbarlo poi me lo infilai per succhiarlo, nel modo più maiale che avessi potuto.
Il suo precum era buono, dolce e salato, bevevo dall'uccello di Lorenzo il piacere che prova un etero quando è a letto con un frocio. La sua lingua mi era entrata dentro. I brividi aumentarono e anche la mia spompinata sul suo attrezzo. Accellerai il ritmo. Le sue mani presero ad accarezzarmi il petto e a stringermi i capezzoli. Soffocava i lamenti. Muoveva le gambe in modo epilettico. Sapevo che stava per venire.
Lo sentivo anche dalla dose di precum che aumentava nella mia bocca. Me lo estrassi di colpo continuandolo a menarlo smasmodicamente.
La mano andava avanti e indietro a meraviglia lubrificato com'era. Tenevo le labbra aperte mentre aspettavo l'attimo. Arrivò. Uno schizzo
violentissimo mi entrò in bocca mentre la sua lingua non si era mai fermata un secondo. Uno schizzo ancora e mi centro' di nuovo. Poi altri deboli quantità di sborra gli uscirono piano colandogli sul glande e sul resto del cazzo. Comunque stavolta il bersaglio era stato centrato. E inghiottii di gusto il frutto di quella partita. Glielo menai ancora un pò mentre i suoi arti in preda alle convulsioni per l'orgasmo si stavano quietando. Mi alzai anche se controvoglia
da quella sedia umana e mi misi a sedere sul suo petto mentre mi menavo l'uccello che aveva di nuovo una gran voglia di arrivare al capolinea. "In faccia! Vienimi in faccia" mi comandò. Mi smanettai ancora una manciata di secondi e uno zampillo lungoe sottile andò a stamparsi sul suo bel viso. Gli colava dal naso e dal mento, che figata. Poi volle succhiarmelo e lo tenne in bocca un minuto. E in quel minuto sciolsi e placai il delirio di quel nuovo e intensissimo orgasmo. "Lingua in bocca, subito!" mi ordinò di nuovo. E lo baciai bevendo da quelle labbra che erano uniche. Perchè erano le labbra di Lorenzo. "Si è fatto tardi -disse- meglio andare. Spero di riuscire a dormire col tuo cuore vicino prima o poi...". Ci rivestimmo. Prima di aprire la porta mi strinse forte forte e mi diede un altro bacio. Lo riaccompagnai al cancello. "A presto Mattia" disse nel salutarmi. Sembrava che stesse per dire un'altra cosa ma si girò e andò via. Tornai nella stanza del castigo per rimettere a posto il letto. Spensi la luce e mi incamminai verso le scale per tornare su in casa. Notai una cosa strana.
Le luci alla finestra di Marina, la vicina del piano sopra erano accese. Ma non ci diedi più di tanto peso. Stavo ripensando piuttosto alla frase che mi aveva detto Lorenzo "dormire col tuo cuore vicino". Non ti dice così uno che vuol far solo sesso con te. Andai a letto, ancora intriso del suo profumo e del suo sapore e mi addormentai stringendo il cuscino, facendo finta che ci fosse Lorenzo al posto del cuscino.
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