Dannate ragazzine ed il loro gioco

di
genere
feticismo

Ciao a tutti, il mio nome è Sara,
Voglio raccontarvi cosa mi successe un giorno d’estate del 2017.
Avevo 24 anni e lavoravo come commessa in un negozio di scarpe, classico lavoretto stagionale per tirare su qualche soldino per le vacanze.
Mi pare fosse Luglio, faceva davvero caldo e, quel giorno, l’aria condizionata si era rotta, i raggi del Sole battevano con forza sul lucernario sopra il negozio facendo diventare invivibile l’ambiente.
Il titolare mi concesse, probabilmente con piacere, di togliere la camicietta della divisa per stare più fresca, sotto portavo una canottiera nera, di quelle aderenti e senza maniche, che metteva in evidenza le mie forme e regalava una generosa vista nella scollatura.
Mi descrivo un po’, ho i capelli color biondo cenere lisci e lunghi fino alle spalle, occhi verdi nocciola ed un visetto da cerbiatta, sono alta 1,65, peso 45kg, ho una terza piena di seno ma pecco un po’ di sedere, lo trovo piatto, sight… Però dai, nell’insieme non posso lamentarmi, ho sempre fatto felici i gusti dei maschietti.

Tornando a quel torrido giorno d’estate, mi ricordo che ero un lago di sudore, il tempo non passava più ed il negozio era vuoto, probabilmente l’intera città era al mare ed io ero lì a lavorate, quindi, nell’attesa, mi trovavo cose da fare per far passare il tempo.

Ad un certo punto sentii alle mie spalle una giovane voce femminile che mi chiamava
-”Scusa, mi puoi aiutare?”
Mi girai e vidi che era una ragazzina in compagnia di un’amica, avranno avuto sui 16/17 anni.
Quella che aveva chiesto il mio aiuto aveva i capelli mori e, per il caldo, teneva la coda lasciando così scoperte le spalle ed il collo, era esile ma molto tonica, indossava un vestitino bianco leggero con una gonna a metà coscia. Mentre la sua amica era castana con un taglio corto che, a mio parere, non le stava affatto bene, era un po’ più robusta dell’amica e indossava una maglietta a maniche corte e dei jeans.
Il loro corpicino emanava già quelle forme femminili della pubertà ma, li per lì, non feci molto caso al loro aspetto.
Notai che mi scrutarono dalla testa ai piedi ed io, come da copione lavorativo, risposi:
-”Certo, cosa cercate ragazze?”
-”Sto cercando un paio di sandaletti per l’estate, dove posso trovarli?”
Riflettei un attimo sulla loro richiesta e le invitai a seguirmi
-”Oook, prego, seguitemi”

Trovai quella richiesta un po’ generica ma, visto che non avevo nulla da fare, le accompagnai nella corsia dove c’erano le scarpe estive.
Mostrai loro un po’ di modelli e la ragazza mora scelse un sandaletto semplice, con un pochino di tacco e completamente aperto con un nastrino di pelle nera che divideva il pollice dal resto delle dita.

Mi mise in mano la calzatura e si sedette sul divanetto prova come se fosse una principessa:
-”Mi aiuti ad indossarlo?”
Quella richiesta mi lasciò un po’ spiazzata, ma comunque acconsentii senza troppi pensieri, forse era semplicemente una ragazzina viziata.

Mi abbassai in ginocchio, lasciando in bella vista la mia scollatura, lei mi porse la sua scarpa da ginnastica per essere tolta e, anche se la situazione era un po’ impropria, le slacciai i lacci delle sue All-Star rosse.

Mentre le slacciavo le scarpe alzai per un istante gli occhi e notai che la sua gonna era davvero corta, senza volerlo seguì con lo sguardo la sua coscia fino alla sua gamba, il fatto che fosse stesa e leggermente alzata mi lasciava intravedere il suo perizoma...
Lei notò quel mio sguardo indiscreto ed alzò ancora un po’ di più il ginocchio aprendo le gambe, così da darmi completa visione del suo intimo nero.
La situazione mi imbarazzò tantissimo, diventai rossa dalla vergogna, riabbassai lo sguardo, cercai di concentrarmi sulle scarpe, mi ripetevo nella testa che era tutto nella mia immaginazione, non aveva allargato le gambe per farmi vedere meglio… Per la prima volta mi sentii un po’ confusa sulla mia sessualità… Forse ero solo curiosa…

Credo che in quel momento stessero ridendo del mio imbarazzo, mi sentivo vittima del loro stupido giochino...
Finalmente aprii i lacci e sfilai la scarpa, un forte odore di piedi travolse le mie narici, probabilmente dentro quelle scarpe da ginnastica il piede non respirava e, con il caldo estivo, era completamente sudato.
La cosa strana è che quel fetore mi piacque, fu difficile da ammettere a me stessa ma, in quel momento, la visione delle sue mutandine, il loro gioco e la puzza del suo piede mi stavano eccitando.

Lei avvicinò il piede al mio viso, l’odore si fece più forte, lo tese verso di me come per invitarmi a togliere quell’indumento e, con un po’ di confusione in testa soddisfai anche quel gioco… Non avevo il coraggio di alzare lo sguardo ed incrociarlo con lei dopo quello che era successo poco prima, mi sentivo una pervertita…

presi in mano il piede e con le dita sfilai il calzino, era zuppo di sudore. Misi a nudo quel piccolo piedino affusolato e leggermente arcuato che mi ammaliò... Rimasi lì, intontita, a fissare quel piccolo pezzetto nudo del suo del suo corpo, la puzza che emanava mi stava inebriando…

Percepivo che la tensione saliva e che queste due ragazzine si stavano divertendo alle mie spalle.

Non capirò mai come caddi in quella trappola, il mio cuore batteva all’impazzata, il tempo sembrò rallentare e lei approfittò del mio stato confusionale per avvicinare il suo alluce, sempre più vicino, fino ad appoggiarlo sulle mie labbra... Sentii quel pollice premere ed io, ipnotizzata, non opposi resistenza, schiusi le labbra e mi feci penetrare fino a farmi mettere le prime tre dita del piede dentro la bocca, le sentivo muovere, sentivo il loro acido sapore di piedi sudati.

Non so cosa mi passò per la testa, leccai fra le sue dita ed alzai lo sguardo in cerca del suo, se la stavano ridendo compiaciute e, per completare la loro opera, mi fece cenno con un movimento degli occhi di guardare più giù e, come scesi con lo sguardo, lei aprì le gambe e con due dita scostò il perizoma regalandomi la visione della sua giovane fighetta.

Quei pochi istanti del loro gioco sembravano infiniti, speravo che nessuno mi vedesse in quella umiliante situazione… Avrei voluto infilare la mano nel mio intimo…
L’incantesimo si ruppe quando sentii cadere una scatola due corsie più in là, quel rumore ruppe l’ipnosi. Mi tirai indietro, sfilai le sue dita dalla mia bocca ed in preda alla confusione fuggii in bagno a capire cosa fosse appena successo.
Rimasi lì ferma, chiusa nel gabinetto con ancora il sapore dei suoi piedi in bocca, feci passare la lingua sulle mie labbra per sentire ancora una volta il sapore del suo sudore. Riflettei se ciò che avevo fatto fosse giusto, sbagliato o semplicemente folle… In preda al panico mi resi conto che ero completamente bagnata.

Mi ripresi, mi convinsi che era stato tutto frutto della mia immaginazione, non era successo niente di male, lei ci aveva provato ed io mi ero tolta per sottrarmi a quell’umiliazione.
Tornai in negozio e vidi che le ragazze erano andate vie, avevano lasciato lì per terra i sandaletti che gli avevo proposto, mi sentii meglio e più tranquilla. Andai a sistemare le scarpe, tutto era tornato sui binari come se fosse stato solo un brutto sogno, mi chinai a terra, raccolsi i sandali ed aprì la loro scatola per riporli…
… … … …

Dannazione… dentro mi aveva lasciato il suo calzino pregno di sudore con un biglietto: “ti ci puoi divertire troietta
scritto il
2019-05-07
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