Tornare a casa

di
genere
incesti

Casa

Il mio nome è Tommaso e sono un militare, o meglio, un exmilitare.
Sono stato volontario in ferma per 4 anni e, a differenza della maggior parte dei miei colleghi non tornavo quasi mai a casa.
Mia madre aveva deciso 5 anni prima di risposarsi e io ho preferito allontanarmi e provare il concorso per la ferma invece di vivere con lei, il nuovo compagno e la bambina dello stesso.
Dopo i 4 anni è stato un vero trauma staccare da quella vita, ma speravo con un altro concorso di rientrare e magari rimanere come effettivo… dovevo solo attendere qualche mese e decisi di tornare a casa.
Una casa totalmente estranea, con una madre che mi disprezzava ormai e preferiva ignorarmi, una ragazza più che viziata, che si ostinava a chiamarmi fratellone e un patrigno per lo più assente e occupato a lavoro.
Le settimane passarono abbastanza in fretta e l’ansia per l’esame e la paura di non passarlo mi costringevano in camera sommerso dai libri.
La mia sorellastra, Michela, si dimostrò molto amichevole e cominciò a prendere l’abitudine di intrattenersi nella mia camera.
Michela è molto più piccola di me e la prima volta che la vidi, 5 anni prima mi risultò una bambina stupida e viziata, acerba nel corpo, quanto nella mente.
Ora a distanza di anni la rivedevo sotto forma di giovane adulta, con un corpo molto più sviluppato di quel che avrei creduto e occhi vispi e intelligenti.
Giorno dopo giorno mi aveva conquistato, prima interessandosi alla mia vita da militare, poi aprendosi raccontandomi le sue pene.
Sicuramente voi capite che un ragazzo di 24 anni ha alcune esigenze e avere una ragazza che ogni giorno si presenta in camera in tenuta comoda da casa e delle volte seminuda, comportava alcuni inconvenienti…
Lo avevo perennemente dritto.
Già la vita da militare non è facile, e devo ammettere che in periodi di troppa tensione e senza avere alternative ero arrivato a sperimentare nuove esperienze, ma quando la carne ti gira intorno e non puoi assaggiare, la fame comincia a farsi sentire.
Dopo pranzo e la sera prima di andare a dormire ero solito segarmi e se Michela tardava ad allontanarsi, diventavo quasi intrattabile, arrivando a cacciarla dalla stanza.
La voglia era tanta, in quel periodo, da non aver bisogno dei siti porno, la fantasia, sempre più pressante, di possedere la mia sorellastra, era così forte da bastarmi.
Fu una di quelle sere, mentre pregustavo il momento della seconda sega della giornata, con il cazzo quasi in tiro che Michela mi sorprese.
Girai distrattamente lo sguardo su di lei e la vidi mentre osservava la mia mano, appoggiata sul mio pacco.
Non me ne ero reso conto, ma avevo strofinato il punto e ora me ne pentivo.
Deglutii, incrociai le gambe e tenni le mani sui fogli sulla scrivania, sperando che l’imbarazzo passasse, ma lei si ostinò a tenere lo sguardo fisso su di me.
Dopo qualche minuto la vidi stendersi sul mio letto, per poi girarsi su fianco nella mia direzione.
“Come facevi a rilassarti mentre eri in caserma o in missione?”
Non ostante avessi capito la domanda, provai a deviare la risposta “te l’ho già detto, parlando con gli altri, con dei libri, allenandomi… il tempo passava"
Incontrai i suoi occhi e seppi di non averla convinta a desistere.
“Intendevo, quando avevi voglia… di una ragazza"
“Oh… non credi sia un po’ tardi?”
“Non mi cacciare, è lecito chiedere, magari un giorno mi arruolerò anch’io”
Mi scappò una risata e devo ammettere che riuscii ad allentare la tensione che sentivo, ma lei non la prese bene.
Vidi Michela spostare le coperte e rifugiarsi al di sotto.
“Il mio letto, esci di lì”
“Non te lo consumo… te lo riscaldo un pochino"
Mi avvicinai in un balzo, ma quando afferrai il bordo della coperta fui bloccato dal suo sguardo.
Quella sua espressione furba e divertita mi sfidava a continuare e quando con la lingua percorse il labbro superiore intuii la reale provocazione.
Spostai le coperte e la trovai senza pantalone e mutande.
Credo che il mio cazzo non aspettasse altro per fare capolino, ma senza pensarci troppo riabbassai le coperte e restai lì interdetto.
Lei per tutta risposta risalì con le mani e le unghie lungo i miei avambracci, provocandomi dei brividi deliziosi e inattesi.
Il cuore prese a pompare più forte e credo di aver deglutito più volte mentre il suo viso si avvicinava al mio.
La volevo.
La desideravo da troppo tempo per sottrarmi.
Aspettai che fosse lei a unire le nostre labbra, ma appena sentii il suo tocco mi sporsi verso di lei.
Schiacciandola quasi nel materasso.
Sentii le sue mani aggrapparsi alle mie braccia e le unghie stringermi la carne.
Volli di più.
Spinsi la mia lingua dentro di lei affamato del suo sapore e portai le mani ai lati della sua testa.
Il bacio si prolungò per un po’ ed ero sicuro che sentisse la mia erezione contro la gamba, ma non osai spingermi più in là.
La testa mi si era svuotata, il suo odore mi inebriava e confondeva allo stesso tempo e l’assenza di ossigeno mi faceva annaspare nella sua bocca.
Mi staccai da lei per riprendere fiato e osservai quel viso rosso e voglioso.
Non mi era mai sembrata così bella e quella bocca aperta mi faceva solo salire la voglia di vederla stretta intorno al mio cazzo.
Sentii le sue mani scendere e sostenni il suo sguardo sapendo già dove stava andando.
La mano sinistra si fermò sul fianco, giocando con le forme del mio corpo, mentre la destra continuò a scendere e si chiuse sulla mia erezione.
“È la prima volta che…”
“No… ma non l’ho mai fatto con qualcuno così muscoloso"
Il sorriso che mi si stampò in faccia fu più che eloquente, ero fiero del mio corpo e devo ammettere che quel mio essere superiore a qualsiasi ragazzetto avesse avuto mi piaceva.
Sentii la mano andare avanti e indietro in una lenta sega e ripresi a baciarla, questa volta più dolcemente.
Cercai di assecondare il suo ritmo poi sentendola in difficoltà l’aiutai a spogliarmi e lentamente tolsi anche la maglia che ancora la copriva.
Nudi, l’uno difronte l’altro ci ammirammo per qualche secondo, per poi riprendere a baciarci.
Mi sedetti con la schiena rivolta verso il muro e la osservai piegarsi verso il mio membro.
Vederla da quell’angolazione era perfetto.
Le sue labbra non avevano ancora toccato il mio pene ed ero già felice di tutto quello che stava succedendo… poi lo sentii
Il calore sprigionato da quella bocca, la sensazione delle sue labbra che si chiudevano intorno alla cappella e poi la lingua.
Dio quanto mi fece impazzire la sua lingua mentre esplorava tutta la punta.
Restai ad occhi chiusi ad assaporare quelle sensazioni per un po’, poi li riaprii e osservai lo spettacolo.
I suoi occhi erano fissi su di me, la sua testa si muoveva seguendo i movimenti della lingua e il suo seno si muoveva appena, scosso dai suoi cambi di direzione.
Allungai una mano e ne strinsi uno.
Era perfetto, morbido e piccolo abbastanza da starmi in mano.
Massaggiai per un po’, poi cominciai a giocare col capezzolo, inumidendomi il palmo ogni tanto.
Preso dal momento le strinsi troppo il capezzolo e la sentii gemere.
Un suono inaspettato, ma stupendo.
La vidi osservarmi e compiaciuto le spinsi la testa verso il mio cazzo.
Michela riprese il membro in bocca, questa volta concentrandosi su tutta l’asta e affondando sempre di più.
Le presi la testa e l’aiutai nei movimenti.
La sensazione era magnifica, sentivo la lingua che percorreva il mio cazzo e le labbra che seguivano.
Non riuscii a restare fermo e mi ritrovai a spingere con il bacino contro la sua gola.
La sentii tossire e rallentai per farle riprendere fiato, ma vederla osservarmi con quegli occhi impauriti mi fece quasi impazzire e dopo poco ripresi a spingere.
Ogni volta che la sentivo in difficoltà provavo a rallentare, ma divenne sempre più difficile farlo.
I miei affondi diventarono sempre più forti e veloci e lei ormai aggrappata ai miei fianchi si ritrovò con la saliva e le lacrime che si mischiavano e colavano lungo la gola.
Prima di accorgermene mi ritrovai a svuotarmi dentro di lei, affondando ancora un paio di volte e tenendola stretta.
Quando mi ripresi capii quel che avevo fatto e mortificato mi apprestai a scusarmi.
Con lo sperma che le copriva il labbro inferiore, Michela stava tossendo e riprendendo fiato.
“Maledizione” cominciò tenendosi la gola e il petto.
“Mi… mi dispiace”
La vidi piangere e mi si strinse il cuore.
Le asciugai le labbra col lenzuolo e accarezzai finché non fu più serena, poi scoppiò verso di me prendendomi a pugni sul petto.
“Stupido, stupido"
“Ei, scusami… davvero, perdonami"
“Stupido, potevi avvisarmi" ci misi un po’ per assimilare le sue parole e quando capii che non era poi tanto arrabbiata le strinsi i polsi e la fermai.
Il suo viso rosso e rigato ancora dalle lacrime mi convinse a continuare.
La stesi di prepotenza sotto di me e aspettai che finisse di dibattersi per continuare.
Le baciai lentamente il collo, succhiando e leccando mentre con la coscia strofinavo la sua intimità.
“Che stai facendo?”
Sorrisi a quel commento e la morsi lasciando un piccolo segno.
“lasciami giocare” dissi pima di concentrarmi sul seno che in precedenza avevo ignorato.
Leccai il capezzolo e scesi con la mano destra lungo il suo fianco.
Michela si tese contro di me, vogliosa e calda.
Morsi il seno più volte e finalmente arrivai con la mano sulla sua intimità.
Presi a guardarla e a leccare il capezzolo ormai duro, mentre il mio dito medio si insinuava tra la sua peluria.
“Ti ha eccitato davvero tanto leccarmelo"
Finii la frase e sentii la guancia bruciare.
Non avevo visto il colpo partire, ma avevo sentito il rumore dello schiaffo.
Sorpreso e contrariato presi il polso e lo strinsi contro il materasso, ma sentii un secondo colpo e dovetti bloccare anche l’altro.
“Ma come ti permetti?”
“Dovrei dirlo io… lasciami"
La guardai contrariato e la sovrastai rendendo inutili le sue mosse
“Lasciami ho detto"
“No, tu resti qui"
Sentii il panico attanagliarla e aspettai che finisse di dimenarsi per piegarmi su di lei e cercare le sue labbra.
Il suo bacio fu prima incerto, poi pian piano divenne sempre più famelico.
“So che ne hai voglia, fammi divertire.”
“Ti sei divertito già abbastanza”
Risi a quel suo commento e tenendola ferma con un braccio provai a tenerla ferma e allargarle le gambe, ma fu più testarda di me e non si lasciò toccare.
Divertito continuai a combattere per un po’, poi guardandola, e sospirando per la sua testardaggine le chiesi “posso?”.
Compiaciuta e con un sorriso beffardo allargò le gambe e mi permise finalmente accesso alla sua intimità.
Senza lasciarle i polsi, fermati dal mio braccio e continuando a guardarla negli occhi, cominciai ad accarezzarle il monte di venere, scendendo lentamente.
Infilai le dita tra la peluria, sentendo già l’umido dei suoi umori.
Sorrisi, ripensando al commento di prima e la sentii trattenere il fiato, quando le mie dita cominciavano ad accarezzare le grandi labbra.
Il suo petto si alzava sempre più velocemente e la potevo sentire fremere sotto il mio tocco.
Più volte passai il palmo lungo la sua intimità, sfiorando appena un paio di volte il clitoride.
Con le dita ormai bagnate scesi lungo la sua fessura, arrivando tra le natiche e la vidi sgranare gli occhi e stringersi intorno ad esse.
Scosse la testa, quasi supplicandomi e cominciai a muovermi appena, flettendo le dita.
Sentii il buco stringersi e negarmi l’accesso, ma piano e insistentemente cominciai a fare dei cerchi.
Pian piano sentii cedere e quando la punta dell’indice fu entrato, ritrassi la mano.
Sentii Michela rilassarsi e respirare più velocemente e ne approfittai per infilare due dita dentro di lei.
La sua intimità era così bagnata che non trovai quasi resistenza, ma la sorpresa che aveva sordito quel gesto provocò un sospiro fin troppo rumoroso, tanto che mi ritrovai a doverle mettere la mano sulla bocca.
“Shhhh" dissi ridendo
Spinsi più affondo e la vidi stringere gli occhi.
La sue mani si avvinghiarono sulle mie spalle e mentre provava ad allontanare il mio bacino la mia mano assecondò il movimento, accompagnandola e costringendola a tenere le mie dita dentro di lei.
Solo quando la sentii rilassarsi presi a muovere le dita.
Prima lentamente flettendole, poi uscendo e rientrando.
Tolsi la mano dalla sua bocca e presi a baciarla.
Sentivo di averla in mio potere.
Accompagnava ogni minimo movimento con un gemito o un sospiro e più il suo fiato si faceva corto, più sentivo la mia erezione tornare.
Le sue mani cominciarono a stringere e ben presto non riuscì più a sostenere il bacio, cercando piuttosto di respirare.
“No" la sentii annaspare “No, ti prego"
Cominciai a rallentare “non lo vuoi?” chiesi sorpreso.
Sentii le unghie stringersi intorno alle mie spalle “non così”
Infilai le dita fino in fondo con un colpo deciso e il gemito che le strappai fu più rumoroso dei precedenti.
“Cosa vuoi?”
Michela chiuse gli occhi e strinse il labbro.
Cominciai a flettere le dita cercando di affondare ancora dentro di lei, spingendo la mia mano il più possibile dentro la sua intimità e fu costretta a riaprire la bocca in un silenzioso grido.
“No, ti prego…”
Aspettai ancora e finalmente le sentii dire “voglio sentirlo dentro"
Non aspettavo altro.
Uscii le dita e mentre lei ancora si muoveva cercando di riprendersi la presi e la spostai verso di me.
Portai le sue gambe i lati del mio corpo e in ginocchio mi posizionai davanti alla sua apertura.
Le sue mani cercarono le lenzuola e il suo sguardo percorse il mio corpo.
Tenendola ai lati del sedere le alzai il bacino e quando la lasciai per prendere in mano il mio cazzo la vidi in attesa.
Aspettai ancora qualche secondo, accarezzandomi e stringendo la natica sinistra nella mano, poi finalmente entrai.
Lentamente reci scivolare il mio cazzo dentro di lei e quando fu quasi tutto dentro cominciai ad arretrare e spingere.
La sua mano destra sfiorava il mio addome, cercando di rallentare il ritmo, ma le sue gambe si strinsero intorno a me, confermando la sua voglia.
Cominciai a stringerle il seno, innamorato della morbidezza.
Spinsi per un po’ poi cominciai ad affondare maggiormente e con colpi più decisi e la sentii man mano agitarsi di più.
Mi piegai su di lei e le soffocai un gemito con un bacio, passandole il braccio destro dietro la schiena. Spinsi il mio cazzo contro di lei e la schiacciai contro il materasso.
Ero dentro di lei, mi aveva accolto interamente e mentre aspettavo che si abituasse alla sensazione, pregustavo il momento successivo…
Provai con un solo movimento ad alzarla, ma dovetti provarci due volte.
Michela urlò quando si ritrovò staccata dal letto e spinta verso il basso contro il mio cazzo, con tutto il suo peso.
Strinse le gambe intorno alla mia vita e io presi a spingere più veloce che potevo.
Avvinghiata a me cominciò a gemere sempre più forte, finché non decise di soffocare quei rumori contro la mia spalla e solo quando la sentii tremare e venire si lasciò sfuggire un urlo un po’ più forte.
Con il fiato corto e sudato per lo sforzo mi fermai cercando di riprendere il controllo e concedendo qualche secondo anche a lei.
Cominciai a baciarle il petto e quando lei si piegò su di me , imprigionandomi le labbra in un bacio duro e lento seppi di poter riprendere.
Mossi appena il bacino e la sentii sussultare, ancora sensibile per l’orgasmo precedente.
Mi piegai sul letto e affondai lentamente, soffrendo per la voglia.
Continuai a baciarla e fu lei dopo qualche minuto a spingersi contro di me.
Pian piano riprendemmo il ritmo e in poco la sentii venire una seconda volta.
Spinsi ancora un po’, poi uscii per non rischiare di venirle dentro e guardandola mentre si godeva la sensazione dell’orgasmo presi a segarmi.
Venni in poco tempo e la sporcai ancora, poi finalmente mi abbandonai sul letto accanto a lei.
Probabilmente crollai subito, perché non ricordo molto di quello che successe dopo… so solo che fu una delle scopate migliori avute fino a quel momento.


(Ps. Spero vi sia piaciuta, fatemelo sapere).
di
scritto il
2019-06-11
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