Taylor made (su misura)
di
Scaaty
genere
dominazione
Non c'è praticamente niente di sesso, lo anticipo.
E' quasi un preambolo, il racconto di come e perchè certe cose potrebbero succedere.
Per ora mi sono divertito a tratteggiare i personaggi, il contesto, a creare - spero - un po' di attesa.
Appena ho tmepo, vado avanti, che un paio di cose in mente ce le ho.
***
Le cose sono successe in fretta.
Come sempre, uno lavora una vita, aspetta l’occasione che sembra non arrivare mai, e poi, all’improvviso cambia tutto, in un attimo.
E così mi trovo qui.
Solo poco tempo fa – mesi? Forse un anno, forse meno – ero un professionista, di successo, contento della mia vita.
Poi un cliente mi ha offerto di entrare come socio di minoranza in una sua start up, perché l’altro socio si era tirato indietro all’ultimo.
La cifra era bassa e io, che non ho mai nemmeno giocato al casino, mi sono detto “proviamoci”.
E da lì tutto ha iniziato ad accelerare.
In pochi mesi la start up è diventata virale, con milioni di utenti che l’hanno scaricata.
Abbiamo avuto un’offerta di acquisizione da una multinazionale, e pochi giorni prima della firma il mio socio è morto in un incidente. Senza eredi. E io, senza entrare nei dettagli legali, sono diventato titolare del 100%.
Che ho venduto, per una cifra di diverse – svariate – centinaia di milioni. Di euro.
Che ho subito investito, e che mi rendono, senza che io faccia nulla, decine e decine di milioni all’anno.
Insomma, sono schifosamente ricco.
E, sapete, i ricchi sono portati a frequentare altri ricchi.
E quelli schifosamente ricchi, a frequentare altri come loro.
È per questo che oggi sono qui, in questa sala super esclusiva in questo hotel a non so quante decine di stelle di Singapore.
È una festa, ci sono alcune decine di uomini molto ricchi, come me.
E almeno il triplo di bellissime – no, il termine bellissime non rende l’idea: aiutatemi a dire “BELLISSIME” - ragazze.
Bellissime, elegantissime, sofisticate, sorridenti.
Disponibili.
Ecco Micheal.
L’americano che mi ha invitato.
L’ho conosciuto… non ricordo, probabilmente in una delle mille riunione che si sono susseguite prima e dopo la cessione della start up.
Siamo rimasti in contatto, mi ha invitato qui, mi ha mandato un volo privato.
Eccoci qui.
Chiacchieriamo, del più e del meno, lui è ubriaco, o almeno brillo, e anche io sono al secondo champagne.
Michael fa un gesto, e una ragazza, o una donna, orientale, l’età è indefinibile grazie al trucco e forse qualche intervento, si avvicina, sorride e mi da la mano.
Michael fa le presentazioni e aggiunge, complice – è lei che si occupa delle ragazze, qui – e sorridendo si allontana
Io sorrido a Liu, si chiama così, senza alcun imbarazzo.
Ho imparato presto che i ricchi non si imbarazzano. Loro sono ricchi.
Liu mi guarda e dice, in un inglese perfetto e privo di ogni accento – io rappresento un’agenzia specializzata in fornire compagnia di altissimo livello a uomini come Micheal e… come lei – aggiunge, accennando un sorriso
- Tutte le ragazze che vede – e con un discreto gesto della mano accenna al salone – e molte, molte altre come loro, possono essere a sua disposizione. Garantiamo qualità e, soprattutto, discrezione, che per uomini come voi, è probabilmente la cosa più importante -
Io non rispondo.
Guardo la sala.
Liu aspetta, paziente. D’altronde, io sono il suo possibile cliente, elei sa che posso prendermi tutto il tempo che voglio.
Le ragazze sono incredibili.
Di ogni etnia: caucasiche, africane, orientali, sudamericane e molte altre che probabilmente sono il risultato di un incrocio spettacolare di razze diverse.
Non saprei nemmeno da quale cominciare.
Se non che.
- Vede, amica mia – rispondo infine, senza distogliere gli occhi dalla sala – sa qual è la verità? –
Liu tace, educata. Sa riconoscere una domanda retorica.
- La verità è che le sue ragazze sono bellissime, ma non sono tanto diverse da altre dieci, cento, mille che ho incontrato, da quando sono… diciamo, entrato in questo mondo -
Liu fa per rispondere, ma si trattiene. Ha capito che non ho ancora finito.
- Potrei chiederle una ragazza per una sera, o per una vacanza… certo – spiego – ma i servizi della sua agenzia non sarebbero per nulla diversi da quelli di altre, che mi hanno contattato di recente -
Liu mi osserva.
- Che cosa cerca, quindi? –
- È una domanda filosofica? O parliamo di qualcosa di più… prosaico? – chiedo, indicando appena due delle ragazze che ci passano davanti, chiacchierando
- Non posso darle risposte sul senso della vita… quindi mi limiterei agli aspetti… ludici, della vita – mi risponde, accennando un sorriso divertito
Mi fermo, rifletto
- Cerco qualcosa di… diverso -
Liu mi osserva
- Intende… uomini? Non l’avrei detto… e di solito me ne accorgo subito… -
- No, non in quel senso – rispondo, scuotendo la testa
- E allora in che senso? –
- Beh… diciamo che da quando la mia vita è cambiata, ho avuto più tempo per pensare… e ho capito alcune cose, di me e di ciò che desidero –
- E cosa ha capito? –
- Che… - sono in imbarazzo, all’improvviso. Davanti a una sconosciuta, sto per dire cose che non ho detto a nessuno, e fino a pochi mesi fa non avevo ammesso nemmeno con me stesso.
Ma mi riprendo in fretta.
- Ho capito che mi piace il potere. Anche… nel sesso, anzi, più ancora che nel sesso vero e proprio, in tutto quello che ci sta intorno… -
- Ah – mi interrompe Liu – ma noi abbiamo alcune ragazze bravissime, che sono specializzate in –
- No –la interrompo – no, non mi sono spiegato. Lei mi parla di gioco, di simulazioni, di un accordo tra un uomo e una donna per cui, per un certo tempo, fanno finta di essere in un luogo, in un tempo e con regole diverse… ma è tutta una finta -
Liu mi osserva, curiosa.
- Non c’è alcuna differenza – spiego – tra quello, e una ragazza che finge il piacere, o che sorride mostrandosi interessata alle chiacchiere noiose e arroganti di un vecchio, grasso e sudato – e faccio un piccolo cenno verso un angolo della sala, dove due donne bellissime ascoltano con sguardo rapito un uomo che dimostra più di sessant’anni, con un vistoso riporto sulla fronte e una pancia che straborda dai calzoni stazzonati
- Ah, Mr. Geinstaein… un nostro affezionato cliente… vale oltre un miliardo di dollari… ed è già al quarto divorzio… -
Sorrido – ecco, vede? Non dico che l’interesse delle ragazze non sia genuino… -
- Ma? –
- Ma io cerco qualcosa di più… profondo… -
Liu mi squadra.
Poi mi fa cenno di seguirla, fino a che usciamo su una terrazza, da cui si domina lo skyline della città.
Liu socchiude la porta. Siamo soli, lontani da occhi e orecchie indiscreti.
- Vede – mi dice Liu, con uno sguardo intenso – quello che ha visto stasera è solo… come dire – si ferma un istante, soppesando le parole – lei si intende di moda? –
- Ne so qualcosa, alla fine sono italiano –
- Ecco. Allora, diciamo che quello che ha visto là dentro è la boutique. Abiti di lusso, bellissimi, costosi, con un servizio di prima qualità… ma già pronti da indossare per chiunque se li possa permettere. Mi capisce? -
Annuisco, silenzioso.
- Il vero lusso, però… -
- È il su misura – sussurro
- Esatto. Vedo che capisce. E, mi creda, nel nostro settore, noi siamo i leader assoluti nel su misura… che, naturalmente, ha altri prezzi, rispetto agli abiti pronti che trova in… negozio –
- Entro certi limiti – la interrompo – money is not an issue. La qualità si paga -
Liu si allontana, facendomi cenno di seguirla.
Ci sediamo su due poltrone di vimini, con un tavolino tra noi.
- La prego, allora – mi dice – mi illustri le sue richieste. Se non fossi in grado di soddisfarle, semplicemente glielo dirò. E questa conversazione non sarà mai esistita -
Mi prendo tutto il tempo che voglio.
Rifletto.
Voglio davvero aprire questa porta, della mia vita e della mia anima?
Voglio davvero esplorare questa parte di me che ho tenuta nascosta fino ad oggi?
- Cerco una donna – dico, alla fine
Liu annuisce. Come se stesse prendendo degli appunti mentali.
- Una donna. L’aspetto fisico non è la cosa più importante, e nemmeno l’età. Anzi, una donna, più che una ragazza. Una donna, che abbia già un po’ di vita alle spalle. Una donna consapevole di se’ –
- Una donna in grado di scegliere, consapevolmente – dice Liu, e io annuisco, colpito dalla sua capacità di riassumere in parole i miei pensieri. Proseguo.
- Una donna. Che abbia bisogno. Non disperata, ma quasi. Una donna che annaspa per non affogare, ma sa che è solo una questione di tempo. Una donna che non vede vie d’uscita –
- Debiti. Un familiare malato. Problemi con le banche, con la polizia, un processo che sta per finire con una condanna… - suggerisce Liu
- Questo, e tutto ciò che le può venire in mente - annuisco
Osservo i grattacieli, e le luci che si riflettono nelle acque calde della baia.
- Voglio farle un’offerta che potrebbe salvarla –
- Dei soldi? – mi interrompe Liu
- Sì… no – scuoto la testa – soldi… più di quanti ne potrebbe mai guadagnare, immaginare, tanti da risolvere i suoi problemi, e mettersi a posto per anni… -
- Sono tanti soldi –
- Sono tanto ricco – rispondo
- Vada avanti. Cosa dovrebbe fare, in cambio, questa donna? –
- In una parola? Obbedire -
Liu rimase in silenzio, e io con lei.
Sentivo, quasi, i suoi pensieri, il suo cervello ipotizzare, scartare, farsi delle domande, darsi delle risposte, sommare, moltiplicare e sottrarre pagamenti, anticipi, costi.
- Per quanto tempo? –
- Bella domanda. Non lo so. Settimane. Mesi, direi -
Mi protendo in avanti, verso di lei – fino al momento in cui non si ribellerà più. Fino a quando non vedrò più nei suoi occhi la rabbia, la repulsione, la lotta tra l’odio per ciò che sta facendo, e la consapevolezza di non potersi permettere di smettere. Fino a quando non l’avrò domata. Spezzata. Vinta -
- E poi? –
- E poi? Poi sarà libera di andare. Con i suoi soldi –
- E non teme che poi parli, racconti… in fin dei conti lei una persona relativamente nota… -
- A questo ci penserete voi, mi auguro: le farete capire che non è il caso che faccia nulla di avventato –
- Certo, questo fa parte dei nostri servizi -
Liu mi osservò per un attimo in silenzio. Poi disse – credo che saremo in grado di farle una proposta per fornirle il suo…. Abito su misura -
- Però – aggiunse – per evitare di farle perdere tempo…. E di perderlo noi, le devo chiedere, anche violando la sua privacy, di essere un po’ più… dettagliato, per quanto riguarda i servizi che ritiene indispensabile che la sua… ospite – disse, con un piccolo sorriso – dovrà fornire -
Mi appoggiai allo schienale.
Lasciai vagare lo sguardo, mentre con gli occhi socchiusi ripercorrevo tutti i miei sogni, le mie fantasie.
- Vediamo… partiamo dalla parte più banale, il sesso. Diciamo che tutto quello che lei, che è del campo, può immaginare, deve essere compreso nel pacchetto. Tolti naturalmente minori e animali, tutto il resto sì. E mi piacerebbe che la mia… ospite avesse molta poca esperienza, in tema di sesso. Non dico che deve essere vergine, naturalmente, ma… che abbia avuto una vita sessuale banale, quasi casta, non guasterebbe –
- Le piacerebbe essere il primo a farle, o farle fare… delle cose –
- Esatto -
- E oltre al sesso? –
- Ci saranno delle punizioni. Corporali –
- Quanto intense? –
- Sculacciate. Schiaffi. Fruste… è possibile? –
- Tutto è possibile – risponde Liu – ma ci sono dei limiti… -
- Niente di troppo cruento. Niente di veramente pericoloso. Ma doloroso, sì –
- Va bene. Altro? –
- Umiliazioni. Continue. Voglio scoprire cosa odia, cosa disprezza, cosa rifiuta, e obbligarla a fare proprio quello –
- Capisco. Qualcosa in particolare…? –
- Mi faccia pensare… voglio addestrala a essere il mio wc –
- Watersports, quindi? – chiede Liu
- Se vuole chiamarlo così… voglio addestrarla, giorno per giorno, fino a quando mi potrò svegliare al mattino, andare in bagno e trovarla pronta, con la bocca aperta… infilarle il mio… cazzo, scusi il termine un po’ greve, in bocca, pisciare e sentirla bere, ingoiare tutto, fino all’ultima goccia… -
Senza accorgermene, mentre finisco di parlare con la mano destra, con un gesto veloce, mi aggiusto i pantaloni, che si sono tesi sotto l’improvvisa erezione.
- Vedo che è stato… sincero – sorride Liu – quando mi ha esposto i suoi… interessi -
Poi Liu si alza, e io mi alzo con lei
- Grazie per le informazioni – mi dice, stringendomi la mano – ha un indirizzo mail al quale posso scriverle, nel caso fossimo in grado di fornirle… l’abito che cerca? –
- Certo… lo vuole scrivere? –
- Meglio di no… me lo dica, lo ricorderò –
- Certo… mi scriva a scaaty@gmx.com –
- A presto, allora -
Liu si allontana.
Io resto fermo, il vento caldo e umido che mi soffia attorno.
- Eccoti qui, amico mio! – grida Michael, sbucando sul terrazzo – allora? Sei riuscito a farti fare uno sconto su una delle ragazze??? Hahaha -
È ubriaco, e io lo assecondo, ridendo alle sue battute.
E non vedo l’ora di tornare in camera, accedere al mio computer e controllare la mia casella di posta. Chissà se Liu mi ha già scritto qualcosa.
E' quasi un preambolo, il racconto di come e perchè certe cose potrebbero succedere.
Per ora mi sono divertito a tratteggiare i personaggi, il contesto, a creare - spero - un po' di attesa.
Appena ho tmepo, vado avanti, che un paio di cose in mente ce le ho.
***
Le cose sono successe in fretta.
Come sempre, uno lavora una vita, aspetta l’occasione che sembra non arrivare mai, e poi, all’improvviso cambia tutto, in un attimo.
E così mi trovo qui.
Solo poco tempo fa – mesi? Forse un anno, forse meno – ero un professionista, di successo, contento della mia vita.
Poi un cliente mi ha offerto di entrare come socio di minoranza in una sua start up, perché l’altro socio si era tirato indietro all’ultimo.
La cifra era bassa e io, che non ho mai nemmeno giocato al casino, mi sono detto “proviamoci”.
E da lì tutto ha iniziato ad accelerare.
In pochi mesi la start up è diventata virale, con milioni di utenti che l’hanno scaricata.
Abbiamo avuto un’offerta di acquisizione da una multinazionale, e pochi giorni prima della firma il mio socio è morto in un incidente. Senza eredi. E io, senza entrare nei dettagli legali, sono diventato titolare del 100%.
Che ho venduto, per una cifra di diverse – svariate – centinaia di milioni. Di euro.
Che ho subito investito, e che mi rendono, senza che io faccia nulla, decine e decine di milioni all’anno.
Insomma, sono schifosamente ricco.
E, sapete, i ricchi sono portati a frequentare altri ricchi.
E quelli schifosamente ricchi, a frequentare altri come loro.
È per questo che oggi sono qui, in questa sala super esclusiva in questo hotel a non so quante decine di stelle di Singapore.
È una festa, ci sono alcune decine di uomini molto ricchi, come me.
E almeno il triplo di bellissime – no, il termine bellissime non rende l’idea: aiutatemi a dire “BELLISSIME” - ragazze.
Bellissime, elegantissime, sofisticate, sorridenti.
Disponibili.
Ecco Micheal.
L’americano che mi ha invitato.
L’ho conosciuto… non ricordo, probabilmente in una delle mille riunione che si sono susseguite prima e dopo la cessione della start up.
Siamo rimasti in contatto, mi ha invitato qui, mi ha mandato un volo privato.
Eccoci qui.
Chiacchieriamo, del più e del meno, lui è ubriaco, o almeno brillo, e anche io sono al secondo champagne.
Michael fa un gesto, e una ragazza, o una donna, orientale, l’età è indefinibile grazie al trucco e forse qualche intervento, si avvicina, sorride e mi da la mano.
Michael fa le presentazioni e aggiunge, complice – è lei che si occupa delle ragazze, qui – e sorridendo si allontana
Io sorrido a Liu, si chiama così, senza alcun imbarazzo.
Ho imparato presto che i ricchi non si imbarazzano. Loro sono ricchi.
Liu mi guarda e dice, in un inglese perfetto e privo di ogni accento – io rappresento un’agenzia specializzata in fornire compagnia di altissimo livello a uomini come Micheal e… come lei – aggiunge, accennando un sorriso
- Tutte le ragazze che vede – e con un discreto gesto della mano accenna al salone – e molte, molte altre come loro, possono essere a sua disposizione. Garantiamo qualità e, soprattutto, discrezione, che per uomini come voi, è probabilmente la cosa più importante -
Io non rispondo.
Guardo la sala.
Liu aspetta, paziente. D’altronde, io sono il suo possibile cliente, elei sa che posso prendermi tutto il tempo che voglio.
Le ragazze sono incredibili.
Di ogni etnia: caucasiche, africane, orientali, sudamericane e molte altre che probabilmente sono il risultato di un incrocio spettacolare di razze diverse.
Non saprei nemmeno da quale cominciare.
Se non che.
- Vede, amica mia – rispondo infine, senza distogliere gli occhi dalla sala – sa qual è la verità? –
Liu tace, educata. Sa riconoscere una domanda retorica.
- La verità è che le sue ragazze sono bellissime, ma non sono tanto diverse da altre dieci, cento, mille che ho incontrato, da quando sono… diciamo, entrato in questo mondo -
Liu fa per rispondere, ma si trattiene. Ha capito che non ho ancora finito.
- Potrei chiederle una ragazza per una sera, o per una vacanza… certo – spiego – ma i servizi della sua agenzia non sarebbero per nulla diversi da quelli di altre, che mi hanno contattato di recente -
Liu mi osserva.
- Che cosa cerca, quindi? –
- È una domanda filosofica? O parliamo di qualcosa di più… prosaico? – chiedo, indicando appena due delle ragazze che ci passano davanti, chiacchierando
- Non posso darle risposte sul senso della vita… quindi mi limiterei agli aspetti… ludici, della vita – mi risponde, accennando un sorriso divertito
Mi fermo, rifletto
- Cerco qualcosa di… diverso -
Liu mi osserva
- Intende… uomini? Non l’avrei detto… e di solito me ne accorgo subito… -
- No, non in quel senso – rispondo, scuotendo la testa
- E allora in che senso? –
- Beh… diciamo che da quando la mia vita è cambiata, ho avuto più tempo per pensare… e ho capito alcune cose, di me e di ciò che desidero –
- E cosa ha capito? –
- Che… - sono in imbarazzo, all’improvviso. Davanti a una sconosciuta, sto per dire cose che non ho detto a nessuno, e fino a pochi mesi fa non avevo ammesso nemmeno con me stesso.
Ma mi riprendo in fretta.
- Ho capito che mi piace il potere. Anche… nel sesso, anzi, più ancora che nel sesso vero e proprio, in tutto quello che ci sta intorno… -
- Ah – mi interrompe Liu – ma noi abbiamo alcune ragazze bravissime, che sono specializzate in –
- No –la interrompo – no, non mi sono spiegato. Lei mi parla di gioco, di simulazioni, di un accordo tra un uomo e una donna per cui, per un certo tempo, fanno finta di essere in un luogo, in un tempo e con regole diverse… ma è tutta una finta -
Liu mi osserva, curiosa.
- Non c’è alcuna differenza – spiego – tra quello, e una ragazza che finge il piacere, o che sorride mostrandosi interessata alle chiacchiere noiose e arroganti di un vecchio, grasso e sudato – e faccio un piccolo cenno verso un angolo della sala, dove due donne bellissime ascoltano con sguardo rapito un uomo che dimostra più di sessant’anni, con un vistoso riporto sulla fronte e una pancia che straborda dai calzoni stazzonati
- Ah, Mr. Geinstaein… un nostro affezionato cliente… vale oltre un miliardo di dollari… ed è già al quarto divorzio… -
Sorrido – ecco, vede? Non dico che l’interesse delle ragazze non sia genuino… -
- Ma? –
- Ma io cerco qualcosa di più… profondo… -
Liu mi squadra.
Poi mi fa cenno di seguirla, fino a che usciamo su una terrazza, da cui si domina lo skyline della città.
Liu socchiude la porta. Siamo soli, lontani da occhi e orecchie indiscreti.
- Vede – mi dice Liu, con uno sguardo intenso – quello che ha visto stasera è solo… come dire – si ferma un istante, soppesando le parole – lei si intende di moda? –
- Ne so qualcosa, alla fine sono italiano –
- Ecco. Allora, diciamo che quello che ha visto là dentro è la boutique. Abiti di lusso, bellissimi, costosi, con un servizio di prima qualità… ma già pronti da indossare per chiunque se li possa permettere. Mi capisce? -
Annuisco, silenzioso.
- Il vero lusso, però… -
- È il su misura – sussurro
- Esatto. Vedo che capisce. E, mi creda, nel nostro settore, noi siamo i leader assoluti nel su misura… che, naturalmente, ha altri prezzi, rispetto agli abiti pronti che trova in… negozio –
- Entro certi limiti – la interrompo – money is not an issue. La qualità si paga -
Liu si allontana, facendomi cenno di seguirla.
Ci sediamo su due poltrone di vimini, con un tavolino tra noi.
- La prego, allora – mi dice – mi illustri le sue richieste. Se non fossi in grado di soddisfarle, semplicemente glielo dirò. E questa conversazione non sarà mai esistita -
Mi prendo tutto il tempo che voglio.
Rifletto.
Voglio davvero aprire questa porta, della mia vita e della mia anima?
Voglio davvero esplorare questa parte di me che ho tenuta nascosta fino ad oggi?
- Cerco una donna – dico, alla fine
Liu annuisce. Come se stesse prendendo degli appunti mentali.
- Una donna. L’aspetto fisico non è la cosa più importante, e nemmeno l’età. Anzi, una donna, più che una ragazza. Una donna, che abbia già un po’ di vita alle spalle. Una donna consapevole di se’ –
- Una donna in grado di scegliere, consapevolmente – dice Liu, e io annuisco, colpito dalla sua capacità di riassumere in parole i miei pensieri. Proseguo.
- Una donna. Che abbia bisogno. Non disperata, ma quasi. Una donna che annaspa per non affogare, ma sa che è solo una questione di tempo. Una donna che non vede vie d’uscita –
- Debiti. Un familiare malato. Problemi con le banche, con la polizia, un processo che sta per finire con una condanna… - suggerisce Liu
- Questo, e tutto ciò che le può venire in mente - annuisco
Osservo i grattacieli, e le luci che si riflettono nelle acque calde della baia.
- Voglio farle un’offerta che potrebbe salvarla –
- Dei soldi? – mi interrompe Liu
- Sì… no – scuoto la testa – soldi… più di quanti ne potrebbe mai guadagnare, immaginare, tanti da risolvere i suoi problemi, e mettersi a posto per anni… -
- Sono tanti soldi –
- Sono tanto ricco – rispondo
- Vada avanti. Cosa dovrebbe fare, in cambio, questa donna? –
- In una parola? Obbedire -
Liu rimase in silenzio, e io con lei.
Sentivo, quasi, i suoi pensieri, il suo cervello ipotizzare, scartare, farsi delle domande, darsi delle risposte, sommare, moltiplicare e sottrarre pagamenti, anticipi, costi.
- Per quanto tempo? –
- Bella domanda. Non lo so. Settimane. Mesi, direi -
Mi protendo in avanti, verso di lei – fino al momento in cui non si ribellerà più. Fino a quando non vedrò più nei suoi occhi la rabbia, la repulsione, la lotta tra l’odio per ciò che sta facendo, e la consapevolezza di non potersi permettere di smettere. Fino a quando non l’avrò domata. Spezzata. Vinta -
- E poi? –
- E poi? Poi sarà libera di andare. Con i suoi soldi –
- E non teme che poi parli, racconti… in fin dei conti lei una persona relativamente nota… -
- A questo ci penserete voi, mi auguro: le farete capire che non è il caso che faccia nulla di avventato –
- Certo, questo fa parte dei nostri servizi -
Liu mi osservò per un attimo in silenzio. Poi disse – credo che saremo in grado di farle una proposta per fornirle il suo…. Abito su misura -
- Però – aggiunse – per evitare di farle perdere tempo…. E di perderlo noi, le devo chiedere, anche violando la sua privacy, di essere un po’ più… dettagliato, per quanto riguarda i servizi che ritiene indispensabile che la sua… ospite – disse, con un piccolo sorriso – dovrà fornire -
Mi appoggiai allo schienale.
Lasciai vagare lo sguardo, mentre con gli occhi socchiusi ripercorrevo tutti i miei sogni, le mie fantasie.
- Vediamo… partiamo dalla parte più banale, il sesso. Diciamo che tutto quello che lei, che è del campo, può immaginare, deve essere compreso nel pacchetto. Tolti naturalmente minori e animali, tutto il resto sì. E mi piacerebbe che la mia… ospite avesse molta poca esperienza, in tema di sesso. Non dico che deve essere vergine, naturalmente, ma… che abbia avuto una vita sessuale banale, quasi casta, non guasterebbe –
- Le piacerebbe essere il primo a farle, o farle fare… delle cose –
- Esatto -
- E oltre al sesso? –
- Ci saranno delle punizioni. Corporali –
- Quanto intense? –
- Sculacciate. Schiaffi. Fruste… è possibile? –
- Tutto è possibile – risponde Liu – ma ci sono dei limiti… -
- Niente di troppo cruento. Niente di veramente pericoloso. Ma doloroso, sì –
- Va bene. Altro? –
- Umiliazioni. Continue. Voglio scoprire cosa odia, cosa disprezza, cosa rifiuta, e obbligarla a fare proprio quello –
- Capisco. Qualcosa in particolare…? –
- Mi faccia pensare… voglio addestrala a essere il mio wc –
- Watersports, quindi? – chiede Liu
- Se vuole chiamarlo così… voglio addestrarla, giorno per giorno, fino a quando mi potrò svegliare al mattino, andare in bagno e trovarla pronta, con la bocca aperta… infilarle il mio… cazzo, scusi il termine un po’ greve, in bocca, pisciare e sentirla bere, ingoiare tutto, fino all’ultima goccia… -
Senza accorgermene, mentre finisco di parlare con la mano destra, con un gesto veloce, mi aggiusto i pantaloni, che si sono tesi sotto l’improvvisa erezione.
- Vedo che è stato… sincero – sorride Liu – quando mi ha esposto i suoi… interessi -
Poi Liu si alza, e io mi alzo con lei
- Grazie per le informazioni – mi dice, stringendomi la mano – ha un indirizzo mail al quale posso scriverle, nel caso fossimo in grado di fornirle… l’abito che cerca? –
- Certo… lo vuole scrivere? –
- Meglio di no… me lo dica, lo ricorderò –
- Certo… mi scriva a scaaty@gmx.com –
- A presto, allora -
Liu si allontana.
Io resto fermo, il vento caldo e umido che mi soffia attorno.
- Eccoti qui, amico mio! – grida Michael, sbucando sul terrazzo – allora? Sei riuscito a farti fare uno sconto su una delle ragazze??? Hahaha -
È ubriaco, e io lo assecondo, ridendo alle sue battute.
E non vedo l’ora di tornare in camera, accedere al mio computer e controllare la mia casella di posta. Chissà se Liu mi ha già scritto qualcosa.
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