Zaino in spalle
di
Marcella
genere
etero
Ho sempre ritenuto Daniele, un'amico di infanzia, un gran bel ragazzo. Eravamo come due complici, sempre a fare scoribande e a vivere la nostra gioventù a gonfie vele. Quell'estate, i miei mi avevano comprato l'interail come premio per la maturità e automaticamente, Daniele si aggrego' a me a Paolo, il mio ragazzo da due mesi. Prendemmo il treno dalla Centrale. Incontrammo altri giovani che stavano viaggiando x l'Europa. Paolo parlava. Come una mitraglia e non si fermò tutta la notte. Già mi stavo pentento di essermelo portato dietro. Arrivammo a Londra e passammo la notte in un ostello x ripartire il giorno seguente alla volta di Aberdeen. Mi scattò il pensiero di mollare Paolo a Londra. Mi avrebbe sicuramente rovinato il viaggio. Lo mollai proprio lì senza esitazione e proseguii con Daniele. Piantammo tenda in un campeggio a circa 100km dalla nostra meta e andammo a mangiare un boccone, quando il cielo diventò nero, scatenando il putiferio. Fradici da testa a piedi corremmo verso il campeggio con la speranza che la tenda non fosse stata spazzata via dalla tempesta. Mi tirai via la mia t-shirt bianca inzuppata e attaccata alla mia pelle, facendo intravedere il mio seno bello sodo e i miei capezzoli induriti. Daniele mi stava osservando. Arrossii, d'altronde nemmeno Paolo di aveva vista seminuda. Mi girai di schiena e dopo poco, sentii le labbra di Daniele baciandomi lievemente sul collo. Le sue dita scorrevano sulla mia schiena, fino a scendere sul mio culetto. Accinse le sue mani sul mio seno. Cominciò a giocherellare con il lobo delle mie orecchie, facendomi dondolare avanti e indietro. Mi venne la pelle d'oca. Il battito del mio cuore stava salendo. Intrufolo' le sua mani nei miei calzoncini sfiorando il mio fiorellino che si aprì invitando le sue dita. Gli fermai la mano "Daniele, io non l'ho mai...". "Non ti preoccupare Marcella, non ti faro' del male". Mi girò la testa e mi bacio' con passione. Mi stesi sulla mia schiena. Il petto di Daniele sul mio, strofinando il suo corpo sul mio, facendomi crescere la voglia. Comincio' ad affondare il suo viso nel mio seno e continuò a scendere in basso, baciandomi lentamente e sbottonandomi i calzoncini. Spinse le mutandine a parte e ficco' la sua calda lingua nella mia figa, facendo inarcare la mia schiena al suo tocco. Vidi che si era tolto i boxers e che si stava toccando il cazzo, continuando a leccarmela e mordicchiarla. Si sedette lievemente sul mio petto e mise il suo cazzo tra le mie tette muovendosi avanti e indietro. Guardavo spesso i giornali porno che mio padre teneva nascosti in bagno, e non ne avevo mai visto uno così grande. Scese lentamente verso la mia passerina, mi levo' i calzoncini e mutande lasciandomi a gambe aperte. Sentivo che era duro come un sasso. Si sego' per qualche secondo, bagno' la cappella con la saliva, mi guardo' "Sei pronta?". Annuii. Spinse la cappella nella mia figa, ancora troppo stretta. "Non ti preoccupare Marcella. Entrerò pian piano, rilassati, lasciami entrare, lasciami entrare". Rilassai il mio corpo, entrò con più vigore, affondando la sua asta fino alle palle. Sentii un dolore indescrivibile, ma mi lasciai andare. Daniele mi guardava mentre mi scopava. Aumento' il ritmo fino ad andare veloce come un treno. Sudavo e temavo ad ogni colpo che mi dava. Roteava il suo possente cazzo dentro alla mia figa, facendomi godere come una pazza. Sentii un fiume di sborra calda liberarsi dentro la mia figa. Daniele emise un mugolio e rimase sul mio petto, sudato come un pazzo e sfinito. Tirò fuori il cazzo e con il mio sguardo, lo invitai a mettermelo in bocca. Risucchiai la sborra che lo circondava, facendolo gemere ancora una volta. Imparai a come fare godere un uomo quella settimana e alla distanza di 20 anni, sento il battito del mio cuore nella mia figa perennemente bagnata, grazie al suo ricordo.
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