La dirimpettaia

di
genere
dominazione

Non è vera dominazione, è più una forzata sottomissione. Spero gradiate comunque. Rewand

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Non è bello ammetterlo, ma i maschi sono così. Il bisogno quotidiano di spandere il seme è presente in tutti, ed io non sono diverso.
Mia moglie parte presto al mattino, io mi alzo e entro nel mondo straordinariamente disinibito della grande rete per sfogare i miei istinti.
La postazione del pc è al primo piano della casa, con ampie finestre affacciate alla strada su due lati, è una zona residenziale molto tranquilla e sono rimasto sorpreso quando, poco dopo la mia sessione quotidiana, ho sentito il campanello dell’ingresso.
Alla porta una donna di forse 55 anni, bionda con capelli lunghi e lisci, un poco botticelliana, seni grossi, labbra carnose, non brutta forse un poco sciatta, non curata.
“ Buongiono, sono Sandra, abito nell’ appartamento di fronte a lei al primo piano, volevo solo dirle che si vede tutto quello che fà dalle mie finestre... soprattutto al mattino...”
Capisco al volo, e arrossisco.
“ Mi spiace... perdoni, non immaginavo che si vedesse dentro.”
“ Non si preoccupi... devo dirle che dopo la prima volta capitata per caso, ormai ogni mattina aspetto per dare un occhiata, sono mesi che la guardo...e con l’aiuto di una macchinetta digitale... fotografo. ”
Non mi sono mai accorto di nulla, ma del resto sono concentrato su un monitor... con imbarazzo penso alle ultime settimane, ricordo di essermi soddisfatto, nudo, in piedi davanti al monitor con legature non proprio discrete al membro e ai testicoli più di una volta... davvero imbarazzante.
“ Ecco non sò che dire... ma si accomodi non resti sulla porta...”
Entra e si siede sul divano
“ Posso offrire qualcosa?”.
“ Senta, voglio solo farle una proposta... vede sono sola da parecchio e vederla ogni mattina... Non sono bella, ma vorrei darle una... mano. Mi ha sempre affascinato la masturbazione maschile... vorrei provare ad aiutarla...”
La sua lingua passa spesso sulle labbra e il respiro è leggermente affannato...
Ecco, una svolta nella conversazione che non mi aspettavo...
“ Ecco, Sandra... io non sò che dire...”
“ Non è obbligato certo...ma consideri che le foto le posso stampare... e distribuire...”
Mi tiene, come si dice, per le palle, se non accetto avrò certo qualche grosso problema da risolvere.
“ Chissà come la prenderà sua moglie quando vedrà come usa quelle sue scarpe rosse.”
Merda, mi ci sono fatto delle gran seghe dentro e il fatto che non siano di mia moglie, ma vecchie scarpe di mia suocera salvate dalla spazzatura, non mi aiuta di certo.
“ Va bene Sandra, non c’è bisogno di scomodare la stampante... ho capito. Sono a sua disposizione.”
“ Bene... allora domani verso le sette, venga di là passando dai garage, cantina 16. Queste sono le chiavi, a quell’ora non dovrebbe esserci nessuno, in caso dica che le presto la bicicletta che è nell’ingresso...”
“ Va bene... ho capito.”
“ Prima di andare... posso dare un’ occhiata e... una palpatina ?”.
Con un sorrisetto sulle labbra mi abbassa i pantaloni della tuta e i boxer. Il maledetto non si presenta a riposo, anzi.
“ Caspita, eccolo qui già in attesa... tranquillo, domani ci penso io a mungerti per bene.”
Con padronanza impugna l’attrezzo, lo scappella, guarda da presso il glande lucido poi lo lascia andare.
“ A domani allora... alle sette!”.
Mi lascia così con le mutande calate, mi sento un coglione per non aver pensato che la luce dell’esterno poteva rendere visibili le miei manovre mattutine.
Penso di continuo a tutto quello che può aver visto.

Sono le sette, la macchina di mia moglie è già lontana e con un misto di apprensione e di imbarazzo attraverso la via e di soppiatto mi infilo nell’accesso ai garage del condomino di fronte.Con la chiave apro la porta della zona cantine e nel buio cerco il numero 16. Si spalanca una porta e sono colpito da un fiotto di luce, per fortuna è Sandra che mi fa cenno di entrare.
Ha una maglietta di cotone bianca, su un paio di pantaloni da tuta. Si affretta a richiudere la porta. Noto che la stessa è imbottita e priva delle aperture per areare classiche delle cantine. Si volta e mi guarda, ha la coda che raccoglie i capelli e noto subito i grossi capezzoli marrone visibili sotto la stoffa leggera della maglietta. Sotto la lampadina che illumina la zona centrale della piccola stanza un alto sgabello di legno con un basso schienale.
“ Su coraggio, via i vestiti che cominciamo...”
Imbarazzato dico
“ Non bastano pantaloni e mutande?”
Risponde ridendo
“ No caro... me la voglio godere questa vincita alla lotteria !”
In breve sono nudo, appoggio i vestiti su uno degli scaffali polverosi e mi giro.
“ Bene, perfetto ora siedi sullo sgabello... vicino al bordo così sei più a portata di... mano!”
Eseguo e lei si avvicina con in mano delle fascette in plastica nere, quelle che si usano per raccogliere e compattare i cavi elettrici.
“ Che diavolo significa?”
“ Niente è per rendere la cosa più divertente... se vuoi ritirarti sei sempre in tempo... hai visto sul tavolo, ho stampato una foto prima...”.
Riesco a vederla girando la testa, è stupefacente sembra scattata da un metro di distanza, deve avere un bel teleobbiettivo, sono totalmente nudo con in mano un sandalo rosso nel quale c’è la mia virilità ben tesa, con gli occhi chiusi e una espressione di godimento in volto che rende il tutto ancora più imbarazzante...
Rimango al mio posto mentre lei blocca le braccia dietro allo schienale e le caviglie di fianco alle gambe anteriori, poi prende un cuscino e lo infila dietro la mia schiena forzando così il bacino in avanti, quasi a perdere l’appoggio.
“ Bene è ora di mungere...”
Si sfila la maglia.
“ Non vorrei che gli schizzi mi sporcassero la maglietta... e siccome non sò se ti lavi bene... metterò i guanti0.”
Si avvicina, la guardo infilarsi dei guanti gialli da cucina, le tette grosse con i capezzoli eretti oscillano al ritmo del suo respiro.
Prende una sedia pighevole e la apre fra le mie gambe, si siede.
Avvicina il volto al mio ventre guardando divertita il pene quasi in completa erezione.
“ Finalmente...” sussurra e poi sputa, con la destra distribuisce la saliva sull’asta che poi impugna saldamente, con la sinistra prende lo scroto e strizza i testicoli.
Reprimo un urlo e cerco di adattarmi al ritmo sfrenato della sega che ha fatto partire.
Me lo mena alla selvaggia, rudemente, il guanto nonostante la lubrificazione scorre con difficoltà, anche perchè la sua stretta è forte più del necessario. In breve il glande è paonazzo e gonfio, con la sinistra tira ed estende la pelle dello scroto tenendo strette le palle nella mano.
Il mio respiro si fà affannoso e sento l’orgasmo arrivare, lei non rallenta, guardo le tette muoversi rimbalzando al ritmo veloce della mano.
Eiaculo.
Lo schizzo la colpisce sul collo, ride e abbassa il tiro prendendo i successivi sulle tette. Lo tira e lo spreme per bene, poi, con difficoltà per l’adesione, lo libera dall’abbraccio delle dita gommate.
Si fà indietro e si stira alzando le braccia, colgo il pelo castano sotto le ascelle e guardo il seno cosparso di seme bianco.
“ Niente male... Hai fatto un bel pò di cremina...”
Si sfila i guanti sopra la testa e li getta lontano, appoggia le mani sui seni e comincia a distribuire il mio seme su tutto il petto. Ride.
“ Mi piace la sborra sulle tette, quando asciuga tira da matti...”
Si alza in piedi e si cala i pantaloni, sotto è nuda. Vedo il pelo riccio e folto del triangolo e quando si gira per appoggiare i pantaloni alla sedia il culo grosso.
“ Se non ti spiace... mi sgrilletto. ”
Si risiede, appoggia i piedi alle mie ginocchia schiudendo le gambe e poi apre le grandi labbra con le dita, offrendomi la vista della sua vagina bagnata, comincia a far viaggiare due dita a forchetta sul clitoride grosso che si vede fra le piccole labbra.
“ Che bello... era anni che non provavo tanto piacere... sapere che mi guardi... sentire sulle tette la tua crema che asciuga e sapere che è la prima di chissà quante volte... mi piace menarmela di fronte a te... sono un lago...”
“ Fatti leccare... ”
Ho parlato quasi senza accorgermene.
Apre gli occhi, è più rossa sulle gote ora, si alza e viene dietro di me, tenendo lo schienale reclina lo sgabello, mi stende giù e guardandomi si accovaccia sulla mia faccia.
Ho la fica aperta sulla bocca, quasi non respiro, lecco quelle secrezioni odorose, mugola e muove il bacino per farmi leccare dove vuole.
“ Sei bravo... lecca... lecca ancora più dentro... lavami bene la figa con la lingua... ora godo... godo...”
Con una serie di singulti e spasmi viene nella mia bocca , dopo un minuto si solleva un poco lasciandomi libero di respirare.
“ Dio che bello... mi sento così porca a farmi leccare da un uomo legato che non si può rifiutare... già... non ti puoi rifiutare... è tanti anni che vorrei una lingua nell’altro buco.”
Si solleva un poco e con le mani apre le grosse natiche, contornato da peli il buco del sedere si allarga.
Si abbassa e io non ho scampo, lecco e spingo la lingua nello sfintere.
“ Lecca... lecca bene... mi sento una vera maiala con la tua lingua nel culo. Domani devi venire prima, così abbiamo più tempo !|”
Sento queste parole mentre ho la lingua nel suo culo, avverto laggiù un bruciore tipico di uno strofinamento eccessivo, quasi una bruciatura, e i testicoli son doloranti... lo ammetto, sono preoccupato.
scritto il
2011-07-16
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