Con Tina sempre più cornuto - parte ottava
di
lui
genere
voyeur
TRASFORMAZIONE
Avevamo conosciuto Melissa al mare, l’anno scorso.
Sulle prime mia moglie stentava a darle confidenza, forse per invidia o gelosia.
“Guarda quella”, diceva, “deve essere una troia, non vedi come va in giro? sempre con le tette al vento, chiappe fuori, tutta truccata anche in spiaggia”.
Indubbiamente Melissa era un tipo molto appariscente, molto sexy, aveva qualche anno in più di
mia moglie ma non lo dimostrava assolutamente. Un sacco di uomini le ronzavano intorno.
Durante l’estate si conobbero e diventarono amiche inseparabili, continuarono a frequentarsi anche
durante l’inverno in città.
Una sera a casa nostra , si parlava con Melissa dell’estate trascorsa insieme:
“Certo tu, il topless in spiaggia te lo puoi permettere”, diceva Tina
“hai un seno bellissimo”.
“Grazie, ma sai, non è tutta roba mia, mi sono fatta gonfiare un po’ da un mio amico chirurgo
estetico”,
“hai fatto la plastica ? non si nota assolutamente”.
“Guarda, è stata una cosa da niente, e non ho neanche sofferto, se vuoi te lo faccio conoscere”.
Tre mesi dopo Tina usciva dalla clinica, fasciata e un po’ dolorante, ma con due tette da sballo, alte, sode, veramente esagerate, i capezzoli, infiltrati con collagene per aumentarne il volume, le
rimanevano perennemente duri e sporgenti.
Da quel momento iniziò per Tina una veloce trasformazione, finalmente poteva sfogare tutto il
suo esibizionismo represso, consigliata da Melissa e incoraggiata da me, le sue gonne divennero
sempre più corte e strette, tacchi sempre più alti, indossava solo calze con reggicalze ben in vista o
autoreggenti.
Le minigonne che si comperava erano per me sempre troppo lunghe, io stesso le accorciavo
ulteriormente in modo da costringerla a mostrare sempre di più le cosce al di sopra dell’orlo delle
calze, ed era per lei diventato impossibile sedersi senza mostrare cosa indossava sotto.
Il reggiseno non le serviva più, indossava qualche volta dei modelli particolari , roba da sex shop,
che io le regalavo e che portava sotto camicette trasparenti o giacche tenute sempre aperte.
Passò l’inverno e ci ritrovammo ancora al mare insieme a Melissa.
Mia moglie insieme all’amica erano diventate il centro dell’attenzione di tutti gli uomini della
spiaggia, seni sempre nudi, microscopici tanga di stoffa leggera che, uscendo dall’acqua
diventavano completamente trasparenti insinuandosi in ogni minima piega del loro sesso
perfettamente depilato; così si sdraiavano a prendere il sole a pancia all’aria con le gambe
leggermente divaricate, tirate a lucido dall’olio solare, felici di catturare gli sguardi arrapati dei
maschi che ronzavano intorno.
Spesso trovavo delle scuse per lasciarle sole, mi piaceva guardare da lontano il via vai dei
corteggiatori e ascoltare i commenti:
” Che fighe, cosa darei per fottermele”.
“Secondo me devono essere due lesbiche”,
“Ma va! , quelle hanno una voglia di cazzo bestiale”.
“Per me sono due zoccole”.
” Hai visto che tette ! , darei un milione per farmi fare una spagnola”. “Esagerato quelle per
centomila ti danno anche il culo”.
Melissa ci fece conoscere Franco, il suo uomo del momento, un bel tipo, molto brillante, faceva il
fotografo, lavorava per una agenzia di promotion; conosceva tutti di tutte le discoteche della zona .
Cominciammo ad uscire con lui tutte le sere.
Con lui si entrava gratis ovunque, Tina si divertiva molto, le piaceva molto frequentare la gente di
quell’ambiente, e confondersi con loro. Cominciarono i primi balli sui cubi, le prime foto in
discoteca, in spiaggia , con sempre meno vestiti addosso ………poi in studio.
Mi piaceva vederla fotografata da Franco, guardarla spogliarsi ai suoi comandi e posare in pose
sempre più sexy.
Quella sera nello studio di Franco regnava un’atmosfera particolare, avevano appena terminato un
servizio per un locale dove ci sarebbe stata una festa in tema sado-maso.
“Perché’ non ne approfittiamo per farci qualche foto” , propose Melissa.
“Ottima idea”, rispose Tina.
“ok, ma non rovinatemi i costumi che debbo restituire”.
Melissa aiutò mia moglie a pettinarsi, impastandole i capelli con il gel, tirandoli al massimo a
formare una coda di cavallo che legò con una fascia di pelle borchiata.
Le fece indossare un perizoma di pelle nera, che scompariva profondamente nel solco delle sue
natiche riaffiorando all’apice di un minuscolo triangolino che sembrava spaccare in due la sua
splendida figa depilata, sopra portava un reggiseno che abbracciava solo la parte inferiore del seno e
che lasciava scoperti, spingendoli verso l’alto, i capezzoli che aveva ritoccato con del rossetto rosso
brillante.
Lentamente calzò un paio di stivali a punta, di finta pelle elastica, estremamente aderenti, con un
tacco sottile ed altissimo.
“Guarda, così sono un bel po’ più alta di te, mi sembri un nanerottolo”.
Franco cominciò a scattare le prime foto.
“Meli’, succhiale i capezzoli, voglio vederglieli gonfi e durissimi, dai falla eccitare di più……..,
brave così, ora baciatevi, voglio vedere bene le vostre lingue che si toccano”.
Mia moglie era eccitatissima. Dopo qualche foto Franco mi propose di unirmi a loro.
” Dai, vieni qui’ con noi”, aggiunse Tina,
“Potresti fare la parte della nostra schiavetta”.
Cercai di fare un po’ di resistenza, ma in fondo l’idea mi piaceva e ubbidii’.
Mi truccarono perfettamente (allora non avevo la barba), parrucca nera a caschetto, molto rimmel, fondo tinta rossetto, mi fecero indossare un body di vinile rosso a cui avevano riempito le coppe con del cotone, calze a rete, reggicalze.
“Sei perfetto, sembri proprio una gran troia”, disse mia moglie con una certa arroganza
“Adesso vieni qui’, giù’ a quattro zampe!”.
Melissa prese una spazzola per capelli di metallo e cominciò a battermela sulle chiappe.
“Guarda che bel culetto, adesso te lo faccio diventare tutto rosso”.
Batteva sempre più forte e di tanto in tanto forzava con il manico cercando di penetrarmi. Paola ci
guardava divertita.
” Dai Franco, smettila di fotografare, vieni qui’ anche tu” gli disse.
Franco lasciò la macchina fotografica per terra e si avvicinò, lei lo prese per mano e lo portò
davanti a me a pochi centimetri dal mio volto.
La vidi aiutarlo a slacciarsi i pantaloni e calargli con frenesia la cerniera. Dopo averglielo preso in mano lo tirò verso di me.
“Amore, prendiglielo in bocca, da bravo fagli un pompino come si deve”, così dicendo spingeva il
cazzo di Franco contro le mie labbra chiuse.
“Allora apri sta bocca troia”, quasi gridò cambiando il tono della voce.
Appena socchiusi le labbra Franco mi piantò il suo grosso uccello fino in gola, cominciando a
scopare la mia bocca con foga.
Nello stesso momento Melissa con il manico della spazzola mi penetrò da dietro, muovendolo avanti e indietro, sempre più in profondità, sentivo il mio culo cedere ad ogni colpo ed allargarsi sempre di più.
Franco venne quasi subito, ad ogni suo getto sentivo la mia bocca riempirsi del suo sperma.
“Ingoia tutto, da bravo così, e adesso leccagli bene la cappella, non perderne neanche una goccia”.
Così dicendo, Tina premeva con la punta del suo stivale contro la lucida plastica del body, tesa
dal mio sesso eccitato.
“Ah ! ,Guarda che cazzo duro che hai, ti è piaciuto prenderlo in culo e in bocca, sei proprio una gran puttana, sono fiera di te !”
Continuai a leccare l’uccello di Franco, deglutendo ogni goccia, fino a quando non gli si ammosciò
completamente.
“Bene Tina, disse Franco allacciandosi i pantaloni, non immaginavo che saresti stata così brava
nella parte della padroncina”.
La mattina seguente dormimmo fino alle prime ore del pomeriggio, mi svegliai sentendo il telefono
squillare, Tina rispose, io mi girai nel letto e vidi sul comodino una grossa scatola, lessi la scritta sul coperchio :
“Alla mia troia, con amore, da tua moglie, così non sembrerai più un nanerottolo”.
La aprii’, conteneva un paio di stivali di vernice bianca alti fino alla coscia, con zeppa e tacco di metallo altissimo, misura n° 43.
Ma tutti questi sono splendidi ricordi perché sia Tina non c’è più e, pur se ho scoperto che scrivere queste avventure così intime mi eccita molto, mi fa soffrire pensare che tutto questo non succederà più!
A meno che non riesca a trovare una signora che voglia diventare prima di tutto mia amica per dividere viaggi e vacanze e poi provare a ricreare insieme situazioni così intriganti per entrambi.
Sarà possibile?
Io ci spero sempre ed aspetto commenti o proposte, mi potete inviare un’email: lap69@tiscali.it per corrispondenza e scambi di sogni e desideri.
Io continuo a sognare ma vi aspetto e chissà…..
Avevamo conosciuto Melissa al mare, l’anno scorso.
Sulle prime mia moglie stentava a darle confidenza, forse per invidia o gelosia.
“Guarda quella”, diceva, “deve essere una troia, non vedi come va in giro? sempre con le tette al vento, chiappe fuori, tutta truccata anche in spiaggia”.
Indubbiamente Melissa era un tipo molto appariscente, molto sexy, aveva qualche anno in più di
mia moglie ma non lo dimostrava assolutamente. Un sacco di uomini le ronzavano intorno.
Durante l’estate si conobbero e diventarono amiche inseparabili, continuarono a frequentarsi anche
durante l’inverno in città.
Una sera a casa nostra , si parlava con Melissa dell’estate trascorsa insieme:
“Certo tu, il topless in spiaggia te lo puoi permettere”, diceva Tina
“hai un seno bellissimo”.
“Grazie, ma sai, non è tutta roba mia, mi sono fatta gonfiare un po’ da un mio amico chirurgo
estetico”,
“hai fatto la plastica ? non si nota assolutamente”.
“Guarda, è stata una cosa da niente, e non ho neanche sofferto, se vuoi te lo faccio conoscere”.
Tre mesi dopo Tina usciva dalla clinica, fasciata e un po’ dolorante, ma con due tette da sballo, alte, sode, veramente esagerate, i capezzoli, infiltrati con collagene per aumentarne il volume, le
rimanevano perennemente duri e sporgenti.
Da quel momento iniziò per Tina una veloce trasformazione, finalmente poteva sfogare tutto il
suo esibizionismo represso, consigliata da Melissa e incoraggiata da me, le sue gonne divennero
sempre più corte e strette, tacchi sempre più alti, indossava solo calze con reggicalze ben in vista o
autoreggenti.
Le minigonne che si comperava erano per me sempre troppo lunghe, io stesso le accorciavo
ulteriormente in modo da costringerla a mostrare sempre di più le cosce al di sopra dell’orlo delle
calze, ed era per lei diventato impossibile sedersi senza mostrare cosa indossava sotto.
Il reggiseno non le serviva più, indossava qualche volta dei modelli particolari , roba da sex shop,
che io le regalavo e che portava sotto camicette trasparenti o giacche tenute sempre aperte.
Passò l’inverno e ci ritrovammo ancora al mare insieme a Melissa.
Mia moglie insieme all’amica erano diventate il centro dell’attenzione di tutti gli uomini della
spiaggia, seni sempre nudi, microscopici tanga di stoffa leggera che, uscendo dall’acqua
diventavano completamente trasparenti insinuandosi in ogni minima piega del loro sesso
perfettamente depilato; così si sdraiavano a prendere il sole a pancia all’aria con le gambe
leggermente divaricate, tirate a lucido dall’olio solare, felici di catturare gli sguardi arrapati dei
maschi che ronzavano intorno.
Spesso trovavo delle scuse per lasciarle sole, mi piaceva guardare da lontano il via vai dei
corteggiatori e ascoltare i commenti:
” Che fighe, cosa darei per fottermele”.
“Secondo me devono essere due lesbiche”,
“Ma va! , quelle hanno una voglia di cazzo bestiale”.
“Per me sono due zoccole”.
” Hai visto che tette ! , darei un milione per farmi fare una spagnola”. “Esagerato quelle per
centomila ti danno anche il culo”.
Melissa ci fece conoscere Franco, il suo uomo del momento, un bel tipo, molto brillante, faceva il
fotografo, lavorava per una agenzia di promotion; conosceva tutti di tutte le discoteche della zona .
Cominciammo ad uscire con lui tutte le sere.
Con lui si entrava gratis ovunque, Tina si divertiva molto, le piaceva molto frequentare la gente di
quell’ambiente, e confondersi con loro. Cominciarono i primi balli sui cubi, le prime foto in
discoteca, in spiaggia , con sempre meno vestiti addosso ………poi in studio.
Mi piaceva vederla fotografata da Franco, guardarla spogliarsi ai suoi comandi e posare in pose
sempre più sexy.
Quella sera nello studio di Franco regnava un’atmosfera particolare, avevano appena terminato un
servizio per un locale dove ci sarebbe stata una festa in tema sado-maso.
“Perché’ non ne approfittiamo per farci qualche foto” , propose Melissa.
“Ottima idea”, rispose Tina.
“ok, ma non rovinatemi i costumi che debbo restituire”.
Melissa aiutò mia moglie a pettinarsi, impastandole i capelli con il gel, tirandoli al massimo a
formare una coda di cavallo che legò con una fascia di pelle borchiata.
Le fece indossare un perizoma di pelle nera, che scompariva profondamente nel solco delle sue
natiche riaffiorando all’apice di un minuscolo triangolino che sembrava spaccare in due la sua
splendida figa depilata, sopra portava un reggiseno che abbracciava solo la parte inferiore del seno e
che lasciava scoperti, spingendoli verso l’alto, i capezzoli che aveva ritoccato con del rossetto rosso
brillante.
Lentamente calzò un paio di stivali a punta, di finta pelle elastica, estremamente aderenti, con un
tacco sottile ed altissimo.
“Guarda, così sono un bel po’ più alta di te, mi sembri un nanerottolo”.
Franco cominciò a scattare le prime foto.
“Meli’, succhiale i capezzoli, voglio vederglieli gonfi e durissimi, dai falla eccitare di più……..,
brave così, ora baciatevi, voglio vedere bene le vostre lingue che si toccano”.
Mia moglie era eccitatissima. Dopo qualche foto Franco mi propose di unirmi a loro.
” Dai, vieni qui’ con noi”, aggiunse Tina,
“Potresti fare la parte della nostra schiavetta”.
Cercai di fare un po’ di resistenza, ma in fondo l’idea mi piaceva e ubbidii’.
Mi truccarono perfettamente (allora non avevo la barba), parrucca nera a caschetto, molto rimmel, fondo tinta rossetto, mi fecero indossare un body di vinile rosso a cui avevano riempito le coppe con del cotone, calze a rete, reggicalze.
“Sei perfetto, sembri proprio una gran troia”, disse mia moglie con una certa arroganza
“Adesso vieni qui’, giù’ a quattro zampe!”.
Melissa prese una spazzola per capelli di metallo e cominciò a battermela sulle chiappe.
“Guarda che bel culetto, adesso te lo faccio diventare tutto rosso”.
Batteva sempre più forte e di tanto in tanto forzava con il manico cercando di penetrarmi. Paola ci
guardava divertita.
” Dai Franco, smettila di fotografare, vieni qui’ anche tu” gli disse.
Franco lasciò la macchina fotografica per terra e si avvicinò, lei lo prese per mano e lo portò
davanti a me a pochi centimetri dal mio volto.
La vidi aiutarlo a slacciarsi i pantaloni e calargli con frenesia la cerniera. Dopo averglielo preso in mano lo tirò verso di me.
“Amore, prendiglielo in bocca, da bravo fagli un pompino come si deve”, così dicendo spingeva il
cazzo di Franco contro le mie labbra chiuse.
“Allora apri sta bocca troia”, quasi gridò cambiando il tono della voce.
Appena socchiusi le labbra Franco mi piantò il suo grosso uccello fino in gola, cominciando a
scopare la mia bocca con foga.
Nello stesso momento Melissa con il manico della spazzola mi penetrò da dietro, muovendolo avanti e indietro, sempre più in profondità, sentivo il mio culo cedere ad ogni colpo ed allargarsi sempre di più.
Franco venne quasi subito, ad ogni suo getto sentivo la mia bocca riempirsi del suo sperma.
“Ingoia tutto, da bravo così, e adesso leccagli bene la cappella, non perderne neanche una goccia”.
Così dicendo, Tina premeva con la punta del suo stivale contro la lucida plastica del body, tesa
dal mio sesso eccitato.
“Ah ! ,Guarda che cazzo duro che hai, ti è piaciuto prenderlo in culo e in bocca, sei proprio una gran puttana, sono fiera di te !”
Continuai a leccare l’uccello di Franco, deglutendo ogni goccia, fino a quando non gli si ammosciò
completamente.
“Bene Tina, disse Franco allacciandosi i pantaloni, non immaginavo che saresti stata così brava
nella parte della padroncina”.
La mattina seguente dormimmo fino alle prime ore del pomeriggio, mi svegliai sentendo il telefono
squillare, Tina rispose, io mi girai nel letto e vidi sul comodino una grossa scatola, lessi la scritta sul coperchio :
“Alla mia troia, con amore, da tua moglie, così non sembrerai più un nanerottolo”.
La aprii’, conteneva un paio di stivali di vernice bianca alti fino alla coscia, con zeppa e tacco di metallo altissimo, misura n° 43.
Ma tutti questi sono splendidi ricordi perché sia Tina non c’è più e, pur se ho scoperto che scrivere queste avventure così intime mi eccita molto, mi fa soffrire pensare che tutto questo non succederà più!
A meno che non riesca a trovare una signora che voglia diventare prima di tutto mia amica per dividere viaggi e vacanze e poi provare a ricreare insieme situazioni così intriganti per entrambi.
Sarà possibile?
Io ci spero sempre ed aspetto commenti o proposte, mi potete inviare un’email: lap69@tiscali.it per corrispondenza e scambi di sogni e desideri.
Io continuo a sognare ma vi aspetto e chissà…..
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Con Tina sempre più cornuto - parte settimaracconto sucessivo
Con Tina sempre più cornuto - parte settima
Commenti dei lettori al racconto erotico