I piedi delle cugine
di
Barbara Sensazioni
genere
saffico
Oggi piove ma poche settimane fa la mia città era caldissima. Non esiste soluzione migliore, per trovare refrigerio e relax, di una piscina in un bel giardino riparato dalla vista ma esposto alla leggera brezza che la collina concede. L'unico problema è che io non ho piscina e nemmeno giardino.
Io no ma le mie cugine sì. Una sola a dire il vero, perché la casa che ospita Martina, nel grazioso e spazioso monolocale in mansarda, è di Tania, la sorella maggiore di quattro anni, sposata con Luciano, gran bell'uomo veramente ma spesso via per lavoro. Anche Martina è stata sposata, per meno di un anno, ed oggi a ventinove anni è felicemente separata, o quasi.
Quindi, tornando alla piscina, indosso pantaloncini top e sandali, esco di casa con la mia bella borsa di paglia, dopo averla riempita con due costumi bikini, le infradito da bagnare e le infradito da tenere asciutte, senza contare che in macchina ne ho già due paia, un pareo semitrasparente, così da potermi abbronzare un po' anche indossandolo, e senza contare che in macchina ne ho già due, e due prendisole, uno a righe ed uno unito, più che altro uno con le spalline ed uno senza ...e senza contare che in macchina ne ho già altri due, la trousse dei trucchi e quella per la doccia, il portafogli, gli occhiali da sole, che subito tolgo per fermarci i capelli, salgo in macchina, accendo radio ed aria condizionata, e parto.
Canto mentre passo davanti ad un negozio e vedo la pubblicità degli smalti, devo comprare l'acetone. Parcheggio ed entro, ovviamente oltre l'acetone compro anche due colori nuovi.
Arrivo dalle cugi sperando che non abbiano troppi invitati. Voglio solo prendere un po' di sole e tanto tanto fresco. Fortuna! Sono sole. Infilo anche le cose che avevo già in macchina e le raggiungo all'ombra dell'ombrellone quadrato. Martina è stesa supina al sole, sempre abbronzatissima, Tania legge prona all'ombra una rivista che poi vorrò leggere anche io. Mi lamento perché nessuna si alza a salutare la cuginetta, mi hanno aperto con il telecomando del cancello. Loro ribattono che sono anziane e di abbassarmi io a baciarle che sono la più piccola, rispondo che si vede dal sedere flaccido di Tania che è vecchia. Lei difende la reale solidità dei suoi glutei e mi fa una pernacchia che mi vaporizza con spruzzi di saliva polpacci caviglie e piedi. Dico che non è così che cercavo refrigerio.
Mi tolgo i sandali ed i piedi sull'erba mi fanno già stare meglio. Slaccio il primo bottone dei pantaloncini e li faccio cadere ai piedi, poi mi guardo intorno con le mani sui fianchi appese all'elastico dei miei slip. Tania anticipa la mia domanda e mi avvisa che Luciano è a Zurigo per tutta la settimana. Faccio cadere anche le mutande ai piedi, l'umidità del sudore lascia percepire il più lieve movimento come brezza fresca, così il mio inguine, la mia vagina e la mia riga tra le natiche godono dello stesso breve sollievo provato dai piedi sull'erba.
Tolgo il top facendolo scivolare dai fianchi, non serve, potrei sfilarlo da sopra ma mi piace fare così. Tolgo anche il reggiseno, allargo i seni con le mani per non negare a loro il piacere appena descritto, il mucchietto dei miei vestiti è ai miei piedi.
Mi chino sulla borsa per prendere il costume e Tania reclama il suo bacio. Mi inginocchio vicina a lei e poi mi siedo sui talloni. Una serie di battutacce si spreca sul fatto che potrei inglobarli entrambi, faccio quasi l'offesa ma so che scerzano. Ci facciamo sempre un po' di battute scurrili senza ragioni fondate. Bacio Tania che solleva il piccolo seno per potermi baciare. Tre bacini sulla bocca, questa la nostra usanza. Mi muovo gattoni fino a Martina, assumo la stessa posizione, lei si solleva ed anche il suo seno di taglia media si muove di fianco. Il suo è più bello di quello di Tania, non è grande come il mio ma ha una bella forma e come il mio è sodo e sta su da solo. Bacino bacino bacino.
Mi sollevo e torno alla borsa, sento il rumore di uno scatto digitale, mi volto. Tania mi ha fotografata nuda da dietro, mi lamento e mi vergogno. Le dico che da piccola mi portava a catechismo ed ora mi fotografa il sedere. Risponde che sembra il backstage di una sfilata di moda, lei è una bravissima fotografa che di lavoro fa proprio questo, free lance. La invidio, lavora pochi giorni all'anno. Martina aggiunge che probabilmente avrebbe potuto fotografare tutta la sfilata, alludendo alla moltitudine di capi di cui come sempre ho riempito la borsa. Dico che dopo il primo bagno poserò volentieri. Infilo il costume nero ed entro in acqua. E' solo una piscina di quelle in superficie ma molto grande, più o meno dieci metri per cinque. Frescura estremamente piacevole, nuoto un po' a rana e a dorso. Starei a dorso per ore, per abbronzarmi e rilassarmi. Vorrei essere nuda ma non mi sembra il caso, non sono nemmeno in topless, come loro. Salgo sulla scaletta e mi tuffo, è bassa ma è piacevole, poco importa se bagno tutto intorno.
Quando esco mi asciugo con una loro salvietta e mi stendo al sole. Supina, slaccio il reggiseno come sempre per evitare il segno, dopo dieci minuti, misurati con clessidra, mi volto tenendo il reggiseno sul petto con il braccio, Martina mi dice di liberare le mie tettone, io sorrido. In effetti ha ragione, stare a seno nudo all'aperto è piacevole, suggerisce libertà. Così mi scopro.
Mi alzo per bere un po' d'acqua, ma loro se la godono, hanno una caraffa di mojto, ne approfitto. Tania mi ricorda della sfilata, io la rimando a dopo il prossimo bagno. Vengono anche loro, entriamo tutte in topless. Martina per prima si toglie gli slip sfilando una gamba poi l'altra, Tania la imita, io no. Mi spronano a non fare la paranoica, accetto, per me è più facile, mi basta slacciare. I tre costumi sulla scaletta e noi nude, in acqua. Tre donne tre tagli diversi. Martina una brasiliana, Tania solo inguine, io completamente depilata. Da un po' di tempo ho lasciato il mio ciuffetto per provare questo stile.
Tania si alza di scatto guardando verso il cancello per salutare Luciano. Noi altre due ci allarmiamo e spontaneamente, una di in faccia all'altra compiamo lo stesso gesto in modo speculare, portando il braccio verso il cancello sul seno e la mano libera sul pube. Era uno scherzo, Tania ride come una matta.
Ci rinfreschiamo mentre immagino come sarebbe stato se fosse arrivato davvero. Me lo immagino dirci di non imbarazzarci, spogliarsi ed entrare in acqua, baciare la moglie, poi la cognata poi me che timida mi copro ancora, togliermi il braccio dal seno e la mano dal pube vincendo la mia resistenza che lo eccita visibilmente. Io arrossisco e quasi piango, le mie cugine mi vengono ad accarezzare per confortarmi, lui mi bacia di nuovo poi mi prende in piscina, sento il suo pene che fermo mi accoglie facendomi calare sopra, un po' galleggiando ed un po' no. Mi scopa in acqua. Sono troppo eccitata, sospendo la mia fantasia ...ma non la voglia che mi è nata ora.
Usciamo dalla piscina, ci mettiamo delle salviette intorno, ci asciughiamo, guardo la mia pelle abbronzata, mi piace. Questa volta sono io a proporre la sfilata. Indosso tutto quello che ho, poso sollevando i piedi con le infradito, nuda di spalle con il pareo trasparente, in topless succhiando dalla cannuccia un po' di mojto, con i prendisole avvinghiata alla colonna dell'ombrellone. Loro suggeriscono, propongono, scattano, riguardano, commentano, applaudono... mi lusingano.
Dopo la doccia e le creme faccio vedere i nuovi smalti che hanno molto successo, mi offro di farli provare e di essere io stessa a metterli ai loro piedi. Devo ammetterlo, abbiamo piedi diversi. I miei, anche se non sono piccolissimi, porto il trentotto, sono piedi che chi li nomina chiama piedini. Li ho sempre curati ma per quanto riguarda la forma sono stata fortunata, tanto che qualche volta ho fatto davvero la modella per scarpe, calze e pubblicità che ritraggono piedi, le dita hanno lunghezza a scalare e sembrano delicati. I loro invece no, sono piedi più scolpiti, il secondo dito più lungo dell'alluce, comunque belli ed affusolati. Io anche se non lo dico loro li trovo molto sensuali.
Sedute in veranda una di fianco all'altra e di fronte a me mi offrono i loro piedi che io dipingo con attenzione. Curo prima i piedi interni di ciascuna, poi quelli esterni. Con un piede ciascuna già smaltato aspettano che si asciughino appoggiandoli sulle mie ginocchia. Caldi e asciutti sono un piacere sulle mie gambe nude. Termino prima Martina che appoggia entrambi i piedi su di me, ora il ginocchio non basta più quindi appoggia il piede esterno sulla mia coscia. Devo amettere che mi piace, mi ricorda quella volta che ho accarezzato un pitone in vacanza, liscissimo, asciutto, flessuoso, sinuoso ...conturbante. Così ora sono i suoi piedi su di me. Comincio a sentire caldo anche sotto il mio prendisole, l'unica cosa che indosso, comincio a sentire caldo soprattuto tra le gambe ma non troppo asciutta.
il piede di Tania invece mi ricorda quando tanti anni fa lei adolescente mi faceva giocare a monopoli, sedute sul pavimento in ceramica della cameretta e lei aspettando il suo turno si toccava le dita ed accavallava l'alluce con il secondo dito. Caratteristica questa che io non possedevo e non possiedo. Allora mi faceva venire voglia di imitarla ma io, messa come lei, mettevo in evidenza gambe longilinee ma coperte di una velatura pelosa tipica della mia età di allora, di quando ancora non ci si depila. Ora mi fa venire voglia di baciare il piede che tengo in mano ed allargare le gambe per fare spazio alle carezze dei piedi di entrambe.
Finito di pennellare, con la scusa di controllare il lavoro svolto e lo stadio di asciugatura e di soffiarci sopra per accelerare il raggiungimento di quet'ultima, prendo in mano un piede per volta, poi, non contenta un piede per mano.
Guardo.
Soffio.
Muovo.
Accarezzo con la punta delle labbra.
Sono eccitata. Fingo soddisfazione e bacio alcune dita, le meglio riuscite, le più sinuose, le più eccitanti.
Loro mi guardano fingendo indifferenza ma la loro pella leggermente accapponata ed i capezzoli di Martina, non di meno i sospirini a labbra raccolte di Tania, mi fanno capire che non sono del tutto indifferenti, sebbene sorprese.
Vado a predere una limetta per una correzione, ma entrata mi fermo perché sento che bisbigliano, faccio rumore con la porta per fingere di essermi allontanata, le sento alludere e darmi apertamente della lesbica, come se non mi fossi accorta della loro eccitazione quasi morbosa mentre giocavo a fare la modella. Infatti ammette Martina che la eccito e Tania confermare che non potrebbe essere altrimenti.
Mi procuro la lima e torno da loro.
Mi siedo dove ero prima, di fronte a loro, ma questa volta con le gambe molto più aperte che le obbligano ad appoggiare i piedi in mezzo. Sollevo, per sedermi, la gonna del prendisole più del necessario. Ho tra le coscie, che le sfiorano, un piede ciascuna. Per mettermi comoda, almeno così dico per farmi credere, metto anche io i piedi sulle loro sedute, tra le loro gambe. Dovendomi offrire i piedi alzati loro sono molto avanti rispetto la loro seduta, così i miei alluci vanno ad appoggiarsi proprio ai loro pubi. Mentre limo e soffio sull'unghia di Tania, Martina inizia a sfiorarmi piuttosto con intenzione l'interno coscia. A quel punto io allargo leggermente di più le gambe. Lei, la più vestita, perché sotto il prendisole ha messo il costume, mi copre il piede che ha tra le gambe sotto la vestina e poi traffica per spostare il costume dalla vagina e mettermi in umido contatto con le sue labbra. Sento la leggera ricrescita del suo pelo sotto la pianta del piede. Una vampata di calore si impossessa della gamba, mi sale dentro attraversandomi l'utero, arrivando in testa e tornando giù come esplosa mi solletica capezzoli e labbra vaginali. Non resisto, la mia bocca così vicina al piede di Tania deve assolutamente baciare quell'estremità sensuale. Contemporaneamente alla mia intenzione Tania mi prende il piede con la mano e se lo preme contro il cespuglio nero nudo, ora che si è strappata di dosso la salvietta che l'avvolgeva.
Con le labbra e con i denti deliatamente tocco le dita del suo piede, quando metto gli incisivi sotto l'unghia dell'alluce sono estasiata. Gemo piano. Appena appena. Martina mi strofina il piede sulla vagina e si distende per portarmi in bocca l'altro piede. Ho un alluce tra le labbra di Martina ed uno sul clito di Tania, le dita prensili di quest'utima a trastullare il mio di clito con un'abilità sorprendente, le tre dita minori di un piede di Martina che di taglio si intrufolano sotto il piede di Tania e nelle mie piccole labbra, l'altro piede di Martina in faccia ed io... io non posso resistere. Inizio a succhiare come una pazza l'alluce di Tania.
Tra gemiti, sudore, piccoli spasmi, rumori gutturali decidiamo di entrare in casa.
Ci muoviamo in una foga inusuale lasciando lì ogni nostro capo d'abbigliamento. Entriamo nude in casa. Tania ci trascina per mano in camera sua, ci sbatte con uno strattone sul letto matrimoniale e dice di aspettarla un'attimo. Esce dalla stanza lasciandoci sole.
Al suo ritorno con una bottiglia di vino Martina è sopra di me, che prona con le gambe aperte sollevate e raccolte la lascio fare mentre mi tira verso i piedi due code approssimative di capelli per farmi alzare la testa e leccarmi il collo. Il suo seno sul mio, il suo pube contro il mio, la cingo con le gambe e la tiro di più a me. Anche con le braccia, le tocco il sedere e mi piace da impazzire. sento umido tra le mie gambe. Sarò io o lei? Siamo entrambe.
Tania ingelosita punta il collo del prosecco nel sedere di Martina che reagisce più per la temperatura gelata che per il corpo estraneo. Per farlo è carponi di fianco a me con i piedi vicino al mio viso. Ne afferro uno e me lo porto tutto in bocca. Ho un incredibile desiderio di succhiare.
Lei si mostra disponibile. Vedo il suo sedere, mi eccita. La prendo dai fianchi, voglio solo avvicinarmi ma lei vuole di più, e mi si siede in faccia. Gemo e le succhio il coccige, l'ano, tutto. Martina mi allarga con forza le gambe, si siede in mezzo e con i piedi stimola il clito di sua sorella. Ne approfitto per leccare quel piede che da decine di minuti mi sta eccitando.
All'improvviso, non la vedo ma mi accorgo, scatta e si butta con la bocca sulla mia vagina. LEcca come fosse l'ultimo pranzo di un condannato ed il primo dopo diversi giorni. I miei seni ballano con capezzoli di pietra. Tania sempre seduta sulla mia faccia, si strizza le sue tettine ma vuole le mie poppone, è lei che le chiama proprio così, appoggia le mani dietro la mia testa, si abbassa all'indietro, solleva i piedi e me li mette sul seno. Con gli alluci mi cattura i capezzoli e pesa sulla massa del mio seno. Non ce la faccio più, dico parolacce a Martina incitandola a leccare di più obbligandola prendendola con forza per i capelli. Ora mi lecca come una cagna e fa anche versi da cagna. Con la mano libera strizzo il seno di Tania. Ulula. Si irrigidisce, si inarca un po', trema come una pazza. Mi spruzza in bocca e quasi mi soffoca, bevo e cerco di respirare.
Tremo anche io. Sento i piedi contratti e incontrollabili. Martina presa dalla foga, sempre più cagna nel suo leccare e succhiare e mangiare, prende il vino e me lo versa sulla vagina. Si ributta a leccare. Mi penetra con la bottiglia, beve a canna mentre Tania che piange soddisfatta si lascia cadere sulla mia vagina e mi punta con il naso e la lingua fa sul clito. Martina beve ancora a canna e contemporaneamente mi infila tutta una mano nella vagina fradicia dilatata e scoreggiante. Tremo urlo e spruzzo. Non so quanto tempo vado avanti. Ho perso il controllo e la cognizione. Tania si butta su di me per baciarmi, ci lasciamo andare ad un bacio appassionatissimo con tutta la lingua possibile.
Martina insoddisfatta ci bagna con il vino, ci chiama troie, reclama la sua goduta. La tiriamo a noi. La coinvolgiamo nel bacio ed intanto partiamo con le mani. Quattro dita io e quattro dita Tania davanti. Ma io non voglio deluderla, infilo una mano sotto il sedere e cerco un buco che lei è felice di offrirmi. Le stantuffiamo la vagina pastrugnandogliela ed il sedere con vigore. Non spruzza ma gode. Urla, si contrae.
Tutte soddisfatte, passiamo qualche mezz'ora a leccarci per pulirci dopo. E' bello farlo, non mi fermo davanti a niente. Mi piace l'odore dei loro sederi, anche se Martina fa un peto. Adoro le loro lingue su di me e non ho vergogna di chiedere di leccarmela insieme.
Godo ancora, vengo ancora ma non spruzzo.
Dormiamo insieme stanotte, spesso ci sveglieremo per leccarci un po', per giocare ancora un po' e... sarà una bellissima estate
Io no ma le mie cugine sì. Una sola a dire il vero, perché la casa che ospita Martina, nel grazioso e spazioso monolocale in mansarda, è di Tania, la sorella maggiore di quattro anni, sposata con Luciano, gran bell'uomo veramente ma spesso via per lavoro. Anche Martina è stata sposata, per meno di un anno, ed oggi a ventinove anni è felicemente separata, o quasi.
Quindi, tornando alla piscina, indosso pantaloncini top e sandali, esco di casa con la mia bella borsa di paglia, dopo averla riempita con due costumi bikini, le infradito da bagnare e le infradito da tenere asciutte, senza contare che in macchina ne ho già due paia, un pareo semitrasparente, così da potermi abbronzare un po' anche indossandolo, e senza contare che in macchina ne ho già due, e due prendisole, uno a righe ed uno unito, più che altro uno con le spalline ed uno senza ...e senza contare che in macchina ne ho già altri due, la trousse dei trucchi e quella per la doccia, il portafogli, gli occhiali da sole, che subito tolgo per fermarci i capelli, salgo in macchina, accendo radio ed aria condizionata, e parto.
Canto mentre passo davanti ad un negozio e vedo la pubblicità degli smalti, devo comprare l'acetone. Parcheggio ed entro, ovviamente oltre l'acetone compro anche due colori nuovi.
Arrivo dalle cugi sperando che non abbiano troppi invitati. Voglio solo prendere un po' di sole e tanto tanto fresco. Fortuna! Sono sole. Infilo anche le cose che avevo già in macchina e le raggiungo all'ombra dell'ombrellone quadrato. Martina è stesa supina al sole, sempre abbronzatissima, Tania legge prona all'ombra una rivista che poi vorrò leggere anche io. Mi lamento perché nessuna si alza a salutare la cuginetta, mi hanno aperto con il telecomando del cancello. Loro ribattono che sono anziane e di abbassarmi io a baciarle che sono la più piccola, rispondo che si vede dal sedere flaccido di Tania che è vecchia. Lei difende la reale solidità dei suoi glutei e mi fa una pernacchia che mi vaporizza con spruzzi di saliva polpacci caviglie e piedi. Dico che non è così che cercavo refrigerio.
Mi tolgo i sandali ed i piedi sull'erba mi fanno già stare meglio. Slaccio il primo bottone dei pantaloncini e li faccio cadere ai piedi, poi mi guardo intorno con le mani sui fianchi appese all'elastico dei miei slip. Tania anticipa la mia domanda e mi avvisa che Luciano è a Zurigo per tutta la settimana. Faccio cadere anche le mutande ai piedi, l'umidità del sudore lascia percepire il più lieve movimento come brezza fresca, così il mio inguine, la mia vagina e la mia riga tra le natiche godono dello stesso breve sollievo provato dai piedi sull'erba.
Tolgo il top facendolo scivolare dai fianchi, non serve, potrei sfilarlo da sopra ma mi piace fare così. Tolgo anche il reggiseno, allargo i seni con le mani per non negare a loro il piacere appena descritto, il mucchietto dei miei vestiti è ai miei piedi.
Mi chino sulla borsa per prendere il costume e Tania reclama il suo bacio. Mi inginocchio vicina a lei e poi mi siedo sui talloni. Una serie di battutacce si spreca sul fatto che potrei inglobarli entrambi, faccio quasi l'offesa ma so che scerzano. Ci facciamo sempre un po' di battute scurrili senza ragioni fondate. Bacio Tania che solleva il piccolo seno per potermi baciare. Tre bacini sulla bocca, questa la nostra usanza. Mi muovo gattoni fino a Martina, assumo la stessa posizione, lei si solleva ed anche il suo seno di taglia media si muove di fianco. Il suo è più bello di quello di Tania, non è grande come il mio ma ha una bella forma e come il mio è sodo e sta su da solo. Bacino bacino bacino.
Mi sollevo e torno alla borsa, sento il rumore di uno scatto digitale, mi volto. Tania mi ha fotografata nuda da dietro, mi lamento e mi vergogno. Le dico che da piccola mi portava a catechismo ed ora mi fotografa il sedere. Risponde che sembra il backstage di una sfilata di moda, lei è una bravissima fotografa che di lavoro fa proprio questo, free lance. La invidio, lavora pochi giorni all'anno. Martina aggiunge che probabilmente avrebbe potuto fotografare tutta la sfilata, alludendo alla moltitudine di capi di cui come sempre ho riempito la borsa. Dico che dopo il primo bagno poserò volentieri. Infilo il costume nero ed entro in acqua. E' solo una piscina di quelle in superficie ma molto grande, più o meno dieci metri per cinque. Frescura estremamente piacevole, nuoto un po' a rana e a dorso. Starei a dorso per ore, per abbronzarmi e rilassarmi. Vorrei essere nuda ma non mi sembra il caso, non sono nemmeno in topless, come loro. Salgo sulla scaletta e mi tuffo, è bassa ma è piacevole, poco importa se bagno tutto intorno.
Quando esco mi asciugo con una loro salvietta e mi stendo al sole. Supina, slaccio il reggiseno come sempre per evitare il segno, dopo dieci minuti, misurati con clessidra, mi volto tenendo il reggiseno sul petto con il braccio, Martina mi dice di liberare le mie tettone, io sorrido. In effetti ha ragione, stare a seno nudo all'aperto è piacevole, suggerisce libertà. Così mi scopro.
Mi alzo per bere un po' d'acqua, ma loro se la godono, hanno una caraffa di mojto, ne approfitto. Tania mi ricorda della sfilata, io la rimando a dopo il prossimo bagno. Vengono anche loro, entriamo tutte in topless. Martina per prima si toglie gli slip sfilando una gamba poi l'altra, Tania la imita, io no. Mi spronano a non fare la paranoica, accetto, per me è più facile, mi basta slacciare. I tre costumi sulla scaletta e noi nude, in acqua. Tre donne tre tagli diversi. Martina una brasiliana, Tania solo inguine, io completamente depilata. Da un po' di tempo ho lasciato il mio ciuffetto per provare questo stile.
Tania si alza di scatto guardando verso il cancello per salutare Luciano. Noi altre due ci allarmiamo e spontaneamente, una di in faccia all'altra compiamo lo stesso gesto in modo speculare, portando il braccio verso il cancello sul seno e la mano libera sul pube. Era uno scherzo, Tania ride come una matta.
Ci rinfreschiamo mentre immagino come sarebbe stato se fosse arrivato davvero. Me lo immagino dirci di non imbarazzarci, spogliarsi ed entrare in acqua, baciare la moglie, poi la cognata poi me che timida mi copro ancora, togliermi il braccio dal seno e la mano dal pube vincendo la mia resistenza che lo eccita visibilmente. Io arrossisco e quasi piango, le mie cugine mi vengono ad accarezzare per confortarmi, lui mi bacia di nuovo poi mi prende in piscina, sento il suo pene che fermo mi accoglie facendomi calare sopra, un po' galleggiando ed un po' no. Mi scopa in acqua. Sono troppo eccitata, sospendo la mia fantasia ...ma non la voglia che mi è nata ora.
Usciamo dalla piscina, ci mettiamo delle salviette intorno, ci asciughiamo, guardo la mia pelle abbronzata, mi piace. Questa volta sono io a proporre la sfilata. Indosso tutto quello che ho, poso sollevando i piedi con le infradito, nuda di spalle con il pareo trasparente, in topless succhiando dalla cannuccia un po' di mojto, con i prendisole avvinghiata alla colonna dell'ombrellone. Loro suggeriscono, propongono, scattano, riguardano, commentano, applaudono... mi lusingano.
Dopo la doccia e le creme faccio vedere i nuovi smalti che hanno molto successo, mi offro di farli provare e di essere io stessa a metterli ai loro piedi. Devo ammetterlo, abbiamo piedi diversi. I miei, anche se non sono piccolissimi, porto il trentotto, sono piedi che chi li nomina chiama piedini. Li ho sempre curati ma per quanto riguarda la forma sono stata fortunata, tanto che qualche volta ho fatto davvero la modella per scarpe, calze e pubblicità che ritraggono piedi, le dita hanno lunghezza a scalare e sembrano delicati. I loro invece no, sono piedi più scolpiti, il secondo dito più lungo dell'alluce, comunque belli ed affusolati. Io anche se non lo dico loro li trovo molto sensuali.
Sedute in veranda una di fianco all'altra e di fronte a me mi offrono i loro piedi che io dipingo con attenzione. Curo prima i piedi interni di ciascuna, poi quelli esterni. Con un piede ciascuna già smaltato aspettano che si asciughino appoggiandoli sulle mie ginocchia. Caldi e asciutti sono un piacere sulle mie gambe nude. Termino prima Martina che appoggia entrambi i piedi su di me, ora il ginocchio non basta più quindi appoggia il piede esterno sulla mia coscia. Devo amettere che mi piace, mi ricorda quella volta che ho accarezzato un pitone in vacanza, liscissimo, asciutto, flessuoso, sinuoso ...conturbante. Così ora sono i suoi piedi su di me. Comincio a sentire caldo anche sotto il mio prendisole, l'unica cosa che indosso, comincio a sentire caldo soprattuto tra le gambe ma non troppo asciutta.
il piede di Tania invece mi ricorda quando tanti anni fa lei adolescente mi faceva giocare a monopoli, sedute sul pavimento in ceramica della cameretta e lei aspettando il suo turno si toccava le dita ed accavallava l'alluce con il secondo dito. Caratteristica questa che io non possedevo e non possiedo. Allora mi faceva venire voglia di imitarla ma io, messa come lei, mettevo in evidenza gambe longilinee ma coperte di una velatura pelosa tipica della mia età di allora, di quando ancora non ci si depila. Ora mi fa venire voglia di baciare il piede che tengo in mano ed allargare le gambe per fare spazio alle carezze dei piedi di entrambe.
Finito di pennellare, con la scusa di controllare il lavoro svolto e lo stadio di asciugatura e di soffiarci sopra per accelerare il raggiungimento di quet'ultima, prendo in mano un piede per volta, poi, non contenta un piede per mano.
Guardo.
Soffio.
Muovo.
Accarezzo con la punta delle labbra.
Sono eccitata. Fingo soddisfazione e bacio alcune dita, le meglio riuscite, le più sinuose, le più eccitanti.
Loro mi guardano fingendo indifferenza ma la loro pella leggermente accapponata ed i capezzoli di Martina, non di meno i sospirini a labbra raccolte di Tania, mi fanno capire che non sono del tutto indifferenti, sebbene sorprese.
Vado a predere una limetta per una correzione, ma entrata mi fermo perché sento che bisbigliano, faccio rumore con la porta per fingere di essermi allontanata, le sento alludere e darmi apertamente della lesbica, come se non mi fossi accorta della loro eccitazione quasi morbosa mentre giocavo a fare la modella. Infatti ammette Martina che la eccito e Tania confermare che non potrebbe essere altrimenti.
Mi procuro la lima e torno da loro.
Mi siedo dove ero prima, di fronte a loro, ma questa volta con le gambe molto più aperte che le obbligano ad appoggiare i piedi in mezzo. Sollevo, per sedermi, la gonna del prendisole più del necessario. Ho tra le coscie, che le sfiorano, un piede ciascuna. Per mettermi comoda, almeno così dico per farmi credere, metto anche io i piedi sulle loro sedute, tra le loro gambe. Dovendomi offrire i piedi alzati loro sono molto avanti rispetto la loro seduta, così i miei alluci vanno ad appoggiarsi proprio ai loro pubi. Mentre limo e soffio sull'unghia di Tania, Martina inizia a sfiorarmi piuttosto con intenzione l'interno coscia. A quel punto io allargo leggermente di più le gambe. Lei, la più vestita, perché sotto il prendisole ha messo il costume, mi copre il piede che ha tra le gambe sotto la vestina e poi traffica per spostare il costume dalla vagina e mettermi in umido contatto con le sue labbra. Sento la leggera ricrescita del suo pelo sotto la pianta del piede. Una vampata di calore si impossessa della gamba, mi sale dentro attraversandomi l'utero, arrivando in testa e tornando giù come esplosa mi solletica capezzoli e labbra vaginali. Non resisto, la mia bocca così vicina al piede di Tania deve assolutamente baciare quell'estremità sensuale. Contemporaneamente alla mia intenzione Tania mi prende il piede con la mano e se lo preme contro il cespuglio nero nudo, ora che si è strappata di dosso la salvietta che l'avvolgeva.
Con le labbra e con i denti deliatamente tocco le dita del suo piede, quando metto gli incisivi sotto l'unghia dell'alluce sono estasiata. Gemo piano. Appena appena. Martina mi strofina il piede sulla vagina e si distende per portarmi in bocca l'altro piede. Ho un alluce tra le labbra di Martina ed uno sul clito di Tania, le dita prensili di quest'utima a trastullare il mio di clito con un'abilità sorprendente, le tre dita minori di un piede di Martina che di taglio si intrufolano sotto il piede di Tania e nelle mie piccole labbra, l'altro piede di Martina in faccia ed io... io non posso resistere. Inizio a succhiare come una pazza l'alluce di Tania.
Tra gemiti, sudore, piccoli spasmi, rumori gutturali decidiamo di entrare in casa.
Ci muoviamo in una foga inusuale lasciando lì ogni nostro capo d'abbigliamento. Entriamo nude in casa. Tania ci trascina per mano in camera sua, ci sbatte con uno strattone sul letto matrimoniale e dice di aspettarla un'attimo. Esce dalla stanza lasciandoci sole.
Al suo ritorno con una bottiglia di vino Martina è sopra di me, che prona con le gambe aperte sollevate e raccolte la lascio fare mentre mi tira verso i piedi due code approssimative di capelli per farmi alzare la testa e leccarmi il collo. Il suo seno sul mio, il suo pube contro il mio, la cingo con le gambe e la tiro di più a me. Anche con le braccia, le tocco il sedere e mi piace da impazzire. sento umido tra le mie gambe. Sarò io o lei? Siamo entrambe.
Tania ingelosita punta il collo del prosecco nel sedere di Martina che reagisce più per la temperatura gelata che per il corpo estraneo. Per farlo è carponi di fianco a me con i piedi vicino al mio viso. Ne afferro uno e me lo porto tutto in bocca. Ho un incredibile desiderio di succhiare.
Lei si mostra disponibile. Vedo il suo sedere, mi eccita. La prendo dai fianchi, voglio solo avvicinarmi ma lei vuole di più, e mi si siede in faccia. Gemo e le succhio il coccige, l'ano, tutto. Martina mi allarga con forza le gambe, si siede in mezzo e con i piedi stimola il clito di sua sorella. Ne approfitto per leccare quel piede che da decine di minuti mi sta eccitando.
All'improvviso, non la vedo ma mi accorgo, scatta e si butta con la bocca sulla mia vagina. LEcca come fosse l'ultimo pranzo di un condannato ed il primo dopo diversi giorni. I miei seni ballano con capezzoli di pietra. Tania sempre seduta sulla mia faccia, si strizza le sue tettine ma vuole le mie poppone, è lei che le chiama proprio così, appoggia le mani dietro la mia testa, si abbassa all'indietro, solleva i piedi e me li mette sul seno. Con gli alluci mi cattura i capezzoli e pesa sulla massa del mio seno. Non ce la faccio più, dico parolacce a Martina incitandola a leccare di più obbligandola prendendola con forza per i capelli. Ora mi lecca come una cagna e fa anche versi da cagna. Con la mano libera strizzo il seno di Tania. Ulula. Si irrigidisce, si inarca un po', trema come una pazza. Mi spruzza in bocca e quasi mi soffoca, bevo e cerco di respirare.
Tremo anche io. Sento i piedi contratti e incontrollabili. Martina presa dalla foga, sempre più cagna nel suo leccare e succhiare e mangiare, prende il vino e me lo versa sulla vagina. Si ributta a leccare. Mi penetra con la bottiglia, beve a canna mentre Tania che piange soddisfatta si lascia cadere sulla mia vagina e mi punta con il naso e la lingua fa sul clito. Martina beve ancora a canna e contemporaneamente mi infila tutta una mano nella vagina fradicia dilatata e scoreggiante. Tremo urlo e spruzzo. Non so quanto tempo vado avanti. Ho perso il controllo e la cognizione. Tania si butta su di me per baciarmi, ci lasciamo andare ad un bacio appassionatissimo con tutta la lingua possibile.
Martina insoddisfatta ci bagna con il vino, ci chiama troie, reclama la sua goduta. La tiriamo a noi. La coinvolgiamo nel bacio ed intanto partiamo con le mani. Quattro dita io e quattro dita Tania davanti. Ma io non voglio deluderla, infilo una mano sotto il sedere e cerco un buco che lei è felice di offrirmi. Le stantuffiamo la vagina pastrugnandogliela ed il sedere con vigore. Non spruzza ma gode. Urla, si contrae.
Tutte soddisfatte, passiamo qualche mezz'ora a leccarci per pulirci dopo. E' bello farlo, non mi fermo davanti a niente. Mi piace l'odore dei loro sederi, anche se Martina fa un peto. Adoro le loro lingue su di me e non ho vergogna di chiedere di leccarmela insieme.
Godo ancora, vengo ancora ma non spruzzo.
Dormiamo insieme stanotte, spesso ci sveglieremo per leccarci un po', per giocare ancora un po' e... sarà una bellissima estate
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