Lo sai che cosa voglio da te
di
Bettina Saw Morgan
genere
etero
Ero sfinita, la schiena a pezzi, per non parlare della cervicale contratta a forza di rimanere ferma nella stessa posizione. Avevo un assoluto bisogno di immergermi nella mia vasca da bagno e lasciare che la schiuma mi accarezzasse la pelle e l’acqua calda sciogliesse i miei muscoli contratti. Ma a quanto pareva dovevo rimandare i miei progetti di qualche altro minuto. X voleva vedermi, molto probabilmente voleva discutere di James, decidere il piano terapeutico da seguire, oppure voleva altro, come era suo solito pretendere. Peccato che per quell’altro non ero per niente in vena.
Ero troppo stanca. Volevo solamente cambiarmi e andare a casa, passare qualche minuto con mio figlio e poi concedermi il mio più che meritato bagno.
Arrivata davanti il suo ufficio mi fermai con la mano a mezz’aria. Non era mai stato un problema trascorrere del tempo assieme, e non era nemmeno mai stato un obbligo andare a letto con lui. Era una cosa che volevamo entrambi ed entrambi eravamo abbastanza adulti da poter decidere cosa fare e cosa non fare.
Mi sistemai al meglio, sempre che fosse possibile, visto che indossavo ancora la divisa che avevo indossato prima di entrare in sala operatoria, avevo solamente tolto la cuffietta che tratteneva i capelli. Per il resto avevo ancora i capelli raccolti e zero traccia di trucco. Bussai.
«Entra, Allison.»
Ormai riconosceva anche il mio modo di bussare, non che avessi un modo particolare di farlo, ma sapeva sempre quando ero io.
Entrai nel suo ufficio e mi chiusi la porta alle spalle.
«James è stabile. Per il momento. Gli ho somministrato antibiotici, antidolorifici e ho fatto la prima trasfusione con il sangue di vampiro. Il cuore sembra reggere senza problemi. Ma..»
Non mi diede il tempo di finire la frase che poggiò un suo dito sulle mie labbra, mentre con l’altra mano mi sfiorò prima il viso e poi si insinuò fra i capelli per sciogliergli e farli ricadere sulle mie spalle.
«Non ti ho fatto venire qui per questo. James è stabile, per ora non possiamo fare altro. Bisogna aspettare che passi il gonfiore e soprattutto bisogna aspettare che si risvegli.»
Come se fossi una bambola fra le sue mani, mi fece girare e aderire contro il suo corpo, mentre una sua mano si insinuava sotto il bordo dei pantaloni e come se niente fosse scostare di lato le mutandine e prendere a carezzare la mia intimità, tanto che appena le sue dita entrarono in contatto con la mia pelle, mi lasciai sfuggire diversi mugolii. Non mi ero resa conto di averne così bisogno e a quanto pare lui lo aveva capito ancora prima di me.
«N..non credo sia una buona idea. Potrebbe avere una crisi e noi siamo qui..»
Nuovamente mi zittì, ma questa volta in maniera diversa e molto più piacevole. Mi spinse fino a farmi ritrovare piegata e aggrappata alla scrivania, mentre con gesti impazienti mi abbassava i pantaoni e le mutandine, lasciando che si arrotolassero attorno alle mie caviglie, mentre con un ginocchio mi fece allargare le cosce, almeno per quello che potevo. Nel frattempo anche lui si abbassò pantaloni e boxer quel tanto che bastava per potersi spingere in me con un’unica poderosa spinta, che mozzò il fiato di entrambi.
«Questo è decisamente meglio che parlare di James..»
Mi disse chinandosi su di me e avvolgendomi fra le sue braccia. Di mio gli artigliai una coscia con le unghie per spronarlo a muoversi, quella era una tortura bella e buona.
«Forse hai ragione, ma potrebbe comunque succedere qualcosa.»
«Che cosa devo fare per convincerti?»
«Scopami e fammi dimenticare come mi chiamo.»
Nel nostro rapporto non ero io quella che dettava ordini, lui era il capo e io ubbidivo, ma questa volta fu il contrario. Alla mia richiesta fu più che felice di accontentarmi. Nella stanza gli unici rumori che si sentivano erano i nostri gemiti alternati al cozzare dei nostri bacini ad ogni poderoso affondo. Ma quelle spinte non erano ancora abbastanza, una sua mano si insinuò sotto la maglietta per poter stringere il seno e successivamente pizzicarne il capezzolo bisognoso di attenzioni.
Con le dita di entrambe le mani andai ad aggrapparmi alla scrivania, incurante di lasciare i segni delle mie unghie sul ripiano in legno. Tutto quel piacere era troppo, mi stava dando rapidamente alla testa, tanto che cominciai anche a sentir le gambe molli, oltre alla testa che si faceva leggera..sempre più leggera.
«Dio, potrei morire per questo..»
Mormorai prendendo a sfregare le natiche contro il suo bacino, mentre la sua mano abbandonava il seno e con una lenta carezza scivolava fino a raggiungere la mia intimità, dove separò maggiormente le labbra intimie esponendo il clitoride alle sue dita per poterlo tormentare, proprio come adorava fare. Con l’altra mano invece mi sculacciò con forza la natica, ero certa che il segno delle sue 5 dita sarebbe rimasto per lungo tempo e poi strinse con forza il mio fianco.
«Non si muore per una scopata, ma sta ferma.. sempre che tu non voglia essere ancora sculacciata. Ma ho quasi la certezza che ti piaccia.»
Non gli risposi, mi limitai solamente a mugolare per il piacere che mi stava donando e alle prime avvisaglie dell’orgasmo lo implorai a darmi ancora di più.
«Ti.. ti pr..prego..»
Le dita presero a muoversi ancora più frenetiche e allo stesso tempo anche le spinte aumentarono di intensità, tanto che cominciai ad avere il dubbio che ad ogni nuovo affondo la mia ragione mi stesse abbandonando. Ma questo era il prima.
Appena il mio corpo fu scosso dall’orgasmo mi ritrovai la sua mano premuta sulla bocca per attutire qualsiasi cosa incoerente mi sfuggiva dalle labbra, ma le sue spinte non accennarono a diminuire, fino a quando si sfilò dal mio corpo, mi spinse a terra facendomi inginocchiare davanti a lui.
Le mie mani si avvolsero subito sull’erezione prendendo a massaggiarle e le labbra avvolsero il glande prendendo a succhiarlo con frenesia, mentre con la lingua tormentavo la piccola fessura. Intanto sollevai leggermente il viso, per poter incontrare il suo sguardo, mi sorrise proprio come farebbe un cacciatore prima di catturare la sua preda. Infatti mi immobilizzò la nuca con una mano e con l’altra mi strinse con forza i capelli e prese a spingersi nella mia bocca, alla ricerca del suo piacere. Non ci mise molto a riversare il suo seme sulla lingua e io prontamente presi a succhiare quel nettare per non sprecarne nemmeno una goccia e solo quando il suo membro fu intriso della mia saliva lo lasciai andare. Mi leccai le labbra e gli sorrisi mentre lui mi porgeva la mano e mi aiutava a rimettermi in piedi, finendo poi di spogliarmi. Io completamente nuda e lui praticamente vestito.
«Com’è che io finisco sempre per essere nuda e tu puntualmente sei vestito?»
«Lo sai che ti preferisco di gran lunga nuda e alla mia totale mercè.»
E per dimostrarsi che cosa intendesse mi spinse nuovamente contro la scrivania, solo che questa volta ad essere appoggiata sul ripiano in legno, fu la mia schiena. Con le mani mi divaricò le cosce esponendomi totalmente, cosa che normalmente mi avrebbe messo in imbarazzo.. forse. Ma quel suo modo di guardarmi, che potevo definire bramoso, mi faceva eccitare ancora di più. Tanto da sentire gli umori colare copiosi sulla mia pelle e lui prontamente li raccolse e prese a lubrificare l’altra fessura, quella fra le natiche.
«E ora si che ti farò urlare..»
Bastarono quelle parole per far contrarre il mio ventre.. e il resto fu solo piacere.
Ero troppo stanca. Volevo solamente cambiarmi e andare a casa, passare qualche minuto con mio figlio e poi concedermi il mio più che meritato bagno.
Arrivata davanti il suo ufficio mi fermai con la mano a mezz’aria. Non era mai stato un problema trascorrere del tempo assieme, e non era nemmeno mai stato un obbligo andare a letto con lui. Era una cosa che volevamo entrambi ed entrambi eravamo abbastanza adulti da poter decidere cosa fare e cosa non fare.
Mi sistemai al meglio, sempre che fosse possibile, visto che indossavo ancora la divisa che avevo indossato prima di entrare in sala operatoria, avevo solamente tolto la cuffietta che tratteneva i capelli. Per il resto avevo ancora i capelli raccolti e zero traccia di trucco. Bussai.
«Entra, Allison.»
Ormai riconosceva anche il mio modo di bussare, non che avessi un modo particolare di farlo, ma sapeva sempre quando ero io.
Entrai nel suo ufficio e mi chiusi la porta alle spalle.
«James è stabile. Per il momento. Gli ho somministrato antibiotici, antidolorifici e ho fatto la prima trasfusione con il sangue di vampiro. Il cuore sembra reggere senza problemi. Ma..»
Non mi diede il tempo di finire la frase che poggiò un suo dito sulle mie labbra, mentre con l’altra mano mi sfiorò prima il viso e poi si insinuò fra i capelli per sciogliergli e farli ricadere sulle mie spalle.
«Non ti ho fatto venire qui per questo. James è stabile, per ora non possiamo fare altro. Bisogna aspettare che passi il gonfiore e soprattutto bisogna aspettare che si risvegli.»
Come se fossi una bambola fra le sue mani, mi fece girare e aderire contro il suo corpo, mentre una sua mano si insinuava sotto il bordo dei pantaloni e come se niente fosse scostare di lato le mutandine e prendere a carezzare la mia intimità, tanto che appena le sue dita entrarono in contatto con la mia pelle, mi lasciai sfuggire diversi mugolii. Non mi ero resa conto di averne così bisogno e a quanto pare lui lo aveva capito ancora prima di me.
«N..non credo sia una buona idea. Potrebbe avere una crisi e noi siamo qui..»
Nuovamente mi zittì, ma questa volta in maniera diversa e molto più piacevole. Mi spinse fino a farmi ritrovare piegata e aggrappata alla scrivania, mentre con gesti impazienti mi abbassava i pantaoni e le mutandine, lasciando che si arrotolassero attorno alle mie caviglie, mentre con un ginocchio mi fece allargare le cosce, almeno per quello che potevo. Nel frattempo anche lui si abbassò pantaloni e boxer quel tanto che bastava per potersi spingere in me con un’unica poderosa spinta, che mozzò il fiato di entrambi.
«Questo è decisamente meglio che parlare di James..»
Mi disse chinandosi su di me e avvolgendomi fra le sue braccia. Di mio gli artigliai una coscia con le unghie per spronarlo a muoversi, quella era una tortura bella e buona.
«Forse hai ragione, ma potrebbe comunque succedere qualcosa.»
«Che cosa devo fare per convincerti?»
«Scopami e fammi dimenticare come mi chiamo.»
Nel nostro rapporto non ero io quella che dettava ordini, lui era il capo e io ubbidivo, ma questa volta fu il contrario. Alla mia richiesta fu più che felice di accontentarmi. Nella stanza gli unici rumori che si sentivano erano i nostri gemiti alternati al cozzare dei nostri bacini ad ogni poderoso affondo. Ma quelle spinte non erano ancora abbastanza, una sua mano si insinuò sotto la maglietta per poter stringere il seno e successivamente pizzicarne il capezzolo bisognoso di attenzioni.
Con le dita di entrambe le mani andai ad aggrapparmi alla scrivania, incurante di lasciare i segni delle mie unghie sul ripiano in legno. Tutto quel piacere era troppo, mi stava dando rapidamente alla testa, tanto che cominciai anche a sentir le gambe molli, oltre alla testa che si faceva leggera..sempre più leggera.
«Dio, potrei morire per questo..»
Mormorai prendendo a sfregare le natiche contro il suo bacino, mentre la sua mano abbandonava il seno e con una lenta carezza scivolava fino a raggiungere la mia intimità, dove separò maggiormente le labbra intimie esponendo il clitoride alle sue dita per poterlo tormentare, proprio come adorava fare. Con l’altra mano invece mi sculacciò con forza la natica, ero certa che il segno delle sue 5 dita sarebbe rimasto per lungo tempo e poi strinse con forza il mio fianco.
«Non si muore per una scopata, ma sta ferma.. sempre che tu non voglia essere ancora sculacciata. Ma ho quasi la certezza che ti piaccia.»
Non gli risposi, mi limitai solamente a mugolare per il piacere che mi stava donando e alle prime avvisaglie dell’orgasmo lo implorai a darmi ancora di più.
«Ti.. ti pr..prego..»
Le dita presero a muoversi ancora più frenetiche e allo stesso tempo anche le spinte aumentarono di intensità, tanto che cominciai ad avere il dubbio che ad ogni nuovo affondo la mia ragione mi stesse abbandonando. Ma questo era il prima.
Appena il mio corpo fu scosso dall’orgasmo mi ritrovai la sua mano premuta sulla bocca per attutire qualsiasi cosa incoerente mi sfuggiva dalle labbra, ma le sue spinte non accennarono a diminuire, fino a quando si sfilò dal mio corpo, mi spinse a terra facendomi inginocchiare davanti a lui.
Le mie mani si avvolsero subito sull’erezione prendendo a massaggiarle e le labbra avvolsero il glande prendendo a succhiarlo con frenesia, mentre con la lingua tormentavo la piccola fessura. Intanto sollevai leggermente il viso, per poter incontrare il suo sguardo, mi sorrise proprio come farebbe un cacciatore prima di catturare la sua preda. Infatti mi immobilizzò la nuca con una mano e con l’altra mi strinse con forza i capelli e prese a spingersi nella mia bocca, alla ricerca del suo piacere. Non ci mise molto a riversare il suo seme sulla lingua e io prontamente presi a succhiare quel nettare per non sprecarne nemmeno una goccia e solo quando il suo membro fu intriso della mia saliva lo lasciai andare. Mi leccai le labbra e gli sorrisi mentre lui mi porgeva la mano e mi aiutava a rimettermi in piedi, finendo poi di spogliarmi. Io completamente nuda e lui praticamente vestito.
«Com’è che io finisco sempre per essere nuda e tu puntualmente sei vestito?»
«Lo sai che ti preferisco di gran lunga nuda e alla mia totale mercè.»
E per dimostrarsi che cosa intendesse mi spinse nuovamente contro la scrivania, solo che questa volta ad essere appoggiata sul ripiano in legno, fu la mia schiena. Con le mani mi divaricò le cosce esponendomi totalmente, cosa che normalmente mi avrebbe messo in imbarazzo.. forse. Ma quel suo modo di guardarmi, che potevo definire bramoso, mi faceva eccitare ancora di più. Tanto da sentire gli umori colare copiosi sulla mia pelle e lui prontamente li raccolse e prese a lubrificare l’altra fessura, quella fra le natiche.
«E ora si che ti farò urlare..»
Bastarono quelle parole per far contrarre il mio ventre.. e il resto fu solo piacere.
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