Lo studio fa bene allo spirito ed anche a lui 3.
di
Checco 752.
genere
etero
Al mattino dopo andando a scuola trovai Vincenzina, con le sue belle tettone, le coscione ed un culo che osservandolo bene mi fece pensare che se l'avessi potuta inculare, probabilmente mi sarei perso il cazzo e risi sui pronunciati appena baffetti di quattordicenne. Mi avvicinai a lei e mi disse che la sua compagna di banco era a casa influenzata perciò potevo starle accanto per l'intera mattinata. Mi sedetti e le diedi un bacino sulla guancia e, dato che in classe eravamo ancora soli, lei si girò sdraiandosi sulle mie gambe e mi afferrò al collo per baciarmi in bocca ed io le infilai la lingua scorrendo contro la sua che dardeggiava carica di passione, di libidine. Le dissi chiaramente che se avessi potuto, la avrei scopata e mi rispose che anche lei lo voleva. Allora la feci alzare da lì e, presa per mano ce ne andammo nei bagni dove c'era ancora la turca e, appoggiata lei che si avvinghiò al mio collo, le sfilai le mutandine che mi misi in tasca dei pantaloni che poi calaie, allargatole le cosce, le infilai il cazzo in figa e lei diede un gemito di piacere che raddoppiò le dimensioni del mio sofferente cazzo in quanto smanioso di penetrarla con foga. La scopai facendola emettere gemiti ed urla che subito tamponai mettendole la mano sulla bocca e, quando sentii che stavo per sborrare, sfilai il cazzo e lei subito si abbassò per prenderselo in bocca e dopo che la riempii di sborra, mi disse che quella era stata una bella colazione di primo mattino. Risi e le dissi che le avrei fatto anche il culetto se lo avesse voluto ma mi confessò che lì era ancora vergine. Le dissi che avremmo pensato presto anche a lui ma poi suonò la campanella di inizio lezioni e corremmo in aula dove trovai Paolo che mi guardò meravigliato nel vedermi insieme a Vincenzina. Chiaro che alla ricreazione confabulammo su Vincenzina e progettammo che potevamo spupazzarla insieme ma io ero troppo possessivo e trovai una scusa che giustificò il mio negare al rapporto a triangolo. Dopo lui mi fece presente che al pomeriggio doveva aiutare suo padre alla loro casa in campagna e perciò sarebbe tornato solo dopo cena a Roma. Subito dopo pranzo chiamai al telefono Daniela chiamandola signore eccetera ma lei mi disse che quel pomeriggio aveva visite domiciliari ma che però se volevo farmi una nuova esperienza, a casa sua non avrei trovato lei ma una sua amica cinquantenne, mora da infarto, Elisabetta, che altro non cercava che farsi scopare da ragazzini ed io, avendo mia madre sempre vigilante, dissi a Daniela " Va bene signora, verrò a casa sua col libro di storia" la prima cosa che mi venne in mente. Salutata mia madre, andai a conoscere questa Elisabetta: una figona morona veramente da sogno, strafiga e altro non sò dire. Dopo una chiacchierata per sciogliere il mio imbarazzo, lei passò ai fatti e si spogliò rapidamente ed io la imitai così, quando vide il mio cazzone ben tosto, lo prese inmano ed iniziò a masturbarmi; io le toccai la figa ben umida che sembrava stesse sciogliendosi dagli umori che ne uscivano, così la leccai un poco ed avvicinai il cazzo alle labbra che si adattarono subito alla mia misura e la penetrai baciandola poi in bocca e lei m'incitava a scoparla fino a farla gridare di piacere ed io feci del mio maglio per farla appunto gridare e lei gemette singhiozzando, riuscendo a venirsene insieme a me che invece non ne potevo più di sborrare. Il letto era diventato un lago e, dopo altre due scopate che si conclusero inculandola da farla urlare perchè, suo malgrado, aveva un culetto così stretto che glielo dilatai smisuratamente e lei, appunto, ne soffrì un bel pò. Dopo la cavalcata lunga, lei smantellò il letto infradiciato e telefonò a daniela dicendole che avrebbe al suo ritorno dovuto rifare il letto semi distrutto dalla nostra battaglia. Sentii che Daniela stava ridendoci sopra ed Elisabetta mi disse poi che Daniela si sarebbe vendicata con me e mi avrebbe ridotto simile ad uno straccio. Poi, quando ci stavamo rivestendo, lei mi fece una proposta: aveva una nipote bruttina di viso ma con un corpo simile al suo e la ragazzina era chiaramente vergine ed era smaniosa di provare l'esperienza sessuale. Le diedi il numero di telefono di casa mia e le specificai che quando avrebbe chiamato doveva presentarsi come Daniela che avrei raggiunto alla propria casa. Mi diede il suo indirizzo ed il telefono e, proprio il giorno seguente, senttii squillare il telefon e riconobbi subito la voce di Elisabetta che salutai chiamandola signora Daniela e lì mia madre gioì per come m'impegnavo a studiare. Raggiunsi subito Elisabetta e, quando mi aprì la porta, subito vidi la nipote che era lì al corridoio ad attendermi. Dopo le presentazioni, lei si chiamava Lucia, elisabetta ci fece accomodare sul divano e mi chiese subito se consideravo sua nipote una bella ragazzina. Risposi chiaramente sì e la smaliziatissima zia, fece delle considerazioni sul corpo di Lucia che io convenni era molto eccitante e lei prese la mano di sua nipote per appoggiarla sul gonfiore del mio cazzo. Lucia trasalì e ritirò la mano rapidamente ma Elisabetta non si arrese e, slacciatomi la patta dei calzoni, fece vedere a Lucia che sberla avevo tra le gambe ed io rimasi senza reazioni, allora la solerte zia ci prese per mano ed andammo in camera sua dove lei si spogliò subito, poi spogliò me e, stesa Lucia sul lettone, le slacciò la camicetta, il reggiseno e potei notare un seno propsperoso ben fatto, poi slacciò la gonna che abbassò togliendogliela, seguita dalle mutandine bianche di cotone, proprio da vergine fanciulla e le lasciò i calzettoni bianche che risaltavano le cosce tornite. Mi spronò a baciare in bocca sua nipote ed io lo feci slinguandola e sentendola poi vibrare dall'emozione, intanto lei le leccava la fighina ben chiusa come un'ostrica, poi passò a leccare il cazzo che vettava ansioso di infilarsi in Lucia. Io scesi ai seni di Lucia ele morsi lievemente il collo, intanto Elisabetta le stava facendo un ditalino e Lucia sborrava umori in abbondanza, allora io presi la palla al volo, accostandole il cazzo alla fighina ed Elisabetta lo prese in mano, guidandolo lentamente dentro Lucia. La penetrai lentamente facendo adattare il cazzone in figa e Lucia già smaniava ma anche molto impaurita nel prevedere di provare un gran dolore ma io procedevo sempre lentamente e, solo quando sentii di essere arrivato all'imene, diedi un colpo deciso che la fece sì urlare ma solo una volta perchè dopo già passava al piacere di sentire il cazzo tutto dentro. Mi fermai un poco ed Elisabetta le baciava intanto i seni, poi andai quasi tutto fuori dalla fighina e dop rientrai deciso ed un secondo urlo ruppe il silenzio, poi diedi il via ad un su e giù, fino a farla sentire godere piacevolmente. Quando sentii di stare per godere, dissi ad Elisabetta di stendersi vicino a me ed allargare le cosce, così sfilai il cazzo da Lucia e penetrai lei sborrando tutto lo sperma. Dopo una seconda scopata con Lucia, Elisabetta le chiese se voleva provarmi anche nel culetto ma rispose che quel giorno le bastava perciò ne avremmo riparlato in seguito. Per fare capire come si svolgeva l'inculata, dissi ad Elisabetta che dovevamo spiegarlo con fatti a Lucia e lei si prestò al gioco: preparai Elisabetta leccandole bene l'ano, poi le spalmai una crema per mani sull'ano e la stessa la passai sul cazzo, così le appoggiai il glande all'ano e spinsi dentro tutto fino a sbattere con i coglioni al culo. Lucia osservò tutto con attenzione e dopo le spiegammo che passata la prima volta non è più doloroso anche dietro e lei sorrise, commentando che presto si sarebbe convinta.
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Un invidiabile lavoro 3.
Commenti dei lettori al racconto erotico