Annasole
di
GiorgiaRed
genere
incesti
Profumo di uomo
Oh, no..!
Era così bello cullarsi nella tiepida acqua marina.
Ahime! non ero in mare, ma nel mio letto avvolto nelle lenzuola bagnate .
Era la prima volta che mi succedeva. Avrei voluto urlare dalla rabbia.
Non riuscivo neppure a pensare. Stava venendomi freddo, scesi dal letto per avvolgermi in un asciugamano e ripararmi dal bagno del materasso.
Avevo paura ad addormentarmi di nuovo ed il freddo stava diventando pungente.
Mi chiamo Marco.
Mi piace lo sport. Corro i cento metri ostacoli nella squadra del mio liceo e me la cavo abbastanza bene.
Non sono un campione, ma riesco sempre a piazzarmi ai primi posti nelle gare di istituto. Del resto comincio ora a mettere su muscoli ed altezza.
In un anno ho raggiunto i 180 centimetri e 75 kili di peso.
Mia madre ,Annasole, dice che mi sta venendo il fisico da atleta, braccia e gambe lunghe e proporzionate e che sto sempre di più assomigliando a mio padre.
Io non l’ho mai conosciuto, quindi non so che dire.
Già !questo fantomatico padre!
Annasole aveva solo quattordici anni, quando lo conobbe per la prima volta.(Era un amico dei suoi genitori, un poco più giovane di loro , ma con venti anni più della mamma).
Questo era tutto quello che sapevo di lui. Lei evitava sempre di parlarne. So solo che poi sono nato io e lui è sparito nel nulla.
Annasole aveva dedicato tutta la sua vita a me, ma non aveva smesso di studiare. A diciotto anni, appena diplomata, aveva trovato lavoro come assistente ai ferri in uno studio dentistico. Il che le aveva permesso di trovarsi un piccolo bilocale dove vivere da sola con me. Non era facile. Fortunatamente mi avevano accettato alla scuola materna, cosi non doveva troppo preoccuparsi , mentre era al lavoro.
Era tanto assorbita da me e dal lavoro che non aveva mai tempo di frequentare uomini. O almeno non me lo faceva vedere.
Spesso da piccolo, anzi, fino a dieci anni dormivo nel suo letto. Mi piaceva stringermi vicino a lei prima di addormentarmi. Aveva un profumo delizioso di lavanda ed era morbida.
La nostalgia di quelle sensazioni mi rendeva ancora più insopportabile il bagno ed il freddo che mi attanagliavano.
Scivolai fuori dall’asciugamano e mi avvicinai leggero alla sua porta.
Era socchiusa e nel silenzio sentivo il suo respiro regolare.
Dormiva.
Avevo freddo! cosi ,piano piano, sollevai la coperta ed il lenzuolo e scivolai nel suo letto, attento a non svegliarla. Cercavo di scaldarmi col suo tepore, vicino, senza toccarla.
A poco a poco il calore mi avvolse rilassandomi .
Solo allora mi resi conto che avevo addosso solo la canottiera ed ero nudo nel letto di mia madre.
Stavo cercando di sgattaiolare fuori, quando lei, girandosi ,mi mise il braccio sul petto, bloccandomi.
Nel sonno sussurrò qualcosa, senza svegliarsi, almeno mi sembrava, ma muovendo la mano come volesse accarezzarmi.
Avevo il naso vicinissimo al suo seno, ne sentivo il profumo. Avevo nostalgia di quando vi affondavo la faccia e lo tenevo nella mano stropicciandolo.
All’improvviso sentii affluire il sangue in basso, fra le gambe, i testicoli muoversi ritmicamente ed il mio membro gonfiarsi fino a farmi male.
In un attimo mi ritrovai con quell’appendice diritta contro le lenzuola come se volesse bucarle.
Ed è in quel momento che Annasole pensò bene di muoversi, finendo proprio con una coscia contro la mia erezione.
Avrei voluto sprofondare nel nulla. Nel dormiveglia.cercava di capire cosa stava accadendo. Restavo immobile come morto con lui sempre più duro e grosso.
Già, perché nel corso dell’ultimo anno non solo ero aumentato io di struttura ma anche il mio Strumento aveva raggiunto dimensioni ragguardevoli. Da appisolato raggiungeva i 18 cm di lunghezza e quasi cinque di diametro e la cappella era ancora più grossa
Sicuramente si stava svegliando, perché il respiro aveva preso un ritmo diverso, ma non si rendeva ancora conto bene di cosa stesse succedendo.
Sentii la sua mano scivolare su di me verso il basso ,ebbi un sussulto ritraendoLo lontano da lei e cercando di nasconderLo come potevo fra le gambe.
“Oh..che succede .Marco ,sei tu?cosa c’è, ti senti male?”
“Ma certo amore mio. Mah…sei freddo e ..,cribbio, nudo!”
“Scusa , mamma, non riuscivo a trovare le mutande”.
“Ma Marco, potevi chiedermelo e poi copriti quell’asta di bandiera e vieni vicino che ti scaldo”.
Felicissimo mi spostai contro di lei col viso sprofondato fra i suoi meravigliosi morbidi, profumati seni.
D’istinto spinsi la mia gamba fra le sue, dimenticandomi del mio membro turgido, che andò a strusciare sul suo ventre piatto e caldo.
Per un attimo si irrigidì al contatto, poi mi strinse vicino fra le braccia dandomi un bacio sui capelli.
Passarono lunghi minuti di silenzio rotto solo dai battiti furiosi del mio cuore in sintonia con l’eco del suo.
La sua mano, lentamente scivolava dai miei capelli giù per la schiena, fino alle mie natiche nude.
“Ma sei gelato, ragazzo mio” e prese a sfregare la pelle nuda in circoli sempre più ampi, scendendo sulle cosce e di nuovo sulla schiena.
Quelle carezze avevano scatenato dentro di me ondate di demoni del piacere e d’improvviso mi trovai a strusciarLo contro il suo ventre spingendo.
Il suo respiro si fece più affannoso , ma lasciò fare, anzi.. la sua mano si mosse da dietro le natiche e scivolò sulla coscia all’interno risalendo fino ad incontrare i testicoli.
Esitò un attimo, poi cominciò ad accarezzarli , a titillarli come gioielli preziosi ,scherzando su come erano grossi e su ad avvolgere il mio nerbo stringendolo fino a fami sentir male.
“Come è cresciuto, ragazzo mio” sussurrava fra i miei capelli facendo premere le mie labbra sul suo seno.
Ero rimasto impietrito senza sapere che fare. Avrei voluto allontanarmi, ma rimasi immobile ipnotizzato nei pensieri che si affollavano nella mia mente.Non mi importava nulla che lei fosse la mia mamma.Quante volte avevo sognato un momento come questo.Volevo di più .
Non mi cacciò dal letto.
Ci fu un lungo attimo di silenzio rotto solo dal nostro respiro
Poi…dandomi un bacio sul collo fece scivolare, leggera, la sua mano sul mio ventre giù fino alla mia dura asta e cominciò ad accarezzarla lentamente per la sua lunghezza dall’alto verso il basso e dal basso verso l’alto girando come una piuma intorno alla cappella rovente,facendomi provare il paradiso.
“Uhmm.. , ” disse mentre la sua mano passava ad accarezzarmi i testicoli. Un piacere che toglieva il respiro.
I suoi capezzoli turgidi mi sfioravano la schiena. Sentivo esplodermi la testa .
Poi, repentina mi girò verso di lei , spinse l’asta dura e bollente fra le sue cosce e la fece scivolare fra le labbra turgide e umide fino a farla entrare dentro di se.
Sparì ogni mio ritegno,la rotolai supina spingendo il mio grande uccello di botto fino a sbatterle l’utero,strappandole un mugolio di dolore e di piacere insieme. Presi ad uscire ed entrare con foga da suo meraviglioso e stupendo corpo.Con la bocca gustavo quei sodi turgidi seni che mi facevano impazzire di voglia.Scoppiai con tutta la mia giovinezza e vigore all’improvviso in rivoli di fuoco nel ventre che mi aveva plasmato e generato.
Solo allora parve rendersi conto di quello che era successo, si ritirò veloce dal mio membro rilasciandomi addosso gocce vischiose e corse in bagno cercando di liberarsi del succo che le avevo donato, lavandosi con getti di acqua e sapone, con furia.
Scesi dal letto cercando di raccogliere con la mano il liquido che ancora spillava e mi avviai anch’io verso il bagno.
Era la mia prima volta ed ero ancora annichilito dalla meravigliosa sensazione provata. Ed era stata proprio la mia stupenda mamma.
“Posso entrare, mamma?”
Mi rispose con un filo di voce quasi di angoscia
”Un attimo”.
“Vieni”.
Era sul bordo della vasca con un asciugamano attorno alla vita ,con negli occhi un velo di piacere e di angoscia.
“Mi risciacquo, mamma”, dissi dandole un bacio sulla guancia
Lei sembrò quasi ritirarsi, poi sporse il viso verso di me e stette seduta in silenzio a guardarmi lavare da tutto il seme rimasto.
“Mamma ,…grazie”
Restò in silenzio per qualche istante poi si avviò verso la mia camera, tolse le lenzuola bagnate, mise un telo spesso e asciutto sul materasso e mi rifece il letto con biancheria pulita.
“Adesso copriti e torna nel tuo letto, a dormire”.
“Buonanotte mamma e grazie!”
Non disse nulla e si chiuse nella sua camera.
Lei
Sdraiata nel letto, con gli occhi spalancati , cercavo di capire cosa era successo. Sembrava tutto così irreale. Era anco immersa in un sogno dal quale cercavo di uscire.
Avevo sentito nel sonno il calore di un corpo vicino al mio.
Ma io dormivo sola ormai da tanto tempo.
Da quando Marco, mio figlio era diventato troppo grande per stare a letto con me.
Aveva l’abitudine di appoggiare la testa sul mio seno, con una mano stretta sul mio fianco finchè si addormentava.
Io andavo a letto naturalmente senza reggiseno e con una leggera camicia da notte.
Una sera, giusto a poco più di dieci anni, lo sentii far scivolare la mano furtivo dentro la coscia vicino alla mutandina.
Pensai fosse un caso, ma la mano indugiava a tratti sempre più vicino alle mie intime labbra e da quella sera lo convinsi a dormire nel suo letto.
Nel dormiveglia, girandomi, la mia mano incontrò un corpo nudo ,vicino.
Mi svegliai all’istante con un tuffo al cuore poi percepii che era Marco vicino a me.
Era freddo. “Cosa c’è Marco, ti senti male?”
”No, mamma, non so ,i ma mi sono trovato col letto bagnato,non sapevo cosa fare e di più mi è preso un freddo cane. Volevo riscaldarmi un po’ vicino a te. Posso? “
“Ma certo amore mio, vieni qui vicino. Mah…sei nudo!”
Certo, era nudo ,lo avevo sentito bene, e freddo.
Non provai però vergogna o rabbia per questo.
Lo avvicinai a me per riscaldarlo portando la sua faccia sul mio seno come facevo quando era piccolo.
Come allora infilò la sua gamba fra le mie appoggiandosi contro la mia pancia. Cavolo,mi ero dimenticata che era nudo .Sentii la sua dura asta spingermi il ventre.
Volevo allontanarlo ma era gelato :la schiena ,le natiche sode e dure.
” Ma sei gelato, ragazzo mio” seppi solo farfugliare.
Un brivido mi era corso giù in basso liberando gocce di caldo umore dentro le mie mutandine
Per un attimo persi coscienza di me.La mia mano libera da sola prese a scendere dalla sua testa giù fino ad incontrare ed accarezzare quella dura,succosa,meravigliosa asta turgida e quella cappella pulsante e tesa.
Sentii un flusso di calore avvolgermi la testa e scendere di colpo all’inguine ,la vagina contrarsi colando umori,ed una gran voglia di sentirlo muoversi dentro di me.
Un flash mi ricordò che quello era mio figlio.
“Al diavolo” pensai, ”mi pentirò dopo”.
Afferrai quel turgidissimo dono accogliendolo fra le mie cosce sulle labbra fradice e ,spostando le mutandine,me lo feci scivolare dentro con forza. Diavolo era proprio grosso.Ma il piacere che provai al sentirlo muoversi dentro di me e la cappella scuotermi con forza l’utero mi mandò in estasi,dimentica di tutte le complicazioni,fino a chè mi scoppiarono dentro fiotti di caldo seme che mi illuminarono come fuochi d’artificio e poi.. il gelo.
.Avevo fatto sesso con mio figlio.
Al diavolo, non potevo più farci nulla, dovevo però cercare di ripulirmi il più possibile dentro.
Un altro dubbio mi attanagliò e mi prese la Paura.Avevo avuto il mio ciclo da dieci giorni.
Che cavolo! Ma no era ancora presto, pensai! ma una sottile angoscia si faceva strada in me.
Ero seduta sulla vasca, assorta in quei nuovi pensieri, quando
” Posso entrare, mamma?” sentii Marco dire.
“Un attimo”.
Mi misi alla vita un asciugamano
”vieni” dissi.
Entrò sorridendo.
”Mi risciacquo, mamma” e mi diede un bacio sulla guancia, nudo, con una mano sul suo membro ancora gocciolante.
Dovevo andare a sistemare per la notte la causa di tutto quello che era successo. Misi un doppio asciugamano sul suo materasso bagnato, un lenzuolo pulito e
“Adesso copriti e torna nel tuo letto a dormire!”.
“Buonanotte mamma e grazie!”.
“Di che cosa”, pensai,” sono io che devo ringraziare te”.
Il mio senso di colpa scivolò, sfumando, nelle spire di un sonno profondo.
Silenzio assoluto
Dovevo sbrigarmi.
Non avevo sentito la prima sveglia ed ora ero in ritardo per il lavoro.
Velocemente mi sciacquai la faccia.
Stranamente mi sentivo rilassata, quasi felice. Mi sarei messa anche un tocco di rossetto e un pò di rimmel.
Era da tanto che non mi truccavo.
Ero ben conscia di quanto era successo questa notte ma non mi sentivo in colpa. Era successo e basta.
Ed era stato tremendamente eccitante.
Marco dormiva ancora. non aveva scuola oggi. Aprii piano la porta per non svegliarlo. Era scoperto ed ancora senza nulla addosso. Solo parte del lenzuolo gli copriva gambe e bacino.Sotto si percepiva distintamente la forma del suo membro disteso.
Di nuovo mi sentii umida .
Gli diedi un bacio leggero sulla fronte e mi allontanai verso il mio lavoro.
Avevo quattordici anni quando cominciò a frequentare la casa dei miei genitori un collega di papà.
Moro ,capelli ricci, alto, gambe e braccia da atleta.
Era proprio un gran bell’uomo.
La prima volta che lo vidi, intento a parlare con papà, mi gratificò di un sorriso che mi fece svolazzare un nugolo di farfalle nello stomaco.
Era la prima volta che provavo una simile sensazione.
Mi resi conto che mi ero bagnata ed il sangue affluiva al mio clitoride con prepotenza. Risposi a quel sorriso con uno sguardo intenso di ammirazione e voglia.
Poi l’urgenza del prurito che mi aveva assalito mi costrinse a correre al bagno.
Chiusi la porta e presi con furia a strusciarmi cercando sollievo .In pochi attimi sentii come se una mano strizzasse convulsamente vagina e utero e mi trovai sospesa in una luce accecante di piacere. I muscoli si rilassarono all’unisono lasciandomi spossata ,a gambe aperte con le mutandine appena discese sulle cosce e la mano piena dei miei umori copiosi.
Mi era già capitato e non di rado di cercare qualche attimo di piacere masturbandomi come mi aveva insegnato Floria la mia più cara amica. Non avevo mai comunque provato un simile intenso piacere.
Quando riapparvi in salotto, Lui stava salutando in piedi mio Papà.
Quanto era alto e fatto bene!
Evidentemente dovevo averlo guardato con occhi così ammirati da attirare la sua attenzione.
Vidi nei suoi una strana luce.
Mi sembrava mi stesse prendendo le misure. E’ vero che pur nei miei quattordici anni avevo un seno ben pronunciato, gambe lunghe, sorriso accattivante.
Si avvicinò con la mano tesa per salutarmi. Me la porse con un sorriso sornione, indugiando nella mia qualche attimo in più del necessario.
Mi parve di capire che dicesse “Spero di rivederla presto, signorina”.
Ero completamente sulle nuvole.
Continuò per qualche tempo a frequentare la nostra casa intrattenendosi a parlare di lavoro con mio padre. Di fronte a lui mi trattava comunque in maniera molto formale . Ma quando se ne andava, salutandomi la sua mano continuava a trattenere la mia e mi baciava sulla guancia, indugiando.
Passarono due o tre anni in questo modo finchè accadde un giorno che mio padre fosse fuori con mia madre per sbrigare alcune commissioni.
Era estate ed io di abitudine stavo per casa in pantaloncini corti e maglietta di cotone a piedi nudi, senza reggiseno con i capezzoli resi turgidi e ritti dal movimento.
Mi piaceva.
Stavo sentendo musica a tutto volume, quando in qualche maniera sentii suonare alla porta. Pensavo fossero i miei genitori di ritorno. Scesi sotto per aprire, senza pensare a coprirmi. Di fronte alla porta c’era Lui, bello, bello,...da morire.
Il suo sguardo cercava invano di sfuggire dalla punta dei miei capezzoli e dalle mie gambe e io sentivo uno sciame di api ronzarmi nello stomaco.
“Mio padre non c’è “dissi farfugliando.
“Posso aspettarlo? Mi fai entrare?”
“Ah si scusa entra pure”, risposi,
costringendolo a strusciarsi contro di me, mentre con una mano si appoggiava alla mia spalla.
Avevo le mutandine cariche di intimo umore.
Lo feci accomodare sul divano e gli offrii un drink.
Me ne versai un poco anch’io e mi avvicinai per sedermi vicino a lui.
Non so come, ma il mio piede toccò il suo, facendomi barcollare. Con uno scatto allungò le braccia per sorreggermi, ma gli finii sopra con tutto il mio peso.
Il bicchiere volò via e con l’altra mano atterrai proprio sull’inguine e affondandogli il petto contro la faccia. Aveva proprio un gran pisello! Gli venne duro in un attimo sotto i pantaloni e come si vedeva!
Con la scusa di tenermi le sue braccia mi cinsero la vita e senza dire nulla mi diede un bacio sul collo, con gusto.
Mi guardai bene dal muovermi, anzi…La mia mano assaggiò con piacere tutta la dimensione del suo membro.
Incoraggiato dal mio atteggiamento prese ad accarezzarmi le gambe e su fino alle natiche con una mano, mentre con l’altra spingeva a se la mia faccia e mi baciava con avidità sulla bocca.
Ebbi solo un attimo di esitazione quando, rapido, senza una parola sganciò i bottoni dei pantaloni e vi accompagnò dentro la mia mano, facendola strusciare sul suo meraviglioso, grosso e duro uccello.
Poi la tentazione fu troppo grande e presi ad accarezzarlo e circondarlo con le dita e con piacere.
Mi resi appena conto che aveva sciolto anche il fiocco che reggeva i miei pantaloncini, e la sua mano si era fatta strada fra le mie gambe e stava accarezzando con gentilezza sorniona labbra e clitoride.
Quanto bastava per rompere tutti i freni.
Lo baciai con foga, lo abbracciai lasciando che la sua lingua esplorasse la mia bocca. Sentii scivolarmi gli short lungo le gambe, poi il suo grosso e morbido bastone farsi strada fra le cosce ,scostare con delicatezza le labbra turgide ed umide di piacere fino a raggiungere l’ancora vergine apertura del mio guscio.
“Piano”, pensai.
Tutte dicevano che la prima volta faceva male ,che bruciava. Io sentii solo una forte pressione,un attrimo di bruciore e poi il calore del suo corpo entrare nel mio, sempre di più fino a riempirmi tutta. Lo spingeva e ritraeva con cautela all’inizio, poi con movimenti sempre più rapidi, donandomi sussulti di piacere sempre più intensi.
All’improvviso sentii la punta del suo cazzo colpire l’utero e fiotti di calore intenso che mi esplodevano dentro, mentre la mia vagina impazziva di sussulti e la mente si perdeva nel nulla.
Eravamo arrivati all’unisono.
Per qualche attimo restò fermo sopra di me, poi sentii affievolire la sua pressione e lentamente ritirarsi.
Si alzò cercando con la mano di raccogliere le gocce che ancora uscivano dal suo cazzo e si diresse al bagno.
Cavolo, sentivo bruciarmi ora.
Con una mano fra le gambe per trattenere lo sperma che mi gocciolava entrai pure io nel bagno a lavarmi.
C’era del sangue sulle cosce e, cristo, l’acqua bruciava.
Preferii mettermi un pannolino e rimandare a più tardi la pulizia.
Lui si era già risistemato, mi venne vicino mi guardò negli occhi e mi disse: ”io non sono mai stato qui, oggi”.” assolutamente non farne parola con nessuno, ti prego”.
Non serviva che mi pregasse, mi sarei ben guardata dal farlo.
E così fu.
Lui continuò per qualche tempo a frequentare la mia casa, ma da quel giorno cercò in tutti i modi di evitarmi.
Io mi sentivo morire a non poterlo toccare, baciare, stare con lui. Dovetti arrendermi perché di li a poco fu trasferito in un’altra città, lontano.
Il giorno dopo il fatto il bruciore era quasi passato, mitigato dal ricordo del piacere intenso che avevo provato.
Provavo invece uno strano fastidio al petto. Mi pungeva. A volte mi succedeva all’avvicinarsi delle mestruazioni, ma ora era ancora troppo presto.
Cercai di non pensarci ,si sarebbe risolto come sempre. E invece erano già trascorsi più di venti giorni ed il fastidio non era per nulla passato, anzi, i seni si erano induriti e i capezzoli erano sensibili.
Al mattino trovavo anche gocce giallastre nelle mutandine.
Tardavano anche le mestruazioni. Ma non era la prima volta. Il primo mese non feci troppo caso,ma il secondo ebbi paura.
Anche il seno si era riempito e i capezzoli mi bucavano.
Ero incinta?
Cavolo le mie amiche, con più esperienza ,mi avevano assicurato che per restare incinta ce ne voleva!
E invece nacque Marco e la mia vita cambiò completamente.
Ed ora la storia si ripeteva, ma ,stranamente, non provavo paura, anzi, un grande senso di gioia. In fondo ero una donna libera e nessuno sapeva di quello che era successo
….
Ricordi
“Annasole mi prepara la forma per le impronte?”, mi richiamò al presente troncando il flusso dei ricordi.
Oggi il camice mi dava fastidio, ma non potevo distrarmi c’era ancora troppo lavoro da fare.
Mi avviai al contenitore per prendere la forma e porgerla al dottore.
Decisamente oggi non andava. Nel chinarmi ebbi un leggero giramento di testa ed un sussulto allo stomaco.
Eppure non avevo mangiato ne bevuto nulla di strano.
”Passerà”, pensai ”solo un po’ di stanchezza”.
Erano trascorsi solo circa dieci giorni da quella notte. C’era stato un sottile imbarazzo fra me e Marco il giorno dopo. Io avevo fatto finta di nulla, come se fosse stato tutto un sogno, ma lui cercava in qualche modo di affrontare l’argomento ed era diventato sensibilmente più audace nel suo comportamento. Invece del suo solito bacio di saluto sulla guancia, come faceva normalmente, al ritorno da scuola mi abbracciò stretta , sussurrandomi ”Ti voglio bene ,mamma” e restò così per un lungo tempo. Mi sentii sciogliere dentro. Di nuovo non ero più con mio figlio. Sentivo un immenso bisogno di lui.Anche se cercavo di nasconderlo,mi era rimasta una gran voglia di ripetere quel momento. Restai con la guancia incollata alla sua, assaggiando il suo profumo di maschio. L’odore dei suoi capelli mi riempiva le narici di sensazioni che fluttuavano scendendo fino all’inguine, stuzzicandolo di sussulti e gocce di umore. Ancora mi stavo perdendo.
Avvertii insieme l’accelerare del respiro e dei battiti del suo cuore. Si staccò dalla mia guancia e da me. Mi guardò negli occhi con un ombra di sofferenza. Chissà a cosa pensava!
“Mamma non è che io ti voglio bene. Io ti amo, da morire, ho bisogno di te”.
” Quando mi sei vicina il mio cuore impazzisce”.
Dentro di me si scatenò una ridda di sensazioni e di domande ed una sottile rabbia.
Mi ero resa conto che anche io per lui provavo un morboso sentimento che mi stava facendo perdere la ragione, ma sentivo che dovevo reprimerlo.
Lo allontanai da me e con dolcezza, guardandolo dritto negli occhi.
“No”, gli dissi, ” non devi”.
”Cerca di ragionare. Quello che è successo fra noi non doveva succedere. Così è stato ma non ha da ripetersi. Tu sei mio figlio”.” Sò che hai un’età in cui ogni donna ti attrae e tu non riesca a distinguere il bene dall’amore, ma io sono tua madre e tu devi rivolgere queste tue attenzioni ad altre donne, della tua età,non a me. Ce ne sono tante e carine anche nella tua scuola!”
In silenzio si staccò da me e senza dire più nulla posò le sue cose in camera e si mise ad apparecchiare per cena.
A tavola non disse parola fino all’ultimo boccone. Sparecchiò velocemente poi ”Devo andare da Gianni a studiare” disse. ”Torno tardi ”,”Ciao, mamma” senza avvicinarsi.
In un attimo era uscito.
Sentivo una stretta atroce allo stomaco, ma ero sicura di aver fatto la cosa giusta.
Marco da quel giorno tenne un atteggiamento più consono ad un figlio ed io pure da madre.
Continuò col solito bacio di saluto tutte le volte che usciva e a conversare con me al rientro, come se nulla fosse successo.
Eppure avvertivo in lui la presenza di una grande sofferenza ed una nebbia indistinta che ci divideva.
“Annasole , ti senti bene ?”,mi richiamò dai miei pensieri.
“Si Dottore, solo un leggero giramento” gli risposi sovrapensiero .”Ecco il portaimpronte”.
Ero di nuovo nel mondo reale.
Oh, no..!
Era così bello cullarsi nella tiepida acqua marina.
Ahime! non ero in mare, ma nel mio letto avvolto nelle lenzuola bagnate .
Era la prima volta che mi succedeva. Avrei voluto urlare dalla rabbia.
Non riuscivo neppure a pensare. Stava venendomi freddo, scesi dal letto per avvolgermi in un asciugamano e ripararmi dal bagno del materasso.
Avevo paura ad addormentarmi di nuovo ed il freddo stava diventando pungente.
Mi chiamo Marco.
Mi piace lo sport. Corro i cento metri ostacoli nella squadra del mio liceo e me la cavo abbastanza bene.
Non sono un campione, ma riesco sempre a piazzarmi ai primi posti nelle gare di istituto. Del resto comincio ora a mettere su muscoli ed altezza.
In un anno ho raggiunto i 180 centimetri e 75 kili di peso.
Mia madre ,Annasole, dice che mi sta venendo il fisico da atleta, braccia e gambe lunghe e proporzionate e che sto sempre di più assomigliando a mio padre.
Io non l’ho mai conosciuto, quindi non so che dire.
Già !questo fantomatico padre!
Annasole aveva solo quattordici anni, quando lo conobbe per la prima volta.(Era un amico dei suoi genitori, un poco più giovane di loro , ma con venti anni più della mamma).
Questo era tutto quello che sapevo di lui. Lei evitava sempre di parlarne. So solo che poi sono nato io e lui è sparito nel nulla.
Annasole aveva dedicato tutta la sua vita a me, ma non aveva smesso di studiare. A diciotto anni, appena diplomata, aveva trovato lavoro come assistente ai ferri in uno studio dentistico. Il che le aveva permesso di trovarsi un piccolo bilocale dove vivere da sola con me. Non era facile. Fortunatamente mi avevano accettato alla scuola materna, cosi non doveva troppo preoccuparsi , mentre era al lavoro.
Era tanto assorbita da me e dal lavoro che non aveva mai tempo di frequentare uomini. O almeno non me lo faceva vedere.
Spesso da piccolo, anzi, fino a dieci anni dormivo nel suo letto. Mi piaceva stringermi vicino a lei prima di addormentarmi. Aveva un profumo delizioso di lavanda ed era morbida.
La nostalgia di quelle sensazioni mi rendeva ancora più insopportabile il bagno ed il freddo che mi attanagliavano.
Scivolai fuori dall’asciugamano e mi avvicinai leggero alla sua porta.
Era socchiusa e nel silenzio sentivo il suo respiro regolare.
Dormiva.
Avevo freddo! cosi ,piano piano, sollevai la coperta ed il lenzuolo e scivolai nel suo letto, attento a non svegliarla. Cercavo di scaldarmi col suo tepore, vicino, senza toccarla.
A poco a poco il calore mi avvolse rilassandomi .
Solo allora mi resi conto che avevo addosso solo la canottiera ed ero nudo nel letto di mia madre.
Stavo cercando di sgattaiolare fuori, quando lei, girandosi ,mi mise il braccio sul petto, bloccandomi.
Nel sonno sussurrò qualcosa, senza svegliarsi, almeno mi sembrava, ma muovendo la mano come volesse accarezzarmi.
Avevo il naso vicinissimo al suo seno, ne sentivo il profumo. Avevo nostalgia di quando vi affondavo la faccia e lo tenevo nella mano stropicciandolo.
All’improvviso sentii affluire il sangue in basso, fra le gambe, i testicoli muoversi ritmicamente ed il mio membro gonfiarsi fino a farmi male.
In un attimo mi ritrovai con quell’appendice diritta contro le lenzuola come se volesse bucarle.
Ed è in quel momento che Annasole pensò bene di muoversi, finendo proprio con una coscia contro la mia erezione.
Avrei voluto sprofondare nel nulla. Nel dormiveglia.cercava di capire cosa stava accadendo. Restavo immobile come morto con lui sempre più duro e grosso.
Già, perché nel corso dell’ultimo anno non solo ero aumentato io di struttura ma anche il mio Strumento aveva raggiunto dimensioni ragguardevoli. Da appisolato raggiungeva i 18 cm di lunghezza e quasi cinque di diametro e la cappella era ancora più grossa
Sicuramente si stava svegliando, perché il respiro aveva preso un ritmo diverso, ma non si rendeva ancora conto bene di cosa stesse succedendo.
Sentii la sua mano scivolare su di me verso il basso ,ebbi un sussulto ritraendoLo lontano da lei e cercando di nasconderLo come potevo fra le gambe.
“Oh..che succede .Marco ,sei tu?cosa c’è, ti senti male?”
“Ma certo amore mio. Mah…sei freddo e ..,cribbio, nudo!”
“Scusa , mamma, non riuscivo a trovare le mutande”.
“Ma Marco, potevi chiedermelo e poi copriti quell’asta di bandiera e vieni vicino che ti scaldo”.
Felicissimo mi spostai contro di lei col viso sprofondato fra i suoi meravigliosi morbidi, profumati seni.
D’istinto spinsi la mia gamba fra le sue, dimenticandomi del mio membro turgido, che andò a strusciare sul suo ventre piatto e caldo.
Per un attimo si irrigidì al contatto, poi mi strinse vicino fra le braccia dandomi un bacio sui capelli.
Passarono lunghi minuti di silenzio rotto solo dai battiti furiosi del mio cuore in sintonia con l’eco del suo.
La sua mano, lentamente scivolava dai miei capelli giù per la schiena, fino alle mie natiche nude.
“Ma sei gelato, ragazzo mio” e prese a sfregare la pelle nuda in circoli sempre più ampi, scendendo sulle cosce e di nuovo sulla schiena.
Quelle carezze avevano scatenato dentro di me ondate di demoni del piacere e d’improvviso mi trovai a strusciarLo contro il suo ventre spingendo.
Il suo respiro si fece più affannoso , ma lasciò fare, anzi.. la sua mano si mosse da dietro le natiche e scivolò sulla coscia all’interno risalendo fino ad incontrare i testicoli.
Esitò un attimo, poi cominciò ad accarezzarli , a titillarli come gioielli preziosi ,scherzando su come erano grossi e su ad avvolgere il mio nerbo stringendolo fino a fami sentir male.
“Come è cresciuto, ragazzo mio” sussurrava fra i miei capelli facendo premere le mie labbra sul suo seno.
Ero rimasto impietrito senza sapere che fare. Avrei voluto allontanarmi, ma rimasi immobile ipnotizzato nei pensieri che si affollavano nella mia mente.Non mi importava nulla che lei fosse la mia mamma.Quante volte avevo sognato un momento come questo.Volevo di più .
Non mi cacciò dal letto.
Ci fu un lungo attimo di silenzio rotto solo dal nostro respiro
Poi…dandomi un bacio sul collo fece scivolare, leggera, la sua mano sul mio ventre giù fino alla mia dura asta e cominciò ad accarezzarla lentamente per la sua lunghezza dall’alto verso il basso e dal basso verso l’alto girando come una piuma intorno alla cappella rovente,facendomi provare il paradiso.
“Uhmm.. , ” disse mentre la sua mano passava ad accarezzarmi i testicoli. Un piacere che toglieva il respiro.
I suoi capezzoli turgidi mi sfioravano la schiena. Sentivo esplodermi la testa .
Poi, repentina mi girò verso di lei , spinse l’asta dura e bollente fra le sue cosce e la fece scivolare fra le labbra turgide e umide fino a farla entrare dentro di se.
Sparì ogni mio ritegno,la rotolai supina spingendo il mio grande uccello di botto fino a sbatterle l’utero,strappandole un mugolio di dolore e di piacere insieme. Presi ad uscire ed entrare con foga da suo meraviglioso e stupendo corpo.Con la bocca gustavo quei sodi turgidi seni che mi facevano impazzire di voglia.Scoppiai con tutta la mia giovinezza e vigore all’improvviso in rivoli di fuoco nel ventre che mi aveva plasmato e generato.
Solo allora parve rendersi conto di quello che era successo, si ritirò veloce dal mio membro rilasciandomi addosso gocce vischiose e corse in bagno cercando di liberarsi del succo che le avevo donato, lavandosi con getti di acqua e sapone, con furia.
Scesi dal letto cercando di raccogliere con la mano il liquido che ancora spillava e mi avviai anch’io verso il bagno.
Era la mia prima volta ed ero ancora annichilito dalla meravigliosa sensazione provata. Ed era stata proprio la mia stupenda mamma.
“Posso entrare, mamma?”
Mi rispose con un filo di voce quasi di angoscia
”Un attimo”.
“Vieni”.
Era sul bordo della vasca con un asciugamano attorno alla vita ,con negli occhi un velo di piacere e di angoscia.
“Mi risciacquo, mamma”, dissi dandole un bacio sulla guancia
Lei sembrò quasi ritirarsi, poi sporse il viso verso di me e stette seduta in silenzio a guardarmi lavare da tutto il seme rimasto.
“Mamma ,…grazie”
Restò in silenzio per qualche istante poi si avviò verso la mia camera, tolse le lenzuola bagnate, mise un telo spesso e asciutto sul materasso e mi rifece il letto con biancheria pulita.
“Adesso copriti e torna nel tuo letto, a dormire”.
“Buonanotte mamma e grazie!”
Non disse nulla e si chiuse nella sua camera.
Lei
Sdraiata nel letto, con gli occhi spalancati , cercavo di capire cosa era successo. Sembrava tutto così irreale. Era anco immersa in un sogno dal quale cercavo di uscire.
Avevo sentito nel sonno il calore di un corpo vicino al mio.
Ma io dormivo sola ormai da tanto tempo.
Da quando Marco, mio figlio era diventato troppo grande per stare a letto con me.
Aveva l’abitudine di appoggiare la testa sul mio seno, con una mano stretta sul mio fianco finchè si addormentava.
Io andavo a letto naturalmente senza reggiseno e con una leggera camicia da notte.
Una sera, giusto a poco più di dieci anni, lo sentii far scivolare la mano furtivo dentro la coscia vicino alla mutandina.
Pensai fosse un caso, ma la mano indugiava a tratti sempre più vicino alle mie intime labbra e da quella sera lo convinsi a dormire nel suo letto.
Nel dormiveglia, girandomi, la mia mano incontrò un corpo nudo ,vicino.
Mi svegliai all’istante con un tuffo al cuore poi percepii che era Marco vicino a me.
Era freddo. “Cosa c’è Marco, ti senti male?”
”No, mamma, non so ,i ma mi sono trovato col letto bagnato,non sapevo cosa fare e di più mi è preso un freddo cane. Volevo riscaldarmi un po’ vicino a te. Posso? “
“Ma certo amore mio, vieni qui vicino. Mah…sei nudo!”
Certo, era nudo ,lo avevo sentito bene, e freddo.
Non provai però vergogna o rabbia per questo.
Lo avvicinai a me per riscaldarlo portando la sua faccia sul mio seno come facevo quando era piccolo.
Come allora infilò la sua gamba fra le mie appoggiandosi contro la mia pancia. Cavolo,mi ero dimenticata che era nudo .Sentii la sua dura asta spingermi il ventre.
Volevo allontanarlo ma era gelato :la schiena ,le natiche sode e dure.
” Ma sei gelato, ragazzo mio” seppi solo farfugliare.
Un brivido mi era corso giù in basso liberando gocce di caldo umore dentro le mie mutandine
Per un attimo persi coscienza di me.La mia mano libera da sola prese a scendere dalla sua testa giù fino ad incontrare ed accarezzare quella dura,succosa,meravigliosa asta turgida e quella cappella pulsante e tesa.
Sentii un flusso di calore avvolgermi la testa e scendere di colpo all’inguine ,la vagina contrarsi colando umori,ed una gran voglia di sentirlo muoversi dentro di me.
Un flash mi ricordò che quello era mio figlio.
“Al diavolo” pensai, ”mi pentirò dopo”.
Afferrai quel turgidissimo dono accogliendolo fra le mie cosce sulle labbra fradice e ,spostando le mutandine,me lo feci scivolare dentro con forza. Diavolo era proprio grosso.Ma il piacere che provai al sentirlo muoversi dentro di me e la cappella scuotermi con forza l’utero mi mandò in estasi,dimentica di tutte le complicazioni,fino a chè mi scoppiarono dentro fiotti di caldo seme che mi illuminarono come fuochi d’artificio e poi.. il gelo.
.Avevo fatto sesso con mio figlio.
Al diavolo, non potevo più farci nulla, dovevo però cercare di ripulirmi il più possibile dentro.
Un altro dubbio mi attanagliò e mi prese la Paura.Avevo avuto il mio ciclo da dieci giorni.
Che cavolo! Ma no era ancora presto, pensai! ma una sottile angoscia si faceva strada in me.
Ero seduta sulla vasca, assorta in quei nuovi pensieri, quando
” Posso entrare, mamma?” sentii Marco dire.
“Un attimo”.
Mi misi alla vita un asciugamano
”vieni” dissi.
Entrò sorridendo.
”Mi risciacquo, mamma” e mi diede un bacio sulla guancia, nudo, con una mano sul suo membro ancora gocciolante.
Dovevo andare a sistemare per la notte la causa di tutto quello che era successo. Misi un doppio asciugamano sul suo materasso bagnato, un lenzuolo pulito e
“Adesso copriti e torna nel tuo letto a dormire!”.
“Buonanotte mamma e grazie!”.
“Di che cosa”, pensai,” sono io che devo ringraziare te”.
Il mio senso di colpa scivolò, sfumando, nelle spire di un sonno profondo.
Silenzio assoluto
Dovevo sbrigarmi.
Non avevo sentito la prima sveglia ed ora ero in ritardo per il lavoro.
Velocemente mi sciacquai la faccia.
Stranamente mi sentivo rilassata, quasi felice. Mi sarei messa anche un tocco di rossetto e un pò di rimmel.
Era da tanto che non mi truccavo.
Ero ben conscia di quanto era successo questa notte ma non mi sentivo in colpa. Era successo e basta.
Ed era stato tremendamente eccitante.
Marco dormiva ancora. non aveva scuola oggi. Aprii piano la porta per non svegliarlo. Era scoperto ed ancora senza nulla addosso. Solo parte del lenzuolo gli copriva gambe e bacino.Sotto si percepiva distintamente la forma del suo membro disteso.
Di nuovo mi sentii umida .
Gli diedi un bacio leggero sulla fronte e mi allontanai verso il mio lavoro.
Avevo quattordici anni quando cominciò a frequentare la casa dei miei genitori un collega di papà.
Moro ,capelli ricci, alto, gambe e braccia da atleta.
Era proprio un gran bell’uomo.
La prima volta che lo vidi, intento a parlare con papà, mi gratificò di un sorriso che mi fece svolazzare un nugolo di farfalle nello stomaco.
Era la prima volta che provavo una simile sensazione.
Mi resi conto che mi ero bagnata ed il sangue affluiva al mio clitoride con prepotenza. Risposi a quel sorriso con uno sguardo intenso di ammirazione e voglia.
Poi l’urgenza del prurito che mi aveva assalito mi costrinse a correre al bagno.
Chiusi la porta e presi con furia a strusciarmi cercando sollievo .In pochi attimi sentii come se una mano strizzasse convulsamente vagina e utero e mi trovai sospesa in una luce accecante di piacere. I muscoli si rilassarono all’unisono lasciandomi spossata ,a gambe aperte con le mutandine appena discese sulle cosce e la mano piena dei miei umori copiosi.
Mi era già capitato e non di rado di cercare qualche attimo di piacere masturbandomi come mi aveva insegnato Floria la mia più cara amica. Non avevo mai comunque provato un simile intenso piacere.
Quando riapparvi in salotto, Lui stava salutando in piedi mio Papà.
Quanto era alto e fatto bene!
Evidentemente dovevo averlo guardato con occhi così ammirati da attirare la sua attenzione.
Vidi nei suoi una strana luce.
Mi sembrava mi stesse prendendo le misure. E’ vero che pur nei miei quattordici anni avevo un seno ben pronunciato, gambe lunghe, sorriso accattivante.
Si avvicinò con la mano tesa per salutarmi. Me la porse con un sorriso sornione, indugiando nella mia qualche attimo in più del necessario.
Mi parve di capire che dicesse “Spero di rivederla presto, signorina”.
Ero completamente sulle nuvole.
Continuò per qualche tempo a frequentare la nostra casa intrattenendosi a parlare di lavoro con mio padre. Di fronte a lui mi trattava comunque in maniera molto formale . Ma quando se ne andava, salutandomi la sua mano continuava a trattenere la mia e mi baciava sulla guancia, indugiando.
Passarono due o tre anni in questo modo finchè accadde un giorno che mio padre fosse fuori con mia madre per sbrigare alcune commissioni.
Era estate ed io di abitudine stavo per casa in pantaloncini corti e maglietta di cotone a piedi nudi, senza reggiseno con i capezzoli resi turgidi e ritti dal movimento.
Mi piaceva.
Stavo sentendo musica a tutto volume, quando in qualche maniera sentii suonare alla porta. Pensavo fossero i miei genitori di ritorno. Scesi sotto per aprire, senza pensare a coprirmi. Di fronte alla porta c’era Lui, bello, bello,...da morire.
Il suo sguardo cercava invano di sfuggire dalla punta dei miei capezzoli e dalle mie gambe e io sentivo uno sciame di api ronzarmi nello stomaco.
“Mio padre non c’è “dissi farfugliando.
“Posso aspettarlo? Mi fai entrare?”
“Ah si scusa entra pure”, risposi,
costringendolo a strusciarsi contro di me, mentre con una mano si appoggiava alla mia spalla.
Avevo le mutandine cariche di intimo umore.
Lo feci accomodare sul divano e gli offrii un drink.
Me ne versai un poco anch’io e mi avvicinai per sedermi vicino a lui.
Non so come, ma il mio piede toccò il suo, facendomi barcollare. Con uno scatto allungò le braccia per sorreggermi, ma gli finii sopra con tutto il mio peso.
Il bicchiere volò via e con l’altra mano atterrai proprio sull’inguine e affondandogli il petto contro la faccia. Aveva proprio un gran pisello! Gli venne duro in un attimo sotto i pantaloni e come si vedeva!
Con la scusa di tenermi le sue braccia mi cinsero la vita e senza dire nulla mi diede un bacio sul collo, con gusto.
Mi guardai bene dal muovermi, anzi…La mia mano assaggiò con piacere tutta la dimensione del suo membro.
Incoraggiato dal mio atteggiamento prese ad accarezzarmi le gambe e su fino alle natiche con una mano, mentre con l’altra spingeva a se la mia faccia e mi baciava con avidità sulla bocca.
Ebbi solo un attimo di esitazione quando, rapido, senza una parola sganciò i bottoni dei pantaloni e vi accompagnò dentro la mia mano, facendola strusciare sul suo meraviglioso, grosso e duro uccello.
Poi la tentazione fu troppo grande e presi ad accarezzarlo e circondarlo con le dita e con piacere.
Mi resi appena conto che aveva sciolto anche il fiocco che reggeva i miei pantaloncini, e la sua mano si era fatta strada fra le mie gambe e stava accarezzando con gentilezza sorniona labbra e clitoride.
Quanto bastava per rompere tutti i freni.
Lo baciai con foga, lo abbracciai lasciando che la sua lingua esplorasse la mia bocca. Sentii scivolarmi gli short lungo le gambe, poi il suo grosso e morbido bastone farsi strada fra le cosce ,scostare con delicatezza le labbra turgide ed umide di piacere fino a raggiungere l’ancora vergine apertura del mio guscio.
“Piano”, pensai.
Tutte dicevano che la prima volta faceva male ,che bruciava. Io sentii solo una forte pressione,un attrimo di bruciore e poi il calore del suo corpo entrare nel mio, sempre di più fino a riempirmi tutta. Lo spingeva e ritraeva con cautela all’inizio, poi con movimenti sempre più rapidi, donandomi sussulti di piacere sempre più intensi.
All’improvviso sentii la punta del suo cazzo colpire l’utero e fiotti di calore intenso che mi esplodevano dentro, mentre la mia vagina impazziva di sussulti e la mente si perdeva nel nulla.
Eravamo arrivati all’unisono.
Per qualche attimo restò fermo sopra di me, poi sentii affievolire la sua pressione e lentamente ritirarsi.
Si alzò cercando con la mano di raccogliere le gocce che ancora uscivano dal suo cazzo e si diresse al bagno.
Cavolo, sentivo bruciarmi ora.
Con una mano fra le gambe per trattenere lo sperma che mi gocciolava entrai pure io nel bagno a lavarmi.
C’era del sangue sulle cosce e, cristo, l’acqua bruciava.
Preferii mettermi un pannolino e rimandare a più tardi la pulizia.
Lui si era già risistemato, mi venne vicino mi guardò negli occhi e mi disse: ”io non sono mai stato qui, oggi”.” assolutamente non farne parola con nessuno, ti prego”.
Non serviva che mi pregasse, mi sarei ben guardata dal farlo.
E così fu.
Lui continuò per qualche tempo a frequentare la mia casa, ma da quel giorno cercò in tutti i modi di evitarmi.
Io mi sentivo morire a non poterlo toccare, baciare, stare con lui. Dovetti arrendermi perché di li a poco fu trasferito in un’altra città, lontano.
Il giorno dopo il fatto il bruciore era quasi passato, mitigato dal ricordo del piacere intenso che avevo provato.
Provavo invece uno strano fastidio al petto. Mi pungeva. A volte mi succedeva all’avvicinarsi delle mestruazioni, ma ora era ancora troppo presto.
Cercai di non pensarci ,si sarebbe risolto come sempre. E invece erano già trascorsi più di venti giorni ed il fastidio non era per nulla passato, anzi, i seni si erano induriti e i capezzoli erano sensibili.
Al mattino trovavo anche gocce giallastre nelle mutandine.
Tardavano anche le mestruazioni. Ma non era la prima volta. Il primo mese non feci troppo caso,ma il secondo ebbi paura.
Anche il seno si era riempito e i capezzoli mi bucavano.
Ero incinta?
Cavolo le mie amiche, con più esperienza ,mi avevano assicurato che per restare incinta ce ne voleva!
E invece nacque Marco e la mia vita cambiò completamente.
Ed ora la storia si ripeteva, ma ,stranamente, non provavo paura, anzi, un grande senso di gioia. In fondo ero una donna libera e nessuno sapeva di quello che era successo
….
Ricordi
“Annasole mi prepara la forma per le impronte?”, mi richiamò al presente troncando il flusso dei ricordi.
Oggi il camice mi dava fastidio, ma non potevo distrarmi c’era ancora troppo lavoro da fare.
Mi avviai al contenitore per prendere la forma e porgerla al dottore.
Decisamente oggi non andava. Nel chinarmi ebbi un leggero giramento di testa ed un sussulto allo stomaco.
Eppure non avevo mangiato ne bevuto nulla di strano.
”Passerà”, pensai ”solo un po’ di stanchezza”.
Erano trascorsi solo circa dieci giorni da quella notte. C’era stato un sottile imbarazzo fra me e Marco il giorno dopo. Io avevo fatto finta di nulla, come se fosse stato tutto un sogno, ma lui cercava in qualche modo di affrontare l’argomento ed era diventato sensibilmente più audace nel suo comportamento. Invece del suo solito bacio di saluto sulla guancia, come faceva normalmente, al ritorno da scuola mi abbracciò stretta , sussurrandomi ”Ti voglio bene ,mamma” e restò così per un lungo tempo. Mi sentii sciogliere dentro. Di nuovo non ero più con mio figlio. Sentivo un immenso bisogno di lui.Anche se cercavo di nasconderlo,mi era rimasta una gran voglia di ripetere quel momento. Restai con la guancia incollata alla sua, assaggiando il suo profumo di maschio. L’odore dei suoi capelli mi riempiva le narici di sensazioni che fluttuavano scendendo fino all’inguine, stuzzicandolo di sussulti e gocce di umore. Ancora mi stavo perdendo.
Avvertii insieme l’accelerare del respiro e dei battiti del suo cuore. Si staccò dalla mia guancia e da me. Mi guardò negli occhi con un ombra di sofferenza. Chissà a cosa pensava!
“Mamma non è che io ti voglio bene. Io ti amo, da morire, ho bisogno di te”.
” Quando mi sei vicina il mio cuore impazzisce”.
Dentro di me si scatenò una ridda di sensazioni e di domande ed una sottile rabbia.
Mi ero resa conto che anche io per lui provavo un morboso sentimento che mi stava facendo perdere la ragione, ma sentivo che dovevo reprimerlo.
Lo allontanai da me e con dolcezza, guardandolo dritto negli occhi.
“No”, gli dissi, ” non devi”.
”Cerca di ragionare. Quello che è successo fra noi non doveva succedere. Così è stato ma non ha da ripetersi. Tu sei mio figlio”.” Sò che hai un’età in cui ogni donna ti attrae e tu non riesca a distinguere il bene dall’amore, ma io sono tua madre e tu devi rivolgere queste tue attenzioni ad altre donne, della tua età,non a me. Ce ne sono tante e carine anche nella tua scuola!”
In silenzio si staccò da me e senza dire più nulla posò le sue cose in camera e si mise ad apparecchiare per cena.
A tavola non disse parola fino all’ultimo boccone. Sparecchiò velocemente poi ”Devo andare da Gianni a studiare” disse. ”Torno tardi ”,”Ciao, mamma” senza avvicinarsi.
In un attimo era uscito.
Sentivo una stretta atroce allo stomaco, ma ero sicura di aver fatto la cosa giusta.
Marco da quel giorno tenne un atteggiamento più consono ad un figlio ed io pure da madre.
Continuò col solito bacio di saluto tutte le volte che usciva e a conversare con me al rientro, come se nulla fosse successo.
Eppure avvertivo in lui la presenza di una grande sofferenza ed una nebbia indistinta che ci divideva.
“Annasole , ti senti bene ?”,mi richiamò dai miei pensieri.
“Si Dottore, solo un leggero giramento” gli risposi sovrapensiero .”Ecco il portaimpronte”.
Ero di nuovo nel mondo reale.
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