Elisa, la sorpresa Cap. 1
di
Gaincarlo
genere
trio
Finalmente l'avrebbe scopata.
Giancarlo lo sapeva benissimo, non c'era più alcun dubbio.
Da quasi un mese le ronzava attorno, facendo il galante anche in modo sfacciato, sorridendogli in modo inequivocabile, offrendogli caffè, spuntini, ogni qualvolta lei si alzava per uscire al vicino caffè. Lui le svolazzava attorno, servizievole, sorridente, quasi appiccicoso, e questo comportamento a lei piaceva, e rispondeva con altrettanti sorrisi stupiti e divertiti.
Eppure erano da diversi anni che lavoravano assieme, ma Giancarlo ultimamente l'aveva puntata inesorabilmente, convinto che l'avrebbe portata a letto. Ne era diventato sicuro, da quando lei gli confidò che si stava separando dal marito. Una confidenza semplice, tranquilla, aveva trasformato Giancarlo in un cacciatore che non dava tregua alla sua nuova preda.
Il racconto di lei, dei suoi problemi famigliari, della mancanza quasi assoluta di sesso, della mancanza di ogni attenzione del marito, l'aveva eccitato, ed aveva trasformato la sua collega d'ufficio, in una preda abbordabile.
Non aveva mai considerato il fatto di scoparla prima. Era sposata e conosceva benissimo la famiglia di lei, per cui l'aveva sempre considerata una bella donna, formosa, sempre ben vestita, ma mai messa nei suoi pensieri peccaminosi. Sapeva poi, che il marito era un bestione enorme, dai modi un po' rudi, pieno di boria e di soldi.
Era comunque bastata quella confessione, durante un pomeriggio in cui lei era molto triste, per far scattare in lui una molla che l'aveva cambiato il suo modo di comportarsi, drasticamente. Il ricordo di lei, con il capo abbassato, che confessava " Non faccio l'amore da mesi... " continuava a farlo eccitare.
Questo fatto l'aveva trasformata nei suoi pensieri in una donna assetata di sesso. Una bella donna assetata e desiderosa di sesso! Cosa poteva volere di più un uomo?
Lei se ne compiaceva, forse perché trovava in quei comportamenti infantili ed insistiti, un piccolo diversivo, o forse perché, travolta dagli eventi famigliari, quei comportamenti la facevano sorridere, o forse, sentire una donna desiderata.
Infatti, dopo un breve periodo dove lei sembrava trascurarsi, cominciò ad arrivare in ufficio vestita sempre impeccabilmente, con qualche vezzo un po' sexy, quasi si divertisse ad eccitare Giancarlo.
Lui non mancava di farle notare lo spacco, la minigonna, la scarpetta con il tacco, la scollatura, da dove i suoi prosperosi seni facevano capolino, invitandola immancabilmente fuori a cena.
Lei rispondeva con un sorriso divertito, ma declinava sempre. Era troppo evidente che l'invito non era circoscritto alla cena. Quante volte lui le aveva confidato ultimamente, che l'avrebbe scopata fino a mattina, se ne avesse avuto l'occasione, che l'avrebbe fatta godere solamente con la
lingua... In effetti, con il tempo lui s'era sempre lasciato andare a confessioni sempre più audaci, tra un caffè ed una pratica, e il constatare che lei sorrideva divertita, l'autorizzava in un certo senso ad andare oltre, a fantasticare ancora, ed ad aggiungere altri particolari alle sue fantasie.
Elisa, si sentiva eccitare quando pensava a Giancarlo, ai suoi pensieri erotici, nei quali lei era la protagonista assoluta, e cominciò a pensare che forse non aveva nulla da perdere.
Da quanto tempo poi non scopava serenamente?
Con il marito erano mesi e mesi... e pensare che a 30 anni era ancora una delle impiegate più belle dell'azienda, con quella sua 4^ di seno, i suoi 175 centimetri, e quel culetto sempre in bella mostra.
Si era sempre tenuta ben curata. Parrucchiere, manicure, creme, palestra... Non aveva mai badato a spese per rimanere bella ed in forma. Forse questo non era bastato a tenersi stretto il marito, che ora scopazzava una ragazzina di 20 anni, ma che certamente l'aveva mantenuta in forma.
Certo Giancarlo era sposato, ma che poteva importargli? Anche lei lo era stata, e questo non era servito a nulla, quando quella troietta ventenne ebbe deciso di mettersi in ginocchioni davanti al cazzo del suo uomo. Tutta la faccenda le aveva fatto rivedere la propria storia ed i propri valori sotto una luce diversa. Aveva 30 anni, un matrimonio praticamente fallito, e tanta voglia ancora di vivere e di godersi la vita. Certamente mettersi in lutto non gli sarebbe servito a nulla, quindi, perché non accettare quelle avance di Giancarlo, che tra l'altro, non era proprio da buttare?
Certo, le avance erano diventate così esplicite, che non sarebbe stato conveniente accettare... ma a chi doveva rendere conto ora? Agli altri colleghi? E perché mai?
Intanto, finché pensava a come comportarsi, si divertiva a mettersi in mostra davanti a lui, e rispondeva ai suoi comportamenti galanti e sfacciati allo stesso tempo, con abili mosse sexy, con provocazioni silenziose, come una coscia in bella mostra, il seno che sembrava schizzare fuori dalla
camicetta, un sculettare armonioso ogni qualvolta si avvicinava. Quasi se ne vergognava, ma la cosa la eccitava, ed alla sera gli piaceva ricordare quei piccoli momenti eccitanti, provocanti, appena trascorsi. Un pomeriggio decise che era venuto il momento di accettare tutte quelle
avance, e si disse disponibile per il venerdì successivo, ad uscire a cena con lui.
Gli occhi di Giancarlo brillarono subito d'eccitazione. La cosa era così palese e quasi esplicita, che anche Elisa arrossì vista la reazione di Giancarlo. Il cazzo di lui ebbe subito un sussulto, e per alcuni minuti Giancarlo non riuscì neppure a parlare. Si sentiva la bocca impastata, la sudorazione
aumentare. Eppure era quello che voleva, ed ora avuto la certezza che l'avrebbe ottenuto quanto desiderava... si sentiva un po' in difficoltà.
Era fatta. L'avrebbe sicuramente scopata. Avrebbe infilato il suo viso in mezzo a quei seni prosperosi e bianchi, in mezzo a quelle cosce modellate. L'avrebbe posseduta... Non aveva più dubbi. Doveva solo aspettare il venerdì sera.
L'attesa si trasformò in un supplizio, perché gli sguardi si incocciavano spesso, mentre seduti a poca distanza, pigiavano stancamente sui tasti del PC, ed ogni sguardo era un invito, un sogno, un brivido d'eccitazione che s'accumulava. Giancarlo si eccitava al solo pensiero, e le lancette sembravano andare in modo inversamente proporzionale alle sue voglie.
Lei sembrava tranquilla. Sempre ben curata, sorridente, assaporava probabilmente quell'attesa nel vedere Giancarlo sempre più eccitato e disperato dall'attesa. Certe cose una donna le sente e ne gode.
Giancarlo era un fascio di nervi e d'eccitazione, mentre le lancette proseguivano inesorabilmente ma lentamente il loro giro.
Il venerdì finalmente arrivò, ed a fine lavoro i due si diedero una lunga occhiata, pregustando la serata che di li a poco avrebbero trascorso assieme. Lui si preparò velocemente, con una voglia pazzesca di scappare fuori da casa, lasciare moglie e figli per quell'avventura che tanto aveva desiderato ultimamente.
Una scappatella, certamente nulla di serio. Una voglia da soddisfare, noncurante di tutto, che mai sarebbe nata senza quella confessione di lei. Ormai vedeva realizzate tutte le sue fantasie, e poteva vedere ad occhi aperti quelle immagini che aveva sognato per giorni e giorni.
Quando salì in macchina, il cazzo era giù duro, ed un leggero tremolio invase il suo corpo. Dovette fermarsi in un vicino bar per bere qualcosa di forte, e cercare di trovare un po' di tranquillità.
Lei invece, si dedicò al suo corpo con infinita lentezza. Si vestì lentamente ed accuratamente, indossando quanto di più sexy aveva nel suo guardaroba.
Si osservò allo specchio, seminuda, con addosso un reggiseno bianco, un tanga bianco, un paio di calze autoreggenti color carne aiutate da sfizioso ed elegante reggicalze bianco.
Si massaggiò i seni, e piano si ritrovò a toccarsi, in piedi, in silenzio.
La faccenda piano piano stava travolgendo anche lei. Sapeva benissimo che quella sera avrebbe finalmente scopato con un uomo diverso da suo marito, e si stava preparando per questo.
Mentre si toccava, pensò che mai aveva tradito il suo uomo, e che di solito si accontentava di una scopata ogni 15 giorni, al buio, senza tanti fronzoli o qualche trovata un po' sporcacciona.
Suo marito era sempre stato di modi rudi e bruschi, e la scopata era una cosa che pretendeva, e che sembrava soddisfare solamente lui.
La sua vita sessuale era sempre stata un po' monotona, mentre ora, per la prima volta nella sua vita, si stava masturbando davanti allo specchio, mentre stava indossando della biancheria sexy per un uomo, che non era il suo, con quella dolce consapevolezza che avrebbe scopato, che avrebbe trascorso la serata aspettando quel momento.
Indossò un lungo vestito marrone. Niente di appariscente. Anzi, era molto sobrio. Quasi avesse avuto il bisogno di coprire quei capi peccaminosi con qualcosa di casto. Indossò delle scarpe con il tacco, che la slanciavano maggiormente, poi si dette l'ultima ritoccatina ai lunghi capelli nei e lisci.
Si passò le mani sui fianchi, girandosi ed osservandosi il profilo. I seni ed il culo, fasciati da quel vestito, casto ma abbastanza attillato, date le forme pronunciate di lei, risaltavano subito.
Sorrise soddisfatta del risultato, e preso la borsetta, chiuse la porta dietro di se.
Giancarlo era giù al secondo aperitivo.
Era giunto in anticipo abissale, mentre lei, come da copione, stava tardando.
Le lancette sembravano nemiche mortali delle sue coronarie. Dopo soli cinque minuti di ritardo, pensò che Elisa aveva rinunciato, e pensò ad un sontuoso, incredibile, magnifico bidone, e per un po' cadde perfino nello sconforto, meditando tremende vendette in ufficio.
Era talmente eccitato, che difficilmente avrebbe sopportato un bidone del genere. Seduto in quel tavolino, in quel ristorante rinomato, sudava come un cavallo, a contava i secondi nell'attesa di lei.
Quando lei comparve, Giancarlo s'illuminò esplodendo in un sorriso radiale. Si alzò, e tutto agitato si affrettò a salutarla ed a farla accomodare con un gesto galante che colpì tutta la sala.
Lei, imbarazzata, rispose al sorriso ed abbassò la testa, cercando riparo dagli sguardi dei presenti.
Giancarlo sembrava un bambino, tutto emozionato, e non riusciva a trovare le parole giuste per iniziare un minimo di conversazione.
Elisa era uno splendore.
I seni, fasciati da quel vestito di varie tonalità di marrone e nocciola, era modellato in modo perfetto. La tensione era palpabile. I discorsi, le proposte indecenti fatte tra il serio ed il faceto fatte da Giancarlo, ora erano d'impiccio.
Lentamente si sforzarono ambedue di superare quel blocco psicologico che li
attanagliava.
I discorsi scivolavano via quieti, senza lasciar traccia, stando ben attenti a non incrinare quello strano equilibrio che s'era andato a formarsi tra i due.
Giancarlo però, non stava nella pelle, e sentì il bisogno di toccarla, di sfiorare quella bianca pelle di lei, ed ad un tratto, allungo la sua mano destra e prese la sinistra di lei, e la strinse. Quante volte s'erano toccati, sfiorati, baciati negli anni trascorsi in ufficio?
Cento, mille... ma mai s'erano toccati consapevoli della loro voglia.
Quella stretta di mano, era qualcosa di nuovo e di diverso.
La mano di lei sembrò fredda, e lui la strinse forte quasi per riscaldarla. Lei fu come colpita dal fatto, ma non si ritrasse, e restò a guardare quella sua mano stretta in quella di lui, immobile, come due innamoratini adolescenti.
In quella stretta c'era di tutto. L'eccitazione del momento, dei pensieri di ambedue, la prospettiva di quello che sarebbe certamente accaduto di lì a poco.
Le pietanze si susseguivano stancamente, lentamente. Troppo lentamente. I silenzi dei due cominciarono ad allungarsi man mano che ci si avvicinava al dolce.
Lei sorseggiava il vino dolcemente, assaporandone il gusto ed osservando gli occhi lucidi di voglia di lui.
Lui masticava piano, osservando ogni angolo, ogni particolare del viso di lei.
Il dolce, il caffè, l'amaro, ed infine il conto.
L'imbarazzo si fece più evidente quando uscirono dal ristorante, ed il freddo della serata li colpì al viso accaldato dal mangiare e dal bere.
Un attimo di esitazione. Perché tergiversare ancora? Perché perdere altro tempo in qualche locale, correndo il rischio di essere visti?
Giancarlo la strinse a se, sentendo tutto il peso di quella mossa, di quel corpo che traballò sui tacchi, che restò un po' irrigidito dalla sorpresa: "Andiamo da te...?"
Era la domanda che aveva sognato di farle da mesi.
Lei sorrise, si scostò, quasi timorosa di essere vista, poi fece segno di sì con la testa.
Furtivamente i due salirono sulle rispettive auto, e si diressero verso la casa di lei.
Giancarlo gli restò appiccicato al paraurti come un investigatore, quasi temesse che Elisa fuggisse, che cambiasse idea. Non c'era pericolo.
Elisa era eccitata quanto lui, ed il sapere che dietro alla sua auto c'era un uomo eccitato come un pazzo, la mandava in visibilio. Velocemente raggiunsero la casa di lei e complice l'oscurità, Giancarlo s'introdusse nel garage senza farsi notare da nessuno.
Lei lo precedette, e lui poté osservare quel corpo che sinuosamente saliva per le scale, avendo ben presente che stava per scoparla.
Ambedue ne erano coscienti, e il pensiero stava letteralmente facendolo scoppiare di eccitazione.
La mano di Elisa tremò, mentre cercava di infilare la chiave nella serratura dell'appartamento.
Silenziosamente, come due ladri, entrarono in casa, e Giancarlo con un certo imbarazzo, si mise ad osservare i quadri appesi sulle pareti, mentre lei si toglieva il soprabito.
Attimi lunghi come ore, e movimenti pesanti, altrettanto lenti.
Ora lei gli si era piazzata davanti, evidentemente in attesa di qualche iniziativa di lui che non tardò ad arrivare.La osservò negli occhi.
Quegli occhi neri e profondi, e poi la bocca, sensuale, carnosa, umida, e fu come attratto da una forza irresistibile. Vi si attaccò con tutte le proprie forze, violando quella bocca che lo stava
facendo impazzire.
Lei contraccambiò, abbracciandolo e stringendosi a lui.
Un bacio lungo, interminabile.
Giancarlo capì che il ghiaccio era rotto, e che ora bastava solo lasciarsi andare, e con una donna come Elisa non sarebbe stato sicuramente difficile. Si scambiarono lunghi baci, in piedi, davanti al divano, per poi cadere quasi pesantemente su di esso, sempre rimanendo attaccati.
Lui cominciò a lavorare con le mani, cercando un'apertura in quel vestito che non riusciva a trovare,
Lei si staccò un attimo, e velocemente prese il bordo inferiore del vestito e se lo levò, scoprendo quel suo bel corpo, abbellito dagli indumenti sexy.
Fu un movimento fulmineo, ma che Giancarlo visse come al rallentatore.
Lei che si chinava, che prendeva per il bordo il vestito, e che lo sollevava pian piano, scoprendo da prime le gambe, poi le cosce, le calze, il reggicalze, le piccole e ridottissime mutandine, poi la pancia, i seni, ed il viso che scompariva per un attimo, coperto dalla manovra di quel veloce
spogliarello.
Elisa gettò a terra il vestito, e rimase un attimo ferma, ad osservare quel viso così sorpreso di Giancarlo, che ora aveva davanti a se quel corpo che tanto aveva desiderato. Si avvicinò titubante, ed allungò le braccia, prendendola per i fianchi.
Al contatto, lei ebbe un brivido. Le mani di lui ora la tenevano per i fianchi, ed i due visi erano vicinissimi.
Gli occhi di ambedue brillavano di voglia e di desiderio, e subito ricominciarono a scambiarsi baci appassionati. Si rotolarono sul divano, e lui cominciò a tastarle i grossi seni, che subito schizzarono fuori dal reggiseno, mentre lei cominciava a stuzzicare il cazzo di lui, ancora racchiuso dentro i pantaloni. La mano di lei massaggiava la patta dei pantaloni, alternandosi con delle piccole strette al cazzo, alle quali lui rispondeva sussultando.
Lui si dedicò ai capezzoli, grossi, marroni, di Elisa, la quale si distese in tutta la sua lunghezza a gustarsi le slinguate dell'uomo sulle sue tette.
Giancarlo ora, poteva vedere quel corpo sotto di lui, bello, grande, di donna fatta, formosa, pronta ad essere scopata. Lei sorrideva maliziosamente, accorgendosi del grande stato d'eccitazione di lui.
Giancarlo allungò la mano, e la introdusse nelle mutandine, e trovò la figa di Elisa bagnata in modo incredibile.
Lei, come reazione istintiva, chiuse le gambe, e la mano si trovò imprigionata in mezzo a quelle due splendide cosce, e in mezzo ad un bagno d'umori.
La mosse piano e lei chiuse gli occhi, stringendo ulteriormente le cosce e cominciando a mugugnare. La mano scivolava sul sesso in modo incredibile e poco dopo gli era entrato dentro con due dita.
Piano piano lei aprì le cosce ed andò a manovrare con ambedue le sua mani il polso di Giancarlo che ora si agitava sempre più.
Le mutandine erano ormai solo un piccolo pezzetto di stoffa bagnata e spostato di lato.
Lui poteva ormai vedere bene tutta quella bella peluria di lei che luccicava e si muoveva sotto il movimento della sua mano.
Lei si mise a sobbalzare sul divano sempre più velocemente spingendo dentro quel polso stretto fortemente ed ad un tratto emise un gemito sordo seguito da un "siiiiiiiiii" che dette il segnale di un primo orgasmo.
Giancarlo, un po' stupito, estrasse la mano intrisa d'umori e stette ad osservare gli ultimi sussulti di quel corpo steso sul divano.
Lei si placò piano, massaggiandosi la figa, dopodiché si appoggiò ad un gomito e dopo aver tirato a sé l'uomo, cominciò a sbottonarli i pantaloni. In silenzio, senza una parola, liberò il cazzo di Giancarlo, il quale sembrò esplodere fuori dalle mutande, appena ne ebbe la possibilità.
Il cazzo colpì dolcemente sul naso Elisa che aprì subito la bocca e lo imprigionò.
Giancarlo appoggiò le mani sulla testa di lei, e guidò il pompino.
Dovette interromperla più volte. Lo stava facendo con troppa foga, con troppa fretta. Lui voleva godersi quel momento, quel pompino fatto da quella magnifica donna.
La fece stendere, e si mise sopra di lei, e strofinò quel suo cazzo, ormai di marmo, sopra le sue grosse tette.
Lei, appena il cazzo gli arrivava vicino la bocca, lo colpiva con dei veloci e caldi colpi di lingua.
Lui, stringendoselo in mano, lo strofinò sulle tette, sul viso, sul naso, tra i capelli.
Lei, con la lingua all'infuori, leccava tutto quello che poteva, stringendo l'uomo per le chiappe, e cercando, inutilmente, di fermarlo e di poter completare quel pompino. Ma lui non voleva sborrargli così, voleva scoparla.
Si alzò, e lentamente accarezzò le lunghe gambe di lei.
Accarezzò le scarpe, le calze, salendo lentamente, prendendo le mutandine e sfilandogliele.
Lei alzò le gambe, sontuose, perfette, in un gesto che sapeva di resa totale.
Le divaricò le gambe, e dopo aver osservato la folta peluria, liberata da quell'inutile piccolo pezzo di stoffa, ci si tuffò addosso, immergendosi negli abbondanti umori di lei. Stava assaporando il gusto dolce di lei, infilando la lingua nella figa calda, grande, bagnata.
Lei lo imprigionò tra le cosce, e lui si scatenò, muovendo la testa con una tale forza che lei non riuscì a trattenere un grido di eccitazione. Giancarlo sentiva le calze strofinarsi sulle sue guance, le sue dita in mezzo al reggicalze, la sua lingua che sguazzava tra pelo ed umori, ed il cazzo, liberato da ogni impedimento, fargli male dal desiderio.
Lei mugugnava, e pronunciava delle frasi sconnesse, mentre, inarcando il corpo, tentava di assaporare il più possibile quei momenti. Si risollevò, e velocemente si denudò.
Lei aspettò muovendosi appena, dopodiché, allargò le cosce in segno d'invito e lui, indirizzò il cazzo in quella magnifica figa, la quale imprigionò il cazzo senza il minimo problema.
Giancarlo lo sapeva benissimo, non c'era più alcun dubbio.
Da quasi un mese le ronzava attorno, facendo il galante anche in modo sfacciato, sorridendogli in modo inequivocabile, offrendogli caffè, spuntini, ogni qualvolta lei si alzava per uscire al vicino caffè. Lui le svolazzava attorno, servizievole, sorridente, quasi appiccicoso, e questo comportamento a lei piaceva, e rispondeva con altrettanti sorrisi stupiti e divertiti.
Eppure erano da diversi anni che lavoravano assieme, ma Giancarlo ultimamente l'aveva puntata inesorabilmente, convinto che l'avrebbe portata a letto. Ne era diventato sicuro, da quando lei gli confidò che si stava separando dal marito. Una confidenza semplice, tranquilla, aveva trasformato Giancarlo in un cacciatore che non dava tregua alla sua nuova preda.
Il racconto di lei, dei suoi problemi famigliari, della mancanza quasi assoluta di sesso, della mancanza di ogni attenzione del marito, l'aveva eccitato, ed aveva trasformato la sua collega d'ufficio, in una preda abbordabile.
Non aveva mai considerato il fatto di scoparla prima. Era sposata e conosceva benissimo la famiglia di lei, per cui l'aveva sempre considerata una bella donna, formosa, sempre ben vestita, ma mai messa nei suoi pensieri peccaminosi. Sapeva poi, che il marito era un bestione enorme, dai modi un po' rudi, pieno di boria e di soldi.
Era comunque bastata quella confessione, durante un pomeriggio in cui lei era molto triste, per far scattare in lui una molla che l'aveva cambiato il suo modo di comportarsi, drasticamente. Il ricordo di lei, con il capo abbassato, che confessava " Non faccio l'amore da mesi... " continuava a farlo eccitare.
Questo fatto l'aveva trasformata nei suoi pensieri in una donna assetata di sesso. Una bella donna assetata e desiderosa di sesso! Cosa poteva volere di più un uomo?
Lei se ne compiaceva, forse perché trovava in quei comportamenti infantili ed insistiti, un piccolo diversivo, o forse perché, travolta dagli eventi famigliari, quei comportamenti la facevano sorridere, o forse, sentire una donna desiderata.
Infatti, dopo un breve periodo dove lei sembrava trascurarsi, cominciò ad arrivare in ufficio vestita sempre impeccabilmente, con qualche vezzo un po' sexy, quasi si divertisse ad eccitare Giancarlo.
Lui non mancava di farle notare lo spacco, la minigonna, la scarpetta con il tacco, la scollatura, da dove i suoi prosperosi seni facevano capolino, invitandola immancabilmente fuori a cena.
Lei rispondeva con un sorriso divertito, ma declinava sempre. Era troppo evidente che l'invito non era circoscritto alla cena. Quante volte lui le aveva confidato ultimamente, che l'avrebbe scopata fino a mattina, se ne avesse avuto l'occasione, che l'avrebbe fatta godere solamente con la
lingua... In effetti, con il tempo lui s'era sempre lasciato andare a confessioni sempre più audaci, tra un caffè ed una pratica, e il constatare che lei sorrideva divertita, l'autorizzava in un certo senso ad andare oltre, a fantasticare ancora, ed ad aggiungere altri particolari alle sue fantasie.
Elisa, si sentiva eccitare quando pensava a Giancarlo, ai suoi pensieri erotici, nei quali lei era la protagonista assoluta, e cominciò a pensare che forse non aveva nulla da perdere.
Da quanto tempo poi non scopava serenamente?
Con il marito erano mesi e mesi... e pensare che a 30 anni era ancora una delle impiegate più belle dell'azienda, con quella sua 4^ di seno, i suoi 175 centimetri, e quel culetto sempre in bella mostra.
Si era sempre tenuta ben curata. Parrucchiere, manicure, creme, palestra... Non aveva mai badato a spese per rimanere bella ed in forma. Forse questo non era bastato a tenersi stretto il marito, che ora scopazzava una ragazzina di 20 anni, ma che certamente l'aveva mantenuta in forma.
Certo Giancarlo era sposato, ma che poteva importargli? Anche lei lo era stata, e questo non era servito a nulla, quando quella troietta ventenne ebbe deciso di mettersi in ginocchioni davanti al cazzo del suo uomo. Tutta la faccenda le aveva fatto rivedere la propria storia ed i propri valori sotto una luce diversa. Aveva 30 anni, un matrimonio praticamente fallito, e tanta voglia ancora di vivere e di godersi la vita. Certamente mettersi in lutto non gli sarebbe servito a nulla, quindi, perché non accettare quelle avance di Giancarlo, che tra l'altro, non era proprio da buttare?
Certo, le avance erano diventate così esplicite, che non sarebbe stato conveniente accettare... ma a chi doveva rendere conto ora? Agli altri colleghi? E perché mai?
Intanto, finché pensava a come comportarsi, si divertiva a mettersi in mostra davanti a lui, e rispondeva ai suoi comportamenti galanti e sfacciati allo stesso tempo, con abili mosse sexy, con provocazioni silenziose, come una coscia in bella mostra, il seno che sembrava schizzare fuori dalla
camicetta, un sculettare armonioso ogni qualvolta si avvicinava. Quasi se ne vergognava, ma la cosa la eccitava, ed alla sera gli piaceva ricordare quei piccoli momenti eccitanti, provocanti, appena trascorsi. Un pomeriggio decise che era venuto il momento di accettare tutte quelle
avance, e si disse disponibile per il venerdì successivo, ad uscire a cena con lui.
Gli occhi di Giancarlo brillarono subito d'eccitazione. La cosa era così palese e quasi esplicita, che anche Elisa arrossì vista la reazione di Giancarlo. Il cazzo di lui ebbe subito un sussulto, e per alcuni minuti Giancarlo non riuscì neppure a parlare. Si sentiva la bocca impastata, la sudorazione
aumentare. Eppure era quello che voleva, ed ora avuto la certezza che l'avrebbe ottenuto quanto desiderava... si sentiva un po' in difficoltà.
Era fatta. L'avrebbe sicuramente scopata. Avrebbe infilato il suo viso in mezzo a quei seni prosperosi e bianchi, in mezzo a quelle cosce modellate. L'avrebbe posseduta... Non aveva più dubbi. Doveva solo aspettare il venerdì sera.
L'attesa si trasformò in un supplizio, perché gli sguardi si incocciavano spesso, mentre seduti a poca distanza, pigiavano stancamente sui tasti del PC, ed ogni sguardo era un invito, un sogno, un brivido d'eccitazione che s'accumulava. Giancarlo si eccitava al solo pensiero, e le lancette sembravano andare in modo inversamente proporzionale alle sue voglie.
Lei sembrava tranquilla. Sempre ben curata, sorridente, assaporava probabilmente quell'attesa nel vedere Giancarlo sempre più eccitato e disperato dall'attesa. Certe cose una donna le sente e ne gode.
Giancarlo era un fascio di nervi e d'eccitazione, mentre le lancette proseguivano inesorabilmente ma lentamente il loro giro.
Il venerdì finalmente arrivò, ed a fine lavoro i due si diedero una lunga occhiata, pregustando la serata che di li a poco avrebbero trascorso assieme. Lui si preparò velocemente, con una voglia pazzesca di scappare fuori da casa, lasciare moglie e figli per quell'avventura che tanto aveva desiderato ultimamente.
Una scappatella, certamente nulla di serio. Una voglia da soddisfare, noncurante di tutto, che mai sarebbe nata senza quella confessione di lei. Ormai vedeva realizzate tutte le sue fantasie, e poteva vedere ad occhi aperti quelle immagini che aveva sognato per giorni e giorni.
Quando salì in macchina, il cazzo era giù duro, ed un leggero tremolio invase il suo corpo. Dovette fermarsi in un vicino bar per bere qualcosa di forte, e cercare di trovare un po' di tranquillità.
Lei invece, si dedicò al suo corpo con infinita lentezza. Si vestì lentamente ed accuratamente, indossando quanto di più sexy aveva nel suo guardaroba.
Si osservò allo specchio, seminuda, con addosso un reggiseno bianco, un tanga bianco, un paio di calze autoreggenti color carne aiutate da sfizioso ed elegante reggicalze bianco.
Si massaggiò i seni, e piano si ritrovò a toccarsi, in piedi, in silenzio.
La faccenda piano piano stava travolgendo anche lei. Sapeva benissimo che quella sera avrebbe finalmente scopato con un uomo diverso da suo marito, e si stava preparando per questo.
Mentre si toccava, pensò che mai aveva tradito il suo uomo, e che di solito si accontentava di una scopata ogni 15 giorni, al buio, senza tanti fronzoli o qualche trovata un po' sporcacciona.
Suo marito era sempre stato di modi rudi e bruschi, e la scopata era una cosa che pretendeva, e che sembrava soddisfare solamente lui.
La sua vita sessuale era sempre stata un po' monotona, mentre ora, per la prima volta nella sua vita, si stava masturbando davanti allo specchio, mentre stava indossando della biancheria sexy per un uomo, che non era il suo, con quella dolce consapevolezza che avrebbe scopato, che avrebbe trascorso la serata aspettando quel momento.
Indossò un lungo vestito marrone. Niente di appariscente. Anzi, era molto sobrio. Quasi avesse avuto il bisogno di coprire quei capi peccaminosi con qualcosa di casto. Indossò delle scarpe con il tacco, che la slanciavano maggiormente, poi si dette l'ultima ritoccatina ai lunghi capelli nei e lisci.
Si passò le mani sui fianchi, girandosi ed osservandosi il profilo. I seni ed il culo, fasciati da quel vestito, casto ma abbastanza attillato, date le forme pronunciate di lei, risaltavano subito.
Sorrise soddisfatta del risultato, e preso la borsetta, chiuse la porta dietro di se.
Giancarlo era giù al secondo aperitivo.
Era giunto in anticipo abissale, mentre lei, come da copione, stava tardando.
Le lancette sembravano nemiche mortali delle sue coronarie. Dopo soli cinque minuti di ritardo, pensò che Elisa aveva rinunciato, e pensò ad un sontuoso, incredibile, magnifico bidone, e per un po' cadde perfino nello sconforto, meditando tremende vendette in ufficio.
Era talmente eccitato, che difficilmente avrebbe sopportato un bidone del genere. Seduto in quel tavolino, in quel ristorante rinomato, sudava come un cavallo, a contava i secondi nell'attesa di lei.
Quando lei comparve, Giancarlo s'illuminò esplodendo in un sorriso radiale. Si alzò, e tutto agitato si affrettò a salutarla ed a farla accomodare con un gesto galante che colpì tutta la sala.
Lei, imbarazzata, rispose al sorriso ed abbassò la testa, cercando riparo dagli sguardi dei presenti.
Giancarlo sembrava un bambino, tutto emozionato, e non riusciva a trovare le parole giuste per iniziare un minimo di conversazione.
Elisa era uno splendore.
I seni, fasciati da quel vestito di varie tonalità di marrone e nocciola, era modellato in modo perfetto. La tensione era palpabile. I discorsi, le proposte indecenti fatte tra il serio ed il faceto fatte da Giancarlo, ora erano d'impiccio.
Lentamente si sforzarono ambedue di superare quel blocco psicologico che li
attanagliava.
I discorsi scivolavano via quieti, senza lasciar traccia, stando ben attenti a non incrinare quello strano equilibrio che s'era andato a formarsi tra i due.
Giancarlo però, non stava nella pelle, e sentì il bisogno di toccarla, di sfiorare quella bianca pelle di lei, ed ad un tratto, allungo la sua mano destra e prese la sinistra di lei, e la strinse. Quante volte s'erano toccati, sfiorati, baciati negli anni trascorsi in ufficio?
Cento, mille... ma mai s'erano toccati consapevoli della loro voglia.
Quella stretta di mano, era qualcosa di nuovo e di diverso.
La mano di lei sembrò fredda, e lui la strinse forte quasi per riscaldarla. Lei fu come colpita dal fatto, ma non si ritrasse, e restò a guardare quella sua mano stretta in quella di lui, immobile, come due innamoratini adolescenti.
In quella stretta c'era di tutto. L'eccitazione del momento, dei pensieri di ambedue, la prospettiva di quello che sarebbe certamente accaduto di lì a poco.
Le pietanze si susseguivano stancamente, lentamente. Troppo lentamente. I silenzi dei due cominciarono ad allungarsi man mano che ci si avvicinava al dolce.
Lei sorseggiava il vino dolcemente, assaporandone il gusto ed osservando gli occhi lucidi di voglia di lui.
Lui masticava piano, osservando ogni angolo, ogni particolare del viso di lei.
Il dolce, il caffè, l'amaro, ed infine il conto.
L'imbarazzo si fece più evidente quando uscirono dal ristorante, ed il freddo della serata li colpì al viso accaldato dal mangiare e dal bere.
Un attimo di esitazione. Perché tergiversare ancora? Perché perdere altro tempo in qualche locale, correndo il rischio di essere visti?
Giancarlo la strinse a se, sentendo tutto il peso di quella mossa, di quel corpo che traballò sui tacchi, che restò un po' irrigidito dalla sorpresa: "Andiamo da te...?"
Era la domanda che aveva sognato di farle da mesi.
Lei sorrise, si scostò, quasi timorosa di essere vista, poi fece segno di sì con la testa.
Furtivamente i due salirono sulle rispettive auto, e si diressero verso la casa di lei.
Giancarlo gli restò appiccicato al paraurti come un investigatore, quasi temesse che Elisa fuggisse, che cambiasse idea. Non c'era pericolo.
Elisa era eccitata quanto lui, ed il sapere che dietro alla sua auto c'era un uomo eccitato come un pazzo, la mandava in visibilio. Velocemente raggiunsero la casa di lei e complice l'oscurità, Giancarlo s'introdusse nel garage senza farsi notare da nessuno.
Lei lo precedette, e lui poté osservare quel corpo che sinuosamente saliva per le scale, avendo ben presente che stava per scoparla.
Ambedue ne erano coscienti, e il pensiero stava letteralmente facendolo scoppiare di eccitazione.
La mano di Elisa tremò, mentre cercava di infilare la chiave nella serratura dell'appartamento.
Silenziosamente, come due ladri, entrarono in casa, e Giancarlo con un certo imbarazzo, si mise ad osservare i quadri appesi sulle pareti, mentre lei si toglieva il soprabito.
Attimi lunghi come ore, e movimenti pesanti, altrettanto lenti.
Ora lei gli si era piazzata davanti, evidentemente in attesa di qualche iniziativa di lui che non tardò ad arrivare.La osservò negli occhi.
Quegli occhi neri e profondi, e poi la bocca, sensuale, carnosa, umida, e fu come attratto da una forza irresistibile. Vi si attaccò con tutte le proprie forze, violando quella bocca che lo stava
facendo impazzire.
Lei contraccambiò, abbracciandolo e stringendosi a lui.
Un bacio lungo, interminabile.
Giancarlo capì che il ghiaccio era rotto, e che ora bastava solo lasciarsi andare, e con una donna come Elisa non sarebbe stato sicuramente difficile. Si scambiarono lunghi baci, in piedi, davanti al divano, per poi cadere quasi pesantemente su di esso, sempre rimanendo attaccati.
Lui cominciò a lavorare con le mani, cercando un'apertura in quel vestito che non riusciva a trovare,
Lei si staccò un attimo, e velocemente prese il bordo inferiore del vestito e se lo levò, scoprendo quel suo bel corpo, abbellito dagli indumenti sexy.
Fu un movimento fulmineo, ma che Giancarlo visse come al rallentatore.
Lei che si chinava, che prendeva per il bordo il vestito, e che lo sollevava pian piano, scoprendo da prime le gambe, poi le cosce, le calze, il reggicalze, le piccole e ridottissime mutandine, poi la pancia, i seni, ed il viso che scompariva per un attimo, coperto dalla manovra di quel veloce
spogliarello.
Elisa gettò a terra il vestito, e rimase un attimo ferma, ad osservare quel viso così sorpreso di Giancarlo, che ora aveva davanti a se quel corpo che tanto aveva desiderato. Si avvicinò titubante, ed allungò le braccia, prendendola per i fianchi.
Al contatto, lei ebbe un brivido. Le mani di lui ora la tenevano per i fianchi, ed i due visi erano vicinissimi.
Gli occhi di ambedue brillavano di voglia e di desiderio, e subito ricominciarono a scambiarsi baci appassionati. Si rotolarono sul divano, e lui cominciò a tastarle i grossi seni, che subito schizzarono fuori dal reggiseno, mentre lei cominciava a stuzzicare il cazzo di lui, ancora racchiuso dentro i pantaloni. La mano di lei massaggiava la patta dei pantaloni, alternandosi con delle piccole strette al cazzo, alle quali lui rispondeva sussultando.
Lui si dedicò ai capezzoli, grossi, marroni, di Elisa, la quale si distese in tutta la sua lunghezza a gustarsi le slinguate dell'uomo sulle sue tette.
Giancarlo ora, poteva vedere quel corpo sotto di lui, bello, grande, di donna fatta, formosa, pronta ad essere scopata. Lei sorrideva maliziosamente, accorgendosi del grande stato d'eccitazione di lui.
Giancarlo allungò la mano, e la introdusse nelle mutandine, e trovò la figa di Elisa bagnata in modo incredibile.
Lei, come reazione istintiva, chiuse le gambe, e la mano si trovò imprigionata in mezzo a quelle due splendide cosce, e in mezzo ad un bagno d'umori.
La mosse piano e lei chiuse gli occhi, stringendo ulteriormente le cosce e cominciando a mugugnare. La mano scivolava sul sesso in modo incredibile e poco dopo gli era entrato dentro con due dita.
Piano piano lei aprì le cosce ed andò a manovrare con ambedue le sua mani il polso di Giancarlo che ora si agitava sempre più.
Le mutandine erano ormai solo un piccolo pezzetto di stoffa bagnata e spostato di lato.
Lui poteva ormai vedere bene tutta quella bella peluria di lei che luccicava e si muoveva sotto il movimento della sua mano.
Lei si mise a sobbalzare sul divano sempre più velocemente spingendo dentro quel polso stretto fortemente ed ad un tratto emise un gemito sordo seguito da un "siiiiiiiiii" che dette il segnale di un primo orgasmo.
Giancarlo, un po' stupito, estrasse la mano intrisa d'umori e stette ad osservare gli ultimi sussulti di quel corpo steso sul divano.
Lei si placò piano, massaggiandosi la figa, dopodiché si appoggiò ad un gomito e dopo aver tirato a sé l'uomo, cominciò a sbottonarli i pantaloni. In silenzio, senza una parola, liberò il cazzo di Giancarlo, il quale sembrò esplodere fuori dalle mutande, appena ne ebbe la possibilità.
Il cazzo colpì dolcemente sul naso Elisa che aprì subito la bocca e lo imprigionò.
Giancarlo appoggiò le mani sulla testa di lei, e guidò il pompino.
Dovette interromperla più volte. Lo stava facendo con troppa foga, con troppa fretta. Lui voleva godersi quel momento, quel pompino fatto da quella magnifica donna.
La fece stendere, e si mise sopra di lei, e strofinò quel suo cazzo, ormai di marmo, sopra le sue grosse tette.
Lei, appena il cazzo gli arrivava vicino la bocca, lo colpiva con dei veloci e caldi colpi di lingua.
Lui, stringendoselo in mano, lo strofinò sulle tette, sul viso, sul naso, tra i capelli.
Lei, con la lingua all'infuori, leccava tutto quello che poteva, stringendo l'uomo per le chiappe, e cercando, inutilmente, di fermarlo e di poter completare quel pompino. Ma lui non voleva sborrargli così, voleva scoparla.
Si alzò, e lentamente accarezzò le lunghe gambe di lei.
Accarezzò le scarpe, le calze, salendo lentamente, prendendo le mutandine e sfilandogliele.
Lei alzò le gambe, sontuose, perfette, in un gesto che sapeva di resa totale.
Le divaricò le gambe, e dopo aver osservato la folta peluria, liberata da quell'inutile piccolo pezzo di stoffa, ci si tuffò addosso, immergendosi negli abbondanti umori di lei. Stava assaporando il gusto dolce di lei, infilando la lingua nella figa calda, grande, bagnata.
Lei lo imprigionò tra le cosce, e lui si scatenò, muovendo la testa con una tale forza che lei non riuscì a trattenere un grido di eccitazione. Giancarlo sentiva le calze strofinarsi sulle sue guance, le sue dita in mezzo al reggicalze, la sua lingua che sguazzava tra pelo ed umori, ed il cazzo, liberato da ogni impedimento, fargli male dal desiderio.
Lei mugugnava, e pronunciava delle frasi sconnesse, mentre, inarcando il corpo, tentava di assaporare il più possibile quei momenti. Si risollevò, e velocemente si denudò.
Lei aspettò muovendosi appena, dopodiché, allargò le cosce in segno d'invito e lui, indirizzò il cazzo in quella magnifica figa, la quale imprigionò il cazzo senza il minimo problema.
0
voti
voti
valutazione
0
0
Commenti dei lettori al racconto erotico