Introduzione - Una famiglia Cuck
di
Valerio Dia
genere
incesti
Il mio è un matrimonio solido, basato sull’amore, sulla sincerità e sul sesso.
Io e mia moglie ci conoscemmo in discoteca tanti anni fa e dopo una bellissima scopata ci presentammo.
Era una di quelle situazioni imbarazzanti, ci svegliammo nudi, da estranei, lei mi fece i complimenti i complimenti per la natte, dicendomi che tra quelli che aveva beccato in quella discoteca ero stato uno dei migliori, anche se non il migliore, e io le risposi a tono.
Ridemmo, e fu strano, chi ride con una con la quale hai scopato da mezzo ubriaco senza sapere il nome?
Ridemmo e ci presentammo. Le offri la colazione, la riaccompagnai a casa.
La ritrovai in quella discoteca, stavolta non era solo con le sue amiche, ma anche col suo ragazzo.
Mi presentò come un vecchio amico, capii che amava un certo tipo di giochi, e stetti al suo, mi disse in segreto di vederci al bar della colazione della settimana prima.
Colazione e poi letto, ma quella volta mi diede il culo. Rimanemmo tutto il giorno in camera.
Non divenimmo fidanzati ufficialmente, ed allora la parola scopamici non esisteva, ma eravamo qualcosa, che sorprendentemente durò. Passarono mesi, anni ed infine ci sposammo.
Questa introduzione serve a farvi capire che la storia con Paola nacque dal sesso, e col sesso si sviluppò negli anni.
Sperimentammo.
Per un po' di tempo io fui il suo amante, per altro tempo lei fù la mia. Provammo di tutto, e quando capimmo che assieme eravamo davvero felici e liberi come non lo eravamo con nessun’altro capimmo di amarci davvero.
Esplorammo la nostra sessualità, lei conobbe le mie fantasie cuck, io le sue incestuose, avevamo realizzato le mie, e giocavamo di ruolo per le sue. Sperimentammo di tutto.
Dopo il matrimonio e l’arrivo di nostro figlio, come molti, ci siamo dovuti frenare un po', ma senza mai fermarci.
Con gli anni trovare coppie/persone per le mie voglie cuck e giovani ragazzi per le sue fantasie incestuose divenne sempre più semplice, soprattutto grazie ad internet, anche se il tempo da dedicare a questi svaghi era sempre minore rispetto al passato.
Notai però una cosa.
Mentre per le mie fantasie non mi facevo scrupoli ad andare con gente più giovane o nostri coetanei (50enni) lei invece cercava sempre e solo ragazzi giovani. Da ragazzi alle volte Paola si faceva scopare da uno che chiamava papà, altre volte dal fratello, altre dal nonno e altre ancora da suo figlio, ma col tempo, quest’ultima divenne la sua unica fantasia.
Glielo chiesi, e lei mi disse che il nostro Michele era un così bel ragazzo, che sapeva che non poteva, ma che era fissata con quell’idea.
La baciai e le dissi che potevamo provare e che personalmente, non esisteva fantasia più perversa per un cuck come me.
Scopammo, immaginando che con noi ci fosse nostro figlio, a sborrare dentro la fica di sua madre e a sottomettere il suo papà.
Ci buttammo a letto a guardare il tetto, col fiatone, entusiasti dell’idea.
Le chiesi se voleva un caffè, mi disse di si. MI misi dei pantaloni addosso e mentre lasciavo la stanza mi chiesi
‘Chissà se Michele c’è l’ha grosso’
‘Fidati di me, c’è l’ha grosso’ mi rispose. Andai in cucina sorridendo, immaginando già il da farsi.
Per commenti o critiche potete scrivermi qui
velen.riva@gmail.com
Io e mia moglie ci conoscemmo in discoteca tanti anni fa e dopo una bellissima scopata ci presentammo.
Era una di quelle situazioni imbarazzanti, ci svegliammo nudi, da estranei, lei mi fece i complimenti i complimenti per la natte, dicendomi che tra quelli che aveva beccato in quella discoteca ero stato uno dei migliori, anche se non il migliore, e io le risposi a tono.
Ridemmo, e fu strano, chi ride con una con la quale hai scopato da mezzo ubriaco senza sapere il nome?
Ridemmo e ci presentammo. Le offri la colazione, la riaccompagnai a casa.
La ritrovai in quella discoteca, stavolta non era solo con le sue amiche, ma anche col suo ragazzo.
Mi presentò come un vecchio amico, capii che amava un certo tipo di giochi, e stetti al suo, mi disse in segreto di vederci al bar della colazione della settimana prima.
Colazione e poi letto, ma quella volta mi diede il culo. Rimanemmo tutto il giorno in camera.
Non divenimmo fidanzati ufficialmente, ed allora la parola scopamici non esisteva, ma eravamo qualcosa, che sorprendentemente durò. Passarono mesi, anni ed infine ci sposammo.
Questa introduzione serve a farvi capire che la storia con Paola nacque dal sesso, e col sesso si sviluppò negli anni.
Sperimentammo.
Per un po' di tempo io fui il suo amante, per altro tempo lei fù la mia. Provammo di tutto, e quando capimmo che assieme eravamo davvero felici e liberi come non lo eravamo con nessun’altro capimmo di amarci davvero.
Esplorammo la nostra sessualità, lei conobbe le mie fantasie cuck, io le sue incestuose, avevamo realizzato le mie, e giocavamo di ruolo per le sue. Sperimentammo di tutto.
Dopo il matrimonio e l’arrivo di nostro figlio, come molti, ci siamo dovuti frenare un po', ma senza mai fermarci.
Con gli anni trovare coppie/persone per le mie voglie cuck e giovani ragazzi per le sue fantasie incestuose divenne sempre più semplice, soprattutto grazie ad internet, anche se il tempo da dedicare a questi svaghi era sempre minore rispetto al passato.
Notai però una cosa.
Mentre per le mie fantasie non mi facevo scrupoli ad andare con gente più giovane o nostri coetanei (50enni) lei invece cercava sempre e solo ragazzi giovani. Da ragazzi alle volte Paola si faceva scopare da uno che chiamava papà, altre volte dal fratello, altre dal nonno e altre ancora da suo figlio, ma col tempo, quest’ultima divenne la sua unica fantasia.
Glielo chiesi, e lei mi disse che il nostro Michele era un così bel ragazzo, che sapeva che non poteva, ma che era fissata con quell’idea.
La baciai e le dissi che potevamo provare e che personalmente, non esisteva fantasia più perversa per un cuck come me.
Scopammo, immaginando che con noi ci fosse nostro figlio, a sborrare dentro la fica di sua madre e a sottomettere il suo papà.
Ci buttammo a letto a guardare il tetto, col fiatone, entusiasti dell’idea.
Le chiesi se voleva un caffè, mi disse di si. MI misi dei pantaloni addosso e mentre lasciavo la stanza mi chiesi
‘Chissà se Michele c’è l’ha grosso’
‘Fidati di me, c’è l’ha grosso’ mi rispose. Andai in cucina sorridendo, immaginando già il da farsi.
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