Fiaba per adulti- Ingoianeve e i vari cazzi

di
genere
etero


C’era una volta, in un regno lontano i cui abitanti vivevano per soddisfare le voglie sessuali della famiglia regnante, una sexy principessa di nome Ingoia-neve. La sua bellezza era tanta che i cazzi di tutti gli abitanti del regno, sia giovani che vecchi, si rizzavano al suo passaggio; e non c’era modo per loro di evitarlo. È anche vero però che neanche la stessa Ingoia-neve faceva nulla per evitarlo, al contrario, amava provocare gli uomini del popolo con abiti succinti mettendo in mostra il suo seno prosperoso e le lunghe gambe sode. La ragazza viveva quindi felice e bagnata, sculettando tutto il giorno in giro per il paese, facendosi desiderare, e attendendo l’arrivo del suo 19esimo compleanno, giorno in cui avrebbe finalmente potuto scegliere un uomo tra i suoi sudditi e farsi scopare a sangue, perdendo finalmente la verginità.
Ingoia-neve non vedeva l’ora che ciò accadesse, e sapeva anche da chi avrebbe voluto farsi sfondare: Pa(O)loduro. Egli era il figlio del falegname del paese, un ragazzo alto, muscoloso e con dei bellissimi occhi verdi. Ma la sua migliore qualità era sicuramente la dimensione del suo cazzo: una volta Ingoia-neve, incuriosita dal rigonfiamento particolarmente sporgente che gli era nato nei pantaloni dopo aver visto le sue enormi tette, lo aveva seguito e spiato, e nascosta dietro ad una porta, lo aveva visto abbassarsi i pantaloni e tirare fuori un cazzo doppio e lungo quasi quanto un avambraccio. Ne era rimasta così piacevolmente colpita che quel giorno decise che sarebbe stato lui e solo lui a rompergli la figa per la prima volta.
Quando il tanto atteso momento si stava avvicinando però, la sua matrigna, nonché regina e donna altrettanto bella e formosa ma di almeno 30 anni più vecchia di lei, in preda alla gelosia e contrariata dal fatto di dover cedere a Ingoia-neve il suo cazzo preferito, decise di rovinare la sua immagine di bomba sexy sostituendo tutti i suoi abiti corti e scollati con vestiti austeri e per nulla sensuali. Decise inoltre di relegare Ingoia-neve nel castello per impedirle di vedere e flirtare con Paoloduro ed evitare così che la principessa le rubasse l’unico uomo capace di farla godere tanto.
Le precauzioni adottate dalla regina furono però inutili perché Ingoia-neve, proprio il giorno in cui compiva 19 anni, trovò il modo di scappare dal castello per una visita al borgo degli artigiani; e per giunta, vergognandosi di quei vestiti quasi da suora che non lasciavano scoperte neanche le caviglie, decise di uscire solo in intimo: reggiseno e perizoma di pizzo bianco e autoreggenti, anch’esse bianche.
Quel pomeriggio, al borgo, tutti i commercianti rimasero rapiti dalla visione di una Ingoia-neve che, eccitata, saltellava per la strada diretta alla falegnameria, facendo sobbalzare le sue tette e mostrando la pienezza del suo sedere. I cazzi degli uomini erano più duri e dritti che mai, e perfino le fighe di alcune donne presenti cominciarono a gocciolare dinanzi a quelle forme.
Ma nonostante i suoi sforzi Ingoia-neve non riuscì nella sua impresa; proprio sulla soglia dell’entrata della falegnameria ad aspettarla c’era un uomo basso, con una pancia pronunciata e una lunga chioma bionda: Leccafido, il più devoto servitore della regina, che insospettito per non aver trovato Ingoia-neve nella sua stanza si era diretto alla falegnameria, sapendo che era lì che l’avrebbe trovata. Ingoia-neve si incupì, cadde sulle ginocchia, stanca per la corsetta, e ormai rassegnata al fatto che neanche quel giorno avrebbe potuto accogliere il minchione di Paoloduro nei suoi stretti orifizi.
Leccafido si caricò Ingoia-neve su una spalla, ritrovandosi il generoso culo di lei ad un soffio dal suo viso, e non riuscendo a resistere a tanta bellezza lo schiaffeggio due volte, una per ogni chiappa, lasciando il segno rosso della sua mano sulla pelle bianco latte di lei. Leccafido però si pentì subito del suo gesto; se la malvagia regina lo avesse scoperto si sarebbe sentita tradita, avrebbe pensato che anche lui preferisse la giovane Ingoia-neve a lei e probabilmente gli avrebbe impedito di leccarle ancora la sua succulenta e pelosa figa. Purtroppo però non era riuscito a trattenersi, il suo istinto animalesco aveva avuto la meglio e così si avviò alla carrozza che avrebbe riportato entrambi al castello, con una enorme erezione tra le gambe.
Nel frattempo la regina, sentendosi al sicuro e pensando di aver risolto il problema con la principessa, si stava rilassando nella sua stanza, e come ogni giorno tirò fuori il suo specchio dall’armadio e pronunciò -Specchio, servo delle mie brame, chi è la più porca del reame?-. La lastra che aveva tra le mani cominciò a colorarsi di verde, ed un viso che non era quello della regina apparve e parlò: -Mia cara regina, certo tu sì che sei una gran maiala, molti uomini ti hanno scopata, molti uccelli hai spompato, e molte volte hai squirtato; eppure c’è una ragazza nel tuo regno che, nonostante non abbia mai preso un cazzo, è molto più porca di te!- La regina imbestialita chiese allo specchio chi fosse quella dannata ragazza e lo specchio gli rispose: -Le sue tette sono così grosse che il cazzo lì in mezzo sparisce, i suoi capezzoli rosa e sempre turgidi, il suo sedere rotondo sembra fatto apposta per essere palpato, la sua bocca è del colore della passione: rossa, e la sua pelle candida come la neve. Ma la cosa che la rende più porca di te è il suo folle desiderio di godere, la sua voglia di cazzo supera di gran lunga la tua, mia regina. Guarda cosa ha fatto per raggiungere il suo minchione…- nello specchio cominciarono a susseguirsi le immagini di Ingoia-neve che mezza nuda correva verso la falegnameria, che lanciava sguardi languidi a chiunque la stesse ammirando, che veniva fermata da Leccafido e persino del momento di debolezza del servitore.
Infuriata la regina uscì dalla stanza e corse giù per raggiungere l’atrio, dove trovò Ingoia-neve, mezza nuda, e Leccafido che erano appena scesi dalla carrozza. La regina afferrò la principessa per i capelli e le spinse a terra, urlandogli di andare nella sua stanza e di rimanere in attesa di una severa punizione per averle disobbedito e mentre la povera principessa si allontanava la regina trascinò Leccafido su per le scale, verso la sua camera da letto. Una volta dentro si spogliò rimanendo nuda e fece inginocchiare Leccafido. Gli sbatté la figa in faccia ordinandogli di non muoversi, senza dargli il permesso di leccarla. Si strusciò sulla faccia del suo servo facendogli sentire il suo odore, bagnandogli la bocca con i suoi liquidi. E mentre Leccafido, ormai eccitatissimo, faceva fatica a non avventarsi sulla figa bagnata della regina per succhiarle il clitoride, lei gemeva sentendo il naso di lui strofinarle la sua entrata. La regina voleva punirlo negandogli ciò che lui più desiderava: farla gemere e ansimare scopandola con la lingua e sentire il sapore del suo orgasmo in bocca. La sadica regina venne, fu un orgasmo frettoloso, provocato dalla forte eccitazione di vedere il suo servitore soffrire, con il cazzo diventato di marmo costretto nei pantaloni e la voglia di figa negli occhi. Dopo essere venuta la regina si allontanò, e pur essendo più calma non aveva di certo dimenticato l’affronto che i due le avevano fatto. Perciò ebbe un’idea: avrebbe mandato Ingoia-neve nei boschi e ad accompagnarla sarebbe stato Leccafido; l’avrebbe scopata, e poi soffocata con la sua sborra. In questo modo si sarebbe sbarazzata per sempre di lei e avrebbe punito lui per aver osato toccare un’altra donna.
Leccafido non ne fu contento, era così eccitato per lei, avrebbe voluto scoparsi lei, non Ingoia-neve, eppure accettò, non volendo far arrabbiare ulteriormente la sua regina.
Il servitore raggiunse la stanza di Ingoia-neve e la trovo ancora svestita sul letto a piangere, per la frustrazione di non aver potuto sentire dentro di sé il cazzo di Paoloduro. Lui con l’inganno la convinse a seguirlo, la afferrò e la trascinò con sé uscendo dal castello e avviandosi nei boschi. Ingoia-neve cominciò ad opporre resistenza quando gli alberi si fecero più fitti e il buio prese il sopravvento. Leccafido vedendo che si erano allontanati abbastanza da occhi indiscreti si fermò e prima di girarsi verso di lei, che le stava dietro, si abbasso la lampo dei pantaloni tirando fuori il cazzo e sospirò.
Leccafido si girò e appoggio la mano di Ingoia-neve, che fino a quel momento era ancorata alla sua, sul suo cazzo, la chiuse a pugno attorno alla sua asta e sospirò ancora, gli doleva. Ingoia-neve spaesata non si tirò indietro ma strinse la mano attorno al suo membro. Leccafido allora gli confidò il piano che la regina gli aveva ordinato di attuare, ma gli disse anche che l’avrebbe risparmiata perché in fondo Ingoia-neve non meritava di finire così i suoi giorni. Però questo, solo a patto che lei lo segasse e lo aiutasse a svuotarsi, per poter dire alla regina di aver portato a termine il suo compito e che sparisse per sempre dal regno e lasciasse perdere Paoloduro.
Biancaneve spaventata dalla crudeltà della regina accettò, e poi il cazzo di Leccafido non era male, per di più avrebbe avuto la possibilità di avere un cazzo arrapato tra le mani, sarebbe stato quello il suo pegno di compleanno, una sega a Leccafido.
In silenzio Ingoia-neve comincio a muovere su e giù la mano sul cazzo di Leccafido, seguendo il ritmo che lui gli stava imponendo. Strinse forte la mano attorno alla cappella e poi la accarezzò coi polpastrelli, disegnando dei cerchi col pollice. Con la mano libera decise di fare una mossa azzardata: gli afferrò le palle e cominciò a massaggiarle. Leccafido sembrò apprezzare la sua intraprendenza; il suo respiro divenne affannoso, e dalla gola risalì un ringhio che fece bagnare Ingoia-neve. Leccafido non durò molto; non appena Ingoia-neve aumentò il ritmo dei suoi movimenti lui venne, copiosamente, sulla mano della ragazza, alcuni schizzi finirono anche sulla pancia di lei, talmente era stata la potenza con cui era fuoriuscito lo sperma.
Leccafido si tirò subito indietro, si rimise il cazzo nei pantaloni, e si avviò a passo svelto verso l’uscita del bosco, senza voltarsi indietro nemmeno una volta, e pregando che Ingoia-neve si sarebbe davvero tenuta alla larga da Paoloduro.
La principessa ,ormai sola, cominciò a guardare incuriosita la sua mano sporca di sperma e le venne voglia di scoprire il sapore di quella calda crema: portò un dito alla bocca e lo leccò, sentì un sapore amaro e poi il liquido scenderle giù per la gola. Rimase qualche minuto ferma lì, ad occhi chiusi, leccando la sua mano per ripulirla, ingoiando ogni goccia della sborra di Leccafido.
Una volta pulita Ingoia-neve si addentrò nella foresta in cerca di un riparo, e continuò a camminare finché una luce gialla ruppe il buio. Si diresse verso di essa e avvicinandosi scoprì che nel bel mezzo del bosco c’era una casetta, piccola ma graziosa; così, stanca ed infreddolita vi entrò. Dentro c’era caldo e subito Ingoia-neve si rilasso, all’interno della casa c’era un enorme tavolo, attorniato da 7 piccole sedie, giusto lì dietro c’erano 7 piccoli letti sfatti. La ragazza decise di appisolarsi in uno di essi per riposarsi solo un po’; e fu così che si ritrovò addormentata tanto profondamente da non sentire i passi di chi entrò in casa qualche ora dopo.
-Eo, Eo, a noi piace sborrar…- l’ometto a capo della fila fermò il coro e si avvicino guardingo al letto dove Ingoia-neve giaceva addormentata. Tutti quelli dietro di lui lo seguirono e accerchiarono il letto parlottando tra loro, chiedendosi chi fosse quella sexy ragazza nel loro letto e toccandole il corpo per capire se fosse vera. C’era chi le annusava i capelli, chi le toccava le gambe e chi i piedi. La ragazza cominciò a mugolare e aprì gli occhi, trovando 7 paia di occhi neri come la pece a fissarla. Ingoia-neve sobbalzo e cerco di scusarsi con i signori per l’intrusione. Racconto chi era e cosa era successo, ed anche i 7 piccoli uomini si presentarono. C’era Mignolo, il nano dal cazzo piccolo e fino; c’era Master, il nano dominatore; c’era anche Palla, che amava farsi toccare i coglioni; poi c’era Duplice, il cui cazzo era così grande da essere 2 volte quello di un uomo normale; il quinto era Lesto, il nano che sborrava presto; il sesto invece era Gocciolo, era il più bello quello che faceva sempre gocciolare le fighe delle donne; ed in ultimo c’era Sapiolo, il nano che amavo un buon cervello più di un bel paio di tette.
I 7 nani dopo aver ascoltato Ingoia-neve decisero di darle asilo in cambio di favori sessuali. Ovviamente lei gli aveva detto di essere ancora vergine e loro non avevano intenzione di violare la sua purezza, ma potevano fare altro; ad esempio Sapiolo ogni notte, tornato da lavoro le sottoponeva un indovinello e quando lei indovinava lui sborrava per la contentezza di aver trovato una ragazza intelligente quanto lui; Master invece, voleva che lei una volta alla settimana fosse la sua personale schiava per tutto il giorno e facesse tutto ciò che le ordinava senza mai opporsi; mentre Duplice, voleva che lei ogni mattina glielo prendesse tutto in bocca e nonostante le sue dimensioni lei riusciva sempre nell’impresa, consentendogli di sborrarle dritto nella gola.
E fu così che i mesi passarono, tra pompini, seghe e giochetti erotici a cui Ingoia-neve si prestava sempre più che volentieri (nonostante molte volte non sapesse bene cosa fare), sia per ripagarli della loro generosità, sia perché amava far godere quegli ometti e cibarsi dei loro cazzi.
Le cose cambiarono drasticamente quando un giorno, una vecchia signora che passava di lì per caso, avvicinò Ingoia-neve chiedendole un tozzo di pane. La ragazza vedendo la donna così magra e affaticata non esitò a dargli un filone intero e così la donna per ringraziarla della sua gentilezza le offrì un dildo di plastica dicendole: -Appena ti ho visto ho capito che sei una ragazza inesperta, ma estremamente vogliosa, nei tuoi occhi riesco a vedere il desiderio di soddisfare i tuoi uomini e di farlo nel miglior modo possibile, perciò prendi questo, esercitati, ti aiuterà a migliorare, così potrai finalmente dare loro ciò che meritano: il meglio- e così dicendo la vecchietta andò via.
Ingoia-neve con il dildo in mano pensava alle parole di quella dolce vecchina e decise che avrebbe seguito il suo consiglio. Quando i nani non erano in casa si sarebbe esercitata con quel dildo per riuscire finalmente a ringraziarli come meritavano. Pensò quindi a quello che Palle le aveva chiesto quella mattina, voleva che lei gli prendesse le palle in bocca e gliele succhiasse ma lei non era stata molto brava perché non riusciva a farle entrare entrambe in bocca. Così si avvicino il cazzo di plastica alle labbra e cominciò a leccare le finte palle che c’erano alla base, passando la lingua nel mezzo e succhiandole piano, ma prima che potesse provare a prenderle entrambe in bocca Ingoia-neve svenne.
Quando alla sera i nani rientrarono dal lavoro trovarono Ingoia-neve riversa a terra, ancora svenuta e videro affianco a lei il dildo rosa; lo presero, lo annusarono e subito capirono. Ingoia-neve era stata avvelenata.
Quella gentile vecchina che le aveva regalato quel cazzo avvelenato altri non era che la regina, che scoperto che Ingoia-neve era ancora viva grazie al suo specchio magico, aveva deciso di occuparsi in prima persona di Ingoia-neve e di togliersela di torno nel modo più sicuro possibile, avvelenando un cazzo con uno speciale veleno che non l’avrebbe uccisa ma che l’avrebbe fatta dormire in eterno, perché sapendo quanto era diventata golosa era sicura che lo avrebbe messo in bocca.
La regina gioiva a palazzo per aver finalmente fatto addormentare la sua rivale, mentre i nani si disperavano per aver perso la loro miglior amante a cui ormai si erano affezionati. Provarono in ogni modo a svegliarla ma nessuno di loro ebbe successo, decisero così di trasportare Ingoia-neve fino al limitare del bosco nella speranza che qualcuno la trovasse e conoscesse una cura che l’avrebbe fatta tornare di nuovo viva e porca come era stata fino a quel giorno.
Adagiarono quindi Ingoia-neve su un letto di rose e la trasportarono fino al confine con la città, dopodiché si nascosero tra i boschi per tenere d’occhio il corpo della loro amata.
Solo dopo qualche ora videro in lontananza una figura avvicinarsi, la persona avanzava spedita proprio verso il punto in cui giaceva Ingoia-neve. Portava con sé un’ascia ed una borsa vuota. Capirono subito chi fosse e ne ebbero la certezza quando fu ad un passo da Ingoia-neve e poterono mettere bene a fuoco il cavallo dei suoi pantaloni.
Paoloduro era andato nella foresta per tagliare qualche albero e procurarsi della legna per il suo negozio, non si aspettava di certo di trovare la famosa Ingoia-neve, ormai scomparsa da qualche mese, sdraiata lì come se fosse morta. Le si avvicinò e subito notando le sue labbra ancora rosse e quelle enormi tette che strabordavano dalla camicetta si eccitò. Lei era sempre stata il suo desiderio nascosto.
Ogni volta che lei passava, lui si eccitava tanto da doversi rintanare in bagno per segarsi sennò la sua erezione non sarebbe mai sparita. Segretamente sperava di essere lui la scelta di Ingoia-neve il giorno del suo 19esimo compleanno, sperava di poter essere lui a sfondare quella fighetta per la prima volta, a fargli provare il piacere di uno splendido orgasmo e alla fine riversarsi dentro di lei.
Con quei pensieri perversi in testa si avvicino al corpo di lei per svegliarla, e quando vide che i suoi occhi non si aprivano e qualsiasi cosa lui facesse lei continuava a dormire profondamente decise di provare con un altro metodo, e si, anche di realizzare almeno in parte un suo desiderio.
Paoloduro si abbassò i pantaloni e cominciò a segarsi mettendo il suo cazzo all’altezza del viso di lei, sfregò la cappella umida contro la guancia, accarezzò con il cazzo il profilo delle sue labbra e cominciò a pensare a tutte le volte che Ingoia-neve era passata davanti al suo negozio; la sua mano si muoveva veloce; il cazzo sbatteva contro la bocca di lei e nella mente di Paoloduro passavano immagini delle volte il cui Ingoia-neve si era abbassata, piegandosi a 90 davanti a lui e gli aveva mostrato le sue belle mutandine, delle volte in cui lei guardandogli il cazzo si era leccata le labbra, delle sue tette sempre strette in quei corpetti favolosi; e così stringendo di più la presa sul suo cazzo venne. Un attimo prima di rilasciare il suo sperma infilò il cazzo nella bocca di lei e ansimando sussurrò: -Ingoia, Ingoia, Ingoia…-
Non appena la prima goccia di sperma caldo tocco la gola di Ingoia-neve lei aprì gli occhi, a fatica mise a fuoco il viso di Paoloduro e sentì le sue gambe tremare. Si rese conto che quello che aveva in bocca era il cazzo da lei tanto agognato e prima che lui lo sfilasse imbarazzato lei strinse le labbra succhiandolo forte e ingoiando tutta la sua sborra. Lo schiocco provocato dalle labbra di Ingoia-neve che si staccavano dal cazzo vigoroso di Paoloduro ruppe il silenzio in cui erano avvolti. Subito alla ragazza spuntò un sorriso soddisfatto e, pensando che finalmente avrebbe potuto sentirlo dentro e farsi sfondare, lo tirò facendolo cadere sul suo corpo. Lo baciò, infilando la sua lingua nella bocca di lui, ma prima lo ringrazio, non solo per averla guarita, ma anche per averle fatto provare quel sapore così dolce che tanto aveva desiderato.
E fu così che Ingoia-neve perse finalmente la sua verginità. In un bosco, mentre i 7 nani la osservavano eccitati e l’eccezionale cazzo di Paoloduro la penetrava duramente facendola ansimare, gemere ed urlare.
scritto il
2020-02-27
2 . 3 K
visite
0
voti
valutazione
0
il tuo voto
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.