Una Pausa Pranzo un po’ Diversa

di
genere
trio

Entrai in autostrada preciso per arrivare a destinazione e pranzare, calcolai bene gl’orari, io tempo di viaggio sul navigatore mi rassicurò, ma trovai coda, un camion in panne bloccava una corsia, e quindi si era formata una fila che impiegai circa mezz’ora per far si che l’autostrada fosse di nuovo libera.
Passato l’ostacolo i morsi della fame si sentivano, decisi che alla prossima area di sosta mi sarei fermato, notai che ce n’era una a pochi chilometri da me, con tanto di area picnic, il pranzo lo portavo sempre dietro, quindi raggiunsi l’area e fermai il mio furgone.
Stavo per iniziare a mangiare quando notai l’auto che avevo a una ventina di metri, una utilitaria scura, con il portellone aperto e una donna, che armeggiava ad una ruota, affianco un signore più anziano, che parlava al telefono, capii che avevano forato ma non sapevano assolutamente come mettere la ruota di scorta.
Scesi dal furgone, andai verso di loro, “ una buona azione “, pensai tra me e me, avvicinandomi notai che la signora era veramente una bella donna, avrà avuto una quarantina di anni, portava dei leggings che le risaltavano il culo, mi fissai a guardarlo, mentre lei armeggiava con il cric, continuai a camminare e arrivato vicino dissi: - Buongiorno, posso aiutarvi?, mi sono appena fermato, ho visto che eravate in difficoltà... -, il signore più anziano mi guardò, e guardando il mio furgone, mi rispose: - Salve, sa abbiamo bucato, e né io né mia figlia sappiamo come si cambia la ruota, macchine moderne, troppo complicate... -, la figlia si girò, si alzò e venne verso di me con la mano tesa, - Buongiono! - mi disse, le strinsi la mano, e la salutai, - eh si, non sappiamo proprio come fare a cambiarla, il concessionario non ci risponde saranno tutti a mangiare beati loro...-, alla parola mangiare il mio stomaco gorgogliò, - se volete posso vedere se riesco io?, vado a prendere i guanti nel forgone e ci provo...-, risposi, lei mi guardava negli occhi, i suoi erano verdi come i miei, capelli castani molto mossi e dalla scollatura si vedevano un paio di belle poppe, mi fissai ad osservarle, la stretta di mano resisteva, - Grazie, se non le dispiace -, il padre rispose, mi disincantai, e andai al furgone a prendere un paio di guanti per non sporcarmi le mani.
Tornai all’utilitaria, in una decina di minuti riuscì a cambiare la ruota forata, con il ruotino, - Grazie mille davvero!, sei stato gentilissimo - la figlia mi abbraccio e mi baciò sulle guance, sentii i sui seni, appoggiarsi al mio torace erano belli sodi, - Ora che fai?, ti possiamo offrire qualcosa?, abbiamo da mangiare se ti va potremmo mangiare insieme...-, era una ottima idea, non mi andava di mangiare da solo e ne approfittai, andai a prendere il mio pranzo e ci sedemmo a un tavolino, che era abbastanza riservato, non ci vedeva nessuno dal parcheggio.
Pranzammo in dieci minuti, la fame era tanta un po’ per tutti, accesi una sigaretta, la figlia, che era di fronte a me mi chiese di fargliela una anche per lei, il padre la rifiutò, - No grazie, sei stato fin troppo gentile, anzi dimmi quanto ti devo...-, disse, io lo guardai e sorridendo risposi: -Si accettano solo pagamenti in natura!, niente soldi!-, e mi misi a ridere.
La figlia si alzo e si mise al mio fianco, era seria ma sorrideva, si mordeva le labbra, mi guardava intensamente, la sua mano la passò sulla mia coscia destra fino ad arrivarmi al cazzo, si fermò - Bhe!, allora sarà un piacere...-, esclamò, la guardavo mentre mi toccava la patta dei pantaloni, mi girai e guardai il padre, che stava prendendo fiato con un sospiro, - Tesoro, ma hai sempre voglia di cazzo te! -, le parole riecheggiarono nella mia testa, - Ma papà, a me piace tantissimo, quindi ne voglio tantissimo - rispose al padre sorridendo, il padre si voltò verso di me, - Perdonala, stamattina, l’ha già preso da me quando ci siamo svegliati, poi dal ragazzo al bar dove abbiamo fatto colazione, ma non né ha mai abbastanza -, guardai lei, intenta a sbottonarmi i pantaloni e a tirarmi fuori il cazzo gia barzotto, - Sei propio una maialina allora, un po’ come me, anche a me piace la fica, e non ne ho mai abbastanza -, sei sorrise, fece un si, con una vocina buffa, si mise più comoda e andò diritta con la bocca al mio cazzo, comincio a leccarlo, prima la cappella, poi le palle e infine, ormai duro, lo infilò tutto in bocca cominciando un bellissimo pompino...
La figlia ci sapeva fare, mai ricevuto un pompino cosi, la sua bocca serrava ma senza stringere, vidi il padre alzassi e venire verso la figlia, - Amore, ma quante volte ti ho detto che i pompini non si fanno così! -, disse alla figlia con un tono da padre, la fece alzare, a me chiese gentilmente se potevo girarmi, ora la mia schiena batteva contro il tavolo e le mie gambe ne stavano di fuori, sempre seduto sulla panchina del tavolo di legno da picnic, ammiravo la scena, il padre che bofonchiando qualcosa alla figlia le stava levando il reggiseno, la maglietta era già appoggiata sul tavolo notai.
La figlia torno verso di me, si mise a cavalcioni sulle mie gambe, e iniziò a baciarmi, io cominciai a toccagli le tette, belle piene, una bella terza abbondante con i capezzoli piccoli, bellissime, passai presto la mia bocca alle sue tette, i sui capezzoli subito dopo, con la mano destra sulla tetta sinistra e la mano sinistra passando dal culo a strusciarle la fica dai leggings, lei si alzò scese, s’inginocchiò e riprese a succhimi il cazzo, con la solita maestria che aveva, leggera ma tenace, perfetta anche nel ritmo, si alzò dopo un minuto e guardò il padre che era alla mia sinistra, - Papàaa, voglio che mi scopi anche lui -, il padre guardò la figlia già intenta a riprendere a succhiarmi il cazzo, - Tesoro, ma non devi chiedere a me, ma al signore, se li va di chiavarti! -.
Alzò la testa tenendo il mio cazzo in bocca, mi guardava con degli occhioni, desiderosi, vogliosi di essere scopata anche da me, arrivò ad avere solo la cappella in bocca, la lascio iniziando a leccarla, sempre guardandomi, le sorrisi, - sdraiati sul tavolo -, le dissi, anche lei sorrise, mi dette un bacio sulla punta del cazzo, si alzò, si sdraiò sul tavolo di legno, supina, la sua schiena occupava tutta la lunghezza del tavolo, la testa quasi non entrava, era appena appoggiata, vedevo lo spettacolo di lei distesa, aspettandomi mi guardava, si tolse i leggings compresi di mutandine, lì presi e misi tutto sotto la sua testa, - Così starai più comoda -, mi rimisi a sedere sulla panca, le sue gambe sulle mie spalle, lei alzò la testa per vedere cosa facessi, che mi fiondai ad leccarle la fica, era gustosa, con le dita le aprivo le labbra della fica, così la mia lingua poteva andare più in profondità, mi fermavo a sentirla genere quando le infilavo le dita, nella passera fradicia dei suoi umori e della mia saliva, quando le infilai un dito nel culetto la sentii sussultare, era stretto, caldo e morbido, entro bene anche il secondo dito ben oliato della fica, che continuavo a leccare, alzai la testa e non mi ero accorto della situazione, la sentivo solo mugolare e capii perché, il padre con il cazzo non duro ma bello sodo, si stava facendo fare un pompino, la figlia da maestra che era lo succhiava, e non lo lasciava mai andare, - Che brava maiala è tua figlia! - gli dissi guardando l’intera scena.
Mi alzai, mi sbottonai meglio i pantaloni e mi sistemai in modo di far forza mentre la fottevo, appoggiai la cappella all’ingresso della sua fica, la cominciai a strusciare, tra le sue grandi labbra, e entrai con una spinta poderosa fino in fondo, lei mugolò con in cazzo del padre sempre in bocca, io cominciai le spinte allargandole le cosce, per fottela meglio, senti un - Si, oddio, come è bello -, ovattato dal cazzo del padre.
Continuavo le mie spinte, sempre più forti, mi tenevo alla sua tetta sinistra e all’angolo del tavolo da picnic, lei sorreggeva il cazzo del padre, ora duro, nella sua bocca, toccandogli le palle, con una mano l’altra si masturbava il clitoride, fermandosi quando la chiavavo forte, - Ora girati, troietta! - le dissi, volevo il suo culo, le levai il cazzo lei si girò velocemente, riprese in bocca il cazzo del padre mentre io le allargai le chiappe e puntellai il cazzo al buco del culo, facendolo entrare delicatamente, era ben lubrificato e piano piano, facendolo sentire che le scivolava dentro, lo spinsi fino in fondo, sentii - ohhhhhh, siiiii, piano piano che fa male - ogni centimetro che le mettevo nel culo, meno ovattato questa volta, arrivato in fondo, mi rimisi nella meglio posizione per riniziare a scoparla per bene, cominciai a muovermi sempre più velocemente, guadai il viso di lei, stingeva con le mani il cazzo del padre, con gl’occhi strizzati, la bocca aperta che ansimava di piacere, apri gl’occhi mi guardò mordendosi le labbra, poi guardò il padre - Papà mi sta fottendo in culo -, disse ansimando, il padre le spostò i capelli da la faccia, e mettendole di nuovo il cazzo in bocca, le disse: - E io la bocca tesoro mio, ti piace? -, mugolò un “siiii” lungo intercalato dai miei colpi, mentre riprendeva is succhiare il cazzo del padre in bocca.
Il culo si allargava sempre di più, si inumidiva, ogni tanto toglievo il cazzo e lo rispengevo nel buco, che ormai rimaneva aperto, ogni volta che lo facevo lei si masturbava sempre di più, e strizzava gl’occhi, gemeva, soffocava un si e succhiava, ormai quando ero dentro mi muovevo liberamente, non sentivo stingere, e dopo poco sentii il padre godere, - Bevi tesoro, bevi tutto! -, ansimando pure lui, mi gustai la scena per un attimo, la figlia quasi non la teneva in bocca, ma ripulì tutto l’uccello del padre e si girò a guardammi, i suoi occhi pieni di di gioia, mi fissavano, e con le mani mi allargava le chiappe in modo da farmi entrare ancora di più dentro il suo culetto...
-Non venirmi nel culo -, ansimò, capii che stavo per farlo, la cosa mi era venuta in mente, ma mi fermai, si alzò, respirando affannosamente, mi fece girare, ora ero nella posizione iniziale, la mia schiena appoggiata al tavolo e le gambe nella parte opposta al modo consueto, mi monto in collo, perse il cazzo in mano, e segandolo un po’, se lo puntò alla fica, calandosi sopra...
Cominciò a cavalcalo, la sua fica fradica e calda, era bellissima, sentii un camion che stava parcheggiando lo vidi tra le frasche e notai che il padre si era rivestito, e ci guardava, sorridendo, le presi le tette e ci affondai la faccia, le massaggiavo, le leccavo e le mordevo i capezzoli, - Chissà se quel camionista che è arrivato, ci sta guardando?! -, lei mi guardò, si giro dalla parte dove si udì uno sportello sbattere, mi riguardò, mi sussurrò: - Magariiiii! -, nel farlo riprese a muoversi sempre più forte su e giù, poi si cominciò, a strusciare la sua fica sul mio pube, con il cazzo tutto dentro, si scaldò, capii che stava avendo un’orgasmo spettacolare, le afferrai la tetta destra, il capezzolo sinistro con la bocca, succhiandolo voracemente, e con la mano destra, le misi due dita in culo, venendo anch’io insieme a lei dentro la sua fica....
-Oddio!, sii, oddio siiiiiii! - mi diceva, le tremavano le gambe, il respiro affannoso e corto, la baciai mettendole la mano che prima le strizzava la tetta, su collo, e l’altra mano sulla schiena a sorreggerla, riprese aria, mi ribacio e infine mi sorrise con le nostre labbra vicine, i nostri nasi che si toccavano, io le spostaii i capelli, lei cinse le sue braccia dietro la mia nuca e ci baciammo un’ultima volta.
Si girò verso il padre, le chiese se poteva passarle le mutandine, il padre gli pose delle mutandine di pizzo nero, sfilandole dai leggings e mettendosi a raddrizzarli, si sfilò da mio cazzo ormai barzotto, non più duro, e si mise di corsa le mutandine, faccendo ballare le tette in una mossa molto sexy, - Così un po’ di te te sta ancora un po’ con me -, disse sorridendo, ancora quella vocina buffa, si rivestii, lo feci anch’io, ci incamminammo alle macchine, fumando un’altra sigaretta tutti e tre insieme, ci salutammo, lei mi baciò, dicendomi solo un grazie, il padre mi strinse la mano e mi ringraziò anche lui.
Montai nel furgone, ripartii, la mia mente pensava a quello che era successo, bellissimo, spettacolare, molto strano, mi turbava, ma allo stesso tempo mi eccitava, non capivo, mi accesi un’altra sigaretta e accelerai.

Racconto di fantasia
imarchino52@gmail.com
scritto il
2020-02-28
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