Dal diario di Samu
di
Andrea Belvedere
genere
etero
Dal diario di Samuela
Gli uccellini che cantano al mattino sono sempre stai la mia passione. Mia mamma mi raccontava che da piccolina mi alzavo dal letto all’alba e mi trascinavo la coperta sul piccolo poggiolo della mia cameretta, dove lei mi ritrovava riaddormentata poco dopo, per stare ad ascoltarli cantare alle prime luci.
Quella mattina, dopo anni, al mio rientro a casa mi sono fermata ad ascoltare l’alba e l’usignolo che la cantava sul melo dell’orto. Non so quanto sono rimasta ad ascoltarla.
“ Caffè ? Vestita così non direi che ti sei appena alzata per ascoltare l’alba come facevi da piccola “
La comparsa improvvisa di mia madre che mi porgeva una tazza di caffè mi riportò sul pianeta Terra. Ho idea che devo essere arrossita, era fin troppo evidente che non avevo fatto quell’orario in compagnia di Monica e lei non mi aveva mai riaccompagnata a casa alle cinque con i capelli scomposti, abbassai lo sguardo e cominciai a sorseggiare il caffè. Siamo rimaste sedute lì per un po’, poi “ Sei felice ? “
Ho alzato lo sguardo ed ho accennato un sì con la testa mentre le mani restavano a incollate alla tazza a riscaldarsi e la gola mi soffocava la voce. Dopo un po’ finalmente “ Si mamma, sono felice, oggi sono innamorata e felice, la bufera dell’anno scorso è passata ! “ ( Almeno per oggi )
Non mi ha fatto altre domande, è rimasta seduta al mio fianco, entrambe sorseggiavamo il caffè, mi ha sorriso riprendendosi la tazza e mi ha lasciata solo col turbine dei miei pensieri. Pensare quanto i miei professori dell’accademia d’arte mi hanno spinta a portare fuori le emozioni di dentro per dare loro forma nei miei dipinti ed invece niente, con mia madre non mi usciva una parola.
Avrei voluto raccontarle dei mesi trascorsi, da quando Monica mi ha trascinato al corso di ballo dove ho conosciuto Andrea, di Roberto ( Roberto quando ti deciderai ad ascoltare l’intero cosmo che ci vuole insieme? ). Quando ho conosciuto Roberto è stata una folgorazione: “ Eccolo, è lui, è lui che stavo aspettando da sempre, è lui la mia mezza anima mancante “ . Stavo con Marco da cinque anni, lui da bambina mi aveva accompagnato ad essere donna e da donna ho scelto ciò che l’animo mi aveva rivelato in un istante. Ma Roberto non vuole capire, è tutto preso dalla sua Francesina con cui studia restauro a Roma e non vuole aprire gl’occhi all’evidenza
E poi spunta questo mezzo uomo. Sì, mezzo, perché Andrea ha una sensualità e una dolcezza femminili che per me sono una tremenda calamita. Fa divinamente l’amore, si prende cura di me. Lui non si rende conto, anzi si, lo sa benissimo che io sto aspettando Roberto e nonostante ciò lui mi vuole, mi cerca, mi desidera. Avrei potuto tenerlo al guinzaglio come un cagnolino, avrei potuto, fino a qualche settimana fa, ieri notte è accaduto qualcosa di nuovo.
In realtà mi ero ripromessa di non vederlo più. La sera della partenza del gruppetto di maschietti per la loro avventura, alta via delle Dolomiti e Val di Tessa, una settimana fa, siamo uscite noi fanciulle e Monica, nessuno al di fuori di lei sapeva che io ed Andrea ci frequentavamo di nascosto dal gruppo da mesi, mi rifilò il solito predicozzo: “ Smettila di fargli del male, non vedi che è perso per te? Come puoi pensare di andare da lui un giorno o l’altro e dirgli che il tuo mitico angelo finalmente si è svegliato da letargo eterno? Ammesso che ciò mai accada! “ Per fortuna Monica è la mia migliore amica! “ E’ colpa tua, non dovevi farmelo conoscere, antidoto, non mi avevi parlato della tremenda carica di sensualità che ha addosso! E poi non mi pare di fargli male, anzi, mi sa che il suo ego si sta ingrassando di un bel po’ “
“ Caruccia, mica non me l’ha mai fatta vedere, a me, la sua carica,
una volta gli ho dato un bacetto e quasi quasi gli ho dato fastidio! Deciditi su ciò che vuoi piuttosto, Biancaneve non si faceva sbattere da Mammolo in attesa del principe “
Già, ma perché mi ha chiamata Biancaneve?, c’è qualcosa in lui che… … spesso mi sembra di essere un vampiro che risucchia a un po’ della sua energia. Durante la settimana ho ricevuto una sua cartolina chiusa in una busta: “ Come vedi orizzonti mozzafiato ma quando rientro voglio vedere il profilo dei tuoi seni e dei tuoi fianchi stagliarsi sull’orizzonte del mio letto. Rientriamo venerdì pomeriggio “
Gli ha fatto proprio bene l’aria di montagna, non l’avevo mai sentito dirmi “ Voglio “ con tono così imperativo. Quando l’ho conosciuto lo scorso Novembre, al corso di ballo, faceva fatica a guidarmi, a quanto pare la timidezza gli è passata del tutto. E io, che dovevo avere lui come cagnolino addomesticato, non sono riuscita a fare altro che presentarmi a casa sua, ieri sera, in quel suo appartamentino dove si è trasferito da poco.
“ Chi è? “ “ Cappuccetto Rosso “
“ Niente bambine per bene, io stavo aspettando il lupo! “
“ Stronzone apri, sono io, Samu “ Che bello scherzo che mi hanno fatto i miei a darmi un nome che tutti abbreviano in uno maschile, io con la mia terza piena che porto orgogliosamente in vista.
“ Prego, entra pure, ma che ci fai qui? Sicura di essere nella casa giusta? Non è mica Roma questo sperduto paesello nordista “
Incassato il colpo sono entrata tutta bella sinuosa e provocante andando a fermarmi appoggiano la schiena sul muro che delimita lo sgabuzzino mettendo in mostra tutte le mie bontà, in fin dei conti voleva vedere orizzonti interessanti
“ Bel top, nuovo? “ e si rimette a scaricare lo zaino
“ No, Perlana, cos’è, non ti vado più bene? E quel messaggio? “
“ Una scommessa che ho vinto. Hai ragione a darmi dello stronzo, abbiamo una cosa in più in comune adesso noi due “
“ Hai scommesso con Monica? “ Amici “ L’alta quota ti ha fatto bene, bravo, non sei più un cagnolino, ti sei liberato dal tuo osso eh, lazzarone! “ “ Uno stronzone a cui piace far l’amore con te. Per te invece cosa sono io? Un passatempo in attesa che il tuo principe trovi il cavallo con cui venire a prenderti? “
Troppe verità concentrate in pochi istanti: “ Grazie, bella serata “
Stavo per uscire, respingendo il singhiozzo che mi pulsava in gola, ero troppo orgogliosa per farmi vedere piangere da lui, quando la sua mano afferra il mio braccio. Mi afferra facendomi girare occhi a lui, nuovamente appoggiata al muro, del corridoio stavolta. I suoi occhi erano più scuri del solito, dal marrone erano passati ad essere due perle nere luccicanti, limpidi. Si era portato a casa un pezzo di cielo stellato che sicuramente era rimasto a scrutare per ore, brutto segaiolo mentale, sottospecie di un filosofo andato per algoritmi informatici. Ha tenuto gli occhi fissi sui miei, mi sono sentita denudata fin nei miei pensieri più nascosti. E poi:
“ Proprio un bel top! “ “ L’ho comperato apposta per farmi guardare da te, pezzo di …, non per farmi psicanalizzare l’anima “
“ Non ti va se resto a scrutare i tuoi occhi? “ “ No, di verità me ne hai già sputate fin troppe in faccia stasera! “
Finalmente si era deciso ad abbassare lo sguardo andando a guardare ciò che più gli piaceva: il mio corpo. Anche se nel ballo non riusciva a guidarmi da quanto era insicuro, fin dalla prima volta che mi ha guardata mi sentivo scandagliata. Mi guardava e i suoi occhi sputavano fiamme della passione repressa a cui io sono andata a togliere il tappo. Sì, lo vedi bene il reggiseno in pizzo sotto al top attillato, col pizzo in bassorilievo come piace a te? E vorresti vedere anche il perizoma suo fratello? Son venuta qui a posta per farmi toccare dalle tue mani calde? Cosa gli era successo lassù? Oltre alla sua usuale sensualità c’era di più ieri sera: ha appoggiato la sua mano sul mio collo, un altro po’ però mi strozzava, poi l’ha passata e ripassata sulla clavicola e la spalla… “ Non ti ricordi più come sono fatta? “ … mi ha ripuntato quel suo sguardo addosso fulminandomi mentre continuava a percorrermi con la mano, come un non vedente, stava prendendo un calco di me, un immagine tattile.
“ Preso troppo sole lassù? Devo a questo il tuo comportamento di stasera? “ Continuavamo a fissarci come due duellanti ma dopo un po’ non ce l’ho più fatta a reggere la scena dell’offesa, ho chiuso gli occhi appoggiando la testa al muro lasciandomi percorrere dalle sue mani e più loro si impossessavano di me e più l’immagine di Roberto svaniva nell’oblio mentre Andrea si impossessava del mio presente. Ieri sera anch’io ho fatto l’amore con lui, ero lì con lui e non solo per me com’era accaduto fino a quel momento. Tutte quelle verità erano state come un ariete contro la mia corazza portandomi nuda ed indifesa sul suo letto. I suoi occhi, la sua anima ripulita la differenza: era fiero, orgoglioso di sé di per se stesso, non aveva bisogno di me per esserlo, oltre alla sua dolcezza, quasi femminile, era anche virile. Quando mi sono alzata dal suo letto stamattina mi sentivo e mi sento leggera, stupidamente innamorata come se fosse la prima cotta.
Non è stato il solito premuroso che si prendeva cura di me tutto preso dal soddisfarmi, era lui che mi stava usando. Mi ha fatto sedere sul divano e mi ha spogliata a poco a poco, spesso continuava a fissarmi. Mi son ritrovata nuda col lui ai miei piedi, sempre con quegl’ occhi fissi sui miei …
“ Mostrami la tua clitoride “ dal momento che avevo abbandonato il duello di sguardi mi sentivo timida e a quella richiesta devo essere arrossita, allo stesso tempo fiera del mio corpo. Ho portato le mi e mani sulle ginocchia nel gesto di allargarle portandogli alla vista il suo desiderio, le ho fatte scorrere lentamente sull’interno cosce fino ad arrivare al pube, con le dita della mano destra sono scesa sotto la mia soffice peluria per andare a ritirare quel po’ di pelle che gliela nascondeva mentre mi portavo avanti sul bordo del divano, il suo desiderio in un piatto d’argento, o quasi. Vi si è attaccato avidamente, mi sembrava un lattante da come mi risucchiava la clito mentre le sue mani mi cingevano la vita. Non ho idea del tempo, tanto, poco, si stava riprendendo tutta l’energia che gli avevo rubato? Lui mi risucchiava e io volavo, le sue mani a percorrere la mia schiena, a premere sulle mie tette sode e poi, all’improvviso si stacca e mi fa girare facendomi appoggiare al schienale. Dopo essere rimasto in contemplazione del mio culo, ogni volta che me lo guardava palpeggiandolo mi passa l’idea di averlo grosso, ha iniziato a penetrarmi, non importavano i miei gusti, i miei desideri, ieri sera bastavano i suoi.
Mi ha perso in braccio e portata sul letto, sopra di me sprofondava sempre di più in me mentre incessantemente veniva a cercare la mia bocca. Ha continuato a baciarmi per tutto il tempo finchè non l’ho spinto io a sollevarsi, avevo bisogno di respirare più profondamente per ossigenare l’incendio che divampava dentro di me. Si muoveva più lentamente del solito, sprofondava e si ritraeva lentamente. Con i polpacci lo spingevo affinchè potesse penetrarmi di più, con più spinta: “ Sono io che ti voglio brutto stronzone “
Il mio bacino e la mia vagina avevano preso vita autonoma avvinghiandosi ed accompagnando i movimenti del suo pene.
Mi ha conficcato nuovamente lo sguardo negl’occhi quando i nostri orgasmi hanno scosso i nostri corpi. Per un solo attimo ho retto lo sguardo soccombendo alla necessità di chiuderli per lasciare fluire quell’ondata di emozione vagante in me. Col respiro accelerato e quasi ansimante sono tornata a cercare quel suo sguardo, mi ci sono incollata mentre mi alzavo per raggiungere le sue labbra per poi ripotarlo giù addosso a me, il suo calore che si fondeva col mio.
Sì, ieri sera abbiamo fatto l’amore vicendevolmente.
Senza accorgecene ci siamo addormentati rovesciandoci: mi sono risvegliata dopo qualche ora io in parte sopra di lui, la testa sulla sua spalla, mezzo busto su di lui, la mia gamba destra sopra la sua pancia e a fianco del mio pube palpitava il suo pene. Sono rimasta per un po’ ad ascoltare il suo respiro pieno e profondo. “ Cosa stai sognando o ricordando che il tuo pene sta quasi bussando alla mia vagina? “ Nel giro di poco mi son ritrovata bagnata di desiderio, dormiva o faceva finta? Strusciandomi su di lui sono tornata ad accoglierlo “ Buongiorno “
Ormai è passato più di un anno da quando gli ho insegnato quanto fosse vantaggioso avere a disposizione una sedia in camera, non solo per posarci gli abiti, ora invece ha uno di quei sgabelli ergonomici in legno curvato ma la mia personale variante del Kamasutra funziona lo stesso. Si perché la sedia serve per il mio di piacere, soprattutto, certo lui si gode un bel panorama mentre io sto distesa aggrappata a lui. In questa posizione lui riesce a stimolarmi il punto G. Dicono che aiuti le donne ad avere quell’ ultimo guizzo di energia nell’espellere il bambino durante il parto.
A me regala i miei orgasmi più intensi. Così dal buongiorno nel letto, questa mattina, sono stata io ad alzarmi da lui, prenderlo per mano e invitarlo a sedersi sullo sgabello. Non mi ha lasciato stendermi, mi ha trattenuto pelle a lui, labbra incollate. Un bacio lungo tutto il tempo. Di nuovo il ritmo lento di qualche ora prima, se io provavo ad accelerare mi tratteneva abbracciandomi più stretta. Messa così però il suo glande non strisciava sotto il mio pube, ho dovuto imparare ad arcuare il bacino stile movimento da danza del ventre per portarlo dove lo volevo io. Ma per quanto io stamane cocciutamente cercassi di inseguire egoisticamente il mio piacere respiravamo sincroni e alla fine mi son lasciata di nuovo sciogliere in lui. I miei seno non volevano staccarsi dal suo petto caldo, il mio pube incollato al suo, le sue mani sulla mia schiena, sulle mie spalle e ancora le nostre bocche ad assaggiarsi, a mangiarci.
Un fremito, la paura di pendermi in lui mi ha fatto scappare via.
Mi sono rivestita di colpo, un bacio e me ne sono venuta via. Desidero più Andrea che Roberto? Ma la calma dell’alba mi ha ricomposto l’anima. Sì, oggi sono felice e persa nell’inseguire i mille rivoli di un nuovo orizzonte dipanatosi di fronte a me
Gli uccellini che cantano al mattino sono sempre stai la mia passione. Mia mamma mi raccontava che da piccolina mi alzavo dal letto all’alba e mi trascinavo la coperta sul piccolo poggiolo della mia cameretta, dove lei mi ritrovava riaddormentata poco dopo, per stare ad ascoltarli cantare alle prime luci.
Quella mattina, dopo anni, al mio rientro a casa mi sono fermata ad ascoltare l’alba e l’usignolo che la cantava sul melo dell’orto. Non so quanto sono rimasta ad ascoltarla.
“ Caffè ? Vestita così non direi che ti sei appena alzata per ascoltare l’alba come facevi da piccola “
La comparsa improvvisa di mia madre che mi porgeva una tazza di caffè mi riportò sul pianeta Terra. Ho idea che devo essere arrossita, era fin troppo evidente che non avevo fatto quell’orario in compagnia di Monica e lei non mi aveva mai riaccompagnata a casa alle cinque con i capelli scomposti, abbassai lo sguardo e cominciai a sorseggiare il caffè. Siamo rimaste sedute lì per un po’, poi “ Sei felice ? “
Ho alzato lo sguardo ed ho accennato un sì con la testa mentre le mani restavano a incollate alla tazza a riscaldarsi e la gola mi soffocava la voce. Dopo un po’ finalmente “ Si mamma, sono felice, oggi sono innamorata e felice, la bufera dell’anno scorso è passata ! “ ( Almeno per oggi )
Non mi ha fatto altre domande, è rimasta seduta al mio fianco, entrambe sorseggiavamo il caffè, mi ha sorriso riprendendosi la tazza e mi ha lasciata solo col turbine dei miei pensieri. Pensare quanto i miei professori dell’accademia d’arte mi hanno spinta a portare fuori le emozioni di dentro per dare loro forma nei miei dipinti ed invece niente, con mia madre non mi usciva una parola.
Avrei voluto raccontarle dei mesi trascorsi, da quando Monica mi ha trascinato al corso di ballo dove ho conosciuto Andrea, di Roberto ( Roberto quando ti deciderai ad ascoltare l’intero cosmo che ci vuole insieme? ). Quando ho conosciuto Roberto è stata una folgorazione: “ Eccolo, è lui, è lui che stavo aspettando da sempre, è lui la mia mezza anima mancante “ . Stavo con Marco da cinque anni, lui da bambina mi aveva accompagnato ad essere donna e da donna ho scelto ciò che l’animo mi aveva rivelato in un istante. Ma Roberto non vuole capire, è tutto preso dalla sua Francesina con cui studia restauro a Roma e non vuole aprire gl’occhi all’evidenza
E poi spunta questo mezzo uomo. Sì, mezzo, perché Andrea ha una sensualità e una dolcezza femminili che per me sono una tremenda calamita. Fa divinamente l’amore, si prende cura di me. Lui non si rende conto, anzi si, lo sa benissimo che io sto aspettando Roberto e nonostante ciò lui mi vuole, mi cerca, mi desidera. Avrei potuto tenerlo al guinzaglio come un cagnolino, avrei potuto, fino a qualche settimana fa, ieri notte è accaduto qualcosa di nuovo.
In realtà mi ero ripromessa di non vederlo più. La sera della partenza del gruppetto di maschietti per la loro avventura, alta via delle Dolomiti e Val di Tessa, una settimana fa, siamo uscite noi fanciulle e Monica, nessuno al di fuori di lei sapeva che io ed Andrea ci frequentavamo di nascosto dal gruppo da mesi, mi rifilò il solito predicozzo: “ Smettila di fargli del male, non vedi che è perso per te? Come puoi pensare di andare da lui un giorno o l’altro e dirgli che il tuo mitico angelo finalmente si è svegliato da letargo eterno? Ammesso che ciò mai accada! “ Per fortuna Monica è la mia migliore amica! “ E’ colpa tua, non dovevi farmelo conoscere, antidoto, non mi avevi parlato della tremenda carica di sensualità che ha addosso! E poi non mi pare di fargli male, anzi, mi sa che il suo ego si sta ingrassando di un bel po’ “
“ Caruccia, mica non me l’ha mai fatta vedere, a me, la sua carica,
una volta gli ho dato un bacetto e quasi quasi gli ho dato fastidio! Deciditi su ciò che vuoi piuttosto, Biancaneve non si faceva sbattere da Mammolo in attesa del principe “
Già, ma perché mi ha chiamata Biancaneve?, c’è qualcosa in lui che… … spesso mi sembra di essere un vampiro che risucchia a un po’ della sua energia. Durante la settimana ho ricevuto una sua cartolina chiusa in una busta: “ Come vedi orizzonti mozzafiato ma quando rientro voglio vedere il profilo dei tuoi seni e dei tuoi fianchi stagliarsi sull’orizzonte del mio letto. Rientriamo venerdì pomeriggio “
Gli ha fatto proprio bene l’aria di montagna, non l’avevo mai sentito dirmi “ Voglio “ con tono così imperativo. Quando l’ho conosciuto lo scorso Novembre, al corso di ballo, faceva fatica a guidarmi, a quanto pare la timidezza gli è passata del tutto. E io, che dovevo avere lui come cagnolino addomesticato, non sono riuscita a fare altro che presentarmi a casa sua, ieri sera, in quel suo appartamentino dove si è trasferito da poco.
“ Chi è? “ “ Cappuccetto Rosso “
“ Niente bambine per bene, io stavo aspettando il lupo! “
“ Stronzone apri, sono io, Samu “ Che bello scherzo che mi hanno fatto i miei a darmi un nome che tutti abbreviano in uno maschile, io con la mia terza piena che porto orgogliosamente in vista.
“ Prego, entra pure, ma che ci fai qui? Sicura di essere nella casa giusta? Non è mica Roma questo sperduto paesello nordista “
Incassato il colpo sono entrata tutta bella sinuosa e provocante andando a fermarmi appoggiano la schiena sul muro che delimita lo sgabuzzino mettendo in mostra tutte le mie bontà, in fin dei conti voleva vedere orizzonti interessanti
“ Bel top, nuovo? “ e si rimette a scaricare lo zaino
“ No, Perlana, cos’è, non ti vado più bene? E quel messaggio? “
“ Una scommessa che ho vinto. Hai ragione a darmi dello stronzo, abbiamo una cosa in più in comune adesso noi due “
“ Hai scommesso con Monica? “ Amici “ L’alta quota ti ha fatto bene, bravo, non sei più un cagnolino, ti sei liberato dal tuo osso eh, lazzarone! “ “ Uno stronzone a cui piace far l’amore con te. Per te invece cosa sono io? Un passatempo in attesa che il tuo principe trovi il cavallo con cui venire a prenderti? “
Troppe verità concentrate in pochi istanti: “ Grazie, bella serata “
Stavo per uscire, respingendo il singhiozzo che mi pulsava in gola, ero troppo orgogliosa per farmi vedere piangere da lui, quando la sua mano afferra il mio braccio. Mi afferra facendomi girare occhi a lui, nuovamente appoggiata al muro, del corridoio stavolta. I suoi occhi erano più scuri del solito, dal marrone erano passati ad essere due perle nere luccicanti, limpidi. Si era portato a casa un pezzo di cielo stellato che sicuramente era rimasto a scrutare per ore, brutto segaiolo mentale, sottospecie di un filosofo andato per algoritmi informatici. Ha tenuto gli occhi fissi sui miei, mi sono sentita denudata fin nei miei pensieri più nascosti. E poi:
“ Proprio un bel top! “ “ L’ho comperato apposta per farmi guardare da te, pezzo di …, non per farmi psicanalizzare l’anima “
“ Non ti va se resto a scrutare i tuoi occhi? “ “ No, di verità me ne hai già sputate fin troppe in faccia stasera! “
Finalmente si era deciso ad abbassare lo sguardo andando a guardare ciò che più gli piaceva: il mio corpo. Anche se nel ballo non riusciva a guidarmi da quanto era insicuro, fin dalla prima volta che mi ha guardata mi sentivo scandagliata. Mi guardava e i suoi occhi sputavano fiamme della passione repressa a cui io sono andata a togliere il tappo. Sì, lo vedi bene il reggiseno in pizzo sotto al top attillato, col pizzo in bassorilievo come piace a te? E vorresti vedere anche il perizoma suo fratello? Son venuta qui a posta per farmi toccare dalle tue mani calde? Cosa gli era successo lassù? Oltre alla sua usuale sensualità c’era di più ieri sera: ha appoggiato la sua mano sul mio collo, un altro po’ però mi strozzava, poi l’ha passata e ripassata sulla clavicola e la spalla… “ Non ti ricordi più come sono fatta? “ … mi ha ripuntato quel suo sguardo addosso fulminandomi mentre continuava a percorrermi con la mano, come un non vedente, stava prendendo un calco di me, un immagine tattile.
“ Preso troppo sole lassù? Devo a questo il tuo comportamento di stasera? “ Continuavamo a fissarci come due duellanti ma dopo un po’ non ce l’ho più fatta a reggere la scena dell’offesa, ho chiuso gli occhi appoggiando la testa al muro lasciandomi percorrere dalle sue mani e più loro si impossessavano di me e più l’immagine di Roberto svaniva nell’oblio mentre Andrea si impossessava del mio presente. Ieri sera anch’io ho fatto l’amore con lui, ero lì con lui e non solo per me com’era accaduto fino a quel momento. Tutte quelle verità erano state come un ariete contro la mia corazza portandomi nuda ed indifesa sul suo letto. I suoi occhi, la sua anima ripulita la differenza: era fiero, orgoglioso di sé di per se stesso, non aveva bisogno di me per esserlo, oltre alla sua dolcezza, quasi femminile, era anche virile. Quando mi sono alzata dal suo letto stamattina mi sentivo e mi sento leggera, stupidamente innamorata come se fosse la prima cotta.
Non è stato il solito premuroso che si prendeva cura di me tutto preso dal soddisfarmi, era lui che mi stava usando. Mi ha fatto sedere sul divano e mi ha spogliata a poco a poco, spesso continuava a fissarmi. Mi son ritrovata nuda col lui ai miei piedi, sempre con quegl’ occhi fissi sui miei …
“ Mostrami la tua clitoride “ dal momento che avevo abbandonato il duello di sguardi mi sentivo timida e a quella richiesta devo essere arrossita, allo stesso tempo fiera del mio corpo. Ho portato le mi e mani sulle ginocchia nel gesto di allargarle portandogli alla vista il suo desiderio, le ho fatte scorrere lentamente sull’interno cosce fino ad arrivare al pube, con le dita della mano destra sono scesa sotto la mia soffice peluria per andare a ritirare quel po’ di pelle che gliela nascondeva mentre mi portavo avanti sul bordo del divano, il suo desiderio in un piatto d’argento, o quasi. Vi si è attaccato avidamente, mi sembrava un lattante da come mi risucchiava la clito mentre le sue mani mi cingevano la vita. Non ho idea del tempo, tanto, poco, si stava riprendendo tutta l’energia che gli avevo rubato? Lui mi risucchiava e io volavo, le sue mani a percorrere la mia schiena, a premere sulle mie tette sode e poi, all’improvviso si stacca e mi fa girare facendomi appoggiare al schienale. Dopo essere rimasto in contemplazione del mio culo, ogni volta che me lo guardava palpeggiandolo mi passa l’idea di averlo grosso, ha iniziato a penetrarmi, non importavano i miei gusti, i miei desideri, ieri sera bastavano i suoi.
Mi ha perso in braccio e portata sul letto, sopra di me sprofondava sempre di più in me mentre incessantemente veniva a cercare la mia bocca. Ha continuato a baciarmi per tutto il tempo finchè non l’ho spinto io a sollevarsi, avevo bisogno di respirare più profondamente per ossigenare l’incendio che divampava dentro di me. Si muoveva più lentamente del solito, sprofondava e si ritraeva lentamente. Con i polpacci lo spingevo affinchè potesse penetrarmi di più, con più spinta: “ Sono io che ti voglio brutto stronzone “
Il mio bacino e la mia vagina avevano preso vita autonoma avvinghiandosi ed accompagnando i movimenti del suo pene.
Mi ha conficcato nuovamente lo sguardo negl’occhi quando i nostri orgasmi hanno scosso i nostri corpi. Per un solo attimo ho retto lo sguardo soccombendo alla necessità di chiuderli per lasciare fluire quell’ondata di emozione vagante in me. Col respiro accelerato e quasi ansimante sono tornata a cercare quel suo sguardo, mi ci sono incollata mentre mi alzavo per raggiungere le sue labbra per poi ripotarlo giù addosso a me, il suo calore che si fondeva col mio.
Sì, ieri sera abbiamo fatto l’amore vicendevolmente.
Senza accorgecene ci siamo addormentati rovesciandoci: mi sono risvegliata dopo qualche ora io in parte sopra di lui, la testa sulla sua spalla, mezzo busto su di lui, la mia gamba destra sopra la sua pancia e a fianco del mio pube palpitava il suo pene. Sono rimasta per un po’ ad ascoltare il suo respiro pieno e profondo. “ Cosa stai sognando o ricordando che il tuo pene sta quasi bussando alla mia vagina? “ Nel giro di poco mi son ritrovata bagnata di desiderio, dormiva o faceva finta? Strusciandomi su di lui sono tornata ad accoglierlo “ Buongiorno “
Ormai è passato più di un anno da quando gli ho insegnato quanto fosse vantaggioso avere a disposizione una sedia in camera, non solo per posarci gli abiti, ora invece ha uno di quei sgabelli ergonomici in legno curvato ma la mia personale variante del Kamasutra funziona lo stesso. Si perché la sedia serve per il mio di piacere, soprattutto, certo lui si gode un bel panorama mentre io sto distesa aggrappata a lui. In questa posizione lui riesce a stimolarmi il punto G. Dicono che aiuti le donne ad avere quell’ ultimo guizzo di energia nell’espellere il bambino durante il parto.
A me regala i miei orgasmi più intensi. Così dal buongiorno nel letto, questa mattina, sono stata io ad alzarmi da lui, prenderlo per mano e invitarlo a sedersi sullo sgabello. Non mi ha lasciato stendermi, mi ha trattenuto pelle a lui, labbra incollate. Un bacio lungo tutto il tempo. Di nuovo il ritmo lento di qualche ora prima, se io provavo ad accelerare mi tratteneva abbracciandomi più stretta. Messa così però il suo glande non strisciava sotto il mio pube, ho dovuto imparare ad arcuare il bacino stile movimento da danza del ventre per portarlo dove lo volevo io. Ma per quanto io stamane cocciutamente cercassi di inseguire egoisticamente il mio piacere respiravamo sincroni e alla fine mi son lasciata di nuovo sciogliere in lui. I miei seno non volevano staccarsi dal suo petto caldo, il mio pube incollato al suo, le sue mani sulla mia schiena, sulle mie spalle e ancora le nostre bocche ad assaggiarsi, a mangiarci.
Un fremito, la paura di pendermi in lui mi ha fatto scappare via.
Mi sono rivestita di colpo, un bacio e me ne sono venuta via. Desidero più Andrea che Roberto? Ma la calma dell’alba mi ha ricomposto l’anima. Sì, oggi sono felice e persa nell’inseguire i mille rivoli di un nuovo orizzonte dipanatosi di fronte a me
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