Bonjour, ma belle amie (Parte prima)
di
Screamingandshouting
genere
etero
Questo racconto risale a 3 anni quando lavoravo ancora in una nota agenzia assicurativa di Roma. Avevo comprato un appartamentino a circa 300 metri da Viale Romania. Essendo la zona collegata bene con la Luiss, pensai di affittare una delle due grandi camere da letto che la casa offriva e creare quindi un introito supplementare, che con i tempi che corrono è sempre un vantaggio. Nell'annuncio specificai sin dalle primissime righe che avrei preferito la presenza di una femminuccia. Ovviamente per ulteriori benefici "personali", se permettete. A distanza di qualche ora ricevetti le prime telefonate. Un mucchio di gente che dopo aver ottenuto informazioni vaghe spariva, fra le tante, sentii la prima voce che mi chiese qualcosa di pragmatico: era una ragazza di Martina Franca, la quale mi diede disponibilità per l’indomani. Ci accordammo.
Uscito dall'ufficio,mi misi alla guida della mia bella Berlina 3v ed alle 18.00 in punto ero davanti al portone di casa mia, come prestabilito. Sono sempre stato molto professionale.
La ragazza era già lì. Chiusi la portiera e le andai incontro sorridendo. Ebbi modo di osservarla dal punto di vista fisico prima che arrivassi: davvero notevole. Alta, con questa chioma immensa di ricci. Mi colpì in particolar modo il vestitino rosa, molto Lolita. “Ma buonasera” esordii togliendo gli occhiali da sole con un rapido gesto della mano, lei fece lo stesso con i suoi, scoprendo dei bellissimi occhioni di un verde acceso. Rimasi piacevolmente sorpreso ma, passai alle presentazioni “Stefano” “Corinne, piacere” fu la sua risposta, “Quarto piano” la mia.
Le spiegai che avrebbe condiviso la casa con me e che dovevamo trovare degli orari che andassero bene per entrambi, a lei sembrava andare bene.
Firmò il contratto senza pensarci troppo e, mi venne spontaneo chiederle come mai una ragazza così giovane, seppur maggiorenne, non fosse stata accompagnata da nessuno in una situazione del genere, “Mia madre non è potuta venire” mi disse lei quasi a volermi liquidare, io risposi discretamente “Okay. L’importante è che ti sia tutto chiaro. Se hai dubbi…” “Se me ne dovessero venire la chiamo” “Certamente”. La lasciai con un casto bacetto di circostanza sull'uscio della porta.
L’orologio segnava le 19.35. Stavo condendo del pollo quando mi sovvenne l’immagine del suo culetto ben sodo davanti al mio naso mentre stava salendo qualche ora prima, “Ad una così ci farei anche più di un pensierino!”, pensai fra me e me.
La convivenza iniziò ufficialmente dopo una quindicina di giorni circa che andava e tornava dal Salento a volte solo per sistemare la stanza, altre per motivi più burocratici legati all'università.
Era settembre inoltrato ormai.
Non era solita fare colazione in casa ma quella mattina mi raggiunse in cucina, probabilmente attratta dall'odore del caffè. “Buongiorno, coinquilino!” esclamò sfoggiando un sorriso a 32 denti, “Bonjour, ma belle amie!” risposi. Avevamo preso a parlare in francese già da qualche giorno, quando mi confessò di essere nata in Provenza ed, io le rivelai a mia volta di conoscere bene la sua lingua madre. Da quello specifico momento, ogni sera prima di addormentarmi ebbi lo stesso tipo di visione: lei distesa in un campo di profumata lavanda con i piccoli seni d’ebano nudi ed io sopra di lei, mi insinuavo fra le sue cosce , mi facevo strada con il cazzo turgido all'interno di quella selva che era la sua fica. La trombavo intensamente premendo con il bacino contro il suo e, la sentivo gemere forte. La udivo implorare di volerne ancora ed ancora. Le sue braccia si stringevano alla mia schiena, poi urlava. Ogni colpo di cazzo che riceveva era più veloce del precedente. Nel mentre leccavo un pezzo della cioccolata della quale erano composti i suoi seni. Era deliziosa. Il bacino spingeva imperterrito, severo sullo stesso punto. Lei chiuse le palpebre ed aveva le gote arrossate. Continuava ad ansimare perché avvertivo il suo respiro come venticello arroventato che mi scompigliava i capelli. All'improvviso sentii una sensazione pungente nel basso ventre: mi resi conto che stavo per riempirla del mio seme caldo, mi fermai rimanendo in quella posizione e lasciai che le mie palle si svuotassero dentro di lei. Lei mi baciò e le nostre lingue danzarono come si farebbe davanti ad un fuoco vivo durante un rito tribale. Le nostre salive erano come due diverse correnti marine che si sono incrociate. Ad un tratto si è distanziata e mi ha sussurrato “Apri gli occhi”.
Tornavo alla realtà sempre con la delusione in corpo. Quanto cazzo avrei voluto che accadesse! Ma in cuor mio ero certo che sarebbe arrivato il momento in cui l’avrei posseduta, dovevo solo aspettare. Ed intanto andare a lavare la mano lercia di sborra.
Uscito dall'ufficio,mi misi alla guida della mia bella Berlina 3v ed alle 18.00 in punto ero davanti al portone di casa mia, come prestabilito. Sono sempre stato molto professionale.
La ragazza era già lì. Chiusi la portiera e le andai incontro sorridendo. Ebbi modo di osservarla dal punto di vista fisico prima che arrivassi: davvero notevole. Alta, con questa chioma immensa di ricci. Mi colpì in particolar modo il vestitino rosa, molto Lolita. “Ma buonasera” esordii togliendo gli occhiali da sole con un rapido gesto della mano, lei fece lo stesso con i suoi, scoprendo dei bellissimi occhioni di un verde acceso. Rimasi piacevolmente sorpreso ma, passai alle presentazioni “Stefano” “Corinne, piacere” fu la sua risposta, “Quarto piano” la mia.
Le spiegai che avrebbe condiviso la casa con me e che dovevamo trovare degli orari che andassero bene per entrambi, a lei sembrava andare bene.
Firmò il contratto senza pensarci troppo e, mi venne spontaneo chiederle come mai una ragazza così giovane, seppur maggiorenne, non fosse stata accompagnata da nessuno in una situazione del genere, “Mia madre non è potuta venire” mi disse lei quasi a volermi liquidare, io risposi discretamente “Okay. L’importante è che ti sia tutto chiaro. Se hai dubbi…” “Se me ne dovessero venire la chiamo” “Certamente”. La lasciai con un casto bacetto di circostanza sull'uscio della porta.
L’orologio segnava le 19.35. Stavo condendo del pollo quando mi sovvenne l’immagine del suo culetto ben sodo davanti al mio naso mentre stava salendo qualche ora prima, “Ad una così ci farei anche più di un pensierino!”, pensai fra me e me.
La convivenza iniziò ufficialmente dopo una quindicina di giorni circa che andava e tornava dal Salento a volte solo per sistemare la stanza, altre per motivi più burocratici legati all'università.
Era settembre inoltrato ormai.
Non era solita fare colazione in casa ma quella mattina mi raggiunse in cucina, probabilmente attratta dall'odore del caffè. “Buongiorno, coinquilino!” esclamò sfoggiando un sorriso a 32 denti, “Bonjour, ma belle amie!” risposi. Avevamo preso a parlare in francese già da qualche giorno, quando mi confessò di essere nata in Provenza ed, io le rivelai a mia volta di conoscere bene la sua lingua madre. Da quello specifico momento, ogni sera prima di addormentarmi ebbi lo stesso tipo di visione: lei distesa in un campo di profumata lavanda con i piccoli seni d’ebano nudi ed io sopra di lei, mi insinuavo fra le sue cosce , mi facevo strada con il cazzo turgido all'interno di quella selva che era la sua fica. La trombavo intensamente premendo con il bacino contro il suo e, la sentivo gemere forte. La udivo implorare di volerne ancora ed ancora. Le sue braccia si stringevano alla mia schiena, poi urlava. Ogni colpo di cazzo che riceveva era più veloce del precedente. Nel mentre leccavo un pezzo della cioccolata della quale erano composti i suoi seni. Era deliziosa. Il bacino spingeva imperterrito, severo sullo stesso punto. Lei chiuse le palpebre ed aveva le gote arrossate. Continuava ad ansimare perché avvertivo il suo respiro come venticello arroventato che mi scompigliava i capelli. All'improvviso sentii una sensazione pungente nel basso ventre: mi resi conto che stavo per riempirla del mio seme caldo, mi fermai rimanendo in quella posizione e lasciai che le mie palle si svuotassero dentro di lei. Lei mi baciò e le nostre lingue danzarono come si farebbe davanti ad un fuoco vivo durante un rito tribale. Le nostre salive erano come due diverse correnti marine che si sono incrociate. Ad un tratto si è distanziata e mi ha sussurrato “Apri gli occhi”.
Tornavo alla realtà sempre con la delusione in corpo. Quanto cazzo avrei voluto che accadesse! Ma in cuor mio ero certo che sarebbe arrivato il momento in cui l’avrei posseduta, dovevo solo aspettare. Ed intanto andare a lavare la mano lercia di sborra.
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