L'avventura alle terme

di
genere
trio

Capitolo 1

Quando Martina entrò in casa, Alberto stava lavorando al pc in cucina. Gli bastò guardarla per capire che qualcosa di strano era successo alla sua ragazza.
Martina aprì lo sportello del frigo e prese una bottiglia di succo e cominciò a berlo direttamente dalla bottiglia, invece di prendere un bicchiere, come faceva di solito. E già questo al ragazzo parve strano.
Alberto la osservò, paziente, aspettando che parlasse. Stavano insieme da cinque anni, un’intesa resistente a molti scossoni e con ancora molta passione, come dimostrava l’avventura di qualche mese prima, in estate, in cui si erano concessi un’intensa scopata guardandosi un video porno. Era stata un’esperienza che per certi versi li aveva cambiati, aveva cambiato la loro relazione fisica, aggiungendo quel pepato ingrediente di cui non si erano mai resi conto di avere bisogno. Da allora era accaduto ancora tre o quattro volte di volte e Alberto aveva come la sensazione che quell’inedito pomeriggio avesse aperto una porta che dava su una stanza che entrambi non avevano ancora esplorato del tutto. L’inizio di un percorso che non sapevano dove li avrebbe portati. La loro vita sessuale di certo ne aveva beneficiato e ora si sentivano nuovamente complici e disinibiti come i primi tempi della loro relazione.
Se anche uno dei due all’inizio aveva avuto dei dubbi o dei ripensamenti, soprattutto nei confronti dell’altro, era bastato l’accenno di uno dei due a ripetere l’esperienza e in breve tempo si ritrovavano sul divano entrambi, il computer accesso alla ricerca di qualche nuovo video per stuzzicare la propria fantasia.
Martina indossava una maglietta chiara sopra un paio di jeans scuri che risaltavano perfettamente le gambe snelle e il culo. Sotto la maglietta i suoi seni sodi premevano, rotondi, contro la stoffa. Era alta e slanciata con capelli neri e mossi, che portava lunghi sulle spalle, e occhi verdi. Indossava ancora il cappotto leggero che aveva quando era entrata in casa e gli stivaletti alla caviglia. La fine pioggerella di ottobre che aveva cominciato a cadere le brillava sui capelli scuri.
Alberto si ricordò che quel pomeriggio era stata alle terme della città con la sua amica Giada, un’altra bella ragazza, un po’ più bassa di Martina, sul metro e sessantacinque, ma ben proporzionata, capelli lunghi biondi e lisci con una frangetta sulla fronte. Bel culo e con una quarta di seno soda che strizzava in reggiseni sempre molto intriganti. Una vaga somiglianza con Jennifer Lawrence.
Alberto non era mai riuscito a vedergliele, anche se un giorno l’aveva vista strizzata in un bikini azzurro, al mare. Una visione che lasciava davvero poco spazio all’immaginazione. Aveva dovuto alzarsi e andare a fare un bagno rinfrescante per nascondere l’erezione. Ora che ci pensava ricordava che quel giorno non era riuscito a levarsi l’immagine di Giada in bikini azzurro per tutto il giorno. Lui e Martina stavano da poco insieme e quella era forse la terza volta che Alberto si trovava in compagnia di Giada. Il pomeriggio, a casa, mentre le due amiche preparavano da mangiare e l’allora fidanzato di Giada era impegnato a giocare alla Playstation lui prolungò la sua doccia regalandosi una lunga sega sotto l’acqua calda, sognando di venire sulle tette dell’amica della sua fidanzata. Passato il momento di eccitazione iniziale, tuttavia, se ne era vergognato e in seguito, quasi magicamente, si era accorto di non vedere più in Giada un qualcosa di sessuale (aveva scacciato l’idea di definirla un oggetto), ma semplicemente la migliore amica della sua ragazza. Come se con quella sega liberatoria all’inizio della loro conoscenza fosse riuscito a esorcizzare una molesta fantasia erotica.
Il rumore del bicchiere sul piano del tavolo riscosse Alberto dai ricordi.
«Com’è andata alle terme?» chiese infine visto che la ragazza non si decideva a parlare, ma continuava a sospirare mangiucchiandosi le unghie. Alberto pensò che era bellissima.
«Bene» rispose Martina
La ragazza si liberò del cappotto e si sedette vicino a lui, cominciando a guardarlo. Con gli incisivi superiori si mordeva il labbro inferiore. Il suo viso aveva un’espressione che Alberto le aveva visto solo nei momenti di imbarazzo o quando, mentre facevano l’amore, si sforzava di non godere troppo rumorosamente per via dei vicini, che entrambi si immaginavano, ridendo, in agguato ad ascoltare i loro amplessi.
Alberto mise da parte il pc e si preparò ad ascoltare un lungo racconto, sperando che non fosse accaduto nulla di irreparabile tra le due amiche. Giada gli stava simpatica e anche se la vedeva raramente perché lei non aveva il ragazzo e non le andava di fare il ‘terzo incomodo’ era contento che lei e Marty fossero amiche e si confidassero.
Sentiva che quel giorno per giunta non avrebbe avuto la forza di ascoltare le lamentele della sua ragazza, dovendo poi mediare o consolarla o discutere con lei, sviscerando ogni singolo aspetto dell’amicizia femminile.
«Oggi sono andata alle terme con Giada» disse dopo un po’
«Si lo so, è andato tutto bene? È successo qualcosa?»
«Beh sì, è successo qualcosa»
«Avete litigato?»
Martina lo guardò, spalancando gli occhi verdi e sorrise.
«No, nessun litigio, ora ti racconto»
Bevve un altro sorso di succo e iniziò.

Capitolo 2
‘Allora’ iniziò a raccontare Martina ‘siamo andate alle Terme. Visto che era un giorno lungo settimana c’era pochissima gente e in molte sale e vasche siamo state praticamente sole per gran parte del tempo. Ci siamo divertite e rilassate e abbiamo anche fatto il percorso benessere, sai quello con i massaggi e i trattamenti tonificanti. Roba che di solito devi metterti in coda e aspettare magari un’ora prima che venga il tuo turno. Invece oggi c’eravamo solo noi e le ragazze sono state davvero gentili e disponibili. La mattina è andata così, abbiamo fatto la sauna e poi siamo andate al buffet detox. Avevamo una fame da lupi. Poi abbiamo deciso di proseguire il pomeriggio nelle piscine termali al chiuso e ne abbiamo scelta una in cui c’era pochissima gente.’
Martina fece una pausa. Aveva fatto il resoconto della mattinata quasi come se stesse recitando una poesia, come se si fosse preparata a memoria una lezione e ora fosse bloccata, in attesa di uno spunto per ripartire.
Alberto alzò un sopracciglio, invitandola a continuare.
‘Quindi eravamo in questa piscina. E sarà stato il caldo o il massaggio del mattino, ma in breve mi sono addormentata’
Un’altra lunga pausa, in cui le guance le si tinsero di rosso e il respiro le si fece più affannoso. Alberto era pronto a ricevere la bomba, ma non si aspettava di certo che la storia sarebbe continuata così.
‘Non so quanto ho dormito, so solo che a un certo punto’ho sentito’.come’come una leggera pressione sulla coscia. Però sai ero ancora nel dormiveglia e così ho appena socchiuso gli occhi, giusto per registrare che nella piscina eravamo sole e che Giada era ancora accanto a me. Ho richiuso gli occhi tranquilla e’allora’allora ho sentito il respiro di Giada, un po’ affannoso e come se si lamentasse’
Santo cielo, questo racconto non veniva mai alla fine. Cosa aveva Giada , si era sentita male? Gli stava dicendo che avevano dovuto correre all’ospedale e che era passata da casa solo per cambiarsi?
‘Ma non si stava lamentando’.
Altro respiro e poi Martina aveva ripreso a parlare, velocemente, come se orami la parte più difficile fosse superata.
‘Erano gemiti di piacere, Alberto, te lo giuro. Ho socchiuso gli occhi, completamente sveglia, e ho fatto finta di cambiare posizione, reclinando la testa nella sua direzione, per vedere cosa faceva’
‘Cosa faceva?’ chiese Alberto, visto che Martina si era di nuovo bloccata e sembrava incapace di proseguire. Aveva le guance arrossate e con le dita tracciava disegni invisibili sul ripiano del tavolo. Era nervosa, forse si stava pentendo di avere iniziato il racconto. Con la lingua si umettò le labbra rosa, appena dischiuse e lo fissò negli occhi.
Alberto sentì un principio di erezione nei pantaloni, senza nemmeno sapere perché.
‘Si stava masturbando, Alberto. Si stava toccando a fianco a me nella piscina. E dai gemiti sommessi le stava anche piacendo parecchio. Forse si era accorta che dormivo e ne aveva approfittato, aveva entrambe le mani sotto l’acqua e una si muoveva in maniera inequivocabile’
Alberto fischiò, cercando di scacciare dalla sua mente l’immagine di Giada, in costume, intenta a sditalinarsi a fianco all’amica addormentata.
‘E tu cosa hai fatto?’
Martina guardò brevemente Alberto. Cosa doveva rispondergli? Che si era eccitata anche lei sentendo la sua amica gemere? Che era rimasta un po’ di tempo ad ascoltarne i gemiti? Che aveva aperto piano piano le gambe, sott’acqua, perché cominciava sentire un certo calore là sotto?
‘Niente, stavo cercando un modo per interrompere la cosa. Ero davvero imbarazzata’
Alberto non faticava a crederlo.
‘Poi ho risentito la mano di Giada che si muoveva lungo le mie gambe e risaliva verso l’inguine’
‘Cosa?’
Più o meno era andata così. Martina non se la sentiva di dire proprio tutto a Alberto.
Giada doveva aver notato che le gambe di Martina erano molto più aperte e lei molto più accessibile, o forse aveva fatto quel che aveva fatto solo perché le andava di farlo. La mano sinistra, che si massaggiava sotto pezzo di sopra del costume un grosso seno, aveva abbandonato quel che stava facendo e si era spostata verso l’inguine di Martina.
‘Sì, ho sentito la sua mano sulla mia coscia’
Perché lo stava raccontando a Alberto? Era perché dopo quel pomeriggio si erano confessati molte delle loro fantasie e avevano deciso di essere molto più sinceri e aperti? O solo perché voleva che lui sapesse quello che era successo? Che era eccitata? Che si stava eccitando nuovamente, mentre glielo raccontava? Sentiva le guance calde e il respiro farsi più affannoso, come la voce.
‘Si, doveva pensare che stessi ancora dormendo e ha cominciato ad accarezzarmi’
Il tocco delle dita di Giada sulle sue cosce era leggero e delicato e subito si era indirizzato verso la tela del costume che le copriva il pube. Le dita avevano indugiato, disegnando il contorno della fessura sulla tela del costume. Poi Giada, forse perché temeva che Martina potesse svegliarsi o forse perché era troppo eccitata per aspettare oltre, le aveva scostato gli slip e le aveva toccato il clitoride.
‘Si mi ha accarezzato da sopra la tela del costume, di sotto. Insomma, mi ha toccato la fica’
‘Oddio. E tu?’
Alberto si sforzava di mantenere un equilibrio tra l’essere partecipe, scandalizzato e distaccato. In realtà si sentiva solo terribilmente eccitato, mentre sentiva raccontare Martina in quella maniera impacciata quel che Giada le aveva fatto in piscina. Sentiva il pene tirare nei pantaloni. Forse quella sera avrebbe dedicato una sega a quella troia di Giada dopo un bel po’ di tempo.
Un sacco di volte si era scoperto a fantasticare su un possibile triangolo tra lui, Martina e una bella sconosciuta. Anche quando cercava online qualche video una delle sue ricerche preferite erano dedicate al threesome. Poter dare alla terza sconosciuta il volto e soprattutto il corpo di Giada avrebbe reso il piacere ancora più intenso. Si sforzò di concentrarsi su quanto stava dicendo Martina.
‘E io niente, mi sono mossa, facendo finta di svegliarmi e la cosa è finita lì. Ho sbadigliato a lungo per darle il tempo di sistemarsi e poi le ho detto che pensavo di andare a farmi una doccia’
Le cose erano più o meno andate così, si disse Martina. Anche perché il tocco delle dita di Giada sul clitoride le aveva dato una scarica elettrica che non si aspettava. Non aveva mai avuto esperienze lesbiche, né tanto meno ci aveva fantasticato. Però si era resa conto che il tocco superficiale delle dita di Giada le aveva dato piacere, non repulsione come si era sempre aspettata avrebbero fatto le attenzioni di un’altra donna. Forse perché era Giada, la sua migliore amica? Forse era tutta quanta l’atmosfera, la piscina, le terme, la rilassatezza che sentiva in tutto il corpo? Non lo sapeva, ci doveva pensare. In qualche modo quelle carezze, anche se fatte pensando che lei fosse incosciente, o forse proprio per questo, l’avevano turbata e aveva bisogno di pensare. Grazie al cielo, però, erano in piscina, altrimenti Giada si sarebbe senz’altro accorta di come, lì sotto, fosse bagnata.
Era bagnata anche adesso. Non vedeva l’ora di togliersi le mutandine e accarezzarsi. Voleva farlo da sola. Erano ore che sognava di poter finalmente godere. Aver raccontato tutto, o quasi, ad Alberto non aveva fatto altro che accrescere la sua eccitazione.
Si sentiva talmente bagnata che si chiese se i suoi umori avessero passato la tela dei jeans. Dio era fuori controllo, e probabilmente Alberto stava pensando che lei fosse imbarazzata. Le venne da sorridere.
‘E lei?’
‘E lei’tranquilla, come se non fosse successo niente. Si è alzata e siamo andate insieme a farci una doccia. Separate ovviamente’
Martina sorrise.
Alberto avrebbe voluto sapere se Giada avesse goduto o se Martina l’aveva interrotta sul più bello, ma ovviamente non glielo poteva chiedere. O forse si?
Quindi Giada pensava a Martina quando si toccava? Non aveva mai pensato che a Giada piacessero le donne o che piacessero a Martina. La cucina era in silenzio, Martina si muoveva ritmicamente sulla sedia, il labbro inferiore ancora pizzicato tra i denti. Forse raccontare quel che era successo era stato troppo imbarazzante per lei, ma Alberto sentiva che almeno una domanda gliela doveva fare.
‘E tu come ti sei sentita?’
‘Vuoi sapere se mi è piaciuto?’
‘Sì’
‘Non lo so’
‘Ti sei bagnata?’
Era fatta.
Martina arrossì. Doveva dirglielo?
‘Sì, ero bagnata’
Si alzò dalla sedia, ravviandosi i capelli. Non ce la faceva più, se non si fosse masturbata sarebbe letteralmente esplosa.
‘Ora vado a fare una doccia’
‘Certo. Grazie per avermene parlato, Marty’ disse Alberto alzandosi e abbracciandola.
Martina sorrise. Evidentemente il suo racconto non lo aveva lasciato indifferente. Quindi Alberto si era eccitata, maiale che non era altro. Stranamente però non era arrabbiata con lui.
‘Vedo che la cosa ti ha eccitato’ disse con tono di falso rimprovero.
Ora che il discorso si stava spostando su di lui si sentiva molto più sicura.
‘Effettivamente, non mi ha lasciato indifferente’ ammise Alberto. ‘Mi dispiace’
Martina sorrise, guardandolo negli occhi.
‘E quindi lo dobbiamo a Giada tutto questo?’ continuò, stringendogli tra le dita il cazzo teso sotto i pantaloni della tuta.
‘Ma no, Marty. Che cavolo pensi? è stata una cosa’così’non sono riuscito a controllarlo. Insomma, è stato strano quello che mi hai raccontato’eccitante’
Martina mollò la presa.
‘Mi dispiace’ disse Alberto. ‘Scusami’
Martina sorrise.
‘Non devi mica scusarti. Ora vediamo se possiamo fare qualcosa’
Prima che lui potesse fare o dire qualcosa, Martina si era inginocchiata davanti a lui e con un solo movimento aveva tirato giù pantaloni e slip. Subito il suo cazzo era svettato, libero sopra il folto ciuffo di peli del pube, di fronte al suo viso. Martina sentì l’odore della sua eccitazione e vide la cappella rossa e lucida davanti agli occhi.
Si sentiva inebriata, raccontare quel che era successo quel pomeriggio, rivivere quelle sensazioni l’aveva turbata, ma anche fatta eccitare. Sapere che anche Alberto si era eccitato le aveva dato una scarica di adrenalina, così come saperlo in suo potere, eccitato per via delle sue parole e di quel che aveva fatto quel pomeriggio. Voleva toccarsi, ma in fondo poteva aspettare ancora un po’ e dare un po’ di sollievo anche a lui. Dalle dimensioni del pene che aveva di fronte, lui ne aveva bisogno quanto lei.
Alberto non ci poteva credere. Martina era inginocchiata ai suoi piedi, con una luce di eccitazione negli occhi verdi che lo fissavano. Sembrava posseduta, la bocca, gli occhi, i denti, tutto in lei era lascivo.
Aveva aperto la bocca e il suo cazzo le oscillava a pochi centimetri dalle labbra aperte. Gli sorrideva, mentre passava la lingua sulle labbra. Come una cagna, pensò Alberto. Una cagna in calore.
Con la destra gli impugnò il pene, scoprendone la cappella arrossata. Con il viso era scesa e le labbra davano dei brevi baci ai testicoli e alla base del pene. Veloci leccate che lo stavano mandando su di giri.
‘Ti sei eccitato vero? Quando pensavi alla mia amica che si toccava vicino a me?’
Sì, dovette ammettere lui.
‘Pensavi alle sue mani su di me, vero? A come sarebbe stato se invece di accarezzarmi avessero fatto altro’Ti sarebbe piaciuto che mi toccasse, vero?’
Alberto la guardò, per essere sicuro che dicesse sul serio. Che non fosse un trappola. Ma non lo era. Gli occhi di Martina lo guardavano da sotto il cazzo, la lingua impegnata a leccargli le palle, mentre la mano aveva cominciato a muoversi su e giù, in una sega lenta.
I suoi occhi verdi lo guardavano, in attesa, le sue dita scorrevano lungo l’asta.
Alberto chiuse gli occhi.
‘Sì’ disse ‘Ho immaginato che ti toccasse, che ti entrasse dentro’
‘Le sue dita nella mia fichetta fradicia. Nella fica fradicia della tua ragazza. Addormentata. Scommetto che ti saresti fatto una sega pensando a Giada che si faceva la sua migliore amica’
‘Sì’ disse ancora Alberto.
Martina sorrise e si fece scivolare tutto il cazzo in bocca.

Capitolo 3
Qualche minuto più tardi Martina si lavava via dal viso lo sperma. Quella volta aveva voluto che Alberto le venisse sul viso, invece di ingoiare come era solita fare. Voleva che vedesse lo sperma colpirle la faccia e voleva sentirselo colare addosso, come facevano le attrici nei film porno che vedevano insieme. Alberto non se lo era fatto ripetere due volte e le era venuto addosso. Aveva gli occhi chiusi. Che stupido. Si era perso davvero uno spettacolo, avrebbero dovuto riprovarci.
Mentre si toglieva le ultime tracce dal collo, Martina sapeva che quella giornata non era ancora finita. Lei non aveva ancora goduto. Si sedette sul wc e si abbassò i pantaloni e le mutandine e fece pipì.
Non era stata del tutto sincera con Alberto. O meglio non gli aveva raccontato tutto. Si era tenuta la parte migliore per sé.

Dopo l’avventura in piscina Martina e Giada erano andate nello spogliatoio, avevano fatto la doccia e poi erano rientrate nei camerini, per cambiarsi. I camerini erano vicini.
La mano di Martina cominciò ad accarezzarsi leggermente, passando un dito lungo il contorno delle grandi labbra. La fica non era del tutto depilata, una piccola striscia di cespuglio scuro e ben curato le copriva parte del pube.
Era stato mentre si cambiava che aveva nuovamente sentito i gemiti, anche se soffocati, come se chi li facesse cercasse di non farsi sentire. Si era chinata senza fare rumore e l’aveva vista.
Martina si allargò le labbra e prese a sfiorarsi il clitoride con movimenti circolari, cominciò ad ansimare. Aveva trattenuto l’eccitazione troppo a lungo e sapeva che non sarebbe durata molto.
Quello che vide nel camerino la lasciò senza fiato, Giada era in piedi, completamente nuda, e si stava sditalinando selvaggiamente. Era oscenamente aperta, con una gamba alzata e appoggiata su una panchetta, il corpo ancora lucido dell’acqua non ancora perfettamente asciugata. Martina, dalla sua scomoda posizione, riusciva a vedere le dita entrare e uscire da una fica perfettamente depilata. La carne intorno al pube era più chiara e si vedeva il segno del costume che faceva contrasto con la pelle abbronzata. Il segno intorno ai seni non c’era, Giada prendeva il sole in topless? Non lo sapeva, ma Martina si rendeva conto di sapere molto poco della sua migliore amica.
Martina allargò le gambe e il dito, dal clitoride, scese più in basso, entrando facilmente all’interno della vagina. Era bagnata, ne infilò un altro e prese a muoverlo al suo interno, lasciando che le pareti si allargassero per accoglierlo.
Dal basso Martina non riusciva a vedere il volto dell’amica, ma immaginò che una mano fosse sulla bocca, a soffocare i gemiti del piacere. L’altra mano intanto aveva aumentato il ritmo, Martina credeva di percepire l’odore degli umori di Giada.
Intanto nel bagno Martina aveva aumentato il ritmo, inarcando la schiena per permettere alla sue dita di entrare bene in profondità.
Alberto non lo sapeva, ma da quel pomeriggio estivo, aveva ripreso a masturbarsi con più frequenza, almeno due tre volte la settimana. Prima si masturbava a casa, sotto la doccia o in bagno, quando lui era già a letto, ma nelle ultime settimane aveva preso a toccarsi anche in ufficio. Andava in bagno e si toccava. Non era mai stata meglio. L’immagine della sua migliore amica che si toccava nel camerino era la fantasia ideale per venire. Mancava poco ormai.
All’improvviso Martina si accorse che Giada stava per venire. Gli addominali si contraevano velocemente, mentre l’amica cercava di portare il bacino verso le dita, quasi volesse far entrare tutta la mano dentro di sé. All’improvviso Martina vide l’altra mano sinistra di Giada (dov’era prima? sulla bocca come aveva supposto o si stava strizzando quelle sue belle tette?) scendere e sparire per un attimo dietro la schiena. Martina capì che la sua amica stava venendo e che quella mano era andata a chiudere il cerchio, andando a stimolarle l’ano. Martina si ritrasse sconvolta, aveva quasi paura di avere gridato lei al posto di Giada a causa dell’eccitazione che la pervadeva. Il pavimento del camerino era schizzato degli umori caldi dell’amica.
Martina non si era mai infilata un dito nel culo. Forse lo avrebbe fatto.
Alla fine venne anche lei, aggrappandosi alla tavoletta del water.

Capitolo 4
Nei giorni seguenti Martina si ritrov’ a ripensare con un’insolita frequenza all’avventura delle terme, come l’aveva battezzata. Nei tre giorni seguenti, a dire il vero, oltre che pensarci aveva ne aveva anche approfittato per regalarsi qualche breve ma intenso momento di piacere, chiusa nella toilette dell’ufficio.
La vita con Alberto procedeva a gonfie vele ed entrambi erano contenti di quella rinnovata intimit’ che stavano vivendo in quei giorni. Martina per’ sentiva che il pensiero di Giada le rodeva la mente come un tarlo fastidioso.
Erano amiche dall’infanzia, anche se negli ultimi anni, da quando Martina era andata a convivere, si erano un po’ perse di vista. Almeno un paio di volte al mese, tuttavia, cercavano di vedersi, loro due da sole, per passare un po’ di tempo insieme, come un tempo. Con Giada erano solite chiacchierare di tutto e Martina era convinta che non ci fosse niente dell’amica che lei non sapeva e che la cosa fosse reciproca.
Giada le aveva tenuto la testa e l’aveva coperta la prima volta che si era presa una sbronza, Martina aveva mentito ai genitori di lei, dicendo che avrebbe dormito a casa sua, mentre invece Giada era intenta a perdere la verginit’ con Claudio nel retro di un furgone. Avevano studiato assieme, preparato gli esami. Martina era l’unica a cui Giada avesse raccontato della prima (e a quanto ne sapeva) unica volta in cui con un ragazzo aveva sperimentato un rapporto anale. Giada glielo aveva raccontato tranquillamente e Martina l’aveva ascoltata senza malizia, da amica. Avevano riso, pianto, litigato, ma entrambe sapevano che potevano contare l’una sull’altra.
Mai prima di quel pomeriggio tuttavia tra loro le cose avevano preso una piega simile.
Forse Giada non era un libro aperto come Martina credeva che fosse. Nulla di strano, ognuno aveva la propria vita, i segreti e le pulsioni. Persino con Alberto c’erano stati per anni segreti, reticenze, che solo ultimamente, e grazie al sesso, stavano venendo a galla, a beneficio di entrambi.
Martina, da parte sua, nel nuovo rapporto con il sesso e con il suo corpo, sentiva di stare conquistando una nuova libert’, unita a una nuova consapevolezza di s’. Era questa consapevolezza che la turbava adesso e che le faceva vedere quel singolo episodio estemporaneo sotto una luce del tutto diversa?
Martina non aveva mai fantasticato sul sesso con altre donne, eppure, nelle ultime settimane continuava a chiedersi come sarebbe stato baciare e fare l’amore con una donna. E se mai lo avesse fatto, perch’ non con Giada, con cui si conosceva cos’ bene. Quella che all’inizio era nata come una semplice idea suggestiva, man mano che passavano i giorni era diventata quasi un’ossessione, la fantasia ricorrente ogni volta che nel bagno o sotto la doccia si sgrillettava. Alle volte si ritrovava a comporre un messaggio esplicito che subito cancellava, vergognandosene.
Pi’ il tempo passava pi’ si rendeva conto che, prima di ogni altra cosa o decisione, doveva parlare con Giada di quanto accaduto quel pomeriggio alle terme. Ne aveva anche parlato con Alberto.
‘Credo che per il rapporto che avete e se la cosa ti turba cos’ tanto da compromettere la vostra relazione dovresti affrontare l’argomento’ le aveva detto saggiamente.
Martina aveva annuito, contenta che lui, come sempre, capisse.
‘Poi c” un’altra cosa’ gli disse. ‘Mi sono accorta di fantasticare su cosa sarebbe potuto accadere se l’avessi lasciata fare. Insomma’hai capito. Cosa accadrebbe se quell’episodio non fosse isolato, ma se lei volesse qualcosa da me’
Alberto l’aveva guardata. Il cambiamento di Martina lo sorprendeva ogni giorno di pi’. Era sempre stata una ragazza pi’ che aperta, intellettualmente vivace e affascinante. Anche sul sesso. In quegli ultimi mesi, tuttavia, era come sbocciata, si era fatta molto pi”non gli veniva altro termine che intraprendente, libertina.
Insieme avevano cominciato finalmente a realizzare molte delle fantasie che finora erano state solamente tali. Niente di cos’ estremo o bizzarro, ma che per entrambi avevano significato una ventata fresca nel loro rapporto. Ed ora eccoli l’, a discutere come sarebbe stato per Martina avere un’esperienza lesbica, quanto di pi’ lontano entrambi avevano potuto immaginare solo qualche mese prima.
‘Tu pensi di volere qualcosa?’ chiese Alberto
‘Sono sicura di non essere lesbica e di essere completamente soddisfatta da te. Su questo non c” proprio da discutere’
‘Non credo che tutto questo abbia a che fare con l’amore, l’affetto o l’insoddisfazione. O col fatto di essere lesbica’
‘E con cosa allora?’
‘Credo che abbiamo cominciato a farci delle domande e ci siamo risposti che vale la pena rispondere a quelle domande, mettendo in pratica le nostre fantasie, se non feriscono nessuno’
‘Scopare con due donne ‘ sempre stata una tua fantasia’ disse Martina.
Anche il linguaggio tra loro era cambiato. Si era fatto molto pi’ franco, chiamavano le cose col loro nome.
Alberto rise.
‘Vedi che allora non faresti del male a nessuno. Forse ci stiamo contagiando a vicenda con le nostre fantasie’
‘Quindi sei pronto ad esaudire la mia?’ lo sfid’ Martina.
Alberto sapeva qual era la fantasia di Martina. Essere scopata da due uomini. Forse anche tre, dipendeva dai giorni.
Alberto ricordava ancora quando glielo aveva confessato. Era stato un pomeriggio in cui avevano deciso di replicare l’esperienza di vedere insieme un video porno. Quella volta Alberto aveva lasciato che fosse la sua ragazza a scegliere, era curioso di vedere cosa avrebbe tirato fuori. Cos’, si erano ritrovati a scopare guardando il video di una biondina giovanissima, col seno piccolo e la vagina completamente depilata, intenta a farsi fottere da tre uomini contemporaneamente. Due di loro le avevano sborrato in bocca, mentre il terzo, dopo una serie di affondi particolarmente forti, si era svuotato nell’ano della biondina. Martina quel giorno aveva voluto che Alberto concludesse nella sua bocca e poi gli aveva confessato che vedere quel video e quella ragazza presa in ogni buco l’aveva tremendamente eccitata e che spesso fantasticava di essere scopata da due uomini contemporaneamente, chiedendogli maliziosa se un giorno avrebbero esaudito proprio tutte le loro fantasie. Alberto aveva cercato di sviare il discorso; vedere un altro uomo farsi la sua ragazza, non gli andava proprio a genio, senza contare che, tra loro, non si era mai parlato di sesso anale perch’ Martina gli aveva sempre detto che non le sarebbe piaciuto. Ma le promise che ci avrebbe pensato.
Invece non lo aveva fatto e ora Martina ci tornava sopra.
‘Non ancora’ ammise Alberto.
Martina sorrise. Non c’era fretta ed era anche bello che molte delle cose che si dicevano rimanessero nel mondo dei sogni.
‘Pensi che sia una troia?’ gli chiese all’improvviso
‘Oh santo cielo, no. Assolutamente. Stiamo aprendo delle porte, fino a quando lo facciamo insieme non ci vedo nulla di male’
‘Ci penser’ concluse lei e non ne parlarono pi’.
Coi giorni Martina fu troppo presa dal lavoro e dalla casa per ripensare a Giada e al suo proposito di parlarle, fino a quando la cosa assunse contorni pi’ sfumati e fin’ in terzo piano, soppiantata da altre.
Fino a quando, agli inizi di dicembre, Alberto non le disse che per lavoro avrebbe dovuto passare un paio di sere fuori casa.
‘Mi dispiace, ma non posso proprio rifiutarmi di andare’ le disse salutandola alla stazione. ‘E’ una rottura di palle, tu starai bene?’
Le volte che si erano separati, da quando vivevano insieme, si contavano sulle dita di una mano.
‘Non ti preoccupare’ disse Martina ‘Ho talmente tante cose da fare, ne approfitter’ per mettere un po’ d’ordine in quello che rimando sempre. Poi una di queste sere ho chiesto a Giada di farmi compagnia, ‘ un sacco di tempo che non ci vediamo. Stasera resto tranquilla, ma domani sera si ‘ invitata a cena e passeremo una serata tra donne. Star’ benissimo’

Capitolo 5
– Ci sei?
Il cellulare di Alberto vibrò sul comodino mentre lui era intento a lavarsi i denti. Poi il suo programma era accendere la tv dell’albergo e addormentarsi di fronte a qualche noioso programma di intrattenimento. Oramai guardavano la tv solo raramente. Netflix aveva fatto il resto. Ogni tanto Alberto la accendeva solo per tenersi aggiornato sulla deriva trash del paese in cui viveva.
Guardòil messaggio, era di Martina.
Che strano, si erano sentiti qualche ora fa, prima che Giada arrivasse per cena. Alberto le aveva raccontato del progetto a cui stava lavorando e che dopo cena sarebbe andato a letto perché quei due giorni lo avevano distrutto.
– S’ ti stavo per mandare la buonanotte. Tutto bene?
Erano le 22.15.
– Tutto bene. Abbiamo fatto cena
– Ah giusto, con Giada tutto ok?
– Si. Siamo riuscite a parlare. Anche delle terme, ricordi?
Alberto sorrise. Come poteva dimenticarlo? Quel racconto aveva alimentato alcune delle seghe migliori che ricordasse da un po’ di tempo a quella parte.
– S’ s’. Com” andata? Vi siete chiarite?
– S’. Siamo state sincere e lei mi ha detto che quel pomeriggio era stanca e aveva bisogno di sfogarsi e ha approfittato del fatto che stavo dormendo
Alberto aspettava, intanto aveva acceso la tv. Martina intanto stava scrivendo.
– Dice che le ‘ venuto spontaneo accarezzarmi e che ultimamente ha fantasticato su di me e io le ho detto che io avevo fatto lo stesso
Alberto si rizz’ a sedere sul letto.
– Glielo hai detto? E cosa ha risposto?
Pausa. Martina stava scrivendo.
– Ci siamo baciate
Alberto digit’ l’emoticon con la faccia che strabuzza gli occhi.
– Sei arrabbiato?
Era arrabbiato? Forse avrebbe dovuto esserlo. Equivaleva a un tradimento, dopo tutto quello che si erano detti e dopo che lui stesso, ora se ne rendeva conto, le aveva dato un implicito via libera? E il fatto che il suo pene si stesse irrigidendo gli dava il diritto di sentirsi arrabbiato?
– No, non sono arrabbiato. Non me lo aspettavo.
Sentiva che avrebbe potuto osare qualcosa di pi’, anche per dimostrale che non era davvero arrabbiato.
– Sono solo molto curioso
– Sono contenta, non volevo andare avanti senza che tu lo sapessi. Vorrei che tu fossi qui anzi
– Ma sei da sola? Giada ‘ andata via?
– No ‘ qui. A fianco a me
Alberto spense la tv. Sent’ il pene premere e automaticamente si slacci’ un paio di bottoni dei jeans. Era a petto nudo, viceversa si sarebbe anche tolto la maglietta, cominciava a sentire caldo. Il telefono vibr’ nuovamente.
– Le ho detto che non volevo andare avanti senza dirtelo
Alberto esit’. Compose il messaggio. Respir’. Invi’.
– Tu vuoi andare avanti?
– Si
Doveva farlo o doveva fermare tutto?
– Per me va bene
Il tempo passava. Alberto si rendeva conto che quell’attesa aumentava il suo languore. Avrebbe voluto essere l’. Avrebbe voluto vederle. Forse avrebbe potuto chiedere di mandare qualche foto o un video. Anche se questa attesa, un po’ vecchio stile, era eccitante. Il pene non sembrava risentirne, anzi continuava a pulsare negli slip, cercando una strada per uscire.
– Ti prego per’, non tenetemi all’oscuro di tutto. Ogni tanto pensate anche a me.
Faccina sorridente.
La risposta arriv’ subito.
– Ma certo, tesoro. Dacci solo il tempo di sistemarci e ti racconteremo tutto. Giada ‘ molto eccitata per questa cosa e io pure
– Cosa fa Giada?
– Ha le mani nelle mie mutandine. Mi sta toccando
Alberto si sfil’ i jeans e abbass’ le mutande. Aveva il cazzo duro. Lo prese in mano e cominci’ a muovere le mani lentamente, scoprendo la pelle del glande lucido e su cui alcune gocce di liquido rilucevano, ma non c’era nessuna lingua a raccoglierle.
– Sono molto bagnata e a parte le mutandine non porto nulla. Prima di scriverti ci siamo spogliate
– Chiss’ come siete belle
– Giada ha delle tette bellissime, molto pi’ grandi delle mie. Prima gliele ho baciate e lei mi ha chiesto di descrivere il tuo uccello. Dice che la fa bagnare
– Vorrei essere l’
– Anche Giada dice che ti vorrebbe qui. Dice che dalla descrizione che ho fatto devi essere ben dotato e le piacerebbe prenderlo in bocca
– Puoi dirle che ora ce l’ho in mano e mi sto toccando mentre penso a voi due porcelline
– Speravo lo stessi facendo. ‘ difficile scriverti perch’ ora sono nuda e Giada mi ha messo due dita dentro e sto godendo
Alberto aument’ il ritmo della sega.
– Ti ha gi’ fatto venire?
– Mi ha penetrata con le dita. Ora mi sta leccando
– Come ha la fica Giada?
– Depilata e molto bagnata
– Che sapore ha? Mettile un dito dentro e poi mettitelo in bocca
Pass’ qualche momento. Probabilmente Martina stava eseguendo l’ordine.
– Ciao Alberto, sono Giada. Ora tocca a Martina leccarmela. ‘ davvero divina. La fica della tua ragazza ha davvero un buon sapore. Mi sta facendo godere tantissimo
Alberto continu’ a muovere la mano, alternando fasi lente a movimenti pi’ veloci. Gocce di liquido seminale dalla punta erano scese a lubrificare l’asta. Non pensava che Giada fosse cos’ troia. Forse glielo doveva scrivere.
– Martina e io vorremmo tu fossi qui. Vorrei vederti sborrare sulle mie tette mentre la tua ragazza mi infila due dita nella fica. Sai che sono bagnata vero?
– Mi state facendo arrapare ragazze.
– Ho detto a Martina che mi piacerebbe assaggiare il tuo cazzo. Mi ha detto che le piacerebbe vedermi mentre mi scopi
– Davvero?
– O forse lo diceva perch’ la stavo scopando con le dita la fica e il culo
Alberto era senza parole. Continuava solo a menarselo con pi’ foga.
– Le ho messo un dito dentro. Le ‘ piaciuto. Mi ha gridato di non smettere. Oddio, la tua ragazza ci sa fare con la lingua, mi sta facendo venire
– Tra poco credo che verr’
– Che peccato non essere l’ per bere tutta la tua sborra
– Te la farei bere tutta, troia
Pass’ ancora qualche secondo senza che il telefono vibrasse. Forse aveva esagerato. Non gli importava, sentiva che stava per venire e sarebbe stato qualcosa di potente.
– Tesoro, sono io. Siamo quasi al limite, vogliamo godere entrambe. Fallo anche tu per’
– A me manca poco, verr’ mentre immagino voi due che scopate
Alberto si abbandon’ contro la testiera del letto e prese a masturbarsi con foga crescente. In breve si venne in mano. Dalla punta del cazzo cominciarono a uscire violenti fiotti di sperma che andarono a colpire il petto e le lenzuola. Gli sembrava di non essere mai venuto cos’ tanto in tutta la sua vita.
Una nuova vibrazione del telefono gli fece aprire gli occhi, le mani stringevano ancora la base del pene che non accennava ad afflosciarsi.
Era un messaggio di Martina.
– Questo ‘ da parte nostra
Subito dopo ricevette un video. Alberto lo apr’ immediatamente, era solo di pochi secondi, leggermente sfocato. Si capiva che era stato girato col cellulare e in un modo abbastanza ‘concitato’, ma Alberto riusciva a scorgere bene Martina e Giada, abbracciate nude nel salotto della loro casa. Il video riprendeva le loro bocche intente a baciarsi, poi man mano l’inquadratura si allargava fino a mostrare le due ragazze strette in un abbraccio intente a baciarsi e toccarsi. Nel video si riusciva solo a vedere il busto, i loro seni vicini, le tette che ballonzolavano nello schermo sotto gli assalti del piacere. Nell’ultimo fotogramma si vedeva Giada, che doveva essere quella che riprendeva, aprire la bocca in un grido rauco mentre si avvinghiava ancora di pi’ al corpo di Martina. Poi il video si interrompeva.
– Grazie
– Nel caso ti sentissi solo questa notte e volessi un po’ di compagnia
Emoticon col bacio.
– Credo che ne approfitter’ subito
– Bravo. Ora noi andiamo a letto. Saremo pi’ comode per quello che abbiamo in mente
Alberto le salut’ e riavvi’ il video, mentre con la mano libera ricominciava a massaggiarsi l’asta del cazzo, nuovamente duro.

Capitolo 6
Martina ingoiò lo sperma che continuava a uscire dalla punta del cazzo, lasciandolo scivolare in gola, deglutendo piano. Il vibratore che aveva infilato nella vagina continuava a pulsare. Aveva già avuto tre orgasmi. L’ultimo aveva spruzzato di umori le lenzuola del letto.
Sentì il pene di Alberto dare ancora qualche sussulto per poi riposare quieto tra le sue labbra e si sfilò il vibratore gocciolante di umori.
Quel pomeriggio avevano deciso di non fare l’amore, ma solamente di darsi piacere a vicenda. Non era la prima volta che lo facevano, anche se era da molto tempo che Martina non decideva di utilizzare il vibratore.
Lo avevano comprato insieme anni prima, durante un viaggio ad Amsterdam, in cui erano entrati incuriositi in uno dei tanti sexy shop della città, piacevolmente sorpresi che all’estero, a differenza che in Italia, vi si potesse entrare senza sentirsi dei pervertiti o dei cospiratori. Avevano fatto un giro tra gli scaffali, tra riviste e dvd, avevano sfogliato interessati alcuni album con disegni molto espliciti ma al contempo raffinati, e si erano poi diretti verso il reparto oggettistica. Martina e Alberto non avevano mai usato oggetti, né avevano mai pensato di farlo, però, davanti a quel vasto assortimento di dildo, vibratori e falli delle più svariate forme e misure li aveva presi una strana euforia e così d’impulso avevano acquistato un vibratore di medie dimensioni (un po’ perché Martina era rimasta un po’ perplessa da quelli che aveva definito ‘decisamente enormi per lei’ e un po’ perché gli sembrava il migliore per cominciare), decisi a utilizzarlo le prossime volte che avessero fatto sesso. La commessa, sorridendo cortese, aveva infilato il vibratore azzurro in un’anonima busta di plastica nera e loro due erano usciti contenti ed euforici, come se avessero fatto una memorabile trasgressione. E per loro, a quel tempo, lo era.
La serata con Giada aveva lasciato Martina in uno stato di attesa e tremore, completamente immersa in sensazioni inedite per cui sapeva di avere bisogno di tempo per metabolizzarle. La mattina dopo si era svegliata con il corpo nudo dell’amica a fianco, ma sparito l’effetto dell’alcool e dell’adrenalina che l’eccitazione della sera prima aveva scatenato, si era sentita leggermente a disagio. Si era vestita in fretta e aveva messo su la colazione per sé e per l’amica. Anche Giada, quando si alzò pareva meno baldanzosa della sera prima, sembrava quasi impacciata. Si erano sedute al tavolo e avevano fatto colazione in silenzio, ciascuna immersa nei propri pensieri.
Ben presto però l’antica amicizia e la confidenza aveva preso il sopravvento e le due amiche si erano messe a ridere di quanto avevano fatto. Erano felici di come fosse andata la serata e, lasciandosi con un casto bacio sulle labbra, si dissero che entrambe avevano bisogno di metabolizzare questa nuova situazione e che quanto era accaduto, per quanto estremamente piacevole ed eccitante, avrebbe potuto ripetersi o anche no. Nessuna delle due aveva accennato al video che avevano girato quando erano su di giri e che avevano inviato ad Alberto né tantomeno alle promesse di coinvolgere il ragazzo di Martina nel loro menage. Sempre che si potesse chiamare menage quello che era accaduto quella sera.
Per quanto la riguardava, Martina decise che era stata un’esperienza unica, che era contenta di avere fatto con Giada e di aver in qualche modo condiviso col suo ragazzo, ma che analizzata a mente fredda la imbarazzava un po’. Soprattutto temeva le conseguenze e non sapeva come Alberto avrebbe voluto che le cose continuassero. Di certo sapeva che non avrebbe voluto coinvolgere Giada in una relazione stabile o aperta o di poliamore.
A volte pensava che, al di là dell’amicizia e della complicità che le legava, ognuna era stata per l’altra un oggetto di piacere e aveva goduto a essere trattato essenzialmente come un oggetto. Tanto più che le due amiche, quando si erano poi riviste, non parlarono più di quell’esperienza, ma ripresero le loro chiacchiere e il loro rapporto come se in fondo nulla fosse accaduto. E così, Martina, si convinse che in effetti nulla era davvero accaduto.
Tuttavia, in breve tempo, Martina si rese conto che le cose sarebbero andate diversamente con Alberto.

Dopo il ritorno dalla trasferta la loro vita era ripresa normalmente, solo la prima notte, dopo aver fatto l’amore, Alberto le aveva detto sinceramente che quella notte passata in albergo era stata una delle più eccitanti della sua vita. Martina sorrise, felice come sempre del potere che esercitava sul suo ragazzo e della capacità che avevano entrambi di darsi piacere. Gli disse che era felice che, anche se non presente, lui fosse in qualche modo partecipe di quell’esperienza unica.
Alberto, da parte sua, era contento che le cose non fossero radicalmente cambiate e che, nonostante avesse fatto sesso con una ragazza, Martina non ne fosse rimasta turbata. Tuttavia l’immagine mentale delle due ragazze intente a scopare non lo abbandonava, fino a trasformarsi lentamente in un’ossessione.
Aveva confessato a Martina che spesso riguardava il video che gli avevano mandato e che questo lo eccitava e che solo con grande forza di volontà non si toccava guardandolo. A volte lo vedeva anche in ufficio e la pressione del pene nei pantaloni era talmente forte da fargli male.
Due o tre volte, inoltre, aveva pregato Martina di raccontargli per l’ennesima volta nei dettagli come si era svolta quella sera. Dove avevano cominciato a baciarsi, chi aveva leccato prima chi, che sapore aveva Giada, come erano le sue tette, con quante dita si erano penetrate. Diceva che ascoltarla lo eccitava.
Così era successo anche quel pomeriggio. Erano uno di fronte all’altro, nudi, intenti a masturbarsi a vicenda, guardandosi negli occhi per leggere ogni più piccola smorfia di piacere sui loro visi. Il silenzio della stanza era interrotto solo dai loro gemiti.
Martina, a gambe divaricate, al fondo del letto, scavava nella sua vagina con il vibratore, molto vicina all’orgasmo, quando Alberto interruppe la sua concentrazione. Aveva gli occhi chiusi e si stava scappellando lentamente, mentre con una mano si massaggiava le palle.
«Marty, dimmi ancora come ti ha fatto venire»
«Te l’ho già detto un sacco di volte»
«Ti prego, poi non te lo chiederò più. Voglio solo sapere se ti ha fatto impazzire con la lingua o le dita»
Martina sentiva che ricordare quella sera eccitava anche lei, così abbassò la velocità del vibratore e gli raccontò di come Giada l’avesse fatta letteralmente schizzare succhiandole il clitoride mentre con un dito le scopava il buco del culo. Le era venuta in faccia senza avere nemmeno il tempo di avvertirla, inondandole letteralmente il viso coi suoi schizzi.
Alberto le sorrise grato. Martina si piantò il vibratore in fondo alla vagina e si avvicinò al suo pene teso.

Capitolo 7
«Capisci Giada» stava raccontando adesso all’amica di fronte a una birra «Ormai sta diventando un’ossessione. Ogni volta che scopiamo mi chiede di quella sera. Anche oggi»
«Uh quindi oggi te lo sei fatta dare eh porcellina? Mi sembravi più rilassata» scherzò Giada, che amava anche col linguaggio scandalizzare l’amica.
«Dai Giada, non è questo il punto»
«Sapessi da quant’è che nessuno mi sbatte come si deve. Sono sei mesi che Luca mi ha lasciato e da allora solo ditalini per Giada»
Martina arrossì istintivamente. Non aveva mai avuto il coraggio di raccontare all’amica la scena dello spogliatoio. Giada le sorrise e bevve un sorso della sua birra. Martina cercò di riprendere il filo del discorso.
«Non che non mi faccia piacere ricordare quella sera» continuò Martina «però nelle ultime settimane mi sta chiedendo il resoconto della nostra performance un po’ troppo di frequente»
Martina bevve un sorso di birra. Non sapeva se dirglielo. Con Alberto ne avevano parlato, ma avevano convenuto che la scelta sarebbe dovuta essere di Giada, non loro.
«Insomma» disse dopo una pausa, visto che l’amica non diceva nulla «Sembra che tu sia lì, in mezzo a noi tra le lenzuola»
Giada sorrise, mordendosi il labbro inferiore con i denti, in un’espressione che, Martina aveva scoperto, faceva quando era molto eccitata.
«Forse, Marty, dovrei esserci veramente, che dici?»
Martina ebbe la sensazione che il cuore nel petto perdesse un colpo. Lo aveva detto davvero? Si era proposta per fare qualcosa insieme, tutti e tre?
Istintivamente stinse le cosce, fasciate dalle calze. Era la seconda settimana di gennaio e l’inverno continuava a imperversare sulla città, portando un abbassamento delle temperature.
«Intendi dire?»
«Dopotutto glielo avevamo anche quasi promesso, quella sera. è normale che ci abbia fatto un pensierino»
«Il problema è quel che quel pensierino è diventato un’ossessione»
Giada la fissò, gli occhi luccicavano come per la febbre.
«Immagino ci sia solo un modo per scacciarglielo dalla mente»
Giada sorrise, continuando a mordersi il labbro.
Ora Martina sentiva caldo nel locale, sapeva di avere le guance infuocate. Resistette alla tentazione di far scivolare una mano sotto la gonna.
«E a te piacerebbe?» sussurrò all’amica, avvicinando la testa.
Giada annuì.
«Sì certo, facciamolo»
Scoppiarono a ridere, le teste vicine, la tensione che lentamente scivolava via, due trentenni che si comportavano come collegiali pronte a ogni sperimentazione.
Il cameriere si avvicinò per portare via le birre gliene ordinarono altre due. Si sentivano in vena di festeggiare.
«E poi abbiamo qualcosa da organizzare» ammiccò Giada «Qualcosa che ricorderemo per sempre»

Quando si salutarono, sotto casa di Giada, decisero che si sarebbero risentite tra un paio di giorni per definire bene il programma e per lasciare a entrambe il tempo necessario per capire se era una cosa che volevano davvero portare fino in fondo. D’altra parte Alberto non ne sapeva nulla e di certo, aveva detto Martina, quasi come per mettere le mani avanti, di certo gli sarebbe passata in un modo o nell’altro. Lei poteva sempre dirgli che la cosa l’aveva stufata e che non aveva più nessuna intenzione di fomentare quella specie di ossessione che il suo ragazzo aveva per quella notte. Ma sapeva in cuor suo che ricordarla la eccitava tremendamente, spingendola a desiderare che ci fosse dell’altro.
Prima di uscire dall’auto Giada si sporse verso l’amica, depositandole un bacio casto e leggero sulle labbra. Fu come una scintilla che brevemente divampò in un incendio. Martina allungò una mano per trattenere la testa dell’amica e le spinse la lingua in bocca. Giada rispose al bacio e ben presto le loro lingue si intrecciarono insieme, mentre una mano di Martina scendeva ad accarezzare il seno di Giada, premendolo sopra la stoffa del maglione, sopra il reggiseno. Martina sentì la mano dell’amica risalire la coscia e perdersi sotto la gonna, avvicinandosi all’inguine. La mano si appoggiò sul tessuto del piccolo tanga nero che copriva il pube di Martina, sfregandolo.
Giada staccò la propria bocca dalle labbra dell’amica e le parlò, con una voce roca e carica di desiderio.
«Sei fradicia»
«Tutto merito tuo»
Giada sorrise e si portò le dita umide alla bocca, poi rise, aprì la portiera dell’auto e corse verso il portone.
Martina, con la testa che le girava, resistette i primi due incroci. Al terzo svoltò in una via laterale e si regalò una veloce masturbazione, al volante, scostandosi solo le mutandine. Venne rapidamente. Prima di mettere in moto, digitò un messaggio e lo inviò alla sua amica.
«Mi sono toccata pensando a te, in auto»
Tornando a casa Martina si sentiva leggera, felice. Fantasticava sull’incontro con Giada e Alberto. Non sapeva ancora cosa si sarebbero inventate. Non sapeva nemmeno se dirlo al suo ragazzo o se lasciargli il gusto della sorpresa.

Fatemi sapere se vi è piaciuto o per commenti o altro. Scrivete a deep_mirror@libero.it
scritto il
2020-04-03
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