Il mio primo tradimento...anale

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tradimenti

Era tardo pomeriggio. Ero appena uscita dall’ufficio dopo una giornata molto noiosa e stavo recandomi sola al bar sotto l’edificio, in quanto la mia collega, che di solito mi fa compagnia, era dovuto andare via per il figlioletto febbricitante. Stavo sorseggiando il mio solito caffè alle nocciola, quando alla mia destra vedo al bancone un giovane sorridermi. Ha un aria familiare, ma non riesco a metterlo a fuoco tra le mie conoscenze. Ricambio il suo sorriso con cortesia e lui con gentilezza mi fa: ”Non riesce a riconoscermi, forse sono troppo pulito...eppure ci siamo visti spesso nei mesi precedenti...si accende ancora la spia della sua Mercedes per l’avaria motore?”. Ad un tratto la nebbia che mi attanagliava il cervello, forse anche per la giornata noiosa, si dissolse...era Samuel, il ragazzo che lavorava dal mio meccanico di fiducia! Certo che vestito con quel jeans attillato e quella camicia aperta a mezze maniche, che risaltava i suoi bicipiti, era tutta un’altra cosa. Abituato a vederlo con quegli indumenti strappati e sudici, non avevo mai notato quel ben di Dio che aveva sotto quegli stracci da lavoro, anzi avevo sempre disprezzato i meccanici per il loro sozzume e la sporcizia. Mi avvicino e gli rispondo: “Si, per fortuna quella maledetta spia sembra avermi dato tregua, ma non mi illudo perché so che, quando compri un’auto usata, questa problematica si ripresenta spesso.” Lui mi sorride e ammiccando con una strizzata d’occhio mi dice: “Beh, speriamo ricapiti, è sempre un piacere vederla in officina...e non lo dico per i soldi, in quanto sa bene che non è mia.” A questa affermazione, un brivido mi percorre tutto il corpo e mi sento un fremito nelle mie parti intime, possibile che questo ragazzo così giovane e bello mi stia facendo un avance così esplicita? Senza pensarci due volte, mi accingo a verificarne l’impressione che mi ha dato ed avvicinandomi a lui, gli dico: “Dai non prendermi in giro, sei un ragazzo così prestante, chissà quante ragazzette avrai dietro...” e dicendogli questo gli tocco con forza il suo bicipite, come se stessi stringendo il suo cazzo. Lui estrae una sigaretta e si avvia verso l’uscita senza rispondermi, lasciandomi in totale imbarazzo, convinta di aver fatto una figura di merda di quelle clamorose. Pago alla cassa e mi dirigo verso l’uscita, lanciandogli un frettoloso: “Allora ciao...”. Lui sporgendosi in avanti mi sussurra all’orecchio: “Ho l’auto a due passi, che dici ti va?” Rimango praticamente impietrita, le mie impressioni erano giuste allora, non c’è niente da fare: il mio sesto senso femminile non sbaglia mai. Decido quindi di rilanciare, non mi fido tanto dei giovani e gli rispondo: “E perché mai? C’è il mio ufficio qui accanto, saliamo al primo piano ed è fatta...”. Anche lui sembra rimanere di stucco alla mia risposta, ma prontamente mi dice: “Allora tira fuori le chiavi”. In un attimo apro il portone, che è giusto affianco al bar e saliamo insieme per l’ufficio. Samuel inizia già a toccarmi il culo mentre salgo le scale tentando di alzarmi la gonna, e mi dice:” E’ una vita che sogno di vedere quelle tettone che hai, dai facciamo presto!”. Sono così eccitata che quasi non riesco ad aprire la serratura, ma in un attimo siamo dentro l’ufficio. Chiudo bene a chiave e mi lancio su di lui come un assatanata, le mie mani vanno subito lì, sul jeans attillato e noto con piacere che di duro non ha soltanto il bicipite. Lo tiro fuori ed inizio a segarlo, mentre lui è intento a denudarmi, la mia camicetta con il reggiseno volano in un attimo e, mentre continuo a segarlo, sta già succhiando le mie tette come un forsennato. Sento tra le mie mani il suo cazzo indurirsi mentre le succhia avido: allora è vero che le ha desiderate per diverso tempo! Mi tira giù la gonna e le mutande in un sol colpo, facendomi rimanere completamente nuda e poi mi fa stendere sulla mia scrivania, dove sono solita lavorare. Io mi stendo rilassata, lasciandomi in balia degli eventi. Lui si dedica alla mia figa con le dita, mi penetra, mi stuzzica il clitoride, alternandosi sia con le dita che con il ritmo. Neanche io mi ero mai saputa masturbare così, infatti lo incito a continuare, quasi urlando: “Si...dai...così...così....oh sì...così...dai più forte!!!”. Inizio a gridare di piacere urlando come una matta, ma lui non smette di toccarmi e penetrarmi con le dita, facendomi esplodere in un orgasmo straordinariamente intenso. Sono al settimo cielo e inconsciamente gli dico: “Dai adesso prendimi tutta!”. Manco il tempo di dirlo e sono piegata in avanti con la testa sulla scrivania, con il suo cazzo che si avvicina alla mia figa fradicia. Mi sento penetrata dal suo turgido cazzone eretto, mentre da sotto mi stringe forte le tette. Sembrava come se un convoglio di tir, stesse trapanandomi la figa. Samuel aveva una forza ed un irruenza tipica della sua giovane età. Inizio a rigodere ed a perdere ogni freno inibitorio ed ancora una volta, inconsciamente, gli dico: ”Si...così....dai prendimi tutta”. Mentre ero intenta a godere, ho capito essermi lasciata troppo andare, quando all’improvviso, come una sveglia al mattino, mi ha infilato il suo pollice su per il culo. Gli dico: “Nooooo, che cosa fai? Smettila, SMETTILA!” Ma lui continua a scoparmi con quel dito su per il culo, mentre le mie urla di dolore iniziano a mescolarsi con quelle di piacere. Lo sento che è eccitatissimo ed infatti mi dice:” Dai troia, dillo che ti piace...puttana ti prendo tutta ora sai....fatti sborrare in quel culone rotondo!”. Urlo un “NO” deciso, ma sono praticamente impotente ed in balia del suo cazzone grosso e duro. Mi tira i capelli e mi fa inarcare la schiena, quando lo sento uscire dalla figa ed entrare nel mio culo. Quando l’ho sentito tra le mie chiappe, la mia figa si è bagnata come un lago ed ho pensato a che grandissima puttana fossi: ero lì a farmelo mettere in culo e ci godevo pure come una dannata. Il suo lungo cazzo entrava ed usciva lentamente, sentivo la sua cappella sull’orlo del mio culo, per poi penetrarmi profondamente. Sempre più veloce, sempre più veloce...più il mio culo sembrava un tamburo e più godevo. Poi, quando ho iniziato a sentirlo in procinto di venire, ho iniziato ad oscillare con un movimento ondeggiante delle chiappe, cosicché lui, dopo poco, è esploso urlandomi tutti i sinonimi possibili per definire una porca, mentre io mi masturbavo provocandomi un altro orgasmo. Dopo qualche secondo c’è stato qualche minuto di totale imbarazzo e di silenzio. Io ho rotto il ghiaccio dicendo: “Dai Samuel sù, rivestiti velocemente che devo tornare da mio marito alla svelta!”. Già...mio marito, gli avevo sempre negato il culo, privando forse più me che lui del piacere di farlo. Allora ho pensato che nei giorni a seguire avrei potuto concederglielo e se poi non mi avesse soddisfatto neanche lì, potevo sempre tornare in officina...
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2020-04-15
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