Matteo e Giovanni gemelli innamorati - Pt.2
di
gaylove
genere
gay
Matteo, mio fratello Matteo, mi era venuto nel culo. Cosa dovevo fare? Chiedergli? Parlarne? Magari era talmente ubriaco da non ricordare assolutamente nulla. Forse avrei solo dovuto lasciare le cose come stavano e dimenticare ciò che era accaduto. Ma come potevo? Nel momento in cui mi rendo conto che sono attratto da mio fratello, il mio gemello, lui mi sorprende in questo modo. Sono sempre stato convinto del fatto che il legame e l’empatia che si creano fra due fratelli gemelli, soprattutto se omozigoti come noi, sono diversi e speciali, ma non credevo potessero arrivare a questo punto!-
Decisi che non avrei detto nulla, temevo di metterlo in imbarazzo. Tornai a letto e ripresi a dormire non senza fatica.
La mattina successiva mi svegliai più tardi, credo fossero le dieci e mezza circa, e trovai mio fratello ancora abbracciato a me, solo che stavolta io ero girato di faccia. Lo guardai dormire pacifico, con il petto nudo che si muoveva lentamente e il volto rilassato. aveva la mano sinistra sul mio fianco destro ed io avevo le braccia piegate davanti al petto con i pugni chiusi sotto al mento. La mia bocca era straordinariamente vicina alla sua.
Con la mano destra gli accarezzai la testa passando le dita attraverso i capelli corti. Era una delle cose più dolci che avessi mai fatto.
Quando vidi che si stava svegliando riportai la mano accanto all’altra e tornai a fingere di dormire, ma con gli occhi appena appena socchiusi per vedere cosa facesse.
Lo vidi aprire gli occhi e guardarmi. Mi si avvicinò di più e prese anche lui ad accarezzarmi la testa. Io lentamente aprii gli occhi a mia volta e lo guardai. Ci fissammo.
“Buongiorno!”, dissi.
“Buongiorno!”, mi rispose con un sorriso.
Alzò la testa dal cuscino e mi baciò la guancia. Gli sorrisi. Gli baciai la guancia a mia volta. Mi strinse ancor di più portando la sua gamba sinistra sulla mia. Le mie gambe erano sovrapposte e spostai indietro quella che stava sopra di modo che gli fosse più facile, così ora la sua gamba sinistra era sulla mia sinistra. I nostri pacchi in semi riposo erano quasi a contatto.
“Dormito bene fratellino?”, mi chiese con aria innocente.
“Direi di sì, nel complesso. Tu?”
“Sono un po’ stanco. Credo d’aver bevuto troppo ieri sera!”
“Mi pareva che non fossi completamente in te difatti.”
“Ti ho svegliato??”. Il suo sguardo era terrorizzato: si ricordava benissimo di ciò che aveva fatto.
“Solo un momento, Quando hai sbattuto sul letto, ma poi ho ripreso sonno subito”.
La mia risposta lo rilassò, ma mi parve di cogliere anche un vago dispiacere nel suo modo di girare gli occhi.
Lo fissai. Al ricordo di quanto successo il mio sesso si risvegliò e cominciò a sfiorare il suo pacco. Mi guardò. Lo guardai. Fu un attimo. Senza sapere come, ci stavamo baciando. un bacio lieve, ma lungo. Labbra su labbra.
Ci staccammo e mi strinse forte, cosicché il suo petto nudo si appoggiò al mio coperto dalla maglietta e i nostri sessi turgidi si scontrarono.
“Giovanni…”
“Sì…?”
“Io… Io… non so che mi succede.”
“Cosa vuoi dire?”
“Cioè, ti voglio bene, questo è certo. Ma c’è qualcosa di più…”
“Cioè?”
“Io lo so che è strano, ma credo di provare qualcosa di più per te.”
“Matteo…”
“Lo so… non è normale, ma tu sei il mio gemello, la parte di me che mi rende completo e devo condividere con te ciò che provo.”
“Matteo….”
“Sì?”
“Io ti amo!”
“Giovanni… Lo so che…. Cosa??”
“Sì, hai capito. io sono innamorato di te ed ero sveglio stanotte!”
“Eri sveglio, quando?”
“Quando mi hai spogliato e hai approfittato di me… E mai avrei creduto che una cosa del genere potesse accadere e piacermi a tal punto!”
“Non avrei dovuto, lo so, ma l’alcol mi ha guidato ed io non mi sono opposto. Ti desidero da qualche tempo.”
“Matteo…”
“Sì?”
“Ti va se lo rifacciamo come si deve?”
“Lo vorrei più di ogni altra cosa!”.
Così ci baciammo. Non come prima, un bacio vero stavolta. Le mie mani si perdevano sul suo corpo, le mie dita nei suoi capelli. Sentivo il suo corpo caldo sotto alle coperte, così stretto al mio. Sentivo il suo profumo. Mi staccai dalla sua bocca e portai le mie labbra sul suo collo. Lo baciai delicatamente, non volevo lasciargli segni visibili. Mordicchiai il suo lobo espirando nel suo orecchio. Lui ansimava leggermente. Mi interruppi e lo strinsi forte. La mia guancia a contatto con la sua.
Mi sfilò la maglietta.
E com’era sublime sentire la sua pelle liscia sotto alle mie dita, i muscoli della sua schiena tesi. Le scapole che si alzavano e abbassavano mentre mi accarezzava.
“Giovanni…”.
Si fermò.
“Dimmi.”
“Mi stavo chiedendo… è giusto quello che stiamo facendo?”.
Sentii la preoccupazione nella sua voce. Aveva paura.
“Matte, io non so se sia giusto o sbagliato, me lo sono chiesto anch’io. So solo che da qualche anno ho scoperto di essere gay, ma non ho voluto parlartene e non so nemmeno spiegarne il motivo. Io so cosa rappresenti per me, so quel che provo per te. Sono cosciente delle mie emozioni e non mi sembra di fare del male a nessuno”.
Detto questo lo baciai.
Lui mi abbracciò, come per ringraziarmi e mi strinse a sé, come se avesse paura che una folata di vento mi potesse portar via. Mi strinse forte. Quando allentò un po’ la presa, lo baciai nuovamente, ma poi decisi che era il momento di continuare.
Mi allontanai un po’ e lo spinsi indietro di modo che si stendesse di schiena. Mi sedetti su di lui e poggiai il mio fondoschiena sul suo sesso eretto. Presi a baciargli il collo, poi scesi al petto. Giocai un po’ con i suoi capezzoli mentre le mie mani esploravano la sua pelle nuda. Quel contatto era elettrizzante.
I suoi muscoli definiti scorrevano sotto ai miei polpastrelli. Scesi ancora baciando la sua pancia, il suo ombelico. Poi i pochi peli che uscivano sopra al suo pube.
Appoggiali la faccia sul suo sesso coperto dai boxer. Annusai il suo profumo che mi eccitò anche più di quanto non fossi già.
Mordicchiai la sua asta dura che tendeva la stoffa delle mutande. Passai le mie braccia sotto alla sua schiena e lo abbracciai carezzandogli le natiche e guardandolo in viso. Aveva la testa rivolta verso la parete dietro alla testiera e così ripresi il mio lavoro.
Passai la faccia ancora una volta o due sulle sue mutande. Amavo essere lì, amavo vedere il suo sesso eretto a causa mia. Amavo vedere i suoi addominali contrarsi grazie a ciò che gli stavo facendo. Amavo vedere il suo petto alzarsi seguendo i suoi ansimi.
Amavo mio fratello.
Pian piano presi tra i denti l’elastico dei boxer e cominciai a tirarlo in direzione dei suoi piedi. La cappella tendeva la stoffa elasticizzata impedendomi di andare oltre. Senza lasciare la presa tornai un po’ più su. Lui aveva mosso le mani per aiutarmi. Lo guardai negli occhi e con le mie mani bloccai le sue braccia. Era una cosa che dovevo fare da solo.
Mi trovavo con il naso all’altezza del suo ombelico. Arretrai con il volto portando con me l’elastico e gli feci superare l’ostacolo. A quel punto mi aiutai con le mani e gli sfilai le mutande dai piedi. Era nudo.
Allargò le gambe ed io mi posi fra esse. Mi avvicinai di nuovo con la faccia al suo sesso, libero questa volta.
Annusai il suo profumo. Svettava davanti ai miei occhi. Guardai Matteo e gli sorrisi. Lui mi sorrise. Con una mano lo presi e ne ammirai la forma. Diritto e perfetto. Il mio è leggermente storto verso l’alto, mentre il suo è drittissimo. Ammirai ancora qualche istante quei 19-20 cm di intimità, poi con la lingua, partendo dalla base, assaggiai il gusto del suo sesso fino alla cappella, rossa e proporzionata.
Avevo già avuto rapporti orali, ma mai avevo provato un tale piacere nel gustare l’intimità di un altro uomo. Non mi ha mai entusiasmato questa pratica, ma con lui anche questo diventava un momento di completa soddisfazione, perché lo stavo facendo all’unico uomo della mia vita, all’altra metà di me.
Spalancai la bocca e avvolsi la sua cappella con le mie labbra. La succhiavo, poi la tiravo fuori come se stessi mangiando un ghiacciolo e volessi sentirne l’aroma. Poi lo inghiottii fino a metà. Era grande e sapevo che se avessi voluto farlo stare tutto dentro, avrei dovuto andare con calma. Un po’ alla volta, andando su e giù, facevo entrare sempre un po’ di più di carne. Dopo pochi minuti riuscii a prenderlo tutto e, con gli occhi chiusi, sentii Matteo emettere dei gemiti particolarmente intensi, dovuti al contatto della sua cappella con la mia gola stretta.
Continuai così per un po’, fino a che Matteo non spostò la sua mano che fino a quel momento aveva accarezzato i miei capelli, senza premere. Mi tirò a sé, verso il suo volto. Mi baciò appassionatamente.
“Non voglio venire già”.
Lo baciai di nuovo e mentre le nostre bocche si incontravano mi fece rotolare fino a trovarsi lui sopra di me.
Prese a mordicchiarmi la pelle del collo e delle spalle. Aveva portato le sue mani sotto ai miei glutei e li stringeva, li allargava. Si spostò fra le mie gambe ed io mi inarcai un po’ di modo che la sua virilità nuda, si appoggiasse al mio sedere ancora protetto dalle mutande. Si protese verso di me e mi baciò di nuovo.
Come premeva la sua cappella sul mio buco… Temevo che sarebbe riuscito ad entrare nonostante le mutande. Lo guardai. Lo volevo.
L’unica cosa che davvero desideravo in quel momento, era avere mio fratello dentro di me. Lo lesse nei miei occhi, credo. Non sfilò le mutande che avrebbero rallentato il ritmo. Con le mani le strappò all’altezza del mio buco. Mi sorrise e poi mi abbracciò. Il suo sesso premeva su di me. La sua cappella era già sulla soglia di me.
“Matteo, ti prego, non indugiare ancora!”.
Mise la sua mano nella mia bocca. La riempii bene di saliva e lui me la passò nella fessura tra le natiche e sul buco. Poi la leccò a sua volta e ci lasciò cadere della saliva. Se la passò sulla cappella e sull’asta. Si appoggiò di nuovo sulla soglia tornò a baciarmi. Mentre la sua lingua entrava nella mia bocca, lentamente spingeva la sua cappella dentro di me. Io ero in uno stato di estasi e avrei urlato per il piacere, ma ero vagamente cosciente della presenza delle ragazze al piano di sotto, per cui iniziai a mordicchiare il suo labbro inferiore e a tirarlo. Lui era concentrato sulla giusta pressione da dare al suo sesso. Lentamente era entrato del tutto ed io mi sentivo così completo che non avrei voluto essere in nessun altro posto al mondo; mi sentivo così al posto giusto da essere veramente felice oltre ogni limite di felicità raggiungibile.
Lo strinsi forte per cercare di trasmettergli quel che sentivo.
“Ti amo”
Gli sussurrai in un orecchio e quello fu come il via. Iniziò a muoversi dentro di me. Avanti e indietro; prima piano, poi un po’ più forte, poi di nuovo piano.
I miei polpastrelli sulla sua schiena cercavano di lasciare dei solchi sulla pelle. I suoi muscoli si tendevano sotto alle mie dita.
Alzò la mia gamba destra e la portò dall’altra parte. Senza uscire da me mi fece stendere prono e si stese sopra di me. Passò le sue mani sotto alle mie ascelle e prese le mie.
Mi baciava la schiena e mi respirava nelle orecchie, mentre continuava a muoversi dentro di me. Appoggiò le mani sul letto accanto ai miei fianchi e aumentò il ritmo. Io indossavo ancora le mutande e sentivo la mia cappella premere contro la stoffa tesa.
Dopo poco uscì da me e mi girò nuovamente. Si stese supino ed io mi sedetti sopra di lui. Mi abbassai e lo baciai mentre lui si muoveva dentro di me.
Il mio sesso ancora dentro alle mutande era sul punto di esplodere.
Mi strinse più forte, spalancò gli occhi e li puntò nei miei. mi prese il labbro e lo morse. Gemette un po’ più forte del dovuto e ansimando nel mio orecchio mi riempì ancora una volta di sé mentre io venivo, senza nemmeno toccarmi, inondando le mutande. parte dello sperma, che era abbondante, finì sulla sua pancia.
Esausto e felice mi abbandonai su di lui che dolcemente mi abbracciò. Rimase dentro di me e in cuor mio lo ringraziai, era una delle sensazioni più belle che avessi mai provato.
Appoggiai la testa sul suo petto e rimasi lì respirando al ritmo del suo respiro.
“Gio…”
“Sì..?”, risposi alzando la testa per guardarlo.
“Ti amo.”
“Ti amo anch’io”.
Ci baciammo. Mentre il suo sesso tornava a riposo, uscì da me. Mi distesi di lato dandogli le spalle e lui mi abbracciò da dietro. Eravamo a cucchiaio e mi stringeva a sé.
Ci addormentammo così. Soddisfatti e felici.. e innamorati!
Decisi che non avrei detto nulla, temevo di metterlo in imbarazzo. Tornai a letto e ripresi a dormire non senza fatica.
La mattina successiva mi svegliai più tardi, credo fossero le dieci e mezza circa, e trovai mio fratello ancora abbracciato a me, solo che stavolta io ero girato di faccia. Lo guardai dormire pacifico, con il petto nudo che si muoveva lentamente e il volto rilassato. aveva la mano sinistra sul mio fianco destro ed io avevo le braccia piegate davanti al petto con i pugni chiusi sotto al mento. La mia bocca era straordinariamente vicina alla sua.
Con la mano destra gli accarezzai la testa passando le dita attraverso i capelli corti. Era una delle cose più dolci che avessi mai fatto.
Quando vidi che si stava svegliando riportai la mano accanto all’altra e tornai a fingere di dormire, ma con gli occhi appena appena socchiusi per vedere cosa facesse.
Lo vidi aprire gli occhi e guardarmi. Mi si avvicinò di più e prese anche lui ad accarezzarmi la testa. Io lentamente aprii gli occhi a mia volta e lo guardai. Ci fissammo.
“Buongiorno!”, dissi.
“Buongiorno!”, mi rispose con un sorriso.
Alzò la testa dal cuscino e mi baciò la guancia. Gli sorrisi. Gli baciai la guancia a mia volta. Mi strinse ancor di più portando la sua gamba sinistra sulla mia. Le mie gambe erano sovrapposte e spostai indietro quella che stava sopra di modo che gli fosse più facile, così ora la sua gamba sinistra era sulla mia sinistra. I nostri pacchi in semi riposo erano quasi a contatto.
“Dormito bene fratellino?”, mi chiese con aria innocente.
“Direi di sì, nel complesso. Tu?”
“Sono un po’ stanco. Credo d’aver bevuto troppo ieri sera!”
“Mi pareva che non fossi completamente in te difatti.”
“Ti ho svegliato??”. Il suo sguardo era terrorizzato: si ricordava benissimo di ciò che aveva fatto.
“Solo un momento, Quando hai sbattuto sul letto, ma poi ho ripreso sonno subito”.
La mia risposta lo rilassò, ma mi parve di cogliere anche un vago dispiacere nel suo modo di girare gli occhi.
Lo fissai. Al ricordo di quanto successo il mio sesso si risvegliò e cominciò a sfiorare il suo pacco. Mi guardò. Lo guardai. Fu un attimo. Senza sapere come, ci stavamo baciando. un bacio lieve, ma lungo. Labbra su labbra.
Ci staccammo e mi strinse forte, cosicché il suo petto nudo si appoggiò al mio coperto dalla maglietta e i nostri sessi turgidi si scontrarono.
“Giovanni…”
“Sì…?”
“Io… Io… non so che mi succede.”
“Cosa vuoi dire?”
“Cioè, ti voglio bene, questo è certo. Ma c’è qualcosa di più…”
“Cioè?”
“Io lo so che è strano, ma credo di provare qualcosa di più per te.”
“Matteo…”
“Lo so… non è normale, ma tu sei il mio gemello, la parte di me che mi rende completo e devo condividere con te ciò che provo.”
“Matteo….”
“Sì?”
“Io ti amo!”
“Giovanni… Lo so che…. Cosa??”
“Sì, hai capito. io sono innamorato di te ed ero sveglio stanotte!”
“Eri sveglio, quando?”
“Quando mi hai spogliato e hai approfittato di me… E mai avrei creduto che una cosa del genere potesse accadere e piacermi a tal punto!”
“Non avrei dovuto, lo so, ma l’alcol mi ha guidato ed io non mi sono opposto. Ti desidero da qualche tempo.”
“Matteo…”
“Sì?”
“Ti va se lo rifacciamo come si deve?”
“Lo vorrei più di ogni altra cosa!”.
Così ci baciammo. Non come prima, un bacio vero stavolta. Le mie mani si perdevano sul suo corpo, le mie dita nei suoi capelli. Sentivo il suo corpo caldo sotto alle coperte, così stretto al mio. Sentivo il suo profumo. Mi staccai dalla sua bocca e portai le mie labbra sul suo collo. Lo baciai delicatamente, non volevo lasciargli segni visibili. Mordicchiai il suo lobo espirando nel suo orecchio. Lui ansimava leggermente. Mi interruppi e lo strinsi forte. La mia guancia a contatto con la sua.
Mi sfilò la maglietta.
E com’era sublime sentire la sua pelle liscia sotto alle mie dita, i muscoli della sua schiena tesi. Le scapole che si alzavano e abbassavano mentre mi accarezzava.
“Giovanni…”.
Si fermò.
“Dimmi.”
“Mi stavo chiedendo… è giusto quello che stiamo facendo?”.
Sentii la preoccupazione nella sua voce. Aveva paura.
“Matte, io non so se sia giusto o sbagliato, me lo sono chiesto anch’io. So solo che da qualche anno ho scoperto di essere gay, ma non ho voluto parlartene e non so nemmeno spiegarne il motivo. Io so cosa rappresenti per me, so quel che provo per te. Sono cosciente delle mie emozioni e non mi sembra di fare del male a nessuno”.
Detto questo lo baciai.
Lui mi abbracciò, come per ringraziarmi e mi strinse a sé, come se avesse paura che una folata di vento mi potesse portar via. Mi strinse forte. Quando allentò un po’ la presa, lo baciai nuovamente, ma poi decisi che era il momento di continuare.
Mi allontanai un po’ e lo spinsi indietro di modo che si stendesse di schiena. Mi sedetti su di lui e poggiai il mio fondoschiena sul suo sesso eretto. Presi a baciargli il collo, poi scesi al petto. Giocai un po’ con i suoi capezzoli mentre le mie mani esploravano la sua pelle nuda. Quel contatto era elettrizzante.
I suoi muscoli definiti scorrevano sotto ai miei polpastrelli. Scesi ancora baciando la sua pancia, il suo ombelico. Poi i pochi peli che uscivano sopra al suo pube.
Appoggiali la faccia sul suo sesso coperto dai boxer. Annusai il suo profumo che mi eccitò anche più di quanto non fossi già.
Mordicchiai la sua asta dura che tendeva la stoffa delle mutande. Passai le mie braccia sotto alla sua schiena e lo abbracciai carezzandogli le natiche e guardandolo in viso. Aveva la testa rivolta verso la parete dietro alla testiera e così ripresi il mio lavoro.
Passai la faccia ancora una volta o due sulle sue mutande. Amavo essere lì, amavo vedere il suo sesso eretto a causa mia. Amavo vedere i suoi addominali contrarsi grazie a ciò che gli stavo facendo. Amavo vedere il suo petto alzarsi seguendo i suoi ansimi.
Amavo mio fratello.
Pian piano presi tra i denti l’elastico dei boxer e cominciai a tirarlo in direzione dei suoi piedi. La cappella tendeva la stoffa elasticizzata impedendomi di andare oltre. Senza lasciare la presa tornai un po’ più su. Lui aveva mosso le mani per aiutarmi. Lo guardai negli occhi e con le mie mani bloccai le sue braccia. Era una cosa che dovevo fare da solo.
Mi trovavo con il naso all’altezza del suo ombelico. Arretrai con il volto portando con me l’elastico e gli feci superare l’ostacolo. A quel punto mi aiutai con le mani e gli sfilai le mutande dai piedi. Era nudo.
Allargò le gambe ed io mi posi fra esse. Mi avvicinai di nuovo con la faccia al suo sesso, libero questa volta.
Annusai il suo profumo. Svettava davanti ai miei occhi. Guardai Matteo e gli sorrisi. Lui mi sorrise. Con una mano lo presi e ne ammirai la forma. Diritto e perfetto. Il mio è leggermente storto verso l’alto, mentre il suo è drittissimo. Ammirai ancora qualche istante quei 19-20 cm di intimità, poi con la lingua, partendo dalla base, assaggiai il gusto del suo sesso fino alla cappella, rossa e proporzionata.
Avevo già avuto rapporti orali, ma mai avevo provato un tale piacere nel gustare l’intimità di un altro uomo. Non mi ha mai entusiasmato questa pratica, ma con lui anche questo diventava un momento di completa soddisfazione, perché lo stavo facendo all’unico uomo della mia vita, all’altra metà di me.
Spalancai la bocca e avvolsi la sua cappella con le mie labbra. La succhiavo, poi la tiravo fuori come se stessi mangiando un ghiacciolo e volessi sentirne l’aroma. Poi lo inghiottii fino a metà. Era grande e sapevo che se avessi voluto farlo stare tutto dentro, avrei dovuto andare con calma. Un po’ alla volta, andando su e giù, facevo entrare sempre un po’ di più di carne. Dopo pochi minuti riuscii a prenderlo tutto e, con gli occhi chiusi, sentii Matteo emettere dei gemiti particolarmente intensi, dovuti al contatto della sua cappella con la mia gola stretta.
Continuai così per un po’, fino a che Matteo non spostò la sua mano che fino a quel momento aveva accarezzato i miei capelli, senza premere. Mi tirò a sé, verso il suo volto. Mi baciò appassionatamente.
“Non voglio venire già”.
Lo baciai di nuovo e mentre le nostre bocche si incontravano mi fece rotolare fino a trovarsi lui sopra di me.
Prese a mordicchiarmi la pelle del collo e delle spalle. Aveva portato le sue mani sotto ai miei glutei e li stringeva, li allargava. Si spostò fra le mie gambe ed io mi inarcai un po’ di modo che la sua virilità nuda, si appoggiasse al mio sedere ancora protetto dalle mutande. Si protese verso di me e mi baciò di nuovo.
Come premeva la sua cappella sul mio buco… Temevo che sarebbe riuscito ad entrare nonostante le mutande. Lo guardai. Lo volevo.
L’unica cosa che davvero desideravo in quel momento, era avere mio fratello dentro di me. Lo lesse nei miei occhi, credo. Non sfilò le mutande che avrebbero rallentato il ritmo. Con le mani le strappò all’altezza del mio buco. Mi sorrise e poi mi abbracciò. Il suo sesso premeva su di me. La sua cappella era già sulla soglia di me.
“Matteo, ti prego, non indugiare ancora!”.
Mise la sua mano nella mia bocca. La riempii bene di saliva e lui me la passò nella fessura tra le natiche e sul buco. Poi la leccò a sua volta e ci lasciò cadere della saliva. Se la passò sulla cappella e sull’asta. Si appoggiò di nuovo sulla soglia tornò a baciarmi. Mentre la sua lingua entrava nella mia bocca, lentamente spingeva la sua cappella dentro di me. Io ero in uno stato di estasi e avrei urlato per il piacere, ma ero vagamente cosciente della presenza delle ragazze al piano di sotto, per cui iniziai a mordicchiare il suo labbro inferiore e a tirarlo. Lui era concentrato sulla giusta pressione da dare al suo sesso. Lentamente era entrato del tutto ed io mi sentivo così completo che non avrei voluto essere in nessun altro posto al mondo; mi sentivo così al posto giusto da essere veramente felice oltre ogni limite di felicità raggiungibile.
Lo strinsi forte per cercare di trasmettergli quel che sentivo.
“Ti amo”
Gli sussurrai in un orecchio e quello fu come il via. Iniziò a muoversi dentro di me. Avanti e indietro; prima piano, poi un po’ più forte, poi di nuovo piano.
I miei polpastrelli sulla sua schiena cercavano di lasciare dei solchi sulla pelle. I suoi muscoli si tendevano sotto alle mie dita.
Alzò la mia gamba destra e la portò dall’altra parte. Senza uscire da me mi fece stendere prono e si stese sopra di me. Passò le sue mani sotto alle mie ascelle e prese le mie.
Mi baciava la schiena e mi respirava nelle orecchie, mentre continuava a muoversi dentro di me. Appoggiò le mani sul letto accanto ai miei fianchi e aumentò il ritmo. Io indossavo ancora le mutande e sentivo la mia cappella premere contro la stoffa tesa.
Dopo poco uscì da me e mi girò nuovamente. Si stese supino ed io mi sedetti sopra di lui. Mi abbassai e lo baciai mentre lui si muoveva dentro di me.
Il mio sesso ancora dentro alle mutande era sul punto di esplodere.
Mi strinse più forte, spalancò gli occhi e li puntò nei miei. mi prese il labbro e lo morse. Gemette un po’ più forte del dovuto e ansimando nel mio orecchio mi riempì ancora una volta di sé mentre io venivo, senza nemmeno toccarmi, inondando le mutande. parte dello sperma, che era abbondante, finì sulla sua pancia.
Esausto e felice mi abbandonai su di lui che dolcemente mi abbracciò. Rimase dentro di me e in cuor mio lo ringraziai, era una delle sensazioni più belle che avessi mai provato.
Appoggiai la testa sul suo petto e rimasi lì respirando al ritmo del suo respiro.
“Gio…”
“Sì..?”, risposi alzando la testa per guardarlo.
“Ti amo.”
“Ti amo anch’io”.
Ci baciammo. Mentre il suo sesso tornava a riposo, uscì da me. Mi distesi di lato dandogli le spalle e lui mi abbracciò da dietro. Eravamo a cucchiaio e mi stringeva a sé.
Ci addormentammo così. Soddisfatti e felici.. e innamorati!
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Matteo e Giovanni gemelli innamorati
Commenti dei lettori al racconto erotico