La mia storia con Silvia

di
genere
etero

La storia che inizio a raccontavi mi è successa una decina di anni fa. Lavoravo, e tutt’ora questa è la professione da 20 anni, come infermiere professionale presso il principale nosocomio trevigiano nel reparto di Ortopedia/Traumatologia, e mi son sempre distinto per le mie capacità e la bravura in ambito infermieristico tanto che il Coordinatore di reparto ha pensato bene di farmi frequentare un corso di specializzazione per diventare tutor clinico di tirocinio. La figura del tutor clinico è di fondamentale importanza nel percorso e d’insegnamento di un allievo infermiere e d’inserimento di un nuovo infermiere all’interno di un’organizzazione; nei casi in cui è previsto dalle strategie aziendali, collabora con il coordinatore per facilitare l’integrazione ed il raggiungimento dell’autonomia richiesta da parte del professionista o dell’allievo. Il tutor rivolge il suo insegnamento sia agli allievi universitari in scienze infermieristiche ma anche agl’infermieri nuovi e anche, qualche volta, agli allievi Operatori Socio Sanitari. Era un giovedì pomeriggio e il coordinatore di reparto mi disse che mi avrebbe affiancato un allievo Operatore Socio Sanitario per un periodo di 10 settimane. Non sono mai tanto felice quando mi viene assegnato un allievo in quanto vuol dire lavorare ed insegnare contemporaneamente e soprattutto non viene minimamente riconosciuto a livello economico. Insomma, tutto gratis. Accettai mal volentieri! Era un lunedì mattina e il mio turno prevedeva l’orario dalle ore 7:00 alle ore 14:15: entrai nella stanza degl’infermieri e oltre ai miei soliti colleghi vidi una gran bella donna più o meno mia coetanea; molto femminile, alta 175 centimetri, aspetto molto curato, capelli a caschetto biondi, fisico asciutto, gambe affusolate e ben tornite, rossetto rosa e smalto rosa sulle unghie delle mani. Ahimè, la divisa che indossava era talmente informe nascondeva le restanti curve. Terminate le consegne, ognuno degli infermieri iniziò a lavorare ma a questo punto la donna disse a voce alta:
“Chi è Gianluca?”
“Sono io!” risposi
“Benissimo, allora oggi lavoro con te!”
“Oltre a lavorare con me oggi, lei mi affiancherà per le prossime dieci settimane.” risposi
“Ah! Bene, allora. Piacere, Silvia! Sono un’allieva del corso per diventare Operatore Socio Sanitario. Sono all’ultimo anno e questo è il mio ultimo tirocinio.”
Sapevo che terminato il tirocinio avrebbe avuto l’esame per conseguire la qualifica di Operatore Socio Sanitario quindi dovevo essere severo e obiettivo con lei. Rimasi, però, compiaciuto per l’affiancamento. Spiegai in modo molto dettagliato quali erano le attività infermieristiche che ci apprestavamo ad erogare ai pazienti e iniziammo a lavorare. L’Operatore Socio Sanitario è un lavoro in cui ci si “sporca” e si suda parecchio e non riuscivo a capire che cosa ci facesse una gran bella donna in quel posto. C’era qualcosa che non riuscivo a comprendere. Iniziai quindi ad indagare ponendo delle domande alquanto generiche.
“Possiamo darci del tu? Tanto dovremmo essere quasi coetanei! Non ti chiedo l’età in quanto a una donna non si domanda mai.”
Mi guardò con uno sguardo d’approvazione.
“Ma tu quanti anni hai?
“Io sono del 1964!”dissi
“Ecco io ho due anni più di te!”
“Ah, però non li dimostri. Anzi te ne davo 7 – 8 di meno.”
“Ma grazie Gianluca, sei gentilissimo.”
Lei era china sul paziente, si alzò e mi diede due baci sulle guance fugaci.
Rimasi alquanto sconcertato per i due baci che avevo ricevuto. Insomma, non mi pareva di aver detto nulla di particolare. Pensai che se le dicevo che era una gran bella donna chissà che cosa mi avrebbe fatto. Cercai di scacciare questi pensieri dalla testa e tornai a concentrarmi sul lavoro e sull’insegnamento. Finimmo la prima parte del lavoro e facemmo la pausa caffè insieme agli altri colleghi. Silvia mi era sempre di fianco e non mi mollava mai. Terminata la pausa caffè riprendemmo a lavorare. Ne approfittai per continuare a fare domande a Silvia per comprendere meglio con chi stavo lavorando. Notai che sulla mano sinistra portava la fede nuziale. Quindi dissi:
“Sei sposata, vero?”
Diventò seria e triste in volto e mi disse:
“Sì!!”
Il tono di voce era diventato decisamente seccato. Ci guardammo in faccia e io le dissi:
“Scusa!”
Ci fu un attimo di silenzio tra noi due e poi:
“Sì, sono sposata da tanti anni e ho due figli abbastanza grandi. E tu invece?”
“Io convivo da diversi anni. Ho una bambina piccola che va all’asilo.”
Capii che il tasto famiglia e marito non era da toccare e pensai che forse lei si trovava lì proprio per questo motivo. Cambiai argomento e le chiesi:
“Come mai hai intrapreso questo lavoro avendo un età non più giovanissima?”
Ci guardammo e lei si fece seria e scura in volto.
Dissi allora:
“Non mi dare una risposta. Ho già capito che ho sbagliato a farti l’ennesima domanda!”
Ci mettemmo a ridere tutti e due. E mi ridiede altri due baci sulle guance fugaci. Pensai:
“Silvia è così disponibile a baciare uno sconosciuto come me; mentre quando parlo di famiglia e di lavoro diventa seria e non vuole proseguire con il discorso”.
Continuammo a lavorare fino alle ore 12:00 circa quando facemmo una pausa per il pranzo. Mi sedetti e mangiai ciò che mi ero portato da casa mentre lei mi disse che avrebbe mangiato quando arrivava a casa. Terminai il pranzo e mi preparai il caffè mentre Silvia mi volle lavare le posate e il bicchiere che avevo usato per mangiare. Arrivò il cambio turno e raccontai ai colleghi che prendevano servizio ciò che era successo di mattina e ciò che dovevano fare di pomeriggio: erano circa le 14:15 e il turno era finito e quindi andai a cambiarmi. Salutai Cristina dicendo che ci saremo rivisti all’indomani di mattina. Arrivai nello spogliatoio e mi cambiai, timbrai il badge e mi avviai verso l’auto. Il parcheggio dista circa 200 metri dall’ospedale e con calma mi incamminai verso di esso . Dopo pochi metri mi sentii toccare sulla schiena, mi voltai ed era Silvia che anche lei stava andando a prendere l’auto. Facemmo il tratto di strada insieme , ci mettemmo a parlare e mi disse:
“Sei veramente bravo sul lavoro. Insegni davvero molto bene. Le tue spiegazioni sono chiare. Sei meglio di qualche docente che ci insegna a scuola.”
Rimasi allibito! Nessun allievo mi aveva mai detto cose del genere.
“Gentilissima, Silvia!”
Arrivammo all’auto e lei mi baciò ancora sulle guance prima di salire sull’auto per salutarmi. Rimasi sconcertato: in sette ore di lavoro avevo ricevuto ben sei baci sulle guance da una donna davvero splendida che voleva prendere la qualifica di Operatore Socio Sanitario. “Bah, ma che strane persone s’incontrano “ pensai!!!!!!!!!!
La mattina successiva mi recai al lavoro; timbrai il cartellino e andai a cambiarmi lungo il corridoio e trovai Silvia.
“Ciao Gianluca! Se ti muovi a cambiarti ti aspetto qui in corridoio.”
“Va bene. Aspettami allora.”
Salimmo sull’ascensore; eravamo soli e lei mi baciò sulle guance per darmi il buongiorno. Sperai che Silvia non continuasse come aveva fatto la mattina precedente in quanto non so quanto avrei resistito. Gl’infermieri del turno di notte ci dissero che cosa era successo durante il turno pomeridiano e il turno notturno; quindi iniziammo a lavorare. Come la mattina precedente iniziai a parlare con Silvia ed elencare le varie attività che avremmo svolto durante la mattinata e qual’interventi sul paziente ci accingevamo a fare. Lei mi ascoltava molto attentamente ma ogni tanto vedevo che aveva la testa da tutt’altra parte. Iniziammo a lavorare e vedevo che ogni tanto mi chiedeva dei dettagli su quello che doveva fare. Allora dissi a Silvia:
“Vedo che non sei stata tanto attenta a quello che ti ho detto prima d’iniziare a lavorare!!
“Scusa ma ieri ho fatto tardi e ho un po’ di sonno stamattina. Come posso farmi perdonare?”
Si avvicinò a me così tanto che i nostri volti erano a un palmo di mano e improvvisamente mi diede due baci sulle guance, stavolta molto dolci e romantici, tanto che rimasi basito. Rimasi impietrito per alcuni secondi, poi ripresi a lavorare ma stavolta ero io a non essere concentrato su quello che stavo facendo. Terminammo la prima parte del lavoro, andammo a bere il caffè e mi ripresi. Riprendemmo il lavoro con Silvia sempre al mio fianco. Quella mattina io avevo il compito di fare le medicazioni di tutto il reparto di Ortopedia/Traumatologia e Silvia mi diede una mano. Cominciai a vedere che Silvia era concentrata su quello che stava facendo e lavorai davvero molto bene. Poi Silvia andò a dare una mano alle altre colleghe Operatrici Socio Sanitarie e me ne liberai per circa due ore. Arrivò mezzogiorno e andai a pranzare nella cucina del reparto; stavo mangiando ciò che mi ero portato da casa quando entrò Silvia e si sedette al mio fianco dicendomi:
“ Ti sono mancata?”
Ci fu un attimo di silenzio, da parte mia, in quanto non sapevo che cosa rispondere.
“ Ma certo! Stamattina ho lavorato bene con te”
“ Grazie Gianluca!”
Si alzò in piedi, mi diede una carezza ed un bacio sulla guancia di sinistra. Feci finta di nulla anche se la voglia di baciarla iniziava a salire pericolosamente. Mi feci il caffè e Silvia mi volle lavare le posate e il bicchiere che avevo usato per il pranzo. Ultimammo quei lavori che non erano ancora terminati dopo il pranzo; arrivò il cambio turno e raccontai ai colleghi che prendevano servizio ciò che era successo di mattina e quali attività assistenziali dovevano erogare ai pazienti durante il pomeriggio; erano circa le 14:15 e il turno era finito e quindi andai a cambiarmi. Silvia fece la stessa cosa ma stavolta mi aspettò fuori dell’entrata del nosocomio. Uscii e la vidi: era felice e radiosa, sorrideva mentre io mi avvicinavo a lei. Mi fermò e mi disse:
“Gianluca avresti voglia di prendere un caffè con me? Ho voglia di parlare con te.”
“ Va bene! Oggi pomeriggio non ho impegni.” risposi
Andammo in un bar poco distante dall’ospedale; ci sedemmo e lei iniziò a parlare raccontandomi della scuola che stava facendo e poi che stava frequentando il corso per diventare Volontario della Croce Rossa Italiana e che le piaceva moltissimo. Io ascoltavo attentamente poi decisi di riproporle le domande che le avevo fatto la mattina precedente:
“Ma perché una donna così bella e così sensuale fa un corso per diventare Operatore Socio Sanitario?”
Rimase un po’ spiazzata dalla mia domanda e si ammutolì. Allora le feci un’altra domanda:
“Perché ieri mattina sei diventata seria e pensierosa quanto ti ho posto la domanda se sei sposata o meno?”
Divenne seria e cupa in volto; avrebbe voluto andarsene e piantarmi in asso. Ma non lo fece e mi disse:
“Andiamo a casa mia che parliamo meglio!”
Pagai il conto e salii in macchina misi in moto e notai che Silvia si sbracciava per attirare la mia attenzione: tirai giù il finestrino e mi disse:
“La macchina non parte, mi puoi portare a casa? Credo che sia la batteria che si è scaricata!”
“Ma certo. Non lascio mai una bella donna a piedi su una strada.”
Sorrise e salì in auto e mi diede un bacio sulla guancia molto dolce e romantico.
“Grazie Gianluca, sei un tesoro.”
Partimmo e dopo dieci minuti di auto arrivammo a casa di Silvia. Entrai; la casa era davvero splendida, spaziosa e arredata con gusto. Mi fece accomodare in salotto e ci sedemmo sul divano in pelle uno di fianco all’altro e Silvia iniziò a parlare. Mi disse che lei e suo marito non andavano assolutamente d’accordo: erano sul punto di separarsi e quindi lei stava facendo il corso per Operatore Socio Sanitario per trovarsi un' occupazione nel caso suo marito non le avesse passato denaro a sufficienza per il suo mantenimento e per quello dei due figli. Solo dopo quest’affermazione cominciai a capire tante cose. Si alzò dal divano e mi portò un bicchiere con dell’acqua frizzante. Lei intanto era sempre cupa e seria in volto. Improvvisamente dissi:
“Ma guarda che si vede molto bene che tu sei triste quando sei in reparto!”
Rimase stupita.
“Non riesco a nasconderlo. Mi dispiace!.”
Mi avvicinai e stavolta fui io a baciarla sulle guance. Lei mi guardò e si avvicinò a me. Avevamo i volti molto vicini e poi ci baciammo sulla bocca, ma non chiedetemi come sia successo. Un bacio dolcissimo e romantico; mi mise le braccia al collo e continuammo a baciarci; io intanto accarezzavo i fianchi andando dalle tette al bacino. Sembrava apprezzare le mie carezze e allora mi feci più audace spostando le mani dai fianchi al sedere. Lei mi guardò e si mise a ridere. Poi mi disse:
“Com’è ?”
La guardai e dissi:
“Palpandolo sopra i pantaloni ti posso dire che è piccolo, sodo, muscoloso e ben proporzionato ma ti do un parere definitivo appena potrò vederlo senza abiti.”
Sorrise e mi disse:
“Ah ah ah ah ah! Tu corri troppo GianLuca!”
“Ma mi hai chiesto un parere sul tuo sedere e io te l'ho dato.”
Iniziammo a ridere e a giocare con i doppi sensi e con le parole e andammo avanti per un bel po’ di tempo. Poi la salutai baciandola con un bacio lungo e appassionato e dicendole che ci saremo rivisti pomeriggio in reparto. L’indomani mi recai al lavoro parcheggiai l’auto e notai che Silvia era in auto che mi stava aspettando. Scendemmo dall’auto, lei mi venne incontro e mi baciò sulla bocca con un bacio molto dolce e romantico.
“Ciao GianLuca! Ti bacio adesso perché poi in reparto non è possibile”
“Come inizio di pomeriggio devo dire che non è niente male!” dissi
Ci mettemmo a ridere ed entrammo in ospedale; andammo a cambiarci e salimmo in reparto. Come le mattine precedenti iniziai a lavorare con Silvia descrivendo in modo molto dettagliato quali erano le attività di tipo assistenziale che si svolgevano nel turno pomeridiano. Silvia era particolarmente attenta a differenza della mattina precedente. Lavorammo tutto il pomeriggio , direi molto bene, insieme e verso le ore 18:30 ci recammo nella cucina del reparto per consumare la cena. Silvia come sempre si sedette al mio fianco; insieme agli altri infermieri e in allegria tra una risata e l’altra cenammo. Terminammo quelle attività assistenziali che si erano protratte eccessivamente e poi aspettammo i colleghi della notte. Silvia terminò il turno alle ore 21:15 e mi disse:
“Muoviti che ti aspetto!”
Il turno degli infermieri terminava alle ore 22:15 e quindi quando arrivarono i colleghi del turno notturno raccontai molto velocemente che era successo durante il pomeriggio e me ne andai via di corsa. Mi cambiai e uscì di corsa e Silvia mi stava aspettando. Facemmo il tratto di strada insieme; percepivo che lei era felice in quanto sorrideva e mi guardava in continuazione. Poi arrivati alla macchina mi diede un bacio sula bocca molto romantico. Sentivo che la voglia di possederla in me stava pericolosamente salendo e iniziai ad accarezzarle i fianchi; stavolta però non scesi sul sedere ma mi fermai al seno. A lei sembrava non dispiacere. Terminato il bacio ci guardammo negli occhi e credo che la voglia di fare sesso iniziasse a salire in Silvia; salimmo sulla mia auto e riprendemmo a baciarci, stavolta in modo decisamente più appassionato. Stavolta io puntai direttamente a toccarle il seno sopra il maglioncino; aveva un seno piuttosto sodo nonostante l’età e due gravidanze. Mi feci molto più audace e infilai la mano sotto il maglioncino a contatto con la nuda pelle visto che non indossava nessuna canottiera. Era davvero molto morbida, era un piacere accarezzarla; quindi salii verso il seno e delicatamente posai la mano sul reggiseno. Silvia si tirò su leggermente il maglioncino in modo che io potessi arrivare senza nessun impedimento al seno e iniziai e accarezzarlo e a giocare con i capezzoli. Il respiro si fece oltremodo affannoso e accelerato. Scostai il reggiseno e finalmente toccai il seno di Silvia. Aveva la pelle con una morbidezza che non avevo mai riscontrato in nessun' altra donna. Improvvisamente sentimmo delle voci e vedemmo delle persone passare accanto alla mia auto; Silvia prese paura e mi tolse la mano dal seno e mi disse:
“Continueremo a casa mia quando saremo soli! Qui in strada ho qualche timore.”
Ci baciammo nuovamente sulla bocca, scese dalla mia auto e salì sulla sua e partimmo per tornare a casa. Io però avevo una voglia matta di scopare Silvia ma dovevo accantonarla.
scritto il
2020-04-20
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