Lontano da casa

di
genere
etero

Noia.

Ecco cosa provavo nell'attesa.

L'ennesima donna per scaldare le mie fredde notti in trasferta, in quella città che odiavo.

Bussarono alla porta. Mi alzai stancamente e aprii la porta.

Rimasi un po' interdetto. Davanti a me una bella ragazza, dal viso pulito. Gli occhiali da vista poggiati su un nasino bellissimo. Era in tuta da jogging. Un delicato profumo inebriò le mie narici.

Forse aveva sbagliato camera ma alle 2 di notte mi sembrava improbabile.

- Beh...? Non mi fa entrare? - chiese con un bel sorriso.

Goffamente le feci un cenno di assenso, invitandola a varcare la soglia. In accappatoio e ciabatte mi sentii un po' fuori luogo. Mi passò davanti con leggerezza e provai una strana sensazione. Di benessere.

Poggiò la borsa sulla scrivania e chiese di bere qualcosa. Io balbettai qualcosa.

- Non importa... faccio io.

Sembrava conoscere bene la camera. Prese un succo di frutta dal minibar, chiedendomi se volessi qualcosa anche io. Feci cenno di no.

- Ma lei non parla? - mi chiese sorridendo. Bevve poi un sorso di succo dalla bottiglia, fissandomi attraverso le lenti degli occhiali.

- Ho capito... non si capacita che io non sia vestita da... come dire...? zoccola?

Sorrisi. Scossi il capo.

- Lei sembra un po' triste. Sono qui per aiutarla. Come preferisce chiamarmi?

Alzai le spalle.

- Bene, allora può chiamarmi Pamela, è il mio vero nome.

Poggiò la bottiglia di succo e si avvicinò. Slacciò la cintura dell'accappatoio e rimasi seminudo davanti a lei. Ma non ero eccitato, per nulla. Incuriosito, piuttosto.

Si tolse la blusa della tuta e vidi il suo splendido seno, fasciato da un elegante reggiseno nero.

Iniziò ad accarezzarmi il petto, aveva un tocco che mi fece sobbalzare. Le sue mani calde e nello stesso tempo forti mi trasmettevano un quieto benessere che però iniziò a tramutarsi in piacere ed eccitazione. Le guardavo il seno ma non avevo il coraggio di toccarlo.

- Mi slacci il reggiseno... - sussurrò Pamela.

Mentre mi avvicinavo per procedere all'operazione, sentii il suo profumo e il calore del suo corpo statuario. Rimase a torso nudo ed io ammirai quel seno così florido, così prorompente e desiderai di perdermi là in mezzo. Mi aiutò a togliere l'accappatoio, mi prese per mano e ci avvicinammo al letto.

Era la prima volta che mi accadeva di essere così coinvolto in un rapporto occasionale. Addirittura mi batteva forte il cuore. Quella donna sembrava emanare un fluido magnetico, era elegante, semplice eppure accattivante. Una donna vera. Si tolse gli occhiali e mi apparve ancora più bella. Occhi neri e sguardo penetrante. Cosa avrei provato quando si fosse tolta anche i pantaloni? Attesi con ansia e intanto ebbi un'erezione imponente.

Ci sedemmo sul letto. Tentai stupidamente di baciarla, dimenticando che certe cose non sono contemplate in quei frangenti. Mi fermai e lei mi guardò interrogativamente.

- Se desidera farlo, lo faccia... - e dischiuse le labbra. La baciai. E ancora, avidamente. Ricambiò. La spinsi giù e mi sdraiai su di lei, continuando a baciarla. Sulla bocca, sul collo, sui seni. Baci e baci. Non so cosa mi stava succedendo. Forse un urgente bisogno di tenerezza dopo mesi di duro lavoro. Lei si faceva baciare, gemendo piano. Sospirando. Mi piaceva pensare che non stava fingendo, speravo che le piacesse veramente e non che stesse recitando una parte.

- Non vuoi spogliarmi...? - chiese Pamela, con un tono di voce che mi fece letteralmente impazzire.

Le tolsi le scarpe da tennis, i calzettoni e infine i pantaloni della tuta. Mi sembrò molto più seducente che spogliare quelle altre donne con gonne inguinali, collant e tacco 15.

Indossava dei normalissimi slip da donna bianchi e mi eccitai ancora di più. Non sapevo neanche che età potesse avere. Sembrava una creatura piovuta da un altro mondo. La toccai tra le gambe: era umida. Allora non fingeva. Le sfilai delicatamente gli slip. La desideravo con tutto me stesso. Lei aprì le gambe per me.

Ma proprio al culmine dell'eccitazione, quando stavo per accingermi a farla mia, persi l'erezione. Totalmente.

Non sapevo dare una spiegazione a ciò. Non mi era mai accaduto, magari a volte ero durato poco, pochissimo ma mai una cosa del genere. La guardai inebetito.

Lei si sedette sul letto a gambe incrociate.

- Non preoccuparti. Anzi, scusami, forse è colpa mia... - disse lei, accarezzandomi i capelli.

Non capii. Mi alzai e presi i soldi e feci per darglieli. Lei non li prese.

- Dai, vieni vicino a me. Non mi va di lasciarti così. Sei così dolce...

Finora non avevo ancora parlato e alle sue carezze mi sciolsi e le raccontai dei miei problemi, del lavoro, della vita lontano da casa. Lei ascoltò in silenzio poi prese delicatamente il mio pene flaccido tra le mani.

- E poverino... come vuoi che reagisca lui a tutto questo? - disse Pamela.

Iniziò ad accarezzarlo e quasi a parlarci come se fosse un'entità a sé, il suo tocco era meraviglioso. Mi invitò a sdraiarmi e a chiudere gli occhi. Sentivo le sue mani e mi trasmisero ancora una volta stupende sensazioni. Ad occhi chiusi sentii le sue labbra e sussultai. Era divina. Riuscì a farmi avere nuovamente l'erezione. Ora la desideravo come non mai ed ebbi timore di perdere nuovamente la mia potenza.

- Non muoverti... - mi disse.

Aprii gli occhi e la vidi posizionarsi sopra di me, lo prese in mano e se lo fece scivolare dentro un con un gran sospiro.

- O mio Dio...

- O mio Dio...

Sfuggì ad entrambi la stessa esclamazione. La vidi e sentii su di me, statuaria. Mi sembrò di provare qualcosa che somigliava molto al concetto di felicità. Si muoveva sinuosamente facendo leva sulle belle gambe tornite. La presi per i fianchi morbidi e la guidavo nel movimento. Lei si passò le mani tra i lunghi capelli neri, mugolando. I seni si muovevano su e giù al ritmo del movimento del suo bacino.

Le accarezzavo il bellissimo sedere e con le dita sentivo il mio membro sparire dentro di lei.

La scopai in quella posizione per un tempo che mi parve infinito poi le chiesi di stendersi, volevo prenderla nella classica posizione dell'amore. Mi sembrò infatti di provare amore per quella sconosciuta arrivata a sconvolgermi i sensi.

Lei si distese aprendo e ripiegando le gambe. Quasi mi gettai su di lei e la penetrai con passione. E la baciavo e baciavo, dappertutto.

Lei ansimava, bagnata fradicia. Non so quanto avrei potuto resistere ancora ma avrei voluto prolungare quel rapporto all'infinito.

Non so se simulò o ebbe veramente un orgasmo. Io volli credere che lo ebbe perché era piaciuto anche a lei.

Mi ritrassi al culmine e venni, inondandola.

Le passai un asciugamano per permettere che si ripulisse. Lo fece e poi mi fece cenno di sdraiarmi accanto a lei. Lo feci e le cinsi le spalle.

- Vorrei che rimanessi con me questa notte... - dissi fissando il soffitto.

- Lo vorrei anch'io - replicò Pamela.

Ma la notte era ancora lunga e lei scivolò fuori dal letto. Si rivestì e ud usci, chiudendo piano la porta. I soldi erano rimasti sul tavolo.

Non la rividi mai più.

E non andai più con una prostituta.
di
scritto il
2020-04-25
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