Kitty Paranoia

di
genere
prime esperienze

Mi dici che sono bella, ma io non ci credo mai.
Fuori piove e mi sento persa. Devota ai miei turbamenti.
La sigaretta divampa. Mi brucia la lingua, mi fa male la gola, ho la bocca asciutta e priva di saliva. Ho già fumato tanto, ma non mi fermo. Non ora. Ancora un'altra, due, tre, cinque, otto e forse dieci.
Ho paura.
Lo sai che non basta, che non mi sono mai sentita abbastanza per te.
Come può una ragazzina far girare la testa ad un uomo?
Di' la verità, non mi hai mai voluta.
Eppure mi dici di si, che mi desideri tanto.
Ti ricordi in macchina, quel pomeriggio? Tu guidavi e mi fissavi; "Posso mangiarti?" mi hai chiesto.
E io ho riso, una risata piena di imbarazzo, come sempre. Senza malizia. Invece tu ce ne metti sempre tanta.
E non è stata la sola volta.
Me lo scrivevi anche di mattina, qualche volta, prima di entrare a scuola. E sorridevo ancora, ancora con imbarazzo.
Eppure sembrava così autentico.
Io non ho autostima. Ma me lo ripeti, che sono bella. Me lo dicono in tanti, tutti. Ma non ci credo, nemmeno mezza volta.
Certe volte vorrei farmi spiattellare da una macchina.
Te l'ho raccontato, che a casa ogni tanto mi fascio. Con i cerotti medici, quelle cose che si usano per i dolori alla schiena. Il seno, il culetto, la pancia. Le cosce, le braccia. Vedo allo specchio il mio corpo che sta sviluppando, e lo detesto. Vorrei distruggerlo. Già, i tagli non bastano.
Qualche volta aumento l'intensità, ma devo stare attenta. Se vado troppo a fondo poi uscirebbe molto sangue e poi un cerottino non basterebbe più, finirei al pronto.
Eppure stavo smettendo. Te lo ricordi? Dopo tante volte che me lo hai chiesto, quasi implorato, siamo arrivati alle maniere forti.
Lo hai detto anche tu, e lo so anche io, che con me a volte bisogna spingersi a tanto. Non c'è via di mezzo, ed è l'unico mezzo.
"O smetti, o non ci vediamo più.". Sei stato chiaro e autoritario, come solo tu sai essere.
Così è stato. Ho smesso veramente.
Ti ho dato la mia lama speciale, quella che mi ha accompagnato durante tutte le notti come questa. L'hai riposta in un cassetto con cura, ma non l'hai buttata. Mi hai detto che, quando sarebbe venuto il giorno, avrei dovuto chiedertelo io. Che lo avremmo fatto insieme.
Mi hai anche detto, però, che certe cose, una volta assaggiate, non ti abbandonano. E forse è vero.
Dopo una litigata, una delle nostre forti, ho ricominciato. Sono corsa in cucina, ho aperto tutti i cassetti, preso un coltello. Ed è stato come non avessi mai finito. Forte; con rabbia, frustrazione, pentimento, dispiacere, paura, malessere.
Dopo giorni, settimane, mesi che non lo facevo. Mi avevi anche comprato la connettivina per le cicatrici, che però non se ne andavano. E comunque non se ne vanno, prima di tutto vivono dentro.
A volte arrivo ad odiarmi tanto, così tanto da sembrare irreale.
Eppure non mi manca niente, così dite tutti. E dici tu.
Non sono la donna manager, non sono mia madre; solo una ragazzina del liceo con la testa fra le nuvole.
A volte un po' infantile, mangio tante caramelle e bevo ancora con la cannuccia. E faccio anche le bolle, e io lo trovo divertente e carino, ma tu ci ridi su. Non con cattiveria, mi prendi un po' in giro.
Ma ho paura che non possa bastarti.
Hai sempre avuto le donne migliori.
Sfrontate, disinibite, trasgressive.
Alle tue serate per adulti io non posso entrare. Anche se potessi, non saprei da dove cominciare.
Mi imbarazza il tuo giudizio severo.
Il tuo occhio critico ed esperto cosa penserebbe del mio corpo nudo? Che sono una meraviglia, dici. Stronzate, penso. E mi viene nuovamente voglia di spaccarmi la testa.
Dici che lo brami, e in certi momenti moriresti per poterlo accarezzare, o anche solo guardare.
Ma io cosa posso darti?
Sono una ragazzina.
Ho paura di stancarti, tu hai visto così tanto. Anche se mi dici sempre che sono la più interessante.
Come faccio ad esserlo?
Tutto ciò che produco, lo detesto profondamente.
Sostieni che ho del potenziale, parecchio. Che devo essere coraggiosa. E che se voglio, posso.
Mi chiedi di volermi bene. Di smetterla con le mie angosce, perché sono un fiore.
Smetterla con la paura.
Non ci riesco.
Ti prego, prendi il meglio da tutto questo bordello.
scritto il
2020-05-10
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